Sapete qual è stato il primo film in assoluto che ha sancito la nascita del sonoro nel mondo del cinema? Il cantante di jazz, uscito nel 1927 e diretto da Alan Crosland.
Sia chiaro, l'opera non è interamente parlata: oltre alle nove tracce suonate, The Jazz Singer contiene un minuto e poco più di dialogo ma, all'epoca, ascoltare, oltre che vedere era qualcosa di portentoso. Il film, per giunta, è costellato, qua e là, da alcune macchiette che oggi farebbero storcere il naso (basti vedere il trucco ''da nero'' di Al Jolson, interprete del film, sul palcoscenico), anche se di fatto ha segnato - non c'è 3D che tenga il paragone - la novità più grande nella storia della Settima Arte. Il Cantante di Jazz, com'è intuibile dal titolo, racconta di Jakie, un ragazzo ebreo con il sogno della musica. A Jakie non gli importa delle tradizioni, dei rituali e della Sinagoga, Jakie vuol diventare un artista jazz.
Aspettate un momento, aspettate un momento, non avete ancora sentito niente.
Trama semplice ma anticipatrice per quello che sarebbe diventato, poi, un connubio ripreso fino ad oggi: cinema & musica. Attenzione però, non parliamo dei biopic sui grandi artisti o delle colonne sonore che hanno fatto la fortuna di innumerevoli pellicole, ma di un altro aspetto del legame, ovvero di tutti quei personaggi fittizi con velleità da musicisti che, così come il Jakie de Il Cantate Jazz, hanno costellato il cinema, provando ad inseguire un sogno nel sogno. Falliti o in cerca di riscatto, dimenticati o sulla cresta dell'onda, cinici o romantici, i musicisti della sala sono entrati nei cuori del pubblico, protagonisti, tra l'altro, di alcune delle pellicole più importanti della cinematografia.
L'ultimo esempio? Chiaramente la Meryl Streep di Dove eravamo rimasti, visto che nel film di Jonathan Demme (sceneggiatura firmata dalla ragazzaccia Diablo Cody), l'attrice premio Oscar interpreta una rocker che, dopo aver dedicato (inutilmente) l'intera vita alla carriera, torna a fare la mamma, accanto alla figlia che ha tentato il suicidio.
Dunque, incidendo una vera e propria compilation suddivisa per generi musicali (o quasi), andiamo a (ri)ascoltare i mitici musicisti del grande schermo!
Vol.1, In Missione per conto di Dio (The Blues Brothers)
Ci abbiamo provato ad inserire The Blues Brothers in un volume di raccolte, magari cercando affinità con altri titoli musicali. Impossibile, perché il film di John Landis (trentacinque anni e non sentirli) è uno spartito a parte, un bootleg rarissimo che contiene comicità, genialità, innovazione. Vien da sé che The Blues Brothers è l'esempio lampante degli squattrinati musicisti, letteralmente "In missione per conto di Dio", che, interpretati dagli enormi John Belushi e Dan Aykroyd, (ri)cercano la ribalta, a scopo nobile, (ri)mettendo su la vecchia banda blues, la Blues Brothers Band. Tagliando (e distruggendo) in verticale il tempio del Jazz, Chicago, a bordo dell'eterna Bluesmobile, Joliet ed Elwood rintracciano i membri del team, dispersi tra tavole (molto) calde, ristoranti francesi e cover (fin troppo) ritmate. Il film, che appellarlo a cult è riduttivo, basato sui personaggi creati da Belushi e Aykroyd durante le ''serate tra amici'' del Saturday Night Live, è tempestato dai più grandi nomi della musica rhythm and blues: Aretha Franklin, Stevie Ray Charles, James Brown e l'immortale John Lee Hooker. Il resto, ieri, oggi e per sempre, è storia del cinema e, naturalmente, della musica, in un accordo mai così perfetto.
