L'universo di di J.R.R. Tolkien al cinema

Definito "infilmabile" da Stanley Kubrick, Il signore degli anelli ha prodotto, grazie a Peter Jackson, una delle trilogie cinematografiche più belle e popolari della storia del cinema. E ora aspettiamo The Hobbit...

La nascita della saga letteraria

Il signore degli anelli di J.R.R. Tolkien, uscito in tre volumi - La compagnia dell'anello, Le due torri, Il ritorno del re - tra il 1954 e il 1955 dopo una lunga gestazione sia creativa che editoriale, divenne in pochi anni uno dei i libri più popolari della letteratura angloamericana, e una lettura obbligata per i giovani di lingua inglese; la diffusione che il libro ebbe nei decenni successivi fece presto pensare ad una riduzione cinematografica, ma il Professore non si accontentava facilmente. Tolkien finì per cedere i diritti per l'adattamento filmico alla United Artists nel 1969, e tra i primi interessati al una trasposizione ci furono i membri di un certo quartetto di Liverpool. La versione beatlesiana doveva avere Paul McCartney nel ruolo di Frodo Baggins, Ringo Starr in quello di Sam, mentre George Harrison e John Lennon avrebbero interpretato rispettivamente Gandalf e Gollum. I Beatles proposero l'idea a Stanley Kubrick, che, pur essendo interessato, finì per declinare definendo i contenuti del romanzo "infilmabili" per la loro vastità.

La prima versione animata

Ci si provò con l'animazione, che per forza di cose risente molto meno dei limiti tecnici in cui doveva essere imbrigliata la maestosa creazione tolkieniana: nel 1977 Jules Bass e Arthur Rankin Jr. realizzarono per la TV americana una versione televisiva de Lo hobbit - il predecessore letterario de Il signore degli anelli, e l'anno dopo fu l'illustre animatore Ralph Bakshi a portare sul grande schermo la prima parte de Il signore degli anelli (in quello che, incidentalmente, fu il primo film a cui lavorò Tim Burton, il cui nome però non compare nei credits). Il film di Bakshi, innovativo nelle tecniche e ricco di suggestioni anni '70, ha i suoi meriti artistici e narrativi, ma s'interrompe, in maniera un po' troppo brusca, a metà della storia. Ovviamente era previsto un seguito, che però non vide mai la luce. Furono di nuovo Bass e Rankin jr. a realizzare la parte conclusiva della storia per la televisione, con il mediocre Il ritorno del re (1980).

Arriva Peter Jackson

E poi fu il silenzio, a parte una curiosa trasposizione live-action basata su The Hobbit e in parte anche The Lord of The Rings realizzata dalla TV finlandese nel 1993, e intitolata Hobitit.
Alla metà negli anni '90, la Miramax iniziò a elaborare il progetto di un ambizioso adattamento de Il signore degli anelli per la regia del neozelandese Peter Jackson, autore di alcuni bizzarri e innovativi film horror, e del brillante dramma Creature del cielo. Quando i proprietari della Miramax (ovvero la Disney) si tirarono indietro, sconcertati dalla mole dell'impresa, fu lasciata a Jackson la possibilità di continuare con un altro studio.
Nel 1999 il progetto approdò a casa New Line, con gli executive di Miramax Harvey Weinstein e Bob Weinstein, a mantenere i crediti di produttori esecutivi, e Jackson avviò l'impresa titanica di girare tre film di tale portata contemporaneamente, in barba allo scetticismo generale e ai timori del fan di Tolkien.
Ma con le tecnologie dell'anno 2000, la forza della visione di Jackson, e le magie dei laboratori della Weta Workshop e Weta Digital, Il signore degli anelli non era più infilmabile.

Una pioggia di Oscar

Il signore degli anelli - La compagnia dell'anello uscì nel dicembre del 2001, Il signore degli anelli - Le due torri nel dicembre del 2002 e il capitolo finale, Il signore degli anelli - Il ritorno del re, nello stesso mese dell'anno seguente: il successo critico e commerciale fu immediato, ed enorme. Tra i vari allori, la trilogia portò a casa 17 Oscar, quattro per La compagnia dell'anello, due per Le due torri e undici per Il ritorno del re, che vinse in tutte le categorie in cui era nominato. Le nomination, in totale, furono 30, con le quali la trilogia di Jackson superò il record di quella de Il padrino, a quota 28. In termini di incassi, The Lord of the Rings filmico nella sua interezza ha fatto staccare biglietti per quasi tre miliardi di dollari; in termini di ricezione critica, i film furtono definiti da voci eminenti "i più grandi della nostra epoca" e "una trilogia che non troverà presto, se mai troverà, il suo eguale".

