I Marvel Studios e Kevin Feige formano un binomio inscindibile anche se, naturalmente, la divisione cinematografica della Casa delle Idee ha comunque un brain trust composto da altri executive che collaborano in maniera stretta col Presidente e CCO noto per indossare sempre un cappello da baseball. Si tratta di un rapporto così stretto che Feige viene da sempre visto come il deus ex-machina della compagnia. Ora è effettivamente così, ma per molto tempo, fino a quando i Marvel Studios hanno dovuto rispondere operativamente alla Marvel Entertainment di Ike Perlmutter, la realtà dei fatti vedeva il buon Feige avere qualcuno "above his paygrade" come direbbero gli statunitensi. Qualcuno che, come Perlmutter ma anche Joe Quesada, contava più di lui e aveva maggior voce in capitolo sulle produzioni cinematografiche dell'etichetta.
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Motivo per cui la prima Fase del Marvel Cinematic Universe insieme a parte della Seconda, diciamo che lo spartiacque è stato Captain America: The Winter Soldier, è stata caratterizzata, come noto dalla cronaca di qualche tempo fa, da una vera e proprio guerra civile interna. Poi la Disney ha deciso di mettere fine alla cosa dapprima mettendo i Marvel Studios sotto all'ombrello della Walt Disney Pictures, poi dando il benservito a Perlmutter nel 2023 con lo smantellamento di Marvel Entertainment. E lo studio ha vissuto 11 grandiosi anni in cui ogni cosa che veniva fatta era amata dal pubblico e dalla critica, con incassi stellari, recensioni lusinghiere e i due picchi assoluti toccati da Avengers: Infinity War ed Endgame. Dopo questi due film, nulla è stato più lo stesso e il cammino dei cinecomic Marvel si è fatto più problematico.
Il parere non del tutto disinteressato del papà di Deadpool
Il Mercenario Chiacchierone conosciuto come Deadpool è noto per il suo schietto "straparlare". Qualità, questa, che condivide con il suo papà, il fumettista Rob Liefeld. Uno che di recente, parlando di Kevin Feige all'indomani del significativo calo negli incassi di Captain America: Brave New World nel suo secondo fine settimana nelle sale, ha detto via social che il presidente dei Marvel Studios è ormai bollito e dovrebbe farsi da parte.
Per onestà, dobbiamo specificare che l'opinione, comunque condivisibile, espressa da Liefeld, non potrebbe essere basata solo sull'osservazione e l'analisi dei fatti. Ci sono faccende pregresse. Qualche settimana fa ha infatti spiegato di aver tagliato i ponti con i Marvel Studios e la Disney dopo che lui e la sua famiglia non erano stati invitati all'afterparty della premiere di Deadpool & Wolverine la scorsa estate. La goccia che ha fatto traboccare un vaso fatto di una generale mancanza di rispetto che, stando a Liefeld, Feige avrebbe dimostrato nei suoi confronti. La perfomance al botteghino del quarto Captain America gli ha quindi offerto lo spunto per questo j'accuse verso il boss dei Marvel Studios.
Il caso Brave New World
Con un costo probabilmente superiore ai 180 milioni di dollari ai quali vanno aggiunti almeno altri 100 milioni per la promozione worldwide, Captain America: Brave New World ne ha portati a casa, ad oggi, 289. Il punto di pareggio è ancora lontano. Ma più che la lontananza dal break even, a preoccupare è stato il calo degli incassi nel secondo fine settimana nei cinema, pari al 68%.
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Il dato lo accomuna ad altri cinecomic della Casa delle Idee come Doctor Strange nel Multiverso della Follia e Thor: Love and Thunder. Ad essere diversa è l'incidenza della percentuale perché questi ultimi citati avevano avuto degli esordi ben superiori ai circa 100 milioni portati a casa da Cap 4 nella quattro giorni del President Day 2025. Il secondo capitolo delle avventure dello Stregone Supremo aveva toccato quota 187 milioni, il quarto Thor 144. Stiamo pur sempre parlando di un tentpole che a fine corsa avrà generato un giro d'affari da qualche centinaio di milioni di dollari, ma ormai anche gli infallibili Marvel Studios devono far fronte a una nuova normalità in cui i vari lungometraggi hanno perso lo status di evento a prescindere.
Dal primo Iron Man in poi, i Marvel Studios sono stati bravissimi ad architettare un franchise che, partendo da un "supereroe di serie b" fra l'altro, ha alzato sempre di più l'asticella, fino ad arrivare all'exploit del primo Avengers. Che la pensiate come Martin Scorsese o meno, quel lungometraggio è stato la definitiva attestazione che i cinecomic erano usciti da una nicchia seppur molto redditizia in alcuni casi, per diventare qualcosa di pop a tutto tondo. Erano diventati i film da vedere.
