Venezia 2013 - echi dal tappeto rosso (e oltre)

La divina Johansson e l'irrequieto Gilliam. Le creature da un altro mondo come Radcliffe e Nicolas Cage. Le meteore come James Deen e i poveracci condannati alle bolle di sapone. E poi i non-vip, tutti paillette e bigiotteria. Tutti 'in Mostra' tra photocall e redcarpet.

Chi pensa che il tappeto sia un semplice oggetto d'arredamento, per giunta destinato a prendere polvere, dopo essere stato acquistato tramite televendita, non si rende conto del suo prodigioso potenziale: basta pensare ai tappeti volanti delle fiabe orientali, e di come siano in grado di trasportare i protagonisti verso destinazioni esotiche e lontane, se poi - come nel caso della 70esima Mostra del Cinema di Venezia - il tappeto in questione è anche rosso e luccicante come le scarpette di Dorothy ne Il mago di Oz, chi ha la possibilità di calpestarlo - come ha fatto Movieplayer.it per 12 lunghi giorni di kermesse - si ritrova immediatamente in un'altra dimensione affollata di figure surreali e divine, di personaggi in cerca d'attenzione e di figuri che cercano di sottrarsi il più possibile agli sguardi altrui. Personaggi inquietanti e personalità alla mano, tutti raggruppati secondo categorie ben definite, ognuno in un girone di questo grande e coloratissimo Inferno affollato di vip e star, sconosciuti in ghingheri e mitomani.

Dive, divini e habitué

Il primo girone, quello più vicino agli dei dell'Olimpo che alle profondità infernali, è quello in cui si muovono loro: personaggi come Scarlett Johansson, a cui basta entrare sulla terrazza del photocall, per suscitare l'entusiasmo dei fotografi con un solo sorriso e con un incarnato perfetto. Per non parlare poi di quando è apparsa sul tappeto rosso, la sera della premiere di Under the Skin, e si è avvicinata ai fan che la aspettavano oltre le transenne che limitavano l'area attorno all'ingresso del Palazzo del Cinema. Con Scarlett, nello stesso girone, ci sono anche il duo Sandra Bullock e George Clooney - e poco importa se qualcuno ha sottolineato che la diva di Gravity avesse un aspetto diverso, rispetto alle precedenti apparizioni pubbliche: ritocchi o no, Sandra è sempre Sandra, e accanto a Clooney ha garantito un inizio di kermesse perfetto. A sua volta, George - che secondo alcuni era truccato come la Bullock - rientra anche nella categoria degli habituè, quelli la cui presenza alla Mostra è talmente scontata, che non ci stupiremmo di rivederlo l'anno prossimo, al terzo piano del Palazzo del Casinò, a servire caffè (Nespresso, ovviamente) all'infaticabile popolo che anima (e in alcuni casi rende onore) all'editoria italiana. Un altro divino habitué è James Franco, che oltre ad essere una presenza garantita a Venezia - lui potrebbe servire gli spritz al bar Leone d'Oro, se ci fosse un posto libero - ha anche il dono dell'ubiquità cinematografica e riesce presentare due, tre film insieme in una sola occasione. Peccato che non ami particolarmente posare per i fotografi, e preferisca invece dedicare il suo tempo ai tantissimi fan in attesa. Si mette in posa e dopo pochi secondi sfodera quel suo irresistibile ghigno, un po' beffardo. E come lui - di star refrattarie ai flash - ce ne sono tante: Louis Garrel (che forse non tutti lo sanno, ma sorride) e Tom Hardy, ad esempio - di cui parleremo più avanti - ma anche Margherita Buy, che probabilmente preferirebbe girare venti film di seguito con un regista affabile e facile come Lars von Trier, piuttosto che essere fotografata e mettersi in posa.
Altre divinità che affollano questo girone esclusivo, anche se sui gradini più bassi - e solo per una minore esposizione mediatica - sono Dakota Fanning, che è in grado di irradiare luce angelica, come la dolce Melanie Thierry, ma anche la bellissima Yuval Scharf, sicuramente poco nota, ma dalla bellezza abbagliante. E poi ci sono Judi Dench - più terrena, rispetto alle altre star, ma capace di attirare su di sè più flash di tutti, con quel viso incredibile ed espressivo, ma anche il maestro Leiji Matsumoto. Poco importa se il creatore di Capitan Harlock sia apparso un po' intimidito dagli applausi che lo hanno accolto sulla terrazza dei photocall: non avrà il fascino di un Ken Watanabe, ma è e resterà sempre una leggenda, soprattutto per gli appassionati di anime. Gli scatenati

