Non c'è Festival - o kermesse, evento, manifestazione - che si possa definire pienamente riuscita senza uno scandalo, anche piccolo, che faccia discutere i media, spesso a vantaggio del festival stesso e che metta in luce le ipocrisie e i tabù della società in un determinato periodo storico. Se poi il festival in questione si svolge in Italia, un paese nel quale ci si scandalizza spesso per cose di poco conto, senza però indignarsi davvero per questioni gravi, allora il gioco è fatto: a volte basta un nome a suscitare scalpore - ad esempio quello di Alberto Moravia, come vedremo - oppure una sequenza suggestiva, o semplicemente le chiacchiere messe in giro dai press-agent per sollevare un polverone. Nei settant'anni di vita della Mostra del Cinema di Venezia gli scandali non sono affatto mancati, e ad eccezione di un paio di decenni, si tratta di episodi che 'raccontano' in maniera efficace il periodo in cui sono avvenuti, svelandone gli aspetti più oscuri o i limiti del livello di apertura mentale generale.
Gli anni Trenta: estasi e orchidee nere
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Neanche la presenza della star delle revue parigine Josephine Baker, nel 1935, riuscirà a fare tanto scalpore e per un nuovo scandalo - di entità minore, stavolta - dovranno passare altri tre anni con la presentazione di Sentinelle di bronzo, nel quale Doris Duranti appare spogliata e nel ruolo esotico di Dahabo, una donna di colore. Il film - che mette in luce l'eroismo degli italiani in Abissinia - ottiene un premio, e la Duranti ha modo di farsi notare per la sua avvenenza e di imporsi, successivamente, come diva di regime (grazie anche alle sue amicizie importanti) oltre a conquistare l'appellativo di orchidea nera sulle pagine dei giornali.
Gli anni Cinquanta: un decennio "perbene"
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Nel '54 però, furono Gina Lollobrigida e Alberto Moravia a scaldare l'attesa per La Romana di Luigi Zampa, e solo perchè il film era tratto da un romanzo dell'autore de Gli indifferenti. Il ruolo della Lollo, quello della prostituta Adriana, fu definito scabroso e si parlò di possibili interventi da parte della censura. Persino coloro che furono invitati alla prima del film - tra cui Giulio Andreotti - si chiedevano se il film sarebbe stato audace, come si riteneva, ma alla fine tutto si concluse senza troppo rumore. Il clima rovente che precedette la presentazione del film, in ogni caso, contribuì a riempire le tasche dei bagarini, che vendettero i biglietti a prezzi salatissimi.
Gli anni Sessanta: oscenità e furore
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Tra una provocazione pasoliniana e l'altra, a far gridare preventivamente allo scandalo, nel 1962, ci si mette anche Stanley Kubrick che porta a Venezia la sua Lolita. Le cronache dell'epoca riferiscono di una grande agitazione e fermento tra associazioni cattoliche e di genitori, ma dopo la proiezione del film - che si rivelò meno scabroso rispetto al romanzo di Vladimir Nabokov - le polemiche si ridimensionarono (anche se il film, in ogni caso, andò incontro a diverse censure prima dell'uscita in sala). Qualche anno dopo, nel 1967, fu un'altra iconica figura femminile cinematografica ad agitare le acque della Laguna: la Bella di giorno di Luis Buñuel, l'algida Severine interpretata da Catherine Deneuve, che conquistò anche un Leone d'Oro.
Gli anni Settanta: Salomè e i diavoli
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Ma il Cristo che si trasforma in vampiro portato in scena da Bene - insieme all'esotica Salomè nera Donyale Luna - non è l'unica provocazione religiosa di questo decennio, visto che l'anno prima Ken Russell aveva incendiato la mostra con I Diavoli, accusato di blasfemia e successivamente sequestrato al momento dell'uscita nelle sale. Viene chiesto il licenziamento di Gian Luigi Rondi, e fanno discutere le sequenze più calde del film, tra cui quella del sogno di Suor Jeanne (Vanessa Redgrave) che bacia la ferita sul costato di Urbano Grandier (un massiccio Oliver Reed, già interprete per Russell di Donne in Amore).
Nello stesso periodo fanno discutere Domenica maledetta domenica di John Schlesinger - incentrato su due coniugi che condividono lo stesso amante, il giovane Bob - il nuovo film di Fassbinder, Attenzione alla puttana santa!, ma soprattutto Arancia Meccanica di Stanley Kubrick, che fu accolto con entusiasmo ma indignò le istituzioni per la rappresentazione esplicita della violenza ed è rimasto vietato ai minori di 18 anni fino al 2007, anno della sua prima messa in onda televisiva.
