David Fincher: gli (anti)eroi del suo cinema, da Seven a Gone Girl

Per celebrare i sessant'anni di David Fincher ripercorriamo alcuni dei personaggi più memorabili nella filmografia del grande regista americano, fra detective e dark lady.

David Fincher
Una foto di David Fincher sul set

Poliziotti, giornalisti e investigatori che tentano di dipanarsi fra le maglie di misteri insondabili, alle prese con la ricerca di una verità che rischia di tramutarsi in ossessione; uomini dotati di capacità fuori dal comune, ma spesso accecati dalla propria superbia; donne che lottano per sopravvivere, a costo di reinventarsi e costruirsi nuove immagini di se stesse; individui irrimediabilmente soli e alle prese con difficili scelte morali. Sono personaggi complessi e spesso oscuri a popolare il cinema di David Fincher: un cinema che non di rado si è occupato di esplorare la zona grigia fra il bene e il male, facendo emergere ambizioni, dilemmi e inquietudini dei suoi protagonisti. Pertanto, che si tratti di thriller veri e propri (il genere che da sempre gli è più congeniale) o di racconti al confine tra i generi, le opere del regista americano ci hanno messo di fronte a un ventaglio di eroi ed antieroi da cui è difficile non lasciarsi irretire.

The Social Network 4
The Social Network: Justin Timberlake e Jesse Eisenberg

Nato il 28 agosto 1962 a Denver, in Colorado, in tre decenni di carriera sul set David Fincher non solo si è imposto fra i massimi cineasti della contemporaneità, ma ha contribuito a delineare una serie di personaggi memorabili, con l'apporto di alcuni fra i migliori interpreti della scena mondiale. E dopo la sua incursione nell'età d'oro di Hollywood nell'acclamato Mank, del 2020, che gli è valso la sua terza nomination all'Oscar, per l'anno prossimo Fincher ha in serbo il suo secondo lungometraggio realizzato per Netflix: The Killer, trasposizione della miniserie a fumetti La Tueur, che vedrà protagonista Michael Fassbender. Nell'attesa, intanto, ripercorriamo in ordine cronologico alcune tra le figure-simbolo della sua straordinaria filmografia.

1. William Somerset, Seven

Seven
Seven: un'immagine di Morgan Freeman

"Ernest Hemingway una volta ha scritto: 'Il mondo è un bel posto e vale la pena di lottare per esso'. Condivido la seconda parte". La citazione dello scrittore di Addio alle armi, pronunciata nell'epilogo di Seven, esprime con sintetica incisività la prospettiva del detective William Somerset, a cui presta il volto un magnifico Morgan Freeman. Seven, distribuito con enorme successo nel 1995, è stato il secondo film di David Fincher, nonché quello che ne ha dimostrato a tutti gli effetti il sensazionale talento, attraverso la cronaca della caccia a un serial killer condotta da una coppia di agenti di polizia: il Somerset di Morgan Freeman, assuefatto agli orrori in cui si è imbattuto durante l'esercizio della professione, e il più giovane e ardimentoso David Mills di Brad Pitt. Più pacato e riflessivo, ma altrettanto determinato nella sua volontà di frenare la scia di delitti ispirati ai sette vizi capitali, il disincantato detective Somerset resta fra i migliori personaggi del cinema di Fincher.

I 20 anni di Seven: sette ingredienti per un cult da brivido

2. Tyler Durden, Fight Club

Fight Club
Fight Club: un'immagine di Brad Pitt

Quattro anni dopo l'impulsivo poliziotto di Seven, nel 1999 Brad Pitt torna a farsi dirigere da David Fincher in un altro film avviato allo statuto di cult movie: Fight Club, adattamento dell'omonimo romanzo di Chuck Palahniuk. Se il punto di vista privilegiato sulla vicenda è quello dello yuppie ansioso e depresso interpretato da Edward Norton, a conquistare l'attenzione è però l'impetuoso Tyler Durden di Brad Pitt, il carismatico leader di un circolo segreto i cui membri danno libero sfogo ai propri impulsi violenti. Figura quasi mefistofelica per le modalità con cui conduce il protagonista a calarsi nel proprio "lato oscuro", Durden è uno dei ruoli che hanno messo in luce la versatilità di Brad Pitt al di là della sua immagine di sex symbol ed è diventato una delle icone del cinema americano di fine millennio.