Lo Hobbit: una promessa

Dopo il trionfo, Peter Jackson decise di dedicarsi a un altro dei suoi sogni, il remake di King Kong, con la tacita promessa ai fan della trilogia di occuparsi presto anche del "prequel" The Hobbit, che il regista neozelandese aveva avuto inizialmente l'intenzione di realizzare anche prima de Il signore degli anelli. I diritti per la realizzazione del film appartenevano di diritto alla New Line fino al 2010; a detenere quelli per la distribuzione era però ancora la United Artists, nel frattempo acquisita dalla Metro-Goldwyn-Meyer. La MGM affiancò quindi la New Line nello sviluppo di The Hobbit, almeno fino al momento in cui il co-fondatore della New Line, Robert Shaye, infastidito da una indagine voluta da Jackson sugli introiti da merchandising della trilogia, dichiarò nel gennaio del 2007 che l' "avido" regista neozelandese "non avrebbe più diretto un film per New Line". Di conseguenza, la MGM preferì arrestare i lavori di pre-produzione de Lo hobbit, non volendo realizzarlo senza Jackson. Nel corso dell'anno, Shaye cercò di rimediare alla situazione creatasi con il regista, e a settembre la New Line fu costretta a pagare una sostanziosa multa per non aver prodotto documenti sulle royalties incriminate.

Le controversie legali

Nel dicembre del 2007 arrivò l'annuncio che Peter Jakson sarebbe stato produttore esecutivo di due film tratti da The Hobbit, co-finanziati da New Line e MGM e ditribuiti fuori dagli Stati Uniti dalla 20th Century Fox, e quelche mese dopo fu annunciato che i film sarebbero usciti nelle sale il primo a dicembre 2011, il secondo a dicembre 2012.
Ma le controversie legali non erano finite: nel febbraio 2008 il Tolkien Trust, associazione benefica degli eredi del Professore, intentò una causa alla New Line per inadempienza contrattuale e frode, chiedendo un risarcimento di 220 milioni di dollari. Christopher Tolkien e i suoi associati affermarono che gli accordi prevedevano che al Tolkien Trust andasse il 7,5% degli incassi totali della trilogia (i quali, secondo le stime, ammontano a quasi 6 miliardi di dollari), e riuscirono a bloccare la produzione di The Hobbit.
Nel settempre 2009 si trovò un accordo per una cifra mai resa pubblica (ma i conti del Tolkien Trust mostrano la ricezione di un pagamento di 24 milioni di sterline), e lo sviluppo potè riprendere. Nel frattempo il regista messicano Guillermo Del Toro era stato chiamato al timone del progetto e aveva iniziato a lavorare al design e alla struttura con Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens, i tre sceneggiatori della trilogia Il signore degli anelli.

L'abbandono di Del Toro

Nel maggio del 2010, però, Del Toro, frustrato dai continui ritardi dovuti ai problemi finanziari della MGM, si ritirò con rammarico dal progetto; poche settimane dopo, emerse la voce che Peter Jackson era in trattative per girare lui stesso i due film. L'annuncio ufficiale arrivò il 15 ottobre 2010, quando New Line e Warner Bros., nel frattempo subentrata alla MGM, annunciarono che i due film, diretti da Jackson, sarebbero stati in 3D, e che la produzione era ufficialmente avviata. Nel frattempo, la International Federation of Actors aveva accusato gli studios coinvolti di aver concertato trattative al di fuori dalle norme sindacali, e "ordinò" ai suoi associati di non lavorare a Lo hobbit, tanto che Jackson paventò di doversi trasferire, per le riprese, nell'Europa dell'est. Il timore di perdere il munifico "turismo tolkieniano" cattivò alle associazioni degli attori unanimi antipatie in Nuova Zelanda, e dopo due giorni di trattative con il governo la Warner fece sapere che il film sarebbe stato girato nelle location previste.

Finalmente, il ritorno in Terra di Mezzo

La principal photography di The Hobbit è inizia finalmente il 21 marzo 2011, e un paio di mesi dopo giunge la conferma che i due film saranno intitolati The Hobbit: An Unexpected Journey e The Hobbit: There and Back Again. A pochi mesi dalla release del primo film, arriva la notizia che Lo hobbit diventa una trilogia, con l'aggiunta di un episodio di mezzo, Lo Hobbit: la desolazione di Smaug. Altra novità di grande rilievo è la decisione di Jackson di girare e distribuire i film, oltre che in verisone IMAX e in 3D, in una versione con rivoluzionario frame rate di 48fps (48 fotogrammi al secondo, il doppio di quelli che il cinema ha utilizzato negli ultimi 80 anni o giù di lì).)

The Hobbit: un viaggio inaspettato

Nonostante l'accoglienza un po' tiepida da parte della critica, che attacca soprattutto i 48fps e l'eccesso di dettaglio in un film della durate di 2 ore e 46 minuti il cui materiale d'origine è molto più snello di quello alla base de Il signore degli anelli, il primo episodio della serie Lo hobbit: un viaggio inaspettato è un successo al botteghino alla stregua di quelli della prima trilogia jacksoniana, e raggiunge il miliardo di dollari d'incasso, di cui circa 300 milioni solo sul mercato USA. Nel cast, al fianco di Martin Freeman nel ruolo dell'avventuroso Bilbo Baggins, ritroviamo Ian McKellen, Hugo Weaving, Cate Blanchett, Christopher Lee e Andy Serkis. Dei nuovi personaggi invece spiccano i Nani ovviamente, tredici in tutto, compreso il loro carismatico leader, Thorin Scudodiquercia che in questa versione ha il volto di Richard Armitage - anche se i favoriti del pubblico restano Fili (Dean O'Gorman) e Kili (Aidan Turner).

The Hobbit: la desolazione di Smaug

Il 22 dicembre 2013 debutta a Los Angeles il secondo capitolo di questa nuova trilogia tolkeniana che da un budget di 225 milioni riesce a incassarne 953 e rotti; il cast ritorna al completo ma il pubblico è impaziente di fare la conoscenza di Smaug/Benedict Cumberbatch; l'attore, come da tradizione ormai per la saga fantasy, ha fatto uso della tecnica di body motion capture per dare vita alla sua brillante interpretazione del drago. Il film vede il ritorno di Orlando Bloom, anche se in realtà Legolas non compare nell'opera letteraria. Inoltre è presente anche un personaggio nuovo di zecca, la bella elfa Tauriel, capo delle guardie di Mirkwood, interpretata da Evageline Lily. Queste variazioni sul materiale originale hanno fatto storcere il naso ai puristi ma per lo più li pubblico ha apprezzato il ritorno dell'infallibile arciere e l'introduzione di un elemento femminile in un cast prevalentemente maschile. Il secondo capitolo si conclude con una sorta di cliffhanger, con Smaug che spicca il volo, pronto a elargire fiamme e distruzione e Gandalf che assiste alla venuta dell'oscuro Lord Sauron. In generale la critica e il pubblico si sono detti d'accordo e La desolaizone si Smaug è stato accolto con favore e rinnovato entusiasmo: il Times di Los Angeles ha dichiarato che la nuova pellicola ha ridato vigore alla serie "riportandola sui giusti binari". Ovviamente la parte da leone, pardon da drago, la fa Smaug che ha conquistato praticamente anche i critici più schizzinosi. Entrambi i film si sono guadagnati tre nomination agli Academy Award: An Unexpected Journey è stato citato per Make-up e Hairstyling, Production Design e Visual Effects, mentre Desolation of Smaug è stato candidato per Sound Editing, Sound Mixing e Visual Effects.

The Hobbit: La battaglia dei cinque eserciti

Il terzo e ultimo installment di questa trilogia è previsto per il 17 dicembre del 2014; la pellicola è attualmente in fase di post-produzione. Intanto la Warner Bros. Interactive Entertainment si è accaparrata i diritti per sviluppare due video game online per promuovere la saga cinematografica mentre la Monolith Production ha distribuito Guardians of Middle-earth nel dicembre del 2012 per Playstation 3 e Playstation Network, XBox 360 e Xbox Live Arcade. Il 25 novembre la Warner ha confermato il lancio di Lego The Hobbit video game, che però sarà collegato soltanto ai primi due film.