Insofferenti alle regole o scatenati come folletti, sono quei personaggi che come vedono qualche obiettivo puntato su di loro, non resistono: improvvisano uno show o un mini spettacolo circense. Gianfranco Rosi si è lasciato fotografare accanto ai fotografi, ma si è anche lanciato in un allegro girotondo insieme ai protagonisti del suo Sacro GRA, vincitore del Leone d'Oro (e non dopo aver vinto il premio, ma anche in occasione della presentazione del film). Come lui anche Terry Gilliam, il cui habitat naturale potrebbero essere i boschi delle fiabe, o William Friedkin, più pacato, ma disponibile al gioco e allo scherzo. Un altro grande showman - ma questo lo sapevamo - è il Presidente della Filmauro e del Napoli Aurelio De Laurentiis, che ha improvvisato un palleggio e oscurato il cast del film Il terzo tempo con la sua verve. Più prevedibili nel loro ruolo di one man show, Antonio Albanese e Rocco Papaleo e per la loro età le giovani protagoniste Algunas Chicas, che hanno portato sulla terrazza del photocall la loro vitalità e i colori iberici. Ma alle tre Agustine - Agostina Lopez, Agustina Munoz e Agustina Costa Varsi, vestite in giallo, arancio e rosso - preferiamo, per freschezza e spontaneità, le giovanissime interpreti di We Are the Best! di Lukas Moodysson, che davanti agli obiettivi non riuscivano a trattenere le risate. Gli immobili

Capaci di mettersi in una sola posa e restarci per venti minuti senza cambiarla: Jesse Eisenberg e Tom Welling (giusto un po' più vivace del collega e interprete di Night Moves). Ma anche tantissimi orientali atterriti dall'entusiasmo (e dalle urla) dei fotografi italiani, che azzardavano un timido "buongio-ono...!" e poi alzavano la manina per fare ciao-ciao, guidati dai pazientissimi addetti stampa che si sbracciavano per suggerire loro le pose più accattivanti. Una di loro, Lee Eun-woo, ha azzardato uno spacco inguinale, occhiolino malizioso e un casto bacetto sulla guancia alla co-star di Moebius, Seo Young-ju, facendolo sprofondare nell'abisso della vergogna, tra gli ululati e i flash dei fotografi. Gli esseri da un altro mondo

Lo sguardo di Eleni Roussinou e l'espressione di Alexandros Avranas, rispettivamente inteprete e regista del discusso Miss Violence, rappresentano pienamente questo girone, alla quale appartengono - per meriti e qualità differenti - i divi più disparati, più popolari e meno conosciuti. Tra i più inquietanti, Pierre-Yves Cardinal. L'attore canadese ci ha provato a fare il simpatico, nel suo approccio con il pubblico e i fotografi, ma il suo Francis di Tom at the Farm - almeno per il momento - è indiscutibilmente legato alla sua faccia e alle sue espressioni. Lo vedi, e resti a bocca spalancata, talmente spalancata che ti si apre fino alle orecchie. Poi il plastificatissimo Nicolas Cage (a tratti un po' immobile anche lui, così come la sua acconciatura), il camaleontico (e bravo) Tom Hardy - capace di essere bellissimo e affascinante sullo schermo, con Locke, e di presentarsi a Venezia con un look da hooligan, capelli rasati e incedere pesante, oltre a Daniel Radcliffe, bianco che più bianco davvero non si può. Quelli delle bolle di sapone

