I 15 migliori titoli di testa dei film

Ecco quali sono i migliori titoli di testa che introducono un film, che hanno saputo affermarsi non solo come momenti introduttivi alla pellicola di riferimento, ma come vere e proprie opere d'arte a parte.

Jeffrey Dean Morgan, Malin Akerman, Billy Crudup, Matthew Goode, Patrick Wilson e Jackie Earle Haley sono i vendicatori mascherati del film Watchmen
Jeffrey Dean Morgan, Malin Akerman, Billy Crudup, Matthew Goode, Patrick Wilson e Jackie Earle Haley sono i vendicatori mascherati del film Watchmen

Si spengono le luci in sala. Finalmente è giunto il momento di aprire quel varco mistico, al confine con il sogno, tra la luce e il buio. Un battito di ciglia e si supera la frontiera della realtà per immergersi in quella del possibile e della meraviglia. Un viaggio alla velocità di 24 fotogrammi al secondo che termina, in media, tra i 90 e 120 minuti con la fine prescrittiva: "The End", "Fine". Il cinema è un gioco che ti trascina sin dalla sua fase di avvio, dal momento in cui a prendere per mano lo spettatore e accompagnarlo a inizio di questo nuovo viaggio sono quei titoli di testa una volta tanto curati e adesso sempre più in via di estinzione. Vittime sacrificali di un desiderio quanto mai dilagante di annullare il senso di alterità rispetto all'ordinaria realtà, i titoli di testa finiscono per essere una delle parti a cui gli spettatori prestano meno attenzione durante la visione di un film, dimenticandosi che dietro quei brevi istanti si nascondono indizi epifanici circa i sentimenti, le ideologie, e le storie che si apprestano ad aprirsi dinnanzi a noi. Sono quadri, dettagli del corpo umano, gallerie urbane di scatti o panoramiche di città, chiamati a stringere con il mondo diegetico un legame stretto, inossidabile, di analogia e fedeltà.

Nati all'inizio del XX secolo con il compito di attirare e tenere desta l'attenzione dello spettatore, i titoli di testa sono la freccia di Cupido che fa scoccare la scintilla d'amore con la storia narrata, preludio simbolico con le immagini che li accompagnano senza il quale la macchina del cinema risulterebbe inferiormente d'impatto. Sipari su un mondo pronto a generarsi e morire nel tempo di una visione, questi elementi imprescindibili negli ultimi anni si sono ridotti a meri elenchi di nomi di attori, registi, collaboratori da liquidare nel più breve tempo possibile in nome di un'immersività spettatoriale immediata. Ciononostante, continua a resistere una schiera di autori che, influenzati dalla propria formazione culturale e stilistica, vedono nei titoli di testa uno strumento prezioso per le proprie opere. Sono cantori di una tipologia di cinema improntato sull'investitura di segni rivelatori e prefigurativi circa il contenuto narrativo, emozionale e ideologico dell'opera cinematografica, ora racchiusi nella forma di momenti sospesi come solo gli opening-credits sanno essere. Sono tanti, tantissimi, i titoli di testa che hanno ascritto nel pantheon dei capolavori del cinema uno e migliaia di film. Pochi secondi, poche scritte, qualche animazione o gioco psichedelico, ed ecco che questi sipari introduttivi si ritrovano a dialogare intimamente con il nostro inconscio, risvegliando emozioni assopite o sentimenti sempre in agguato, per anticipare più o meno velatamente, temi e avventure da affrontare insieme in quell'universo parallelo chiamato "film". Noi abbiamo selezionato per voi i 15 migliori titoli di testa dei film al cinema, ecco quali sono.

1. VERTIGO (1958)

Kim Novak, di spalle, in una scena de La donna che visse due volte
Kim Novak, di spalle, in una scena de La donna che visse due volte

