Ha fatto molto discutere in ambito cinefilo quanto accaduto l'estate scorsa durante la lavorazione di Solo: A Star Wars Story, con i registi Phil Lord e Chris Miller che sono stati licenziati a poche settimane dalla fine delle riprese e sostituiti da Ron Howard, a causa di "divergenze creative" con i vertici della Lucasfilm (non sono emersi tutti i dettagli, ma la teoria più gettonata è che i due cineasti stessero caricando troppo la componente umoristica, oltre a deviare dalla sceneggiatura di Lawrence Kasdan e Jon Kasdan). Nel risultato finale non si notano eventuali discordanze tonali tra le due firme (almeno una piccola percentuale del lavoro di Lord e Miller è rimasto nel montaggio supervisionato da Howard), ma rimane una certa curiosità relativa alla prima incarnazione del progetto. Questo è solo uno di tanti casi in cui, per un motivo o l'altro, un film - tendenzialmente americano - ha avuto più di un regista, senza però che la molteplicità sia citata nei credits, a causa del regolamento del Directors Guild of America che prevede che sia accreditato un cineasta solo, salvo per film collettivi o collaborazioni riconosciute come nel caso dei fratelli Coen (per questo motivo Robert Rodriguez si dimise dal sindacato nel 2005, conditio sine qua non per poter condividere con Frank Miller il credit registico di Sin City). Ecco dieci casi emblematici, di cui uno ancora da vedere in sala.
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1. Via col vento e Il mago di Oz (1939)
Qui abbiamo voluto barare leggermente e accorpare due lungometraggi, usciti nello stesso anno e strettamente legati per la questione di chi li ha effettivamente firmati. Entrambi i film sono attribuiti a Victor Fleming, ma nel caso di Via col vento egli dovette subentrare a George Cukor, licenziato dopo tre settimane su iniziativa - pare - del protagonista maschile Clark Gable. Lo stesso Fleming fu poi temporaneamente sostituito da Sam Wood per motivi di salute, ma la maggior parte del girato è comunque suo (stando ai dati ufficiali Cukor completò 18 giorni di riprese, Fleming 93 e Wood 24). Per poter lavorare all'adattamento del romanzo di Margaret Mitchell il cineasta dovette abbandonare provvisoriamente il set de Il mago di Oz, altro film di cui lui fu il secondo regista, subentrando a Richard Thorpe (nell'interim ci fu una breve consulenza artistica da parte di Cukor). Quando gli fu chiesto di girare Via col vento, le ultime sequenze de Il mago di Oz, in particolare la parte ambientata nel Kansas, furono affidate a King Vidor (il quale non parlò pubblicamente del proprio coinvolgimento fino al 1949, anno della morte di Fleming).
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2. Spartacus (1960)
Oggi è considerato un classico, ma il celebre peplum basato sulle vicende di Spartaco fu disconosciuto dal suo regista, Stanley Kubrick, per il quale il film fu un lavoro su commissione, senza il controllo creativo che ebbe nelle fasi precedenti e successive della sua carriera. L'autore di 2001: Odissea nello spazio fu reclutato in extremis su richiesta del produttore e protagonista Kirk Douglas, già diretto da Kubrick in Orizzonti di gloria, per sostituire Anthony Mann, il quale fu licenziato dopo una settimana di riprese, ufficialmente - stando a Douglas - perché era a disagio con un progetto di tali dimensioni. Nel montaggio finale rimase comunque la parte girata da Mann, ossia tutta la sequenza iniziale ambientata nella miniera.
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3. Ultima notte a Cottonwood (1969)
Per quanto meno noto degli altri film menzionati nell'articolo, questo western è una pietra miliare nell'ambito della questione dei poteri contrattuali dei registi. Le riprese iniziarono infatti sotto la supervisione di Robert Totten, ma questi fu licenziato in seguito a varie dispute con l'attore Richard Widmark. Fu quindi convocato Don Siegel, il quale portò a termine il progetto ma non volle essere menzionato nei credits al posto del collega. Questo portò alla nascita di Allen Smithee (o Alan Smithee), pseudonimo ufficiale usato fino alla fine degli anno Novanta qualora un regista volesse prendere le distanze da un determinato film. Ironia della sorte, questo è uno dei pochi film "di Alan Smithee" ad aver avuto recensioni per lo più positive (il compianto Roger Ebert spese parole lusinghiere per il fantomatico "esordiente").
