Jessica Chastain a Giffoni: 'Un corso di cucina per essere normale'

La rossa più richiesta del momento approda a Giffoni. Pelle diafana, abito rosso fuoco e tanta voglia di raccontarsi.

La grazia e il talento di Jessica Chastain sono ormai cosa nota. L'attrice ha conquistato una meritatissima nomination agli Oscar (la seconda) con la volitiva agente della CIA protagonista di Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow e adesso si candida a diventare una delle interpreti più richieste a Hollywoood e non solo. Tanti progetti in arrivo, tutti diversi, a dimostrare l'eclettismo di una giovane donna schiva, che non vede di buon occhio l'idea di uscire con colleghi attori e ha preso casa a Venice Beach perché preferisce passeggiare sulla spiaggia con i suoi cani e suonare l'ukulele piuttosto che fare la party girl a Hollywood. Prossimamente la vedremo in Miss Julie, adattamento strindberghiano firmato da un'altra regista donna, la celebre Liv Ullmann, e nell'intricato double feature The Disappearence of Eleanor Rigby, ma in futuro la attendono anche un nuovo horror firmato da Guillermo del Toro, A Most Violent Year di J.C. Chandor e il sci-fi Interstellar di Christopher Nolan. Giffoni accoglie la rossa Jessica, accompagnata dalla nonna e dal fidanzato italiano Gianluca Passi, con un abbraccio caloroso a cui lei risponde con genuina commozione.

I ruoli che hai interpretato fino a questo punto della tua carriera sono molto diversi l'uno dall'altro. C'è una traccia comune?
Jessica Chastain: Recitare significa calarsi nei panni di qualcun altro. Io credo che interpretare ruoli diversi mi permetta di conoscere meglio il mondo. Per Zero Dark Thirty ho interpretato una donna talmente tosta che mi ha dato coraggio di combattere per un ideale.

Quale è stato il tuo primo pensiero dopo aver letto la sceneggiatura di The Tree of Life?
Ho accettato il film prima di aver letto la sceneggiatura. Quando Malick mi ha chiamato non ho avuto esitazione. Poi quando ho letto la sceneggiatura l'ho trovata talmente bella che ho sperato diventasse un romanzo. Ero affascinata, ma anche intimorita perché la madre del film è una donna piena di grazia. Sembra provenire da un altro pianeta.

Come gestisci la pressione derivante della popolarità? Quale è il tuo segreto per resistere a un'industria spietata come Hollywood?
Quando mi capitano giornate come oggi mi sento privilegiata a fare l'attrice. C'è talmente tanto affetto qui a Giffoni da parte dei ragazzi che ne sono onorata. Nella mia vita di tutti i giorni i paparazzi non mi seguono, sono una persona molto riservata e conduco un'esistenza normale. Dopo tre anni di lavoro intenso volevo fare una cosa per me, ritagliarmi del tempo libero, così mi sono iscritta a un corso di cucina a New York. All'inizio ero dubbiosa, ma dopo un primo momento di stupore i miei compagni di corso mi hanno immediatamente accettato e mi sono goduta appieno l'esperienza.

Quale è stata la tua reazione alla chiamata del premio Oscar Kathryn Bigelow?
Quando ero adolescente ho visto Point Break e da allora amo il cinema della Bigelow. Mentre giravo La madre a Toronto ho trovato un messaggio nella mia segreteria. Era Kathryn che mi proponeva il lavoro. Sono impazzita dalla gioia, ma prima di accettare il lavoro ho cercato di calmarmi e ho finto di sembrare tranquilla, altrimenti il ruolo di Maya non me l'avrebbe mai dato.

Come commenti le polemiche scatenate da Zero Dark Thirty?
Questo è stato il mio ruolo più complesso e difficile. Per fortuna Kathryn Bigelow è una donna incredibile e comunicativa. Ha una grande umanità. Io ho dovuto interpretare una persona ossessionata tutta la vita dalla vendetta e gli ultimi istanti del film sull'aereo mostrano cosa accade a chi vive in quel mondo. Le polemiche intorno al film mi hanno stupito. Kathryn non esprime alcun giudizio. Ha un approccio aperto e non esprime il suo punto di vista, ma fa sì che sia lo spettatore a farsi una propria idea. Per questo non capisco le critiche che le sono state rivolte.

Che posizione hai sulla violenza nei confronti di chi commette crimini, del cosiddetto nemico?
Non vorrei mai trovarmi in una stanza con qualcuno che soffre. Abbiamo girato le scene delle torture in una settimana e c'è stato un giorno in cui ho sentito il bisogno di uscire fuori e piangere da sola, anche se sapevo che tutto ciò che accadeva intorno a me era solo finzione. Non riesco ad accettare la violenza nei confronti di nessuno.