Dici "titoli di testa", e pensi subito a "Saul Bass". L'illustratore statunitense è stato l'artefice di un nuovo modo di concepire gli opening credits cinematografici, elevandoli a vere e proprie opere d'arte. Oltre ad Anatomia di un omicidio (i cui I titoli di testa sfruttano la stessa composizione ideata sempre da Bass per la locandina, definita da Martin Scorsese come "immagine emblematica, immediatamente riconoscibile ed intimamente legata al film") il grande capolavoro di Saul Bass è senza ombra di dubbio l'apertura di Vertigo - La donna che visse due volte. Con Alfred Hitchcock Bass collaborerà anche per Intrigo Internazionale e Psycho, ma c'è qualcosa di ipnotico, perturbante e disorientante che investe lo spettatore sin da queste prime immagini, anticipando il senso di vertigine e sdoppiamento della visione, così come della realtà, che caratterizzerà il resto del film. Per la sua realizzazione Bass si ispirò al surrealismo di Buñuel sottolineando immediatamente uno dei motivi cardini dell'intera pellicola (si pensi agli incubi di Scottie, o allo chignon di Madeleine): la spirale. Come un'autopsia pronta a dissezionare in ogni singola parte il corpo e il volto femminile (un po' come farà Scottie che modellerà su immagine e somiglianza delle proprie ossessioni la povera Judy/Madeleine), i titoli di testa partono dal volto tagliato di una donna per poi spostarsi prima sula bocca, poi su un occhio dal quale ecco emergere, non a caso, una spirale.

2. LA PANTERA ROSA (1963)

Peter Sellers è l'ispettore Clouseau
Peter Sellers è l'ispettore Clouseau

Tra i titoli di testa rimasti impressi nella memoria collettiva, un posto d'onore lo merita senza alcun'ombra di dubbio La pantera rosa. Dall'iconico tema musicale di Henry Mancini, passando alla comparsa sulla scena della celebre pantera animata, vero e proprio ponte diretto con i rimasugli della nostra infanzia, se il film di Blake Edwards è riuscito a superare i confini del tempo e l'incuria degli anni, è grazie anche alla potenza evocativa dei propri titoli di testa, veri e propri tormentoni di un film senza età e - soprattutto - per tutte le età. Un successo immediato quello dei titoli creati da Hawley Pratt capaci di dar vita a una serie di ben 124 cortometraggi animati con protagonista la pantera che fa capolino tra una scritta e l'altra (alzi la mano chi da piccolo non aveva capito che in realtà la pantera rosa era un prezioso diamante) ai quali sono seguiti ben 9 lungometraggi dedicati a questo franchise dal successo imperituro.

3. IL LAUREATO (1967)

Il laureato: Dustin Hoffman in un momento del film
Il laureato: Dustin Hoffman in un momento del film

In un mondo saturo di effetti speciali e CGI, a volte la semplicità è la vera chiave del successo. È così per una delle sequenze di apertura più amate e conosciute al cinema (tanto che il regista Quentin Tarantino ne ha preso in prestito l'idea per il suo Jackie Brown): stiamo parlando de Il Laureato. Gli opening credits del film di Mike Nichols compaiono con eleganza e senza interferire con la visione dell'iconico personaggio di Benjamin Braddock (interpretato da Dustin Hoffman) mentre percorre i corridoi di un aeroporto. Decine di personaggi lo affiancano di fretta, passandogli silenziosi a fianco senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. E intanto sotto scorre melanconico, come l'anima del personaggio, "The Sound of Silence" di Simon & Garfunkel. La stessa immagine che si reitera all'infinito; la musica in sottofondo; i nomi degli interpreti, dei produttori e del cast tecnico che fanno capolino sullo schermo. Pochi ingredienti, e voilà, il capolavoro è servito.

4. BRIAN DI NAZARETH (1976)

Brian di Nazareth
Brian di Nazareth

Le animazioni a cura di Terry Gilliam sono sempre state una parte intrinseca essenziale nella produzione dei mitici Monty Python, ma è con i titoli di testa di Brian di Nazareth che il regista raggiunge il proprio apice creativo. Prendendo in prestito le sequenze iniziali di colossal biblici come I dieci comandamenti, Gilliam crea una versione speculare e opposta, del tutto parodica (dopotutto lo stesso film è una satira religiosa), supportata dalla voce di Sonia Jones (e non Shirley Bassey come molti sono tentati a pensare) che intona il tema musicale "Brian Song" dalle reminiscenze bondiane, simili a quelle di Agente 007, missione Goldfinger.