Vol.2, tra l'Irlanda, il gospel e un negozio di dischi (The Commitments, Sister Act - una svitata in abito da suora e Alta Fedeltà)
La musica, alcune volte, può essere anche rivoluzionaria. Pensate all'Irlanda, con le sue sonorità folkloristiche poi evolute nelle band e negli artisti contemporanei: The Cranberries, Sinéad O'Connor, U2. Nomi da milioni di dischi che, però, alla lunga, per chi è abituato a conviverci, stufano. Nasce così il pazzo The Commitments, datato '91, e diretto da Alan Parker. Il film, per certi versi avvicinabile proprio a Il Cantante di Jazz (emblematica la frase di Jimmy Rabbitte, interpretato da Robert Arkins: "Gli Irlandesi sono i più negri d'Europa!"), racconta di uno strampalato gruppo, appunto i Commitments, che decide, innamorati delle voci di Otis Redding, Al Green, Mary Wells e Wilson Pickett, di portare il soul nel verde dell'Irlanda, denigrando, con battute memorabili Sua Maestà Bono Vox.
Un'altra che di soul se ne intende è Whoopi Goldberg che, riprendendo ''i voti'' di Suor Maria Claretta in Sister Act 2 - Più svitata che mai, diventa insegnante di musica nella Saint Francis High School, accompagnando i ragazzi a trionfare nel concorso canoro di Los Angeles. Divertente e mitico.
D'accordo, nel prossimo film che citeremo non c'è nessuno che vuol fare il musicista ma, tutti i personaggi, fanno parte di quel mondo che purtroppo sta pian piano scomparendo: il negozio di dischi. Ovviamente parliamo del brillante Alta Fedeltà di Stephen Frears e tratto dal romanzo di Nick Hornby, dove John Cusack, con i suoi ''commessi'', stila classifiche, a mo' di Top Five, su tutto e tutti. Indimenticabile il cameo ''onirico'' di Bruce Springsteen.
Vol.3, Not Quite my Tempo (School of Rock e Whiplash)
Adesso, veniamo a due maestri musicali fuori dal comune ma, ed è il caso di sottolinearlo, agli antipodi. Partiamo dal bonario e spiantato Jack Black che nella commedia School of Rock diretta da Richard Linklater, inseguendo il desiderio di diventare una rockstar, si finge insegnante in una scuola elementare, ignorando le rigide regole dell'istituto e impartendo lezioni rockeggianti ai ragazzi della classe. La musica in School of Rock è l'elemento trainante e liberatorio, in un crescendo di accordi che vanno dai Led Zeppelin a David Bowie, senza scordare gli AC/DC. E l'altro? La controparte mefistofelica, spietata e controversa non poteva non essere il J.K. Simmons (premio Oscar per il ruolo) di Whiplash - debutto dietro la macchina da presa di Damien Chazelle -, film rivelazione della passata stagione che intreccia il jazz e il sangue, riscrivendo le regole del genere per creare un dramma dai toni eccelsi, sia per merito di Simmons che della nuova star Miles Teller, apprendista/genio con la vocazione per la batteria jazz. E la frase "Not quite my tempo" è già diventata un must.
Vol.4, a tutto POP! (Tutto può cambiare e Scrivimi una canzone)
Tutta la gioia di New York, una cantante sperduta con la sua chitarra e un produttore discografico troppo buono - e troppo intelligente - per il mondo dello show biz. Non poteva venire meglio Tutto può cambiare, commedia dolce, romantica e musicale diretta da John Carney (regista che ritroveremo anche nel prossimo "volume") e interpretata da Keira Knightley ed un arruffato Mark Ruffalo. Nel cast, anche un altro volto importante: Adam Levine, frontman dei Maroon 5. E così il film è uno di quelli che ti riempiono e ti scaldano il cuore, con le tracce (tra l'altro composte appositamente per la pellicola) che, nel giro di poche settimane, sono subito balzate tra le prime posizioni delle classifiche. Una delle migliori commedie degli ultimi anni, e non solo musicali.