Dopo un inizio così discusso, gli anni Settanta della Mostra si chiudono con un'edizione dai contenuti forti: c'è La Luna di Bertolucci, ad esempio, che parla di droga e incesto - con sequenze molto forti - ma anche altre storie che hanno per protagonisti i giovani, tra cui Vereda Tropical, di Joaquim Pedro de Andrade, incentrato su un ragazzo il cui oggetto del desiderio è una succosa anguria (molti anni prima de Il gusto dell'anguria, che vivacizzò più di un festival con il suo colorato cocktail di sesso, canzoni e cocomeri)
Gli anni Ottanta e Novanta: querelle, tentazioni e scandali mancati
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Ma l'approdo del marinaio Georges Querelle in Laguna non susciterà lo stesso clamore riservato al Gesù di Martin Scorsese, sei anni dopo. Se per l'ultimo film di Fassbinder si era mossa la censura, per l'ultima tentazione di Cristo arrivano anatemi dalla Chiesa Cattolica, ma anche da rappresentanti del mondo del cinema e interventi "preventivi" dei magistrati. Zeffirelli attribuisce il film a "quella feccia culturale ebraica di Los Angeles, sempre in agguato per dare una botta al mondo cristiano", e le associazioni cattoliche promuovono il boicottaggio della pellicola che racconta un Gesù più umano, rispetto alle precedenti rappresentazioni. Per il film di Scorsese è tutta pubblicità, e la sua presentazione alla Mostra è il chiaro segnale che ormai, a far scandalo non è tanto il sesso, ma un approccio controverso (o alternativo) a tematiche religiose. Una tendenza che poi sarà confermata negli anni a venire.
Per il resto, nell'arco di questi vent'anni alla Mostra, il comune senso del pudore non subisce grandi scossoni. All'inizio degli anni Ottanta fa discutere Ferreri con il suo Storie di ordinaria follia, ma ad un certo punto - con l'esclusione di Velluto blu dal cartellone - qualcuno, come la Aspesi, chiede ironicamente a gran voce "pietà, dateci uno scandalo", rivolgendosi evidentemente a Gian Luigi Rondi, che non aveva accettato il film di Lynch in cartellone semplicemente perchè gli dava fastidio vedere la figlia di Ingrid Bergman senza veli.
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Le uniche discussioni più seriose riguardano Assassini Nati e soprattutto l'ultimo film di Stanley Kubrick, Eyes Wide Shut che viene presentato furbescamente come una pellicola scandalosa, addirittura "un film a luci rosse d'autore", ma non desta scalpore e lascia la critica con l'amaro in bocca.
Dagli anni Zero ad oggi: Il fantasma e il sessodipendente
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Venezia cambia - e cambiano anche i critici che la vivono, oltre che gli addetti ai lavori - quindi se è vero che alcuni film si prestano a qualche chiacchiera - parliamo dei due film di Larry Clark presentati a inizio anni Zero, Bully e Ken Park, ma anche del piccante Y tu mamá también, che porterà fortuna ai due simpatici protagonisti Gael Garcia Bernal e Diego Luna - la maggior parte delle pellicole presentate negli ultimi anni si prestano a far discutere più per i temi affrontati che per le sequenze calde o per scene d'amore omosessuali. Ad esempio I segreti di Brokeback Mountain, così come A Single Man, non saranno accolti con lo stesso sconcerto riservato al film di Rodrigues, ma se ne parlerà soprattutto per le qualità artistiche. Più che sollevare polemiche, i film degli ultimi anni hanno contribuito a rilanciare dei dibattiti molto interessanti, anche se accesi: si è parlato di eutanasia in occasione della presentazione di Mare dentro e più recentemente della Bella addormentata di Bellocchio (che tra l'altro era ricalcato sulla vicenda di Eluana Englaro, quindi un argomento ancora caldissimo sui media), si è parlato di controversie legate alla religione con i transessuali islamici di Tedium, ma soprattutto con Magdalene, del 2002 - in cui si denunciavano gli abusi subiti dalle giovani "peccatrici" ospiti dei conventi della Maddalena, in Irlanda - e più recentemente con Paradise: Faith, soprattutto per una sequenza di masturbazione con un crocefisso. E se Bertolucci, trent'anni prima, parlava di droga, negli ultimi anni la Mostra si aggiorna affrontando il tema delle dipendenze (generiche, ma non meno insidiose) con Shame, per il quale si spende qualche battuta colorita sulle "misure" di Michael Fassbender, ma soprattutto fa parlare per l'intensità del tema e delle sequenze che vedono protagonista il bravo e affascinante attore tedesco. Anche il nostro Stefano Accorsi aveva smosso un po' le acque a Venezia con il suo celebre nudo integrale in Ovunque sei, ma i temi affrontati dal film di Placido non avevano certamente lo stesso impatto di quelli del film di Steve McQueen.
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The Canyons promette sicuramente di fomentare un po' di discussioni - soprattutto sul fronte del gossip - ma tra i film presentati alla 70esima Mostra del Cinema, quello che ha un buon potenziale di lanciare un vero dibattito è Gerontophilia, per il quale il provocatorio Bruce La Bruce mette in scena il rapporto tra un ragazzo di diciotto anni e l'anziano ospite di una casa di riposo, che ne ha ottantadue.