5. TORO SCATENATO (1980)

Robert De Niro in una immagine iconografica di Toro scatenato
Robert De Niro in una immagine iconografica di Toro scatenato

Un bianco e nero che colpisce al cuore con la forza accecante di mille e più colori. La Cavalleria Rusticana di Mascagni in sottofondo; un Robert De Niro in penombra pronto a saltare sul ring della vita, mandando KO il proprio pubblico con un'interpretazione magistrale; e nel mentre, ecco fare la loro comparsa i titoli di testa in una delle aperture più belle e suggestive di sempre. C'è chi ha già riconosciuto di che film stiamo parlando - Toro Scatenato - e chi mente. Già perché il capolavoro di Martin Scorsese riesce a sferrare i suoi primi, decisivi attacchi, al proprio pubblico durante i primi secondo di film, tra le corde di un ring sul quale un uomo in, accappatoio e cappuccio alzato, si sta preparando per il match. La magia ha ora inizio. Le bocche possono spalancarsi.

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6. LE IENE (1992)

Una scena di Le Iene
Una scena di Le Iene

Era il 1992 quando un giovane Quentin Tarantino si apprestava a rivoluzionare il concetto di cinema americano indipendente e, soprattutto, di cinema postmoderno. Ricco di citazioni nascoste, Le Iene si impone immediatamente come un film di culto, grazie soprattutto a quei semplici, eppure così d'effetto, titoli di testa. I nomi di registi, attori e collaboratori illuminano gli occhi degli spettatori con il loro carattere giallo, mentre in ralenti i propri protagonisti camminano sulle note di "Little Green Bag" di George Baker. Una manciata di minuti, ed ecco pronta una sequenza capace di rimanere impressa negli annali del cinema.

7. FIGHT CLUB (1999)

Edward Norton in una scena di Fight club
Edward Norton in una scena di Fight club

La luce in sala si spegne e lo schermo si illumina. Mentre i titoli di testa fanno la loro comparsa sullo schermo al ritmo del brano "Stealing Fat" dei Duster Brothers, sullo sfondo ecco apparire strani disegni geometrici. Un veloce movimento all'indietro, alternato da flash accecanti, e le forme assumono dimensioni sempre più indistinguibili. È una corsa sfrenata quella che apre Fight Club e che si interrompe non appena lo spettatore allibito si accorge di essere stato, nell'arco di pochi secondi, della stessa sostanza di cui è fatta una goccia di sudore ricolma di paura e ora pronta a scendere dalle guance del protagonista immortalato con una pistola ficcata in gola. Prima ancora di entrare nella testa inceppata del personaggio interpretato da Edward Norton, il pubblico viene catapultato da David Fincher nel corpo del suo protagonista. Con uno straordinario stravolgimento del punto di vista, il regista riesce a comunicare al proprio spettatore, alienandolo e stravolgendolo, che la comprensione del film passa non più per l'osservazione oggettiva della vicenda, ma attraverso uno sguardo altrettanto alienato, che non sempre combacia con quello che a primo acchito considereremmo reale. I titoli di testa di Fight Club non sono esercizi di stile, bensì saggio visivo della volontà del regista di raccontare anti-eroi del nostro tempo, paladini di una realtà alienata, corrotta, malfunzionante.

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8. NAPOLEON DYNAMITE (2004)

Jon Heder ed Efren Ramirez in una scena di Napoleon Dynamite
Jon Heder ed Efren Ramirez in una scena di Napoleon Dynamite

Il film indie di Jared & Jerusha Hess può non essere invecchiato benissimo nel corso dell'ultima decade, ma la sequenza iniziale con i titoli di testa rimane ancora impressa nella mente dello spettatore. Filtrati da una patina dal sapore vintage di anni Settanta e una fotografia color pastello tanto cara a Wes Anderson, i titoli di testa di Napoleon Dynamite fanno la loro comparsa ora su piatti colorati della mensa scolastica, adesso su penne e tessere studentesche. Il tutto attorniato da una nostalgia di anni passati, modificati dalla potenza del ricordo capace di edulcorare anche anni non sempre felici come quelli della scuola. A impreziosire il tutto ci pensa il brano dei The White Stripes "We're Going To Be Friends".

9. ZOMBIELAND (2009)

Un'immagine di Zombieland
Un'immagine di Zombieland

Nel 2004 toccò a Edgar Wright con il suo L'alba dei morti dementi; cinque anni più tardi fu invece la volta di Ruben Fleischer che con il suo Zombieland apportò una nuova ventata di freschezza e smaccato umorismo al genere zombie. Se il film del 2009 è così amato è per una potenza visiva e una strabordante ironia già ampiamente anticipata dai divertenti titoli di testa. Dopo che il personaggio di Jesse Eisenberg ha introdotto le sue regole essenziali per una buona sopravvivenza a un'apocalisse zombie, ecco che i titoli di testa possono fare la loro comparsa, adattandosi e integrandosi perfettamente alle immagini che scorrono loro a fianco, sopra e sotto, tra ralenti, cadute vertiginose, sangue a cascata e riprese fortemente angolate. Il tutto mentre in sottofondo viene lasciata scorrere a tutto volume "For whom the bell tolls" dei Metallica.

