L'ottava edizione del Terra di Siena Film Festival si è conclusa domenica sera con un finale all'insegna del glamour e della qualità. Nonostante la proliferazione di grandi e piccoli festival, rassegne e retrospettive che negli ultimi anni spuntano come funghi in ogni parte della penisola, questa manifestazione si è già distinta per la freschezza e l'entusiasmo dimostrate sia da parte degli organizzatori che di un pubblico giovanissimo e, tuttavia, piuttosto competente, che ogni sera affollava il Cinema Nuovo Pendola, sede delle proiezioni. Sicuramente il valore aggiunto della manifestazione è da ricercare nel direttore artistico del festival, un Carlo Verdone che, per il secondo anno consecutivo, si è trovato a rivestire il delicato ruolo di organizzatore della rassegna, coadiuvato dal critico Giovanni Bogani, e che ha dimostrato notevole sensibilità sia nella selezione delle opere in concorso sia nella scelta della retrospettiva.
Il fiore all'occhiello della mostra di quest'anno è stato infatti l'omaggio a Pietro Germi, uno degli autori più importanti del cinema italiano, ma anche uno dei meno presenti nella memoria degli appassionati di cinema a causa di uno scarso interesse critico nei confronti della sua opera. E proprio nel trentennale della sua morte Verdone ha voluto ovviare a questa grave dimenticanza dedicando a Germi una retrospettiva dal titolo "Un genio dimenticato" cogliendo l'occasione per riproporre la visione delle principali opere di Germi, da In nome della legge a Il ferroviere, da Un maledetto imbroglio ad Alfredo Alfredo. La retrospettiva è stata accompagnata da una mostra allestita all'interno del complesso museale di Santa Maria della Scala da uno dei massimi esperti dell'opera germiana, Mario Sesti, in collaborazione con la Scuola Nazionale di Cinema e da un "simposio conviviale" di due giorni che ha visto succedersi collaboratori, studiosi ed estimatori del regista nel ricordo della sua opera e della sua persona. Tra gli ospiti intervenuti i registi Mimmo Calopresti e Alessandro D'Alatri, Gianni Morandi, gli attori Lando Buzzanca e Nino Castelnuovo, e lo sceneggiatore Piero De Bernardi.
Accanto all'omaggio alla memoria di un Italia che non c'è più, il concorso ufficiale del festival, che si offre come vetrina del cinema indipendente di tutto il mondo, ha proposto quest'anno una selezione di titoli particolarmente ispirata composta da opere dedicate per lo più ai giovani ed all'amore declinato in tutte le sue possibili forme. Il concorso ha offerto quindi una qualità assoluta e neppure uno scivolone estetico, cosa rarissima nel circuito dei festival dedicati alla settima arte. Tra i vari titoli ha vinto meritatamente Cheese and Jam del regista ed attore croato Branko Djuric, già talentuoso interprete di No Man's Land, ma si sono distinti anche Kleinruppin Forever, esilarante viaggio nella Germania dell'Est quando ancora esisteva il Muro, premiato col riconoscimento per la miglior sceneggiatura, e Bonjour Monsieur Shlomi, film israeliano che racconta la vita dell'adolescente Shlomi con delicata intelligenza ed ironia e che ha ricevuto la più entusiastica ovazione del pubblico presente in sala. Accanto ai film in concorso ha trovato spazio dopo la mezzanotte l'anteprima assoluta di Tutto in quella notte con la presenza in sala del regista Franco Bertini, frizzante esperimento realizzato con budget esiguo, ma ricco di idee originali e di un cast formato da giovani attori tutti bravissimi.
La serata conclusiva del festival ha visto la proclamazione del film vincitore del concorso prescelto da una giuria composta da studenti provenienti da Siena e di Firenze, e la consegna dei premi come miglior attore e attrice dell'anno a Sergio Rubini e a Giovanna Mezzogiorno. Altri riconoscimenti speciali sono stati consegnati a Lucia Bosè, premio alla carriera ed a Lando Buzzanca. La chiusura della kermesse è stata affidata a due anteprime internazionali, il "veneziano" Una canzone per Bobby Long, poetica storia ambientata nella suggestiva e malinconica New Orleans che vede protagonisti un John Travolta invecchiato ed appesantito nei panni di un ex docente di letteratura alcolizzato e la bellissima Scarlett Johansson, e Nathalie, morbosa storia di seduzione interpretata da Fanny Ardant, Gerard Depardieu ed Emmanuelle Béart.