Da Iron Man a Spider-Man: Far From Home, il franchise Marvel visto da un fan della prima ora

Uno dei nostri redattori parla del suo rapporto da fan con il Marvel Cinematic Universe, da Iron Man ai recenti annunci legati al futuro del franchise.

Robert Downey Jr. in Iron Man
Robert Downey Jr. in Iron Man

Il 2 maggio 2008 un giovane cinefilo quasi diciannovenne entra in una sala cinematografica a Porvoo, in Finlandia, per vedere Iron Man, un film che in quel momento è "solo" un nuovo adattamento dei fumetti della Marvel Comics, filone abbastanza popolare grazie ai franchise esistenti di Spider-Man e degli X-Men. Undici anni dopo quel cinefilo ha trent'anni, ha trasformato la sua passione per fumetti, cinema e TV in un vero e proprio lavoro e ha assistito, passo dopo passo, all'evoluzione di quello che ora è noto come il Marvel Cinematic Universe, un fenomeno globale a base di film, cortometraggi, televisione e streaming. Un fenomeno che, dai quasi 600 milioni incassati dal debutto sullo schermo di Tony Stark è arrivato, con Avengers: Endgame, a riuscire a spodestare Avatar come maggiore successo mondiale di sempre. Quello che segue è il rapporto del suddetto cinefilo con il franchise Marvel, in prima persona, più come appassionato che come critico.

Tanto tempo fa, in un paese non tanto lontano...

Ho iniziato a leggere i fumetti Marvel, dopo aver già visto negli anni precedenti alcune delle serie animate, tra la fine del 2000 e l'inizio del 2001, all'età di undici anni, cominciando con il quindicinale dedicato all'Uomo Ragno e i tre mensili degli X-Men, dato che in quel periodo i mutanti avevano appena conquistato il box office e Peter Parker era su un set, con le fattezze di Tobey Maguire. Gradualmente mi sono interessato anche agli altri eroi della Casa delle Idee, a partire da Iron Man (il cui mensile all'epoca ospitava un'avventura in solitario di Tony Stark e una collettiva dei Vendicatori). Proprio grazie alla Marvel, unita alle due grande saghe fantasy che erano Harry Potter e Il signore degli anelli, maturò in parte il mio amore per il cinema, poiché iniziai a rintracciare altri film a cui avevano lavorato gli attori e/o i registi degli adattamenti cinematografici. Paradossalmente, però, il primo X-Men è tra i pochi cinecomics dell'era moderna che non vidi in sala, poiché all'epoca andavo pochissimo al cinema (ebbene sì, è esistito un tale periodo).

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Una scena del film Spider-Man 2
Una scena del film Spider-Man 2

Ogni mese divoravo avidamente le varie storie, scritte da giganti del settore come Chris Claremont, Kurt Busiek, Peter David e Brian Michael Bendis, sognando di poter vedere un giorno sul grande schermo tutti gli eroi che amavo. Un sogno che, ai tempi, sembrava destinato a non realizzarsi: ci si mise anche l'ora defunta rivista specialistica Wizard, con una vignetta disegnata in occasione dell'uscita di X-Men 2, dove Iron Man, Captain America e Thor non possono accedere a una festa VIP perché nessuno ha in mente di fare un film basato sulle loro avventure. Da un lato c'era una complicazione puramente pratica: riunire tutti gli eroi Marvel sullo schermo era impossibile perché i diritti, anche dei personaggi non ancora apparsi al cinema, erano tutti in mano a studios diversi. Dall'altro sembrava che solo i veri colossi della Casa delle Idee, vale a dire i mutanti e l'amichevole Spider-Man di quartiere, fossero veramente in grado di sfondare al di là della cerchia degli appassionati dell'universo cartaceo. E poi venne il 2008...

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'I am Iron Man!'

Robert Downey Jr. con il regista Jon Favreau sul set di Iron Man
Robert Downey Jr. con il regista Jon Favreau sul set di Iron Man

Iron Man fu un fulmine a ciel sereno: non solo si trattava di un eroe meno noto capace di fare breccia nel cuore del pubblico, ma anche della prima produzione in proprio della Marvel, che pensava di lanciare un vero e proprio universo cinematografico simile a quello dei fumetti, avendo recuperato i diritti di diversi personaggi fondamentali - nella fattispecie gli Avengers originali - e continuando a recuperarne altri nel corso degli anni (al momento solo Spider-Man è ancora "esterno", con tutte le complicazioni del caso). Un mese dopo toccò a L'incredibile Hulk, che mi portò fortuna anche sul piano accademico: lo vidi poche ore dopo aver completato la terza prova della maturità in Italia, e tre giorni dopo, all'orale, il presidente della commissione, interrogandomi sulla tesina (un'analisi della serialità televisiva americana contemporanea), mi chiese "Siccome parli del fumetto come precursore delle serie di oggi, posso chiederti cosa pensi del nuovo film di Hulk, se l'hai visto?". Andò un po' meno bene alcuni anni dopo, mentre studiavo Storia del cinema all'università di Losanna, in Svizzera: il mio primo tentativo di tesi di laurea, sulla figura di Captain America, fu bocciato.

