Numerose conferme, ma anche diverse sorprese, alcune delle quali davvero difficili da prevedere. La 72esima edizione dei Golden Globe, i prestigiosi trofei della stampa estera di Hollywood, assegnati ieri notte a Beverly Hills nel corso della cerimonia condotta da Tina Fey ad Amy Poehler, ha confermato in sostanza tutti i frontrunner dell'attuale awards season, soprattutto fra gli interpreti, ma in alcune occasioni non ha mancato di smarcarsi rispetto ai pronostici, in particolare fra le categorie televisive.
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E ora, in attesa delle imminenti nomination agli Oscar (che saranno rese note giovedì 15 gennaio), andiamo a scoprire i vincitori dei Golden Globe 2015, nonché i momenti salienti di uno degli appuntamenti più attesi nel mondo del cinema e della TV...
Tina ed Amy, fra satira e attualità
In una cerimonia caratterizzata da un ritmo molto spedito nella distribuzione delle varie statuette, a destare attenzione, come sempre, è stato l'atteso monologo di apertura di Tina Fey ed Amy Poehler, due superstar della comicità americana giunte alla loro terza conduzione consecutiva dei Golden Globe. E la prima frecciata della serata ha colpito la Corea del Nord, responsabile di aver appoggiato il boicottaggio contro il film The Interview: "Stasera celebriamo le serie TV che conosciamo ed amiamo insieme a tutti i film che andavano bene alla Corea del Nord (...) Siamo stati tutti costretti a far finta di voler vedere The Interview, che la Corea del Nord ha definito assolutamente intollerabile e uno sfrenato atto di terrorismo... e non è stata neppure la peggiore recensione che ha avuto!".
Le due attrici hanno poi preso in rassegna i principali film candidati, come ad esempio Boyhood: "Boyhood prova che esistono ancora grandi ruoli per le donne ultraquarantenni... ma solo se vengono scritturate prima dei quaranta". Su Foxcatcher - Una storia americana, invece, Tina Fey ha dichiarato: "Il look di Steve Carell ha richiesto due ore, inclusa l'acconciatura e il trucco. Giusto per un confronto, io ci ho messo tre ore oggi per prepararmi al mio ruolo di donna umana!". Su La teoria del tutto: "Un grande film in cui sono combinate due cose che il pubblico ama moltissimo guardare: le malattie neurologiche e la matematica più complicata".
Un riferimento particolarmente controverso, alla fine del numero d'apertura, è stato quello a Bill Cosby, fatto oggetto di parodia in relazione alle accuse di abusi sessuali che diverse donne gli hanno imputato. Pochi minuti più tardi, dopo Tina ed Amy, a raccogliere i fragorosi applausi del pubblico è stato anche Theo Kingma, il Presidente della Hollywood Foreign Press Association, il quale non ha mancato di parlare della peculiare situazione delineatasi in questi giorni nel panorama mondiale: "In qualità di giornalisti internazionali, comprendiamo l'importanza della libertà dell'espressione artistica, non solo come parte integrante dell'industria americana ma come un faro che si riflette in tutto il pianeta. Noi saremo uniti tutti insieme per combattere contro chiunque voglia reprimere il libero pensiero, dovunque... dalla Corea del Nord a Parigi". Fra i presentatori dei singoli premi, invece, particolarmente apprezzata la coppia formata da Kristen Wiig e Bill Hader, star del Saturday Night Live e comprimari nel film The Skeleton Twins: i due comici, introducendo il premio per la miglior sceneggiatura, hanno tentato di spiegare l'importanza degli sceneggiatori e la loro capacità di regalarci battute memorabili, per poi iniziare a citare frasi inesistenti da vari classici del cinema.
I Golden Globe sanciscono il trionfo di Boyhood
Una vittoria annunciata, applauditissima e frutto di un consenso pressoché unanime: è stata la regale Meryl Streep, al termine della nottata, ad eleggere come miglior film del 2014 Boyhood di Richard Linklater, straordinario racconto di formazione costruito dal regista e dal suo cast, tassello dopo tassello, nell'arco di ben dodici anni, mettendo in scena le piccole e grandi gioie e difficoltà dell'infanzia e dell'adolescenza, ma anche le sfide che comporta il ruolo di genitore. Salutato da critici e appassionati come uno dei "film evento" dei nostri tempi, Boyhood ha ricevuto tre Golden Globe su cinque nomination: miglior film drammatico, miglior regista per Richard Linklater e miglior attrice non protagonista per Patricia Arquette, alla quale è affidato il personaggio di Olivia, madre divorziata del giovane Mason Evans Jr e di sua sorella Samantha. La consacrazione da parte della Hollywood Foreign Press Association ha ulteriormente spianato la strada alla pellicola di Linklater in vista dei prossimi Oscar, dove Boyhood dovrebbe partire in pole position nelle categorie principali.