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4. Superman II (1980)
Nelle intenzioni di Richard Donner il suo Superman doveva essere un progetto epico in due parti, e fu girato in tale ottica, solo che dopo aver portato al termine circa l'80% delle riprese di Superman II il regista fu licenziato in tronco dai produttori, Alexander Salkind e Ilya Salkind, con i quali aveva spesso litigato durante la lavorazione. A sostituirlo fu Richard Lester che, oltre a completare le scene che dovevano ancora essere girate, rielaborò anche parte del materiale esistente, cambiando il film rispetto ai piani di Donner (un esempio su tutti: nella versione iniziale, resa disponibile al pubblico nel 2006, era prevista la partecipazione di Marlon Brando nei panni di Jor-El, come nel primo episodio). Il passaggio di consegne non andò giù al cast: Gene Hackman rifiutò di lavorare con Lester, e Margot Kidder fu esclusa da Superman III dopo aver apertamente contestato il licenziamento di Donner. Questi, prima di poter montare la propria versione, ebbe solo una cosa da dire sul montaggio uscito nelle sale: "Mettiamola così, le parti riuscite sono quelle che ho girato io".
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5. L'isola perduta (1996)
Questo controverso adattamento del romanzo di H.G. Wells è uno dei più noti progetti disastrosi - in termini di lavorazione - della storia di Hollywood, principalmente a causa del caratteraccio di due degli attori, Val Kilmer (la cui pessima reputazione sui set è dovuta principalmente a questo film) e Marlon Brando. Il primo regista, Richard Stanley, fu licenziato dopo appena tre giorni di riprese per motivi mai veramente chiariti, ma principalmente legati al suo cattivo rapporto con i dirigenti della New Line Cinema da un lato e con Kilmer dall'altro. Per portare a termine il progetto fu ingaggiato John Frankenheimer, i cui metodi da "vecchia scuola" non piacquero a parte del cast. Stanley rimase comunque coinvolto nel film ad insaputa dello studio: con l'aiuto di alcuni amici assunti come comparse riuscì a ritagliarsi un cameo. Il risultato finale, accolto negativamente dai più, è oggi noto soprattutto per i vari aneddoti su quanto accaduto durante le riprese, tra cui il celeberrimo commento di Frankenheimer dopo aver girato l'ultima scena con Kilmer: "Adesso fate sparire quel bastardo dal mio set!".
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6. Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan (2006)
La celebre commedia ideata e interpretata da Sacha Baron Cohen ha suscitato non poche polemiche, tra gag politicamente scorrette e scene ideate senza che la maggior parte dei partecipanti fossero al corrente dell'intento satirico del progetto. Tra queste c'è l'epocale sequenza in cui Borat, vestito da cowboy con i colori della bandiera americana, tiene un discorso provocatorio in occasione di un rodeo, riuscendo prima a conquistare e poi far infuriare il pubblico. Quest'ultimo aspetto portò all'allontanamento, per divergenze creative, del regista Todd Phillips, a cui subentrò Larry Charles (successivamente collaboratore di Baron Cohen per Brüno e Il dittatore). Phillips rimase comunque coinvolto come soggettista, il che gli fece ottenere una nomination all'Oscar per la sceneggiatura.