10. WATCHMEN (2009)

Un'immagine del film Watchmen
Un'immagine del film Watchmen

Bisogna aspettare cinque minuti dall'inizio, ma una volta che i titoli di testa fanno la loro comparsa l'attesa ha un gusto del tutto nuovo. Già, perché quelli di Watchmen non sono dei semplici opening-credits. Sono parte integrante di un cortometraggio suggestivo di cinque minuti e 21 secondi a opera della yU+Co (società specializzata in tali sequenze e in filmati pubblicitari) di sublime attrazione e fascino senza tempo. Breve filmato di antefatti quasi interamente ucronici che vanno dal 1939 al 1985, tra ralenti e dissolvenze i titoli di testa del film di Zack Snyder sono una monumentale glorificazione dell'universo presentato, sottolineata empaticamente dall'impiego in sottofondo della celebre ballata di Bob Dylan "The Times They Are A Changin'" (1964). In un microuniverso in cui nulla è lasciato al caso, a circondare questo prologo d'impatto sono una serie di dettagli di squisita raffinatezza, che vanno dalla costante presenza di un fotografo o di un televisore sulla scena, alle copertine di Batman appese ironicamente sulle pareti nella scena iniziale, fino ai tableaux vivants di rinascimentale memoria, come quello del banchetto allestito per il pensionamento di Sally che strizza l'occhio a L'ultima cena di Leonardo da Vinci.

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11. MILLENIUM - UOMINI CHE ODIANO LE DONNE (2011)

Millennium - Uomini che odiano le donne: Rooney Mara in una immagine promo
Millennium - Uomini che odiano le donne: Rooney Mara in una immagine promo

Se ti chiami David Fincher non c'è nulla che sfugge al tuo controllo, e così anche i titoli di testa diventano un'opera d'arte a parte. Così è stato per Seven, Fight Club e, nel 2011, con il remake di Millenium - Uomini che odiano le donne. Ingiustamente bistrattato, il film vive su una violenza silente sempre accennata, e solo verso le fasi finali lasciata libera di mostrarsi in tutta la sua potenza. Il buio che adombra l'animo umano è della stessa materia infiammabile che cosparge i corpi dei titoli di testa del nono film di David Fincher. Prendendo ispirazione da Chris Cunningham, l'opera affida la propria sequenza iniziale a silhouette ricreate in CGI dei due protagonisti, Rooney Mara e Daniel Craig immergendoli di una sostanza che sa di incubo, paura, mentre attorno è un groviglio di tentacoli fatti di cavi USB. Tra incendi, fenici che risorgono e liquido amniotico e vischioso di un colore nero pece, la vera carica di questi primi minuti si deve soprattutto alla rivisitazione del classico dei Led Zeppelin Immigrant Song a cura di Trent Reznor e reinterpretato dalla voce inconfondibile di Karen O.

12. 007: SKYFALL (2012)

007 - Skyfall: il tenebroso Daniel Craig in una scena del film
007 - Skyfall: il tenebroso Daniel Craig in una scena del film

Non si può parlare di titoli di testa senza citare la saga dell'agente segreto più famoso al mondo. Quel tema musicale riconoscibile tra mille, e la "gunbarrell" di Maurice Binder hanno dato in eredità ai posteri uno dei più iconici personaggi cinematografici di sempre, decretando l'agente Bond nato dalla mente di Ian Fleming, icona di stile e di perfetto cinema d'azione. La gunbarrel (l'iconico movimento di 007 verso il centro della scena da dove sparerà verso il pubblico, emulando il finale del cortometraggio muto di Edwin S. Porter, The Great Train Robbery) da DR. No - Licenza di uccidere non è mai rimasta immutata, ma anzi ha spesso cambiato vesti nel corso degli anni. Eppure, quello qui selezionato - Skyfall di Sam Mendes - è il secondo film della saga (il primo è stato Quantum of Solace) a fare a meno della gunbarrell a inizio film, lasciando che sia una sequela di immagini dalla forte carica suggestiva e onirica a fare da sfondo ai propri titoli di testa. Sono dettagli di volti e oggetti prestati dalla sfera del sogno, dove il sangue si mescola alle profondità dell'oceano e le figure femminili si vestono di una carica attrattiva tipica da sirena. Al resto ci pensa la voce potente di Adele, premio Oscar nel 2013 proprio per il brano "Skyfall".