Colori sempre pop per un'altra pellicola musicale assai riuscita: Scrivimi una canzone. Hugh Grant è una ex popstar svogliata e dimenticata che, in pochi giorni, deve scrivere un testo ad una nuova star della musica, Drew Barrymore, invece, è una scrittrice che annaffia le piante nella sua casa. Si aiutano a vicenda, in un duetto ad alto tasso emozionale.
Vol.5, telecamera a mano e una testa di cartapesta (Once e Frank)
Musica e, per certe sfumature, cinema sperimentale. Ricordate John Carney? Bene, prima di Tutto può Cambiare, il regista irlandese narra in Once, con una telecamera a mano quasi documentaristica ed un cast praticamente non professionista (sono invece due affermati musicisti: Markéta Irglová e Glen Hansard che, pensate un po', è Outspan Foster in The Commitments), l'incontro tra un musicista di strada e una ragazza madre ceca con il sogno di possedere un pianoforte. Una bozza più che un copione, un rimborso spese (irrisorio) più che un budget e un Oscar per la Miglior Canzone, ''Falling Slowly''. Invece, musica new wave, cupa e astratta nello splendido Frank di Lenny Abrahamson, dove Michael Fassbender, recitando per tutto il film con un'enorme maschera di cartapesta sulla testa, interpreta un artista tanto eclettico quanto problematico, che trova ispirazione dalla sua bizzarra visione del mondo, trasmettendola, con passaggi divertenti e altri aspri e drammatici, ai componenti della sua band, gli impronunciabili Soronprfbs.
Vol.6, voce, cuore e chitarra (A proposito di Davis, Crazy Heart e Fratello, dove sei?)
L'ultima compilation ha tutto il sapore del folk, del country e del blues, quello forgiato direttamente dal Diavolo ad un incrocio del Mississippi. Dunque, il vol. più affascinante, che utilizza la musica come elemento dell'anima, di ricerca e di redenzione. Ma andiamo con ordine e partiamo con i Fratelli Coen, che in A proposito di Davis, con un gatto a dividere lo schermo insieme al protagonista Oscar Issac, raccontano la storia di un musicista del Greenwich Village, il ''villaggio di Manhattan'', che prova, nonostante le avversità della vita, ad affermarsi come artista.
L'altro, eccezionale titolo è Crazy Heart, vidimato da Scott Cooper, dove giganteggia un Jeff Bridges versione artista country (è lui stesso a cantare le tracce del film, tutte bellissime), dimenticato, tormentato e annegato nei suoi scotch lisci. La colonna sonora è di T-Bone Burnett e del bravissimo cantante statunitense Ryan Bingham. Straziante e doloroso, una delle pellicole musicali più belle.
E l'ultimo film? Torniamo a Joel Coen ed Ethan Coen che con Fratello, dove sei? (la colonna sonora, ancora di T-Bone Bunett, ha vinto un Grammy come Album dell'anno, nel 2002), interpretato da George Clooney, John Turturro, Tim Blake Nelson e Chris Thomas King, riscrivono un pezzo di storia americana, dal Ku Klux Klan alla Grande Depressione, tramutandola in una specie di Odissea (molti i richiami all'opera di Omero, a cominciare dal personaggio di Clooney chiamato, infatti, Ulysses...), portata avanti dall'improvvisato gruppo a cappella dei Soggy Bottom Boys. Chi è il loro chitarrista? Tommy Johnson che, scrutando con attenzione, è proprio il leggendario Robert Johnson, il più grande chitarrista blues di tutti i tempi (secondo il mito, imparò suonare in modo divino... Dopo aver stretto un patto col Diavolo), figura magica e tutt'ora avvolta nel mistero. Giusto, avevamo detto di non citare film che ''contengono'' storie di veri musicisti, ma Fratello Dove Sei? è un inarrivabile, eccezionale capolavoro. E quindi.
Wow, vacca miseria, l'hai venduta sì l'anima al Diavolo!