Omicidio premeditato: la genesi di Kill Bill

Da un'idea nata sul set di Pulp Fiction, Tarantino realizza il suo film più complesso, dalla lavorazione travagliata e più volte messa in discussione.

Nel 1993, durante la realizzazione del celeberrimo Pulp Fiction, il promettente regista Quentin Tarantino era solito più volte rivolgersi alla sua attrice protagonista Uma Thurman pronunciando un misterioso e inquietante slogan: "Uma Thurman will Kill Bill". Probabilmente nemmeno Tarantino poteva immaginare che quella stessa sarebbe diventata la frase di lancio per uno dei film più attesi del 2003, nonché suo quarto lungometraggio dopo il sottovalutato Jackie Brown, ma di certo era cosciente che l'idea che aveva in mente, nata appunto da una conversazione con la Thurman, era sicuramente esplosiva e che avrebbe potuto portare ad una vera e propria pietra miliare della storia del cinema. Dopo il successo di Pulp Fiction, Tarantino comincia a mettere su carta quelle idee e a scriverne una sceneggiatura, ed è così che dopo sei anni di lavoro, ci troviamo davanti a 202 pagine, divise in dieci capitoli, pronte per essere portate sullo schermo.

Siamo nel 2001, il film è pronto per essere girato: la Miramax distribuisce, la premiata coppia Tarantino/Bender produce, il budget stanziato è di 39 milioni di dollari, venti le settimane di riprese previste. Anche il cast è già deciso: oltre alla Thurman, torna a lavorare con il regista l'attore Michael Madsen (già visto in Le iene), ed entrano nell'universo "tarantiniano" Lucy Liu, Daryl Hannah e Vivica A. Fox e soprattutto David Carradine, famoso per la serie TV Kung Fu, a cui è andata la parte del Bill del titolo, dopo il clamoroso rifiuto di Warren Beatty.
Ma la partenza deve essere ancora rimandata, perché poco prima delle riprese Tarantino svela alla Miramax che Uma Thurman è incinta e non vuole assolutamente sentire ragioni, la protagonista non può essere sostituita perché: "Se sei Josef Von Sternberg e mentre stai per girare Marocco nel 1930, Marlene Dietrich rimane incinta che fai? Affidi il film a qualcun altro?"
Nel gennaio del 2002 nasce Roan, figlio della Thurman e Ethan Hawke, ed il 2 marzo successivo Uma è pronta ad incarnarsi nella spietata Black Mamba.

In un magazzino a sud di Los Angeles si comincia così col curare uno degli aspetti più importanti per un film del genere, ovvero la preparazione fisica, atletica e culturale degli attori: da una parte, quindi, lezioni di giapponese, dall'altra apprendimento della tecnica samurai seguiti dal famoso Sonny Chiba e lezioni di Kung-Fu con il coregrafo Yuen Woo-Ping, già visto all'opera con gli ottimi La tigre e il dragone e Matrix.
Le riprese sono previste in Cina (negli Studios cinematografici di Pechino e in un tempio buddista), Hong Kong (nel leggendario studio Shaw Bros. dove sono stati girati molti dei film preferiti da Tarantino), Giappone (a Tokyo) e Stati Uniti (a Pasadena) dal giugno alla fine del 2002, ma il regista continua a mettere mano alla sceneggiatura e ad aggiungere nuovi particolari e scene; basti pensare che solo lo scontro tra Black Mamba-Uma Thurman e i seguaci del boss O-Ren Ishii-Lucy Liu, che nel film dura 20 minuti, ha richiesto otto settimane di riprese nello studio di Pechino, quasi quanto l'intera produzione di Pulp Fiction, durata dieci settimane. I tempi di realizzazione iniziano così ad allungarsi e il budget richiesto a crescere (arriverà a 55 milioni di dollari), ma il regista non sembra preoccuparsene, dichiara infatti: "...gli sforamenti del budget sono soltanto bazzecole burocratiche...", d'altronde quello che è effettivamente importante è il risultato, e Tarantino sembra essere soddisfatto su tutta la linea: quello che ha realizzato è il film dei suoi sogni, un mix a metà tra lo spaghetti-western di Sergio Leone e film di arti marziali anni '70, che il regista cita spessissimo a partire dalla tuta gialla indossata dalla Thurman, un diretto omaggio a quella sfoggiata da Bruce Lee in L'ultimo combattimento di Chen. E che il film sia molto sentito dal regista lo si capisce dalla cura che ha riposto in ogni singolo dettaglio: nulla è lasciato al caso, dalle scene "splatter" curate da un artista cinese del cinema d'azione, alla sequenza d'animazione, affidata a uno dei maggiori studios giapponesi, ma che Tarantino ha seguito personalmente pur avendo già fornito agli animatori un copione molto dettagliato su come effettuare ogni singola scena.

Terminate finalmente le riprese, rimane il processo di post-produzione e quello particolarmente delicato dell'editing, e avendo a che fare con la Miramax di Harvey Weinstein si sa che è facile che diversi metri di pellicola possano rimanere sul pavimento della sala di montaggio. Tarantino, piuttosto che accettare i tagli, preferisce dividere il film in due parti ed è così che Kill Bill diviene ad un tempo il suo quarto e quinto film, e più precisamente: Kill Bill: Volume 1 e Kill Bill: Volume 2.
Finisce qui la storia dell'ideazione e della realizzazione dell'opera, ma siamo certi che quando questi due film arriveranno nelle sale ci saranno storie ben più entusiasmanti da raccontare.