Tutto questo si è verificato grazie a un mix di elementi che vanno dalla perfetta pianificazione editoriale a dei casting azzeccatissimi il 99% delle volte passando per delle campagne marketing ben congegnate e un po' di sano "fattore C" che non guasta mai. Un meccanismo così ben oliato che ha funzionato benissimo fino all'arrivo dei due Avengers dei fratelli Russo. Poi per carità, il covid non ha aiutato, ma da Black Widow in poi è palese che qualcosa si è inceppato. E le varie serie TV che i Marvel Studios sono stati obbigati a fare per riempire di contenuti Disney+ hanno fatto più danni che altro.
Steven Spielberg c'aveva visto giusto
Fra gli esponenti di quella generazione di cineasti americani che negli anni settanta hanno rivoluzionato per sempre l'industria della settima arte c'è chi i cinecomic proprio non li può vedere, come Coppola e soprattutto Scorsese, e chi invece, come Steven Spielberg, non ha mai avuto nulla in contrario e parlando della loro popolarità ha sempre detto che si trattava di uno dei tanti cicli caratteristici del settore.
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Nel 2015 parlando con l'Associated Press di come le major stavano dando peso e rilevanza solo a quella tipologia di pellicole spiegava che "eravamo lì quando il western è morto e arriverà un momento in cui anche i film di supereroi seguiranno la stessa strada. Questo non significa che non ci sarà un'occasione in cui il western tornerà, e lo stesso accadrà un giorno ai film sui supereroi". Ecco, probabilmente il fuoco dell'interesse si è semplicemente affievolito e Kevin Feige e i suoi non stanno capendo bene come riuscire a ravvivare la fiamma. Una posizione, questa, che alcuni potrebbero obbiettare osservando come fra i dieci maggiori incassi del MCU ci siano due film arrivati proprio durante e post pandemia, Spider-Man: No Way Home e Deadpool & Wolverine che occupano, rispettivamente, la terza e la sesta posizione con 1,921 miliardi di dollari e 1,338.
È vero, è un fatto e non possiamo confutarlo. Ma possiamo tranquillamente dire che abbiamo a che fare con i due film della Marvel che più hanno giocato sul fattore nostalgia e che semmai, a fronte di questi due indubbi successi, nella stessa finestra lo studio ha anche collezionato le sue performance più deboli da Ant-Man and the Wasp: Quantumania a Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, passando per Eternals e, soprattutto, The Marvels. Il più grande flop commerciale del team Feige. Lungometraggi che oltre a essere andati male al botteghino hanno causato una frattura con la stampa solitamente ben disposta verso questa tipologia di prodotti.
E ora che si fa?
Si corre ai ripari. Quando viene a mancare un team d'attori come quello del team originale degli Avengers non è semplice. E c'è da dire che la sorte non ha neanche aiutato Kevin Feige and co.: prima la tragica scomparsa dell'interprete di Black Panther, Chadwick Boseman, poi le beghe con la legge dell'attore, Jonathan Majors, che avrebbe dovuto interpretare Kang, il villain principale di queste Fasi.
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L'aver aumentato il numero di produzioni con le serie TV per Disney+ ha poi fatto più danni che altro. Sul piccolo schermo, con le debite eccezioni di Loki, Agatha all Along, Hawkeye e, in parte, WandaVision, sono stati fatti più danni che altro. Roba come Ms Marvel o She-Hulk doveva introdurre nuovi personaggi e nuovi interpreti che, però, sono stati dimenticati nell'arco di mezza giornata - ci dispiace per Iman Vellani e Tatiana Maslany ma non hanno un centesimo del carisma di una Scarlett Johansson o una Elizabeth Olsen - o che sono addirittura riusciti a mandare all'aria personaggi storici come Nick Fury. Secret Invasion è quanto di più insipido mai uscito dalla cucina dei Marvel Studios. Che per cercare d'invertire la rotta sono corsi al riparo richiamando i fratelli Russo, Robert Downey Jr. e Hugh Jackman (che finirà davvero per interpretare Wolverine fino ai 90 anni) o iniziando finalmente a spingere l'acceleratore verso la zona dei mutanti e dei Fantastici 4.
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In una nuova normalità con cui forse Kevin Feige sta faticando un po' a fare i conti, dopo gli anni in cui l'etichetta dei Marvel Studios bastava a trasformare in icone istantanee anche personaggi come i Guardiani della Galassia che non erano di certo famosi presso il pubblico generalista. La divisione cinematografica della Casa delle Idee ha perso quella capacità d'intercettare in maniera quasi automatica gli amori e gli umori del pubblico pagante e non pare aver ancora chiaro in testa come dialogare con questo nuovo ordine delle cose. Forse, Kevin, è arrivato il momento di fare un passo indietro.