Return to Arkham: Come il Batman dei videogiochi può influenzare (e ha influenzato) quello di Ben Affleck

Dopo l'arrivo della collezione Return to Arkham sulle console next-gen, cerchiamo di scoprire come l'Uomo Pipistrello rappresentato nei videgame Rocksteady abbia ispirato la sua nuova versione cinematografica.

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Quell'imponente fascio di luce nei cieli di Gotham City ha funzionato ad intermittenza. Il simbolo di Batman ha brillato per anni e poi conosciuto le ombre più oscure, illuminato un personaggio complesso e affrontato l'onta dell'oblio senza che i pipistrelli si sentissero a loro agio in mezzo a tanto buio. No, non stiamo parlando soltanto del glorioso Batman di Tim Burton e di quello scellerato di Joel Schumacher; non ci riferiamo solo alla meravigliosa resurrezione delineata da Christopher Nolan e al discusso Batman v Superman: Dawn of Justice di Zack Snyder. Scriviamo di un destino comune, condiviso da film e videogame, spazi diversi nei quali l'icona mascherata creata da Bob Kane ha conosciuto tantissime declinazioni. Batman non sa volare, così si è messo a impennare e a planare con fortune alterne tra videogiochi e pellicole.

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C'è chi ne ha sfruttato il fascino attraverso titoli scadenti e chi si è dedicato con amore alle sfumature psicologiche di un uomo afflitto da paure e traumi. Ma se gli spettatori sono stati intrattenuti dallo spensierato Batman di Adam West (arrivato anche in sala nel 1966), i videogiocatori hanno dovuto aspettare sino al 1986 per avere il controllo sulle gesta di Bruce Wayne nello storico Batman su computer 8-bit. Da allora i videogiochi del Cavaliere Oscuro sono stati più dei suoi film e, tra alti e bassi, tutti hanno fatto di Gotham City un gotico luna park pieno di montagne russe. Almeno sino al biennio 2008-2009 quando, per nostra fortuna, qualcosa si stabilizza su entrambi i fronti. Da una parte Il cavaliere oscuro regala al pubblico il più bel cinecomic di sempre: coraggioso per il realismo, significativo per il modo sublime con cui ci racconta il percorso doloroso di un uomo che ha il coraggio di elevarsi a simbolo, a elemento politico all'interno di una società corrotta, con tanto di caotica antitesi (il Joker, ovviamente). Dall'altra arriva un videogioco chiamato Batman: Arkham Asylum, un titolo in grado di riscattare i sempre (giustamente) bistrattati tie-in e di virare con coraggio dall'immaginario proposto da Nolan.

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Batman vs. Superman - la prima immagine di Ben Affleck sul set
Batman vs. Superman - la prima immagine di Ben Affleck sul set

Se il Batman di Christian Bale è realistico, credibile, immerso in una città che potrebbe essere New York, Batman: Arkham Asylum e i suoi successori si avvinghiano all'anima gotica e visionaria di Gotham City, ne ricalcano le sfumature più strambe, ne esplorano ogni stranezza. La tetralogia del Batman videoludico ci propone un personaggio talmente approfondito e ben caratterizzato da proporsi come seria alternativa a quello cinemtagrafico, arrivando persino ad influenzarlo. Sì, perché guardando Batman v Superman è davvero impossibile non scorgere nelle movenze e nell'aspetto di Ben Affleck l'eco dell'Uomo Pipistrello firmato Rocksteady. Per questo, in vista delle prossime apparizioni sul grande schermo del Cavaliere Oscuro, abbiamo deciso di analizzare i punti di contatto (presenti e ipotetici) tra l'eroe in pixel e quello in celluloide. Nella speranza che quel fascio di luce brilli finalmente con costanza, proiettato sul grande schermo così come nei cieli di Gotham.

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1. Massiccio, grosso, statuario: l'aspetto fisico

Batman v Superman: Dawn of Justice, Ben Affleck in un'immagine tratta dal film
Batman v Superman: Dawn of Justice, Ben Affleck in un'immagine tratta dal film

Al di là di qualsiasi sfumatura psicologica e caratteriale, Batman è un personaggio fumettistico, e in quanto tale è prima di tutto un'immagine, un corpo, un'icona statuaria e granitica. Parlando dell'aspetto puramente estetico, la scelta di Ben Affleck richiama molto le fattezze del Bruce Wayne videoludico: mascella pronunciata, fisico piazzato, spalle larghissime, petto prominente. Il signor Wayne della serie Arkham sembra davvero l'alter ego perfetto di Affleck, nel vestiario, nella presenza scenica e nella tanto criticata rigidità espressiva. Ovviamente il parallelismo continua anche nei panni del Cavaliere Oscuro. Il Batman ideato da Zack Snyder sancisce il ritorno del grigio scuro in un costume molto simile a quello del videogame, anche grazie ad un tessuto poroso, meno liscio e corazzato del passato recente. Tutto questo senza dimenticare la fondamentale influenza del Batman ideato da Frank Miller ne Il ritorno del Cavaliere Oscuro. La stazza imponente, la rabbia e l'età più avanzata del Wayne di Affleck vengono soprattutto da lì.

