Thunderbolts*, le opinioni della redazione: promosso o bocciato?

Un team per commentare un altro team: i redattori di Movieplayer a raccolta per dire la loro su Thunderbolts*, il nuovo film Marvel ora in sala.

I Thunderbolts in una scena

La forza del gruppo, anche se di un gruppo di eroi del tutto particolare. La stessa forza che andiamo a cercare noi nel proporvi un commento più articolato e sfaccettato di quanto propone Thunderbolts, il nuovo film del Marvel Cinematic Universe che si va a posizionare in un momento temporale difficile ma stimolante: alla vigilia dell'uscita dei Fantastici 4 prevista per luglio. Alla viglia della fine della Fase 5, quando siamo tutti pronti, Marvel Studios compresi, a lasciarsi alle spalle quello che non ha funzionato e affondare i denti in quello che tutti stiamo aspettando: le aggiunte all'MCU che derivano dall'acquisizione di Fox. Ovvero i già citati F4 e gli X-Men. E intanto, però, i Thunderbolts convincono e ve lo raccontiamo in questo articolo di gruppo.

La recensione di Antonio Cuomo

Thunderbolts Wyatt Russell David Harbour  Hannah John Kamen  Florence Pugh Ascensore
Il gruppo di personaggi Marvel

[...] Lo ammettiamo subito: della lista di titoli annunciati qualche anno fa Thunderbolts non era il più atteso, non era quello da far saltare il pubblico per l'hype, eppure notizia dopo notizia, immagine dopo immagini, fino al primo teaser e gli ultimi trailer, questo gruppo di insoliti perdenti di casa Marvel ha stuzzicato la nostra curiosità ed è stato capace di accendere i riflettori sul film che li racconta. Al punto che ci è capitato più volte di pensare "sì, ok i Fantastici 4 di luglio, ma prima ci sono i Thunderbolts che potrebbero essere una sorpresa." E lo è stata, una sorpresa! Leggi la recensione completa di Thunderbolts*

Le altre opinioni della redazione

Un'opinione, quella di Antonio Cuomo, condivisa dagli altri redattori di Movieplayer, che hanno sottolineato sia le aspettative che poco per volta si erano andate a formare, sia la soddisfazione derivata dalla visione. Ha colpito per esempio l'intimità e la profondità del lavoro sui personaggi, che non viene fagocitato dall'azione (ovviamente presente) ma ne enfatizza la valenza. Insomma un titolo promosso e la boccata d'aria fresca di cui si sentiva il bisogno in casa Marvel. Ma vediamo le diverse opinioni nel dettaglio.

Il cinecomic paracadute del MCU

Thunderbolts Sebastian Stan Motorcycle
Sebastian Stan in una scena del cinecomic Marvel

Il vuoto di Nitezsche e la città cardine della Grande Crisi per raccontare una delle storie finora più umane dell'intero percorso del Marvel Cineatic Universe. L'oscurità che avanza e quella voglia di scomparirci dentro, salvo trovare la forza di aprire il paracadute per uno slancio verso l'alto ed evitarla lentamente, planando verso un atterraggio sicuro. Un racconto che bilancia il peso effettivo delle virtù e delle fragilita del genere, potenziandole in senso narrattivo e in chiave diegetica per dipingere su grande schermo un ritratto supereroistico dove depressione (o malattia mentale in generale) e onnipotenza (o superbia) definiscono e sfumano l'Eroe e il Cattivo. Bello - a tratti proprio tanto -, persino necessario nell'attuale corso del MCU, inaspettato e funzionale. Luca Ceccotti

**Voto: ☆☆☆☆ **

Il cinecomic che non ti aspetti

Thunderbolts Sentry Trailer
Un'immagine di Sentry dal trailer di Thunderbolts*

Diciamo che ero fiducioso nella riuscita di Thunderbolts perché il cast era appassionato, l'idea solida, e peggio di Captain America: Brave New World o Quantumania non è che si potesse fare. Però il nuovo cinecomic ha stupito anche me che sapevo dove sarebbe andato a parare con il personaggio di Sentry: il secondo atto è insospettabilmente profondo e introspettivo, mettendo da parte le scazzottate caotiche per una risoluzione più intima ed emozionante. Un film imperfetto ma confezionato benone che promette un ritorno del Marvel Cinematic Universe ai suoi antichi fasti. Christian Colli

**Voto: ☆☆☆☆ **

Chi è Sentry, la minaccia che unirà i Thunderbolts* nel nuovo film Marvel Studios? Chi è Sentry, la minaccia che unirà i Thunderbolts* nel nuovo film Marvel Studios?

Thunderbolts*: Il Marvel Cinematic Universe è tornato

Thunderbolts Sebastian Stan David Harbour
Sebastian Stan e David Harbour in una scena

Thunderbolts sembra far salire di nuovo la febbre per l'arrivo in sala di un film della Casa delle Idee come non accadeva da tempo. Non siamo ancora ai tempi della fase 3, quella dei film epocali Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, ma qualcosa, dopo la deludente fase 4, sta cambiando. Il simbolo di Thunderbolts è John Walker, colui che doveva essere il nuovo Captain America e che non ce l'ha fatta: Thunderbolts allora ci insegna che la vita è anche fallimento, è anche non essere all'altezza. È un film che a guardare anche alle persone che ci sono dietro i vincenti. È un film che parla anche della seconda possibilità, una delle basi su cui si fonda il Sogno Americano, e ce ne parla proprio ora che sembra tramontato. Thunderbolts ci piace anche perché, dopo anni, ritorna una storia corale. E perché ritorna quel senso di continuità tra i vari film che era la vera forza del Marvel Cinematic Universe. E allora torna anche quella voglia di guardare il film fino alla fine dei titoli di coda, con le scene post credits che sono importanti quasi quanto il film. Maurizio Ermisino

Voto: ☆☆☆ ½

(Super)eroismo per tempi oscuri

Thunderbolts Wyatt Russell David Harbour  Hannah John Kamen  Florence Pugh Cast
I protagonisti di Thunderbolts*

L'MCU ha deciso finalmente di affrontare l'ovvio, cioè che il mondo è cambiato, che siamo cambiati noi e che è, ovviamente, cambiato anche lui. Il passato non funziona più, quel supereroismo lì non funziona più (è "una favoletta") e rievocarlo non è altro che una farsa. Quel supereroismo, ad oggi, è comparabile ad uno status schizofrenico. Bisogna trovarne uno nuovo, uno che sia in grado di dare la misura dei tempi (oscuri) che stiamo vivendo. Il primo passo, secondo Marvel, è prendere atto che prima di salvare il mondo bisogna fare i conti con noi stessi attraverso un gesto di dolorosa consapevolezza. Dolorosa perché passa attraverso la presa di coscienza che la nostalgia è null'altro che un ricatto privo di una reale traccia (un'ammissione che definire traumatica è dire poco) e impedisce di vedere il vuoto che c'è dietro qualsiasi tentativo di clownesca riproposizione.

Thunderbolts è la prima pellicola che decide di fare questa operazione di autoanalisi e decide di farlo rileggendo proprio il film che segnò la nascita di quella favol(etta) sul grande schermo, il primo capitolo dedicato ai Vendicatori. Di fatto il film di Jake Schreier è il suo perfetto contraltare visto che sposta la lotta dall'esterno dei protagonisti al loro interno. Una scelta che consente all'MCU, banalmente, di tornare a parlare di noi. Che è stato sempre, al netto di tutto il resto, il motivo della longevità del suo enorme successo. 

Jacopo Fioretti

Voto: ☆☆☆ ½

Thunderbolts e il fattore Joanna Calo

Thunderbolts Florence Pugh Scena
Thunderbolts*: Florence Pugh sull'orlo di un grattacielo

Thunderbolts è il film che salva la Marvel dal declino? Chissà, certo è, quello di Jake Schreier, è un titolo che funziona perché, dopo una sequela di titoli dimenticabili, ha il coraggio di rompere le regole. Come? Semplice: l'intrattenimento torna ad essere anche dramma, incentrato su un gruppo di personaggi prontamente identificabili con ciò che siamo. Un cinecomic che affronta i mali contemporanei, facendo della depressione il villain numero uno. Una concentrazione non banale, e se vogliamo anche necessaria visti i tempi. Altro punto a favore, Schreier sceglie di non rifugiarsi nella solita final battle, invertendo le regole di una certa messa in scena. Ultima cosa, lo script è co-firmato da Joanna Calo, la stessa che ha realizzato The Bear. Damiano Panattoni

Voto: ☆☆☆ ½

Thunderbolts* ovvero Come ti rilancio (alla grande) il MCU

Thunderbolts Florence Pugh Scena
Una scena del film Marvel

Una volta a un fan del MCU bastava udire le prime note dell'intro per vedere salire alle stelle il proprio entusiasmo, già abbondantemente alimentato da tutto ciò che, nei mesi precedenti, circondava il nuovo titolo in uscita. Eppure, era da tanto che questa sensazione non sembrava più così familiare e, negli ultimi tempi, era probabilmente diventata a discrezione di pochi, in poche occasioni. Con Thunderbolts, però, il ritornello sembra essere cambiato. La sensazione dopo aver visto il film diretto da Jake Schreier e scritto da Eric Pearson e Joanna Calo è quella di aver beccato in radio quella canzone che sapevi stesse per uscire, che prometteva anche bene, ma che non pensavi potesse prenderti così tanto. Quella canzone dei tuoi artisti preferiti che da tempo, tuttavia, non sfornavano un album che ti restasse così impresso. Quella canzone che speravi con tutto il cuore che potesse essere la loro nuova, grande hit e che, pensa un po'... Lo è davvero.

Thunderbolts* è un film che funziona perché parla (anche) di noi Thunderbolts* è un film che funziona perché parla (anche) di noi

Thunderbolts arriva sul concludersi della Fase 5 del MCU, ma rappresenta di fatto un vero e proprio rilancio per un universo di storie che era da tempo alla ricerca di una svolta decisiva: svolta che viene non dal più quotato supereroe del momento, ma da un gruppo di antieroi alquanto relatable finiti insieme un po' per caso, un po' per destino, ma sicuramente accomunati da un passato ricolmo di ombre e di dolore. E sono proprio i loro trascorsi, le loro difficoltà passate e presenti - e il modo in cui questi vengono affrontati e rappresentati sullo schermo - a dare un notevole spessore a una pellicola che non sta solo vincendo, ma anche convincendo. Dalle interpretazioni ficcanti (Florence Pugh su tutti) dei suoi interpreti, alla maestria con cui si riesce a bilanciare comico e drammatico (alla faccia dei detrattori del comico relief marveliano), Thunderbolts ci presenta una sessione di terapia gratuita che, nel suo piccolo, oltre che funzionare probabilmente meglio di tante più "ufficiali", fa uscire anche contenti e soddisfatti dal cinema, nuovamente pieni di curiosità per ciò che il MCU ha in serbo per noi in futuro.  Laura Silvestri

Voto: ☆☆☆☆ ½

Non sono gli Avengers che meritiamo ma quelli di cui abbiamo bisogno

Thunderbolts Wyatt Russell Hannah John Kamen Lewis Pullman
Thunderbolts*: Wyatt Russell, Hannah John-Kamen, Lewis Pullman in una sequenza

I Thunderbolts si sono presentati fin da trailer e poster promozionali come gli anti-Vendicatori del Marvel Cinematic Universe (con tanto di asterisco, appunto). Eppure, nonostante le vibes da Suicide Squad e Guardiani della Galassia come gruppo improbabile di (non)eroi chiamati a salvarsi la pelle e forse nel mentre per sbaglio salvare anche il mondo, l'ensemble ottenuto dall'ultimo film della Fase Cinque è qualcosa di stranamente coerente e coeso. Con quel pizzico di cuore che non guasta. Non avranno sicuramente presenza e carisma degli Avengers originari eppure c'è qualcosa in loro che te li fa ricordare ai titoli di coda (dove è consigliabile rimanere in sala), nonostante l'insistenza verso la risata spesso ridondante e fuoriluogo. Sarà il dilemma familiare alla base di ognuno di loro; sarà la malattia mentale come strumento narrativo per raccontare un'instabilità anche politica e sociale; sarà il trio formato da Florence Pugh, Julia Louis-Dreyfus e Lewis Pullman. Sarà forse che, semplicemente, non si esce dal cinema annoiati o perplessi dopo tanto tempo. Federico Vascotto

Voto: ☆☆☆ ½

Thunderbolts* e "un film sul concetto di comunità": intervista a Julia Louis-Dreyfus e Geraldine Viswanathan Thunderbolts* e 'un film sul concetto di comunità': intervista a Julia Louis-Dreyfus e Geraldine Viswanathan

La sindrome da personaggio secondario

Thunderbolts Geraldine Viswanathan
Julia Louis-Dreyfus e Geraldine Viswanathan in una scena

Che bella idea di cinema, quella di Thunderbolts. Il film del post Avengers: Endgame (Guardiani della Galassia Vol. 3 lo mettiamo in una categoria a parte) che meglio riallinea le complesse istanze sopra le quali si muovono gli astri del MCU, mix di progetto editoriale, progetto economico, progetto culturale in dialogo stretto con le vibrazioni generazionali. E cosa c'è, oggi, di più identificativo per quella generazione che con il MCU è cresciuta - la Gen Z - se non la 'sindrome da personaggio secondario' in un mondo-cimitero incupito dall'ombra di un vuoto in colore d'abisso? Finalmente, poi, il ritorno a una parvenza di regia, di coerenza visiva, soprattutto di fiducia nel valore della scrittura e delle performance. Alessio Zuccari

Voto: ☆☆☆ ½