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7. Dredd (2012)
Dopo il primo, sfortunato tentativo con Sylvester Stallone, il poliziotto futuristico nato tra le pagine del settimanale a fumetti britannico 2000 AD è tornato sugli schermi con il volto di Karl Urban, convincendo la stampa e i fan ma un po' meno il pubblico generalista. Ufficialmente il nuovo film è firmato da Pete Travis, ma durante la post-produzione è emerso che il montaggio sarebbe stato supervisionato dal produttore e sceneggiatore Alex Garland, senza la partecipazione di Travis. I due diretti interessati hanno confermato la cosa affermando che fin dall'inizio era stata concordata una collaborazione "poco ortodossa" e che Garland non avrebbe chiesto di essere accreditato come co-regista (il che avrebbe comportato una petizione presso il sindacato dei registi in Inghilterra). Il passaggio di consegne non ha influito sull'esito artistico del lungometraggio, generalmente apprezzato, e Travis rivendica tuttora con orgoglio la sua partecipazione, ma recentemente Urban ha dichiarato che secondo lui Dredd dovrebbe essere considerato il vero debutto registico di Garland, che ha esordito ufficialmente dietro la macchina da presa con Ex Machina.
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8. Rogue One: A Star Wars Story (2016)
Prima di Solo ci fu il caso di Rogue One, altro film del franchise stellare rimaneggiato in post-produzione. In questa occasione il regista Gareth Edwards non fu ufficialmente estromesso dalla lavorazione, ma da due anni si parla della partecipazione di Tony Gilroy (accreditato come co-sceneggiatore per i suoi contributi ai reshoot) come più di una semplice consulenza, cosa che il diretto interessato ha confermato di recente in un podcast, affermando che prima del suo intervento il progetto non era nelle condizioni migliori. In particolare, Gilroy ha partecipato alla modifica della parte finale del film e - si suppone - aggiunto una delle sequenze più acclamate: Darth Vader che massacra un gruppo di ribelli.
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9. Justice League (2017)
Risale al maggio del 2017 la notizia che Zack Snyder, regista de L'uomo d'acciaio e Batman v Superman: Dawn of Justice, non avrebbe curato la post-produzione di Justice League a causa di una tragedia personale (il suicidio della figlia). Stando agli annunci ufficiali, la supervisione delle scene supplementari e del montaggio del film sarebbe stata affidata a Joss Whedon, già ingaggiato per scrivere materiale per i reshoot (cosa che gli valse un credit come co-sceneggiatore). Nei mesi successivi è risultato chiaro che il contributo del regista di The Avengers fosse molto più sostanzioso, e il film finito è palesemente il prodotto di due firme diverse. È abbastanza facile identificare le sequenze di Whedon, in particolare quando è coinvolto Henry Cavill: durante i reshoot l'attore inglese era in pausa da Mission: Impossible - Fallout, e su ordine della Paramount non poté tagliarsi i baffi, occultati - male - con la CGI. Dallo scorso novembre i fan stanno richiedendo a gran voce che venga reso disponibile il cosiddetto Snyder Cut, mentre Whedon ha rinunciato alla regia di un altro progetto del DC Extended Universe, ossia Batgirl.
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10. Bohemian Rhapsody (2018)
Come abbiamo accennato in apertura, quest'ultimo caso è ancora parzialmente irrisolto, dato che il film deve ancora uscire e non sappiamo a chi verrà attribuita ufficialmente la regia. Il film sui Queen, con Rami Malek nei panni di Freddie Mercury, è stato infatti avviato sotto la supervisione di Bryan Singer, il quale è stato poi licenziato a due settimane dalla fine delle riprese dopo varie assenze più o meno ingiustificate (lui sostiene che c'entrasse la salute di un parente) e presunti litigi con il cast, ma non è del tutto escluso che abbia influito il movimento #MeToo, poiché Singer è da anni oggetto di controversie a causa di accuse di abusi sessuali. Le riprese sono state a termine da Dexter Fletcher, ma in base alla percentuale di materiale girato da Singer (lo stesso Fletcher afferma che i primi due atti del film erano completi quando ha ricevuto l'incarico) è possibile, per non dire probabile, che il sindacato dei registi voti a suo favore per la menzione nei credits. Proprio in questi giorni l'Hollywood Reporter ha confermato questa ipotesi, ma per saperlo con certezza bisogna aspettare l'uscita, prevista per fine ottobre.