Dalla violenza di Zero Dark Thirty passiamo al razzismo di The Help.
Quello di Celia Foote è il ruolo che mi sono più divertita a interpretare. Non è un personaggio facile perché ha a che fare con il razzismo. Celia è vittima di una sorta di discriminazione perché è una donna sincera, è cresciuta insieme ai neri e non comprende la segregazione, così per interpretare quella parte ho dovuto tirare fuori il cuore, far uscire l'amore che avevo dentro. Ho letto prima lo script e successivamente il romanzo. La prima cosa che mi ha colpito è il fatto che era una storia in cui quasi tutti i personaggi erano donne. Una cosa molto rara, soprattutto a Hollywood.

Preferisci lavorare a teatro o al cinema?
Mi piacciono entrambi, dipende dai ruoli che mi propongono. Adoro fare teatro soprattutto quando i palchi sono piccoli e il pubblico è vicino agli attori. Desidero una dimensione intima. Questo sarebbe il mio ambiente di lavoro ideale.

Quali doti deve possedere un attore per essere definito brillante?
La più importante è che deve saper comunicare. Penso a divi come Gary Oldman o Isabelle Huppert che sono sensibili, capaci di trasmettere ogni tipo di emozione. Non hanno barriere, sanno far fluire ciò che hanno dentro. Questo è il tipo di attore che preferisco.

Quale, tra i personaggi che hai interpretato, è quello più vicino a te?
Questa domanda mi viene fatta molto spesso, ma non ho una risposta. Non esiste un personaggio in cui mi rispecchi pienamente. Non ho niente di Maya di Zero Dark Thirty, però sono riuscità a entrare in sintonia con lei perché entrambe condividiamo la passione per il nostro lavoro.

Quale è il segreto per restare sempre giovani?
Posso chiederlo a mia nonna che è qui con me. Ridere e amare sempre.

Quando hai saputo che il tuo ruolo in To the Wonder era stato tagliato sei rimasta delusa?
Terrence Malick è una delle persone che preferisco al mondo. E' un uomo sensibile, spirituale e scientifico in quello che fa. Riesce a infondere se stesso nella sua arte. Non sono stata delusa dei tagli, perché il ruolo non esisteva. E' stato Terry a chiamarmi e siccome mi mancava ho accettato di partecipare e sono andata a fargli vista sul set.

Che tipo di regista è Terrence Malick?
Malick non è netto e definito nel suo modo di girare, ma accompagna gli attori per tutto il percorso creativo. Gira tutto il tempo. Gli unici momenti in cui non riprende sono quelli in cui ricarica le cineprese. Sul set crea un ambiente simile a un summer camp, un mondo parallelo. Io mi prendevo cura dei bambini anche quando loro giravano mentre io ero in pausa. Per tre mesi e mezzo questa è stata la nostra vita, non il nostro lavoro.

Hai sfiorato per due volte l'Oscar. Quale è il vero obiettivo della tua carriera?
L'ho capito osservando Vanessa Redgrave, con cui ho recitato in Coriolanus. Lei conserva la capacità di guardare le cose sempre con uno sguardo curioso, è alla ricerca del nuovo e del bello. Ammiro la sua capacità di crescere sempre, di non fermarsi mai. E' questa la mia massima ambizione.

Molte attrici esplodono rapidamente da giovanissime, mentre la tua carriera si è sviluppata gradualmente.
La mia carriera non è legata al desiderio di ottenere fama o denaro. Io voglio esplorare il mestiere dell'attore in tutti i suoi aspetti. Questa è la ragione per cui ci è voluto molto tempo prima che i registi mi cercassero. Fare un film tratto da Strindberg non è quello che il mio agente cercava per me, ma io mi sento più una studentessa e mi ispiro ai grandi come Pacino, Malick, Vanessa Redgrave.

Tra i tuoi nuovi progetti c'è il nuovo film di Christopher Nolan, Interstellar. Puoi anticiparci qualcosa?
Ho iniziato i make up test per Insterstellar, ma il progetto è top secret perciò non posso dire niente.

Hai mai pensato di fare la regista?
Non ho mai pensato di fare la regista, ma un giorno, nel futuro, quando avrò sufficiente esperienza, mi piacerebbe insegnare alla Juillard, dove ho studiato. Mi piacerebbe aiutare i giovani attori a diventare bravi interpreti, a tirare fuori il talento.