A proposito di bianco più bianco, per tutta la durata della 70esima Mostra di Venezia, viene da chiedersi cosa avessero da scontare quei poveracci che sul red carpet sono stati condannati a soffiare bolle di sapone. Una scarsa attitudine all'igiene o qualcosa che ha a che vedere con lavatrici o panni da stendere, perchè altrimenti non ci spieghiamo come mai solo ad alcuni di loro, prevalentemente italiani, venisse imposto di cimentarsi in quest'attività ludica, mentre un performer (dotato di una macchina spara-bolle, grondante acqua) gli girava attorno. Per carità, la Marini impegnata a lanciare baci e fare le bolle di sapone ci sta tutta, con il suo ruolo da gattona (il botox un po' meno) ma la Solarino, la Capotondi e perfino Marco Bocci con la boccuccia a cuore, onestamente non capiamo che avessero fatto di male. Matricole e meteore

Ovvero quelli che passano e ti chiedi, insieme ad altri "e chi cavolo è?", e intuisci che forse te li ritroverai in qualche reality o qualche programma televisivo di quelli tremendi. Si mettono in posa nervosamente e con espressioni studiatissime, davanti ai fotografi, che esitano a scattare, oppure lo fanno giusto per educazione. Ma anche quelli che fanno parlare tanto di sè per un giorno, e poi te li dimentichi. Come il pornodivo di The Canyons, James Deen, accompagnato dalla collega e fidanzata Stoya, più generosa nel concedere sorrisi, rispetto a lui. Poi ci sono quelli che per carità, un po' di attenzione riescono ad ottenerla - Un celebre musicista dalla chioma riccia che si lancia ad abbracciare il pubblico oltre le transenne, anche se non è proprio una delle star più acclamate e attese. La solita Marina Ripa di Meana, di cui rimpiangiamo la verve dei suoi primi quarant'anni, poi Raffaella Fico col suo incedere altezzoso, che vorrebbe essere Sophia Loren, ma è solo quella del Grande Fratello, Balotelli, e le esclusive su Chi. Moran Atias con l'aria finto-annoiata e i lunghi guanti neri. E poi a seguire, varie starlette, finte bionde. E poi il nulla.

I non-vip
Socialite, figlie e figli di papà, personaggi strambi. Li vedi arrivare prima delle star, o in attesa di sfilare sul red carpet, nello spazio antistante al bar Leone d'Oro, dove si raccoglie il meglio della movida veneziana. Meriterebbero un articolo tutto dedicato a loro. Li vedi passare e pensi che la stanchezza da festival stia cominciando a fare brutti scherzi e ad affollare la tua mente di personaggi immaginari: due cougar ossigenate e scosciatissime, incuranti della cellulite e impegnate a conquistare il red carpet una sera sì e l'altra pure; due gemelle sulla settantina, vestite identiche, tutte bon ton, con la messa in piega più curata e vaporosa di quella di Nicolas Cage, l'abitino a fiori, che scappano frettolosamente verso l'ingresso del Palazzo. Ottuagenari in ghingheri, con tanto di gioielli vistosi e paillettes a profusione. Attempati signori vestiti come il capitano Stubing di Love Boat - look che evidentemente va per la maggiore in questo girone, visto che era stato scelto anche per due ragazzini più concentrati sul loro cono gelato che sull'importanza dell'evento - Signore mature con scollature abissali e tacchi a rischio scivolone - il tappeto rosso può evocare scenari e magie incredibili, come dicevamo prima, ma se non sai usarlo ti si ritorce contro - ragazzoni palestrati e lampadati, con babbucce da smoking borchiate. A loro va il nostro personale Leone (di plastica) per il coraggio e la sfrontatezza.