Ha debuttato solo il 26 Marzo, su AMC in USA e su Amazon Prime Video nel resto del mondo, ma The Terror sta già incontrando il gradimento del pubblico che ha avuto modo di guardare i primi due episodi ed aspetta con impazienza i successivi rilasciati di settimana in settimana. Una cadenza giusta per apprezzare il ritmo ed i tempi narrativi di una serie che si prende il suo tempo per immergerci nella sua glaciale ambientazione e raccontare le drammatiche storie dei suoi protagonisti.
The Terror ci porta infatti tra i ghiacci artici per raccontare la spedizione, datata 1845, di due navi della flotta britannica alla ricerca del passaggio a nord-ovest, nonché delle tragiche vicissitudini di un equipaggio intrappolato tra i ghiacci, tra isolamento, fame, malattie ed un pizzico di mistero soprannaturale a condire il tutto. Una storia vera, ma qui adattata dal romanzo di Dan Simmons che l'ha reinventata in chiave horror. Proprio dalla scelta di questo romanzo e dal lavoro di adattamento abbiamo iniziato la nostra conversazione con David Kajganich e Soo Hugh, i due showrunner di questa produzione AMC in dieci episodi, finendo a parlare anche del rifacimento di Suspiria ad opera di Luca Guadagnino, che Kajganich ha scritto per il regista italiano.
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Dalla carta allo schermo
Come mai avete deciso di adattare questa storia di Dan Simmons? Nasce da un progetto vostro o preesistente?
David Kajganich: Una via di mezzo. Se ne parlava già da un po', prima sarebbe dovuto essere un film, poi è venuta l'idea di farne una mini serie, poi ancora una serie di lunga durata... perché si trattava di un grosso lavoro, di enormi proporzioni e difficile da realizzare in qualunque modo si decidesse di affrontarlo. Io faccio parte del progetto da anni, ancor prima che il libro di Simmons uscisse. Avevo saputo di questo romanzo in uscita, del racconto della spedizione di Franklin attraverso la lente dell'horror, e l'ho trovata subito un'idea incredibile. Lo sono stato sin da quando era un film e vi sono rimasto anche quando è stata portato alla AMC dalla compagnia di Ridley Scott. L'ho trovata un'ottima scelta, perché AMC eccelle sia nelle storie di stampo horror che in quelle incentrate sui personaggi e The Terror è entrambe le cose. Non appena siamo approdati alla AMC abbiamo saputo che strada percorrere per l'adattamento, che sarebbe stata una limited series, e siamo andati avanti senza guardarci alle spalle.
Soo Hugh: Alla fine di questa stagione, alla fine di questi episodi, la storia del romanzo sarà raccontata e non andrà avanti.
Quindi non ci sarà una seconda stagione?
Soo Hugh: Non su questa stagione, nell'eventualità di un rinnovo, sarà trattata come una serie antologica, ma stiamo ancora ragionando su quali storie potrebbero essere raccontate dopo questa.
Hai già lavorato ad altri adattamenti in precedenza, come Under the Dome da King e The Whispers da Bradbury. Cosa c'è stato di diverso in questo caso?
Soo Hugh: Entrambi amiamo gli adattamenti, in realtà, perché pongono delle sfide interessanti. Siamo stati attratti da questo romanzo perché è fantastico, denso, lo leggi e non puoi smettere finché non arrivi alla fine. Ma tagliare una storia del genere in dieci episodi non è un compito facile. Si tratta di una storia ambientata nel diciannovesimo secolo, con una predominanza di uomini come protagonisti, e volevamo essere sicuri che l'elemento da period drama fosse reso nel modo più giusto ed equilibrato, perché per qualche motivo, quando adatti una storia ambientata nel passato, su schermo l'ambientazione storica spicca ancor più che su carta. In secondo luogo, abbiamo scelto di espandere l'elemento Inuit nella serie ed è stata la libertà più grande che si siamo presi rispetto al romanzo. Abbiamo reso un tema cruciale dello show l'incontro tra la società patriarcale dell'equipaggio e la mitologia e cultura degli Inuit, della quale non conoscevano nulla. Abbiamo considerato il libro una componente fondamentale, ma non la Bibbia.
David Kajganich: Un ulteriore motivo è che da quando Dan ha scritto il romanzo, sono state trovate le navi ed esistono alcune importanti informazioni delle quali lui non era a conoscenza. Abbiamo avuto modo di modificare la sua versione della storia per poterla rendere coerente con le scoperte fatte attraverso il ritrovamento delle navi. A volte abbiamo continuato a cercare e verificare se ci fossero nuove informazioni fino al giorno in cui abbiamo girato alcune scene in cui sono presenti. È stato un processo affascinante.
Soo Hugh: E crediamo che i fan del libro non considereranno questo adattamento come sacrilego, perché bilancia alla perfezione quello che Dan Simmons ha scritto così bene aggiungendovi la nostra voce.
David Kajganich: Quando adatti un libro per lo schermo, vuoi che comunichi quello che hai provato la prima volta che hai letto quella storia. Anche se è necessario tener fuori qualcosa di importante o cambiare l'ordine in cui alcune cose avvengono, perché quel che conta è mantenerne l'anima. Ed è quello che abbiamo cercato di fare anche con The Terror.
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Abbiamo bisogno di una barca più grande
L'aspetto visivo di The Terror è superlativo, dai costumi alla scenografia e la fotografia. Come avete lavorato per ottenere questo risultato?