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Lavoro e passione

The Avengers: il cameo di Stan Lee
The Avengers: il cameo di Stan Lee

Inutile negarlo: il Marvel Cinematic Universe mi ha dato molte soddisfazioni professionali, e continua a darne: mentre scrivo queste righe, in quasi cinque anni di collaborazione con questo sito ho redatto 719 articoli (recensioni, approfondimenti, classifiche, interviste) e 178 news, di cui rispettivamente 103 e 59 legate al franchise di cui mi sono innamorato a quasi diciannove anni. I miei primi due articoli a tema cinema (inizialmente scrivevo solo di serie TV) furono sui post-credits del MCU e sui camei di Stan Lee in tutti gli adattamenti della Marvel, e ho anche coperto l'inizio (la prima stagione di Daredevil) e la fine (la terza stagione di Jessica Jones) della collaborazione tra la Casa delle Idee e Netflix. Dall'aprile del 2015 è divenuto un vero e proprio rituale, dopo la proiezione stampa, conversare a distanza con i colleghi e amici Luca Liguori e Antonio Cuomo non solo per concordare i pezzi ma anche per lamentarci delle discrepanze linguistiche tra la versione originale e quella italiana (Antonio è tuttora traumatizzato dai "Bella zio" di Spider-Man: Homecoming, mentre Luca imprecò - giustamente - quando scoprì quanto erano state massacrate alcune battute di Avengers: Age of Ultron).

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Ma al di là della mera dimensione lavorativa, è stato un autentico piacere, unito a sparuti momenti di sofferenza (la miniserie degli Inumani, la disputa tra Marvel e Edgar Wright, l'attuale incertezza sul futuro di Spider-Man nel MCU), assistere in diretta all'evoluzione di un franchise che ha trasformato in icone globali personaggi che, fino a una decina d'anni fa, erano noti quasi solo agli "sfigati". Per certi versi è diventata anche una questione di famiglia: dal 2014 ho sempre (ri)visto il film Marvel di aprile/maggio con mia cugina, e a causa di Captain America: The Winter Soldier siamo soliti abbracciarci a suon di "Hail Hydra".

Captain America: The Winter Soldier: Chris Evans dopo aver sbaragliato un gruppo di nemici
Captain America: The Winter Soldier: Chris Evans dopo aver sbaragliato un gruppo di nemici

Troppi i ricordi indelebili legati alle visioni di questi film, tra cui l'anteprima stampa di The Avengers, al termine della quale un collega più anziano, anche lui appassionato dei fumetti, mi chiese "Quello nel mid-credits era Thanos, vero?"; la prima proiezione a Helsinki di Guardiani della Galassia, dove tutti piansero per "We are Groot" e poi applaudirono alla vista di Howard il Papero nel post-credits; il boato di entusiasmo quando, a metà dei titoli di coda di Captain Marvel, apparve la scritta che confermava il suo ritorno in scena un mese e mezzo dopo; la sala col fiato sospeso quando, in Avengers: Infinity War, Thanos disse "Dovevi mirare alla testa", e, un anno dopo, l'urlo collettivo di gioia quando Steve Rogers, in Avengers: Endgame, ha finalmente detto "Avengers, assemble!", seguito dal fiume di lacrime durante il funerale di Tony Stark.

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Avengers Endgame 6
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Dal 2008 a oggi ho visto tutti i film del Marvel Cinematic Universe in sala, in nove cinema diversi sparsi in tre paesi (Finlandia, Italia, Svizzera). E ci torno sempre con piacere perché anche i lungometraggi più deboli riescono a divertire il giusto per un paio d'ore, e nei migliori dei casi trasportano sullo schermo tutta l'epicità dell'universo cartaceo di partenza (penso soprattutto alla battaglia finale tra gli eroi e le armate di Thanos, l'equivalente di una doppia splash page degna di George Pérez). E anche se gli attuali dubbi sulla situazione di Spider-Man non possono che rattristare, ciò che verrà è comunque molto promettente, tra cui un sequel di Doctor Strange che si annuncia molto lovecraftiano, un adattamento animato di What If? e Mahershala Ali nei panni di Blade. Io ci sarò, ineluttabilmente, perché al di là del piacere professionale legato alla scrittura di articoli sull'argomento c'è anche la gioia personale di vedere sullo schermo quel mondo che ha avuto un impatto di non poco conto su chi sono oggi. E quindi grazie, MCU, per questo primo decennio e per tutto ciò che hai in cantiere. Ti amo 3000.