Si è concluso pochi giorni fa in Canada il Toronto Internation Film Festival, uno degli appuntamenti più attesi nel mondo del cinema, nonché il primo, importantissimo step in vista della awards race invernale, che culminerà il 22 febbraio con la cerimonia della 87° edizione degli Oscar.
Non a caso, dunque, in America l'autunno è da sempre la stagione più significativa per tutti i film con ambizioni da Academy Awards: si tratta infatti del periodo in cui approdano nelle sale americane i titoli di maggior prestigio, nella speranza di guadagnarsi le lodi della critica e l'attenzione necessaria a fare incetta di candidature e di statuette. E noi abbiamo pensato di accompagnarvi in questa lunga ed appassionante "maratona" con una nuova rubrica dedicata interamente alla awards race, all'interno della quale vi offriremo una copertura quanto più possibile esaustiva sulla "corsa agli Oscar", ma anche sulle altre novità relative alle pellicole più attese dal pubblico dei cinefili e sui vari premi e festival collaterali, allo scopo di tenervi aggiornati in tempo reale su "chi sale" e "chi scende" nella classifica dei titoli più quotati per concorrere ai prossimi Academy Award...
Due matematici trionfano a Toronto: The Imitation Game e La teoria del tutto
Negli scorsi anni, il Festival di Toronto ha lanciato la volata verso gli Oscar per film quali The Millionaire, Precious, Il discorso del re, Il lato positivo - Silver Linings Playbook, fino a 12 anni schiavo, tutti quanti premiati con il People's Choice Award e poi arrivati in primissima fila agli Oscar. Quest'anno il vincitore del Festival canadese è stato The Imitation Game - L'enigma di un genio, un dramma storico basato sulla reale vicenda del matematico britannico Alan Turing, al quale presta il volto uno dei divi più amati del momento, Benedict Cumberbatch. Diretto dal regista norvegese Morten Tyldum, The Imitation Game ricostruisce la parabola di Turing, geniale matematico le cui capacità di crittografo gli permisero di giocare un ruolo fondamentale nel corso della Seconda Guerra Mondiale; tuttavia, nonostante il proprio contributo nella decifrazione dei messaggi segreti delle potenze dell'Asse a vantaggio degli Alleati, Turing sarebbe stato ferocemente perseguitato in patria a causa della sua omosessualità. Il successo riscosso da The Imitation Game a Toronto dovrebbe garantire al biopic di Tyldum un posto sicuro nella rosa dei candidati per il miglior film (e a Cumberbatch, che un mese fa si è aggiudicato l'Emmy Award per Sherlock, la sua prima nomination all'Oscar come miglior attore).
Curiosamente, quest'anno il Festival di Toronto ha costituito il trampolino di lancio anche per un'altra pellicola biografica incentrata sulla figura di un celebre scienziato inglese: si tratta de La teoria del tutto, diretto da James Marsh (premio Oscar per il documentario Man on Wire) e basato sulla vita professionale e privata del fisico e matematico Stephen Hawking, affetto da una grave forma di atrofia muscolare, il quale sullo schermo ha il volto del giovane attore Eddie Redmayne. La teoria del tutto è stato apprezzato dalla critica soprattutto per le performance dei due interpreti principali: Redmayne sembra aver già ipotecato una candidatura all'Oscar (e sappiamo che l'Academy ha sempre avuto un debole sia per i ruoli biografici, sia per gli attori impegnati a riprodurre un handicap), ma a strappare una nomination potrebbe essere pure Felicity Jones nella parte di sua moglie Jane.
Le attrici: Reese Witherspoon vs Julianne Moore
Il Festival di Toronto ha presentato al pubblico anche le prime, vere concorrenti pronte ad entrare nella cinquina per l'Oscar come miglior attrice (e magari anche a contendersi la statuetta), in un'annata in cui, fra l'altro, non erano ancora emerse attrici protagoniste con valide chance per gli Oscar, con la parziale eccezione di Jessica Chastain per The Disappearance of Eleanor Rigby (penalizzata però dalla scarsa visibilità del film). Oltre alla succitata Felicity Jones, a riscuotere l'entusiasmo del pubblico canadese sono state infatti Reese Witherspoon e Julianne Moore. La Witherspoon, premiata nel 2005 per Quando l'amore brucia l'anima - Walk the Line, a cui ha poi fatto seguito una carriera piuttosto altalenante, sembra in procinto di tornare sulla cresta dell'onda grazie ad un personaggio 'estremo': Cheryl Strayed, una donna impegnata in un avventuroso viaggio on the road nell'America più selvaggia. Il film, Wild, descritto come un Into the Wild al femminile, è interamente poggiato sulla performance della Witherspoon e porta la firma del regista Jean-Marc Vallée, reduce dalla pioggia di premi per il bellissimo Dallas Buyers Club.
Julianne Moore, invece, dopo il trofeo come miglior attrice al Festival di Cannes per Maps to the Stars di David Cronenberg, ha commosso gli spettatori di Toronto grazie alla sua intensa interpretazione di una psicologa e madre di famiglia costretta a fronteggiare il morbo di Alzheimer nel film Still Alice, per la regia di Wash Westmoreland e Richard Glatzer: per la star americana, in passato candidata ben quattro volte, questa potrebbe costituire la grande occasione per tornare in competizione agli Oscar. Infine, un'altra prova d'attrice applauditissima al Festival è stata quella di Patricia Clarkson in Learning to Drive, il film di Isabel Coixet che si è piazzato al secondo posto nelle preferenze del pubblico dopo The Imitation Game: la Clarkson veste i panni di una scrittrice newyorkese di mezza età che, per reagire al trauma del fallimento del suo matrimonio, decide di prendere lezioni di guida da un istruttore indiano, impersonato da Ben Kingsley, per il quale svilupperà un'affettuosa amicizia.
I film stranieri: in lizza Xavier Dolan e i Dardenne, l'Italia pronta alla scelta
Nell'ambito dei film stranieri, ciascun paese ha il compito di determinare il proprio rappresentante da proporre all'Academy, nell'auspicio che venga selezionato prima tra i nove semifinalisti e poi fra i cinque candidati all'Oscar. Al momento mancano all'appello ancora diversi paesi, tra cui la Spagna (in pole-position la commedia La vita è facile ad occhi chiusi) e l'Italia, reduce dalla vittoria de La grande bellezza: la decisione italiana arriverà questo mercoledì, ma sembra quasi certo che la scelta ricadrà su Il capitale umano di Paolo Virzì, forte di un ampio consenso di critica e del trionfo ai David di Donatello. Fra le altre opzioni, le più valide sono Anime nere di Francesco Munzi, in concorso all'ultimo Festival di Venezia, e Le meraviglie di Alice Rohrwacher, ricompensato a sorpresa con il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, ma siamo pronti a scommettere che la commissione dell'Anica punterà tutto sul noir semi-grottesco di Virzì.
Per quanto riguarda gli altri paesi, invece, come al solito i titoli di maggior peso provengono dal Festival di Cannes: a partire dal vincitore della Palma d'Oro, Il regno d'inverno - Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan, candidato per la Turchia (difficile, comunque, che l'Academy possa farsi entusiasmare da un rigoroso dramma in interni di oltre tre ore di durata). I fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, che per ben tre volte in passato hanno subito l'eslcusione dalla cinquina dell'Oscar, torneranno a rappresentare il Belgio con Due giorni, una notte, dramma a sfondo sociale che, agli occhi dell'Academy, potrebbe avvalersi della struggente performance di una diva internazionale del calibro di Marion Cotillard; e sempre da Cannes arriva pure Saint Laurent, il biopic diretto da Bertrand Bonello e dedicato al famoso stilista, impersonato da Gaspard Ulliel, sul quale la Francia ripone le proprie speranze per l'Oscar. Altre pellicole già selezionate dalle rispettive nazioni sono il magnifico Mommy, suggestivo melodramma familiare firmato dall'enfant prodige canadese Xavier Dolan, che a Cannes ha ottenuto il Premio della Giuria, e dalla Polonia l'acclamato Ida, il sofisticato ritratto di una giovane novizia che si accinge a prendere i voti, firmato dal regista Pawel Pawlikowski.