Sergio Leone rifiutò l'invito di Sharon Tate la notte del massacro

Sergio Leone fu invitato a casa di Sharon Tate la notte in cui venne uccisa dalla family Charles Manson, decise di non andare, salvandosi.

Sergio Leone
Sergio Leone

Sergio Leone doveva essere a casa di Sharon Tate la sera in cui venne uccisa dalla family di Charles Manson. Ma il regista di Per un pugno di dollari preferì rimanere in albergo a dormire. Scampando a morte certa. Una storia incredibile che è rispuntata in queste ore sul quotidiano Il Messaggero in occasione del trentennale della sua scomparsa, avvenuta a Roma il 30 aprile del 1989.

Era l'agosto del 1969 e Sergio Leone era a Los Angeles insieme al suo sceneggiatore storico, Luciano Vincenzoni, alla ricerca dei costumi per il suo prossimo lavoro, Giù la testa, che sarebbe poi uscito due anni dopo. Leone era già un regista affermato e conosciuto grazie al successo della trilogia del dollaro - ne abbiamo parlato anche in un approfondimento sulle scene più belle dei film di Sergio Leone - che aveva lanciato Clint Eastwood e fatto conoscere al mondo gli spaghetti western. In quella caldissima estate californiana, al culmine della Summer of Love, il da farsi non era poi così impegnativo ed era sempre alternato a incontri di ogni genere con la Hollywood che conta. Aperitivi a bordo piscina, cocktail, chiacchiere con attori e produttori. E' in questo contesto che arriva per il 9 agosto l'invito per un dopocena da Sharon Tate, all'ormai famigerato 10050 di Cielo Drive sulle colline di Bel-Air dove avrebbero fatto irruzione gli adepti della setta di Charles Manson.

Un ritratto di Sharon Tate
Un ritratto di Sharon Tate

Inizialmente sia Sergio Leone che Vincenzoni accettano l'invito della Tate che era, all'epoca, la moglie di Roman Polanski ed era prossima a partorire il loro primo bambino. Qualche giorno prima però Vincenzoni riceve un ulteriore invito da Jack Beckett - il boss della Transamerica Corporation, proprietaria della United Artists - ad andare da lui a San Francisco. Vincenzoni, che era molto ben inserito nel mondo cinematografico americano, non può rifiutarsi e vola al nord, lasciando Leone solo a Los Angeles. Arriva la sera del 9 e il massacro che sconvolgerà tutta la comunità losangelina; quattro membri della setta di Charles Manson si introducono nella villa di Sharon Tate, uccidendo lei e il gruppo di amici che era presente: Jay Sebring, Wojciech Frykowski e Abigail Folger, e Steven Parent. Polanski si salva perché è fuori città.

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L'indomani la notizia riempie i notiziari e i giornali e Beckett, affranto, dà a Vincenzoni la notizia che tra le vittime dell'eccidio c'è anche la figlia di un suo caro amico. Lo sceneggiatore, ricordandosi che anche Leone era stato invitato a quella festa si precipita al telefono, terrorizzato. "Oddio, è morto Sergio", ricorderà anni più tardi. Il telefono squilla a lungo, con Vincenzoni nel panico, fino a quando Sergio Leone gli risponde: "A Lucià, stò a guardà le news e me sò cacato sotto". E quando gli chiede perché non è andato al party gli risponde: "Nun parlo bene inglese, da solo senza te nun m'annava, faceva pure callo, me so messo a dormì". Fu insomma la pigrizia a salvarlo. Ed è certo curioso che fu proprio il gesto di "andare a letto presto", come farà Noodles di C'era una volta in America, a far sì che ora esistano film come C'era una volta in America e prima ancora C'era una volta il West. I due film della vita. E mai come in questo caso, la definizione è letteralmente calzante.

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C'era una volta a... Hollywood: un'immagine del teaser trailer

Così come è altrettanto interessante notare che proprio quest'anno il regista che più di tutti deve a Sergio Leone, Quentin Tarantino, esca a luglio - a quasi cinquant'anni da quei fatti - con un film dal titolo leonesco: C'era una volta a Hollywood in cui racconta proprio di quell'estate del 1969, tra attori in cerca di un posto al sole, a cui danno corpo Leonardo DiCaprio e Brad Pitt, e sullo sfondo, ma neanche tanto, Sharon Tate - interpretata da Margot Robbie - e la mattanza di Cielo Drive. Perché è proprio vero, se c'è qualcosa che può superare la morte e il tempo, giocandoci con essi a ogni rullo di manovella, quello è proprio il cinema. E Sergio Leone lo sapeva molto bene.