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2. Fare male: lo stile di combattimento

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Il Batman di Bale era raffinato, elegante, sfuggente. Uno modo di essere che si ripercuoteva anche sul suo modo di combattere. Maestro delle ombre e del terrore, quell'Uomo Pipistrello adorava cogliere di sorpresa l'avversario, scendere lentamente alle spalle del povero malcapitato di turno oppure confondersi tra le tenebre dei sotterranei di Gotham. Il Batman di Affleck, invece, sembra aver passato ore intere davanti alla PlayStation e preso appunti da quello apparso nella saga di Arkham, apprezzata soprattutto per un sistema di combattimento immediato ma appassionante, tutto basto su riflessi e contrattacchi (noto come freeflow). In Batman v Superman abbiamo potuto apprezzare un Uomo Pipistrello decisamente più votato al corpo a corpo, dotato di uno stile di lotta più violento e spietato. Senza lesinare ai vari scagnozzi il dolce suono di una frattura, il Batman affleckiano si muove come quello del gioco; come lui alterna pesanti e fragorosi cazzotti a sapienti lanci di batarang, integrando alla perfezione mosse da wrestler, brutalità e gadget. Infine, va ricordato il rapporto simbiotico con Alfred, una spalla fondamentale che, anche a distanza, è fondamentale per pianificare spostamenti ed entrate in scena degne di nota.

3. Il fascino dei luoghi: da Arkham a Gotham

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È vero, in Batman v Superman il palcoscenico era diviso con la Metropolis di Clark Kent, ma se dobbiamo trovare un grave difetto al film di Snyder, è quello di aver trascurato troppo Gotham City. Nel film manca una degna rappresentazione di una città che, per Batman, vale come un personaggio, una co-protagonista la cui anima dannata va affrontata, combattuta e salvata. Fino ad ora abbiamo preso atto dei punti di contatto tra i videogame e il nuovo Batman di Affleck, mentre da qui alla fine dell'articolo proveremo ad immaginare nuove osmosi che gradiremmo vedere nei prossimi impegni cinematografici sull'agenda di Bruce Wayne. Tra questi c'è sicuramente un rinnovato legame con Gotham City, magari gotica, fumosa e oscura come quella dei giochi, e magari il desiderio di ambientare i prossimi film dietro l'enorme cancello del manicomio criminale di Arkham. Basta rileggere il fondamentale fumetto Arkham Asylum (scritto da Grant Morrison e disegnato da Dave McKean) o riesplorare il gioco omonimo per capire quanto questo luogo trasudi mito, dramma e tanti frammenti di umana disperazione. I suoi corridoi deliranti, le cartelle cliniche piene di storie assurde, il personale stravolto da questi pazienti disturbati (e disturbanti) contengono materiale narrativo di grande interesse. Per cui, caro Ben Affleck, per scrivere il tuo prossimo Batman ti consigliamo di sederti dentro qualche fetida cella di questa folle prigione.

4. Circondato dalle nemesi

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Scritte sui muri, fotografie, l'eco delle risate, gli sfottò provocatori lanciati dietro le sbarre. L'Arkham Asylum pullula di squilibrio mentale, profuma di malsano e, come detto, sarebbe un'ambientazione perfetta non solo per il suo aspetto tetro e la connotazione claustrofobica, ma soprattutto per il ruolo giocato dai suoi ospiti. Strettamente legati a questo mitico luogo di matrice lovecraftiana, alcuni storici nemici di Batman (più o meno noti) rappresenterebbero un'altra gradita presenza nei prossimi film. Questo perché il manicomio, situato nella periferia di Gotham, dà rifugio ad una serie di criminali in grado di sfidare Batman sia sul piano fisico che su quello psicologico, di scherzare con le sue paure, di manipolarne la psiche. Personaggi come Il Cappellaio Matto o l'Enigmista, ad esempio, potrebbero spingere Affleck verso derive cinematografiche più visionarie e sperimentali, destabilizzando l'eroe e alterando la sua percezione della realtà. Ammettiamo poi di desiderare, finalmente, una degna interpretazione di villain come Mister Freeze e Poison Ivy, nella speranza che il già annunciato Deathstroke si dimostri all'altezza.

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5. True (Bat) Detective

Batman v Superman: Ben Affleck in una foto del film diretto da Zack Snyder
Batman v Superman: Ben Affleck in una foto del film diretto da Zack Snyder

Uno dei peggiori difetti dell'abitudine è quello di farci dimenticare il senso di alcune cose, ormai date per scontate, persino dimenticate. Succede quando pronunciamo le parole "DC Comics" scordandoci che le due consonanti sono l'acronimo delle parole "Detective Comics", la celebre serie a fumetti nata nel 1937 che ha poi ispirato il nome della stessa casa editrice. Questo per dire che Batman, nella sua forma originaria e in parte perduta, è un detective, un investigatore dotato di grande acume e fiuto, capace di risolvere casi irrisolvibili per tutti gli altri. Al cinema questa sfumatura indagatrice del personaggio è stata molto trascurata, al contrario i videogame hanno posto molto l'accento su ricostruzioni, scene del delitto, impronte, tracce, piste da seguire. Ecco, questo è un altro aspetto per cui facciamo il tifo. Caro Ben, hai tutte la nostra fiducia e la nostra stima, perché siamo nelle tue mani, ma se dovessi deluderci, sapremo dove rimettere le nostre: su tastiere e joypad, pronti a planare tra i tetti di Gotham assieme all'eroe che meritiamo (e a quello di cui cui abbiamo bisogno).

Batman v Superman: Ben Affleck e Jeremy Irons in una foto del film diretto da Zack Snyder
Batman v Superman: Ben Affleck e Jeremy Irons in una foto del film diretto da Zack Snyder