Fight Club, 20 anni di sociopatia: 10 cose che (forse) non sapete sul cult di David Fincher

3. Mark Zuckerberg, The Social Network

The Social Network 3
The Social Network: Jesse Eisenberg nel ruolo di Mark Zuckerberg

"È sufficiente un po' di logica per arrivare al succo della questione: se voi foste gli inventori di Facebook, avreste inventato Facebook". È una sfrontata arroganza a caratterizzare Mark Zuckerberg, studente universitario che, con la determinazione dell'outsider in cerca di riscatto, edificherà un impero finanziario e tecnologico basato su un programma destinato a rivoluzionare non solo la nostra esistenza, ma il modo stesso in cui da allora avremmo concepito i rapporti umani: Facebook. La parabola di ascesa e 'dannazione' di Zuckerberg, enfant prodige che affogherà le proprie insicurezze in un delirio di onnipotenza, è il fulcro di uno dei massimi capolavori cinematografici del nuovo millennio; merito soprattutto del ritratto dell'inventore di Facebook, affidato da Fincher a un prodigioso Jesse Eisenberg. Il giovane attore, candidato all'Oscar nel 2010 per la sua performance in The Social Network, dà vita a un antieroe alla cui sopraffina intelligenza fa da contraltare un desiderio di supremazia che lo spingerà ad allontanare tutte le persone a lui più care. "Non sei uno stronzo, Mark: cerchi solo ostinatamente di esserlo".

The Social Network: il capolavoro di David Fincher parla (ancora) di tutti noi

4. Lisbeth Salander, Millennium - Uomini che odiano le donne

Lisbeth
Millennium - Uomini che odiano le donne: un'immagine di Rooney Mara

Se con Mark Zuckerberg la sfida consisteva nella costruzione di un personaggio a partire da un uomo realmente esistente, nel 2011, in Millennium - Uomini che odiano le donne, si trattava invece di riproporre un'eroina letteraria già conosciuta da milioni di lettori e già portata al cinema negli anni precedenti. Un'operazione per certi versi più difficile, e per la quale David Fincher ha voluto scommettere su un'attrice ancora poco nota, ma alla quale era bastata una scena di pochi minuti per distinguersi in The Social Network: Rooney Mara. Nel thriller tratto dal primo romanzo della trilogia Millennium dello scrittore svedese Stieg Larsson, Rooney Mara si immerge dunque nei panni di Lisbeth Salander, giovane hacker dal look spiccatamente goth, restituendone sia i demoni interiori, sia la fiera ostinazione e l'incrollabile forza d'animo. Il risultato è un'eroina tenebrosa e affascinante, che è valsa alla sua interprete la nomination all'Oscar come miglior attrice.

Fincher Girl: la figura della donna nel cinema di David Fincher

5. Amy Elliott Dunne, L'amore bugiardo - Gone Girl

Gone Girl
L'amore bugiardo: un'immagine di Rosamund Pike

Impossibile, infine, non ricordare un'altra creatura letteraria che ha conosciuto una rinnovata fortuna sul grande schermo proprio grazie a David Fincher: Amy Elliott Dunne, la donna scomparsa al centro del mistero su cui ruota la trama de L'amore bugiardo - Gone Girl. Partendo dal formidabile romanzo di Gillian Flynn, nel 2014 Fincher ha messo in scena un atipico giallo bipartito fra i punti di vista dei due protagonisti: da un lato il Nick Dunne di Ben Affleck, un uomo alla deriva che tenta di far luce sulla sparizione di sua moglie, destreggiandosi all'interno di un impressionante circo mediatico; dall'altro l'Amazing Amy mirabilmente incarnata dall'attrice inglese Rosamund Pike, candidata all'Oscar per questo ruolo. Figura ambigua e sfuggente, al contempo simulacro della moglie perfetta e modello di moderna dark lady, Amy Elliott Dunne si è rivelata, fra un colpo di scena e l'altro, una delle più portentose antieroine viste al cinema negli ultimi anni.

Gone Girl: perché il thriller di Fincher è il film dell'anno