Berlinale 2009: l'invasione degli americani

Dei 18 film in concorso, 14 sono anteprime mondiali ma soprattutto ben cinque sono produzioni o co-produzioni Made in USA: Happy Tears di Mitchell Lichtenstein, My One and Only di Richard Loncraine, The Messenger, opera prima di Oren Moverman, In the Electric Mistdi Bertrand Tavernier e Rage di Sally Potter.

A pochi giorni dalla partenza del 59° Festival Internazionale di Berlino (5-15 febbraio), non possono che colpire i numeri di un'edizione come sempre ricchissima: 383 i corti e i lungometraggi presenti nella selezione ufficiale, per un totale di sessanta nazioni rappresentate. E tutto questo senza ovviamente contare gli oltre 700 film presentati all'European Film Market, da tempo il secondo mercato cinematografico d'Europa (dopo quello di Cannes) e tra i più importanti al mondo. Nonostante ciò, questa edizione 2009 presenta un programma molto snello per quanto riguarda il concorso: soltanto 18 film infatti gareggeranno per l'Orso d'oro che verrà assegnato dalla giuria presieduta dall'attrice Tilda Swinton. Di questi 18, 14 sono anteprime mondiali ma soprattutto ben cinque sono produzioni o co-produzioni Made in USA: Happy Tears di Mitchell Lichtenstein (il regista di Denti) con protagonista Demi Moore, My One and Only di Richard Loncraine (Wimbledon) con Renée Zellweger e Kevin Bacon, The Messenger, opera prima del promettente Oren Moverman (già sceneggiatore di Io non sono qui), In the Electric Mist, trasferta americana del regista francese Bertrand Tavernier, interpretato da Tommy Lee Jones, e infine Rage, il nuovo film della londinese Sally Potter che racconta il mondo della moda di New York con un cast molto variegato che vede insieme Jude Law, Judi Dench, John Leguizamo, Steve Buscemi e Dianne Wiest. Altrettanto forte la presenza americana fuori concorso. Degli otto in cartellone, più della metà sono statunitensi: la commedia La pantera rosa 2, la biopic musicale Notorious , il nuovo film di Rebecca Miller, The Private Lives of Pippa Lee, che porterà a Berlino tantissime star (da Keanu Reeves a Monica Bellucci, passando per Robin Wright Penn), l'ormai celebre The Reader - uno dei protagonisti delle nomination agli Oscar di qualche giorno fa, film che è già valso alla sua protagonista Kate Winslet un Golden Globe - e l'action/thriller The International che aprirà il festival.
Chiudiamo la disamina sul fronte americano segnalando un paio di altri titoli presenti nelle sezioni parallele come il documentario rock di Davis Guggenheim (Una scomoda verità) It Might Get Loud e il nuovo film di Paul Schrader, Adam Resurrected, con Willem Dafoe e Jeff Goldblum.

Se gli Stati Uniti sono ovunque, non altrettanto si può dire dell'Italia che per la prima volta in dieci anni non ha film in concorso alla Berlinale, ma si deve accontentare solo di un paio di co-produzioni (come Ricky di François Ozon, presentato nella sezione competitiva), del documentario Terra Nostra di Ermanno Olmi nella sezione Berlinale Special e della presenza d un paio di divi come la già citata Monica Bellucci e Riccardo Scamarcio, protagonista del nuovo film di Costa Gravas. Poco rappresentato anche il cinema asiatico che ha un solo film in concorso (il cinese Forever Enthralled di Chen Kaige) mentre non si può lamentare il resto del cinema europeo, grazie soprattutto a tante co-produzioni: la più appariscente è sicuramente quella di Cherì, nuovo film di Stephen Frears che ritrova Michelle Pfeiffer vent'anni dopo Le relazioni pericolose. Ma le sorprese potrebbero arrivare soprattutto da Storm, il nuovo film del tedesco Hans-Christian Schmid, che già qualche anno fa aveva colpito il segno con il bel Requiem, dal polacco Tatarak del premio Oscar Andrzej Wajda e da Mammoth dello svedese

Lukas Moodysson che dieci anni fa, proprio a Berlino, si era fatto conoscere dal pubblico internazionale conquistando un Teddy Award con Fucking Amal. Senza contare la curiosità di vedere The Countess (opera seconda della regista/attrice Julie Delpy) o An Education (già passato al recentissimo Sundance, debutto alla sceneggiatura del popolare romanziere Nick Hornby), rispettivamente in Panorama e Berlinale Special.

Apparantemente la Berlinale sembrerebbe voler accorciare il passo rispetto ad altri festival (come Cannes e Venezia) più glamourous e lo fa puntando, ovviamente, alla presenza dei divi internazionali. La lista di presenze già annunciate è lunga e sicuramente degna di nota (Clive Owen, Kate Winslet, Ralph Fiennes, John Goodman, Gael Garcia Bernal, Steve Buscemi, Woody Harrelson, Keanu Reeves, Robin Wright Penn, Monica Bellucci, Michelle Pfeiffer, Zhang Ziyi, Renée Zellweger, Willem Dafoe, Bruno Ganz, Demi Moore, Parker Posey, Angela Bassett, Steve Martin, Jean Reno, Riccardo Scamarcio, David Carradine, John Hurt, Timothy Olyphant, Isabelle Adjani, Diego Luna, Julie Delpy e via dicendo...) e rappresenta sicuramente un passo in avanti rispetto alle edizioni precedenti, pur non dimenticando che il cuore pulsante del Festival di Berlino è in realtà rappresentato dalla moltitudine di piccoli (e in alcuni casi piccolissimi) film da scoprire in sezioni meno prestigiose quali Panorama, Forum o le due dedicate ai ragazzi, Generation 14plus e Generation Kplus, sezioni che insieme constano di più di duecento film.
La Berlinale celebra queste sezioni festeggiando per esempio i 30 anni di Panorama (e lo fa portando film e registi che hanno fatto la storia di questa sezione, da Gus Van Sant - che porta così a Berlino per una proiezione speciale anche il suo nuovissimo Milk - a Catherine Breillat e Michael Winterbottom e a tutti i film che

hanno vinto negli ultimi dieci anni il premio del pubblico, come per esempio Il giardino di limoni lo scorso anno) e festeggiando soprattutto il Cinema con una retrospettiva dal significativo nome ("70 mm - Bigger than Life") che non è altro che una romantica e spettacolare dichiarazione d'amore verso la settima arte. E quale miglior modo per dimostrare questo amore e conquistare ad esso le nuove generazioni se non mostrando nello splendore dei 70 mm capolavori quali 2001: Odissea nello spazio, Ben Hur, Lawrence d'Arabia (celebrato anche con l'Orso d'oro alla carriera alla leggenda Maurice Jarre) e West Side Story?