David Kajganich: È uno dei soggetti storici di cui si riesce a sapere tutto o quasi, perché non è stato scritto moltissimo, ma è stato scritto abbastanza da potersi immergere in quel mondo. Ed abbiamo avuto dei collaboratori incredibili, dallo scenografo al costumista, tutti quelli che hanno lavorato a questa produzione hanno fatto un lavoro meraviglioso e aggressivo nel verificare cosa fosse accurato e cosa no nel rendere l'ambientazione della storia. Inoltre abbiamo avuto un importante valore aggiunto, la possibilità di accedere ai progetti originali delle navi: in tanti in passato hanno cercato di immaginare come fossero fatte le navi, noi non abbiamo dovuto farlo perché abbiamo potuto ricreare nel modo più accurato possibile, partendo dai progetti originali e costruendo una delle navi da usare per le riprese di entrambe.
Soo Hugh: Sai qual è stato un aspetto incredibile di questo lavoro? Non è usuale lavorare a una storia ambientata prima dell'avvento delle fotografie. Hai qualche ritratto, ma non hai immagini su cui basarti. All'inizio ti terrorizza, perché non sai come apparivano le navi, come era l'Artico a quel tempo... ma poi ti senti completamente libero, ti dedichi alla creazione di questo mondo.
David Kajganich: E se hai studiato e approfondito abbastanza la materia, non appena gli attori indossano i loro costumi e mettono piede sulla nave, ti sembra che la storia prenda letteralmente vita e noi speriamo che questo avvenga con The Terror, che la storia appaia moderna e attuale, nel senso che ci si possa immedesimare con i personaggi, di percepirli come persone non diverse da noi.
Quindi avete ricostruito una nave a grandezza naturale? È incredibile!
David Kajganich: Sì ed è stato un enorme aiuto anche per il cast.
Soo Hugh: Arrivati intorno all'episodio quattro, le navi iniziano ad inclinarsi e le abbiamo messe su dei rulli. Era così realistico ed assurdo salire a bordo, erano effettivamente inclinate di venti gradi e gli attori hanno dovuto imparare a muoversi con naturalezza, dovevano sembrare abituati a farlo quotidianamente.
David Kajganich: E non potevi dire di aver lavorato alla serie finché non avevi sbattuto almeno una volta la testa da qualche parte [ride ndr]
Quanto sono durate le riprese?
David Kajganich: Abbiamo iniziato a girare a novembre ed abbiamo finito a maggio. Sette mesi. Sia in studio che sul posto. Tutto quello che è a bordo delle navi è nei teatri di posa, così come parte delle riprese sul ghiaccio, ma quando abbandonano le navi negli ultimi episodi, abbiamo girato on location, tra rocce a perdita d'occhio in tutte le direzioni.
Qual è stata la sfida più grande di queste riprese?
Soo Hugh: Tutto. Per esempio per le riprese dedicate agli effetti visivi, avevamo bisogno di uno studio abbastanza grande per il green screen che ci serviva, ma non ci sono più studi così grandi. E poi il clima: un giorno faceva caldissimo, il giorno dopo c'era un vento ghiacciato. Le tende Inuit prendevano il volo. È stata dura!
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Spaventare per emozionare
Come avete scelto gli attori? Avevate già qualcuno in mente prima dei casting?
David Kajganich: Avevamo una fantastica direttrice del casting e quando hai collaboratori così in gamba devi affidarti al loro giudizio. Non abbiamo guidato questo processo, ma tantissimi professionisti si sono candidati per questa serie ed abbiamo dovuto prendere decisioni molto difficili. Difficili all'inizio almeno, perché quando inizi ad abbinare alcuni interpreti ai rispettivi ruoli, poi completare il quadro viene quasi naturale.
Soo Hugh: Alla fine della serie avevamo 237 attori. 55 parti principali. E mettere insieme un cast così corposo, costruire la giusta alchimia tra gli interpreti, è un lavoro difficilissimo che non avremmo potuto fare se non avessimo avuto a disposizioni i mesi necessari.
David Kajganich: Come detto, abbiamo avuto fantastici collaboratori, ma abbiamo anche adottato una politica di no stronzi: ci siamo assicurati che chiunque avessimo al lavoro sulla serie fosse generoso, di supporto, gentile, abbiamo cercato di costruire un ambiente positivo che fa sì che ancora oggi ogni volta che vediamo una foto del periodo delle riprese ne sentiamo la mancanza. Una enorme famiglia.
Come avete gestito l'equilibrio tra il mistero ed i personaggi? E non siete stati tentati di mostrare di più prima?
David Kajganich: Quel che abbiamo fatto è parlare con ogni personaggi prima, con le persone, per capire quale sarebbe stata la storia da sviluppare per ognuno. Una volta comprese le storie che avremmo dovuto raccontare, abbiamo iniziato ad organizzarle in una serie ed abbiamo capito di poterlo fare costruendo il tipo di show che avevamo intenzione di vedere, che monta pian piano, che non mostra tutto e subito. Non volevamo dare allo spettatore troppe informazioni in più rispetto a quelle in possesso dei personaggi e penso che funzioni, perché fa entrare in sintonia con loro.
Soo Hugh: Una cosa che ha sorpreso tanti del cast e della troupe una volta visti tutti i dieci episodi è che si sono ritrovati a piangere più spesso di quanