Abbiamo più volte avuto occasione di parlare di una certa rinascita di un genere capace di raccontare la criminalità ed i giochi di potere nel nostro paese. Un percorso iniziato da Romanzo criminale e proseguito tra cinema e televisione fino a Gomorra e Suburra, diventando un vero e proprio filone conosciuto e apprezzato anche al di fuori dei nostri confini. Lo dimostra l'incredibile numero di paesi nei quali è stata venduta Gomorra - La Serie, che l'estate scorsa ha saputo conquistare anche gli USA, ma lo conferma un ulteriore aspetto: che per vedere le prime immagini e la prima presentazione pubblica dell'adattamento di Suburra per il piccolo schermo siamo dovuti volare a Berlino.
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L'occasione è stata infatti l'evento See What's Next di Netflix, al quale abbiamo orgogliosamente partecipato per vivere una giornata all'insegna delle produzioni che tanto amiamo ed una panoramica di quelle che ci prepariamo a guardare nel corso di questo 2017, dall'imminente Tredici alle prime produzioni europee del canale streaming, tra le quali figura proprio la nostra Suburra, ed il Mindhunter di David Fincher. Una presentazione, quella della serie ispirata al film di Stefano Sollima, alla quale hanno preso parte la produttrice esecutiva Gina Gardini, il regista Michele Placido e le due star Alessandro Borghi e Filippo Nigro.
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Dal film alla serie
Come già sappiamo dal film di due anni fa, tratto dal romanzo di Giancarlo De Cataldo, il termine Suburra descrive un antico quartiere di Roma, dove i diversi poteri della città si incontravano in segreto. Un nome che diventa un concetto più astratto, come ci spiega la produttrice Gardini, ovvero l'idea che per governare Roma oggi la Chiesa, la politica, gli imprenditori privati ed i criminali debbano lavorare a braccetto, formando alleanze. Un'esigenza dovuta alle caratteristiche peculiari di una città in cui questi grandi poteri sono costretti a coesistere in un raggio d'azione piuttosto circoscritto. La serie messa in cantiere da Netflix è ovviamente un adattamento del film omonimo, ma ne è un prequel ambientato sette anni prima e segue le vicende di sei personaggi: alcuni di essi sono già noti, come Numero 8, che controlla la parte sud di Roma, lo zingaro Spadino che gestisce un piccolo territorio ad est della città, e Samurai, altri sono tra le novità della serie, e cioè il giovane poliziotto Lele, un idealista politico di sinistra dal nome di Amedeo Cinaglia, e Sara, consulente finanziaria interna al Vaticano.
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20 giorni, 10 episodi
Questi sei personaggi, o meglio lo scontro tra di loro per la ricerca del potere, rappresentano il cuore di una serie che, rispetto al film, può dare maggior spazio ai suoi protagonisti. "Il film doveva fare i conti con la durata limitata", spiega la Gardini, che aggiunge come "la serie può essere più character driven avendo più tempo a disposizione. Può esplorare i tre diversi mondi, la Chiesa, lo Stato e la criminalità, in modo molto equilibrato". Lo scontro tra queste figure nasce dalle dimissioni del Sindaco, che diventeranno effettive nel giro di venti giorni, e Suburra racconta proprio questo intervallo di tempo in dieci intensi episodi con la qualità che il maggior budget a disposizione assicura. "A livello internazionale", spiega Placido, "abbiamo più soldi e tecnologia e questo ci permette di raccontare una grande storia", ma non nasconde le difficoltà di quella che è una vera e propria sfida, supportata da un grande entusiasmo da parte di tutte le forze in gioco.
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La libertà di Netflix
Una sfida accettata con la consapevolezza di poter dire qualcosa di nuovo. "La cosa bella di Netflix", dice Placido, "è il poter andare oltre. In una serie televisiva tradizionale prodotta in Italia, ci saremmo censurati in partenza, sapendo che alcune cose non si possono dire. Con Netflix abbiamo la libertà di fare quello che ci pare. E Suburra è quello che ci pare". Si è potuto quindi osare, anche in termini di sesso e violenza, ma senza strumentalizzarli per fare pure spettacolo. "Abbiamo cercato di mostrare la verità di certi aspetti che sono legati al mondo criminale" ha spiegato ancora Placido, "come può essere la prostituzione di una minorenne buttata sul mercato per sedurre un politico" o altre degenerazioni del mondo del potere, nel quale sesso e denaro sono fondamentali per smuovere le acque. Aspetti che creeranno non pochi problemi alla co-produttrice RAI quando dovrà mandare in onda la serie un anno e mezzo dopo la diffusione su Netflix, ma la Gardini e Placido non ne sono preoccupati: "La Rai ha abbracciato questo nuovo modo di raccontare televisivamente", ha spiegato la Gardini, ma il vero entusiasmo traspare dalle parole del regista: "Finalmente la Rai osa. Rischia. È questo il bello!". Ma ricorda anche come alcuni suoi progetti personali siano sempre stati bocciati dalla Rai: "Vediamo cosa faranno quando vedranno quello che abbiamo fatto", ha aggiunto.
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Sei personaggi in cerca di interpreti
Una libertà, una democrazia di Netflix, presente anche a livello di casting e di distribuzione dei ruoli senza avere i soliti volti. E Michele Placido ha riservato grande attenzione a questo aspetto: "Avendo una storia d'attore", ha spiegato a Berlino, "quando dirigo mi piace essere nei personaggi, mostrare materialmente al cast come devono comportarsi, che sia una prostituta che deve sedurre un politico o qualcuno che deve massacrare una vittima. In una serie i personaggi hanno bisogno di una vitalità importante dal punto di vista della regia". "La differenza fondamentale è il tempo a disposizione" conferma Borghi, unico rimasto nella transizione dal grande al piccolo schermo, "cerchiamo di raccontare un personaggio sotto molti più aspetti di quello che abbiamo potuto fare nel film ed essendo un prequel ci permette di indagare maggiormente il suo passato". Troveremo infatti le figure del padre e della sorella, che si è sostituita alla madre nella crescita di Numero 8 e deve dimostrare a sua volta di avere le carte in regola per portare avanti la famiglia. La chioma bionda di Borghi ha ovviamente fatto sorgere domande sul look, che nella serie è molto diverso. "Abbiamo scelto un'altra strada", ha spiegato l'attore, "perché era interessante raccontare un cambiamento che arriverà".
"La serialità di permette un tipo di lavoro diverso", conferma anche Filippo Nigro ricordando come in passato volesse fare più cinema che televisione, mentre andando avanti ha potuto apprezzare l'attenzione che si può dedicare al proprio personaggio in un format di tipo seriale. Anche lui, però, sottolinea come una figura come il suo Amedeo Cinaglia sarebbe stato boccata in una serie per la TV generalista: "Lo abbiamo realizzato in modo molto più vero e credibile, ma si pensa che il pubblico di una serie generalista debba essere rassicurato". Nigro spiega che Cinaglia è un consigliere comunale, presidente della Commissario Urbanistica di Roma. "È quello che deve decidere gli appalti e questo ruolo nevralgico lo fa avvicinare a Samurai", un incontro che fa iniziare la sua storia e gli fa capire che per prendere il potere deve iniziare a fare compromessi, abbandonando la sua natura idealista.
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La Suburra di Netflix
A Berlino abbiamo potuto vedere anche un primo teaser della serie Netflix, non ancora diffuso online. Immagini accompagnate da una musica evocativa, che si fa poi più ritmata ed elettronica per sottolineare un montaggio serrato di sequenze che fanno ben sperare per una messa in scena potente e coraggiosa, in linea con lo spirito che è venuto fuori nel corso del panel al See What's Next di Berlino. In attesa di ulteriori aggiornamenti, immagini ed una data ufficiale di distribuzione sul servizio streaming, ricordiamo che nel cast della serie prodotta da Cattleya sono presenti anche Claudia Gerini, Francesco Acquaroli, Giacomo Ferrara ed Eduardo Valdarnini.