13. CHIAMAMI COL TUO NOME (2017)

Chiamami con il tuo nome: Armie Hammer e Timothee Chalamet in una scena del film
Chiamami con il tuo nome: Armie Hammer e Timothee Chalamet in una scena del film

Il ricordo di Bernardo Bertolucci si imprime con forza ed eleganza in ogni leggera sfumatura di Chiamami col tuo nome. Le lezioni apprese da Luca Guadagnino dal regista di Parma sono un omaggio continuo che fa capolino già dai titoli di testa del suo film tratto dall'omonomo romanzo di André Acimen. Come tessere di un puzzle dalla forte carica erotica, le parti corporee di numerose statue greche si mostrano nella loro attrattiva bellezza, riempendo sì gli occhi dello spettatore di arte, ma anche e soprattutto anticipando simbolicamente il lavoro di Olivier (studioso di arte antica interpretato da Armie Hammer) e quel legame fisico, improvviso, di incendiaria passione che lo legherà al giovane protagonista Elio (uno straordinario Timothée Chalamet). In un paese come l'Italia dove la maggior parte dei titoli di testa al cinema sono piattamente appoggiati sulle immagini dell'incipit, o addirittura liquidati secondo un protocollo sempre identico a se stesso, Guadagnino rientra di diritto in quella stretta cerchia di registi che tentano di conservare un aspetto artistico degli opening-credits, tramutandoli in immagini di impatto, o collage iconografici, anticipatori di sogni, speranze o semplicemente temi narrativi da trattare in seguito.

14. BABY DRIVER - IL GENIO DELLA FUGA (2017)

Baby Driver - Il genio della fuga: Ansel Elgort in una scena del film
Baby Driver - Il genio della fuga: Ansel Elgort in una scena del film

In alto, in basso, a destra, o a sinistra. Compaiono di soppiatto e a passo di danza i titoli di testa in Baby Driver - Il genio della fuga. Perché il piano sequenza che segue l'adrenalinica opening-scene della rapina, è una coreografia colorata, studiata nei minimi dettagli, in cui Baby (Ansel Elgort) diventa un tutt'uno con l'ambiente cittadino che lo circonda. Fratello gemello del piano sequenza che apre L'alba dei morti dementi, quello di Baby Driver è un'apertura anticipatrice del ritmo serratissimo e a passo di danza che è pronto a svilupparsi da lì a poco. Un balletto movimentato e indiavolato a cui i titoli di testa non hanno saputo sottrarsi.

15. JOJO RABBIT (2019)

Jojo Rabbit Roman Griffin Davies Taika Waititi Sam Rockwell
Jojo Rabbit: Roman Griffin Davis, TaiKa Waititi e Sam Rockwell in una scatenata sequenza

Vivere in piena dittatura significa essere soggetti involontari della potenza mediatica della propaganda. Il leader politico si sveste della sua natura (dis)umana per offrirsi agli occhi del proprio popolo a titolo di divinità. Messia del male che non chiede, ma obbliga, di essere venerato, adorato, quella che si viene a creare attorno ad Adolf Hitler è una vera e propria mania, simile a quella nata per i Beatles negli anni Sessanta. Un'analogia che non sfugge di certo a un regista come Taika Waititi, capace con il suo Jojo Rabbit di prendere di mira il nazismo, e attaccarlo con la forza delle risate e dell'innocenza di un bambino. Perché alla fine anche il suo piccolo Jojo è vittima del carnefice, ipnotizzato da quella figura da adorare. Jojo venera Hitler come quello che oggi definiremmo un "fan accanito". Ecco allora spiegata la genialità sottesa all'utilizzo di filmati di archivio in cui il popolo tedesco celebra il proprio Fuhrer con in sottofondo la versione tedesca di "I Want to hold your hand" dei Bealtes durante i titoli di testa del suo Jojo Rabbit. Un accostamento perfetto, grazie al quale già a partire dai propri opening-titles, Waititi mette le mani avanti anticipando la forza dissacrante con cui asfaltare un'ideologia che non deve ritornare.