Grand Budapest Hotel batte Birdman come miglior commedia
Nella categoria in cui quasi tutti i pronostici davano super-favorito Birdman (o Le imprevedibili virtù dell'ignoranza) del cineasta messicano Alejandro González Iñárritu, a conquistare il Golden Globe come miglior commedia dell'anno è stato invece, a sorpresa, Grand Budapest Hotel, il sofisticato lavoro scritto, prodotto e diretto da Wes Anderson e già vincitore dell'Orso d'Argento al Festival di Berlino: una suggestiva e malinconica avventura nella cornice dell'Europa orientale degli anni Trenta, con Ralph Fiennes nella parte del concierge del lussuoso albergo del titolo. Birdman, acuta riflessione sul mestiere dell'attore ambientata quasi interamente all'interno di un teatro e messa in scena con un lunghissimo, 'finto' piano sequenza, in compenso si è aggiudicato due Golden Globe: miglior sceneggiatura, firmata a otto mani da Iñárritu insieme a Nicolás Giacobone, Armando Bo e Alexander Dinelaris Jr, e miglior attore di commedia per Michael Keaton. Lo storico interprete di Batman, sul palco per ritirare la statuetta, non ha risparmiato la commozione: il personaggio di Riggan Thomson, maturo divo in declino in cerca di riscatto a teatro ma in piena crisi poco prima della opening night, è probabilmente il più significativo nella carriera di Keaton, e non è privo di echi autobiografici rispetto alla parabola professionale dell'attore.
Eddie Redmayne e Julianne Moore incoronati attori dell'anno
Se Michael Keaton ha trionfato come miglior attore di commedia, sul versante drammatico a conquistare il Golden Globe è stato invece il talentuoso attore inglese Eddie Redmayne, che nel biopic La teoria del tutto, diretto da James Marsh, offre una vivida e potentissima performance nella parte di Stephen Hawking, geniale scienziato costretto ad affrontare una gravissima malattia neurologica che l'ha condannato all'immobilità. La teoria del tutto ha vinto anche il premio per la raffinata colonna sonora composta da Jóhann Jóhannsson. Il Golden Globe per la miglior attrice di dramma è stato assegnato a una delle primedonne di Hollywood: Julianne Moore, straordinaria protagonista di Still Alice, per la regia di Richard Glatzer e Wash Westmoreland, in cui la Moore regala una struggente prova nel ruolo di Alice Howland, una donna che si trova a far fronte all'insorgere del morbo di Alzheimer. Per la Moore si tratta del secondo Golden Globe, dopo quello messo a segno nel 2012 per il suo ritratto di Sarah Palin nel TV movie Game Change.
E per il secondo anno consecutivo, Amy Adams ha conquistato il Golden Globe come miglior attrice di commedia: appena un anno dopo la vittoria per American Hustle - L'apparenza inganna, infatti, la Adams si è aggiudicata un altro premio grazie al suo ritratto della pittrice Margaret Keane in Big Eyes, il nuovo film di Tim Burton, a dispetto delle tiepide recensioni e del mezzo flop al botteghino americano. Nella categoria per il miglior attore non protagonista, invece, ha prevalso J.K. Simmons nei panni dell'inflessibile maestro di musica Terence Fletcher, travolgente comprimario del giovane Miles Teller in uno dei film rivelazione dell'anno, il lodatissimo Whiplash, produzione indipendente firmata dal giovane regista Damien Chazelle.
Le altre sorprese della serata: Leviathan e Dragon Trainer 2
Una grande sorpresa per il premio al miglior film in lingua straniera: ad ottenere il Golden Globe è stato infatti il regista russo Andrei Zvyagintsev per Leviathan, amara parabola sulla corruzione e le storture morali nella Russia contemporanea, già premiato per la miglior sceneggiatura alla scorsa edizione del Festival di Cannes; Leviathan, semifinalista pure nella corsa all'Oscar, si è imposto a scapito dell'apprezzatissimo Ida, il film polacco di Pawel Pawlikowski, reduce dal trionfo agli European Film Award. Ma a smentire i pronostici della viglia è stata anche la categoria per il miglior film d'animazione, dove il favoritissimo The Lego Movie è stato superato da Dragon Trainer 2, pellicola della DreamWorks diretta da Dean Deblois: per l'Oscar, insomma, si preannuncia un duello all'ultimo voto. Selma - La strada per la libertà di Ava DuVernay si è portato a casa il Golden Globe per la miglior canzone per Glory, brano scritto e interpretato da John Legend e Common (ed è assai probabile che sarà proprio Glory il titolo da battere anche agli Oscar); a consegnare la statuetta un ospite a sorpresa, la popstar Prince.
Il premio alla carriera a George Clooney
Nel corso della cerimonia dei Golden Globe, inoltre, la Hollywood Foreign Press Association ha celebrato l'attore, produttore e regista George Clooney con il Cecil B. DeMille Award alla carriera, introdotto da una divertente presentazione di Don Cheadle e Julianna Margulies, collega di Clooney sul set di E.R. - Medici in prima linea; durante il suo discorso, Clooney ha colto l'occasione per ricordare due miti di Hollywood scomparsi la scorsa estate, Lauren Bacall e Robin Williams, ed ha reso omaggio a coloro che domenica, a Parigi, hanno sfilato in difesa della libertà di espressione dopo il massacro nella sede di Charlie Hebdo. In precedenza, George Clooney aveva vinto quattro Golden Globe: miglior attore di commedia nel 2000 per Fratello, dove sei?, miglior attore non protagonista nel 2005 per Syriana, miglior attore di dramma nel 2011 per Paradiso amaro e, in qualità di produttore, il premio per il miglior film nel 2012 per Argo.
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Golden Globe TV: Fargo batte True Detective
Nel settore televisivo, la grande sorpresa di ieri notte è stata il trionfo di Fargo: il crime drama creato da Noah Hawley per la FX e ispirato al capolavoro grottesco del 1996 dei fratelli Coen ha sconfitto infatti il concorrente più accreditato, True Detective, aggiudicandosi due Golden Globe come miglior film o miniserie e per il miglior attore a Billy Bob Thornton per il ruolo del perfido criminale Lorne Malvo (Thornton ha battuto il grande favorito della categoria, Matthew McConaughey). Ma a sbaragliare i pronostici è stata pure Maggie Gyllenhaal, ricompensata con il Golden Globe come miglior attrice protagonista grazie alla sua interpretazione della determinata donna d'affari inglese Nessa Stein in The Honourable Woman, miniserie di spionaggio della BBC; la Gyllenhaal ha superato la concorrenza di Frances McDormand, straordinaria interprete della meravigliosa miniserie Olive Kitteridge, lasciata purtroppo a mani vuote (che la rivincita arrivi ai prossimi Emmy?). Un emozionatissimo Matt Bomer ha conquistato il Golden Globe come miglior attore non protagonista per la sua intensa performance nella parte del compagno di Mark Ruffalo in The Normal Heart di Ryan Murphy, l'acclamato film TV della HBO tratto dalla pièce teatrale di Larry Kramer sull'impatto provocato dalla diffusione dell'AIDS sulla comunità gay di New York nel corso degli anni Ottanta. Il premio per la miglior attrice non protagonista è andato invece a Joanne Froggatt per la quarta stagione della serie britannica in costume Downton Abbey.
Serie TV: premiate The Affair e Transparent
È stata una delle nuove serie più sorprendenti, discusse ed applaudite del 2014, e ieri notte ha conquistato il Golden Globe come miglior serie drammatica: stiamo parlando di The Affair, torbido ed intrigante racconto di una passione clandestina rievocata attraverso i differenti punti di vista di due amanti che tradiscono i rispettivi coniugi. Ideata e scritta da Sarah Treem per Showtime, The Affair ha ricevuto anche il Golden Globe per la miglior attrice in una serie drammatica per la sua interprete femminile: l'inglese Ruth Wilson nella parte di Alison Lockhart, una giovane donna infelicemente sposata che si lascia coinvolgere in un'avventura extraconiugale. Kevin Spacey, magistrale interprete del deputato senza scrupoli Frank Underwood, impegnato in una spregiudicata scalata alla Casa Bianca nella splendida serie Netflix House of Cards, ha ricevuto un meritatissimo Golden Globe per la seconda stagione della serie; per Spacey si tratta del primo Golden Globe della sua carriera, e nel proprio discorso l'attore ha reso omaggio a un grande regista della Hollywood del passato, Stanley Kramer.
Ad imporsi, nella sezione dedicata alle sit-com e alle serie di genere commedia, è stata una delle novità più apprezzate del 2014, Transparent, dramedy familiare creato da Jill Soloway per Amazon: l'ironica e commovente storia di Morton Pfefferman, docente in pensione e padre di famiglia settantenne che si rivela ai propri cari come transgender e inizia una nuova vita da donna, con il nome di Maura. Transparent è stato ricompensato anche per il suo magnifico protagonista, il veterano Jeffrey Tambor, un volto noto della TV americana che, grazie alla parte di Morton/Maura, ha trovato il ruolo di una carriera. Una Gina Rodriguez commossa e in lacrime ha ritirato invece il premio come miglior attrice di serie comica grazie a Jane the Virgin, adattamento di una telenovela venezuelana, incentrata sulla vita di una ragazza latino-americana, appartenente ad una famiglia molto religiosa, che per errore viene sottoposta a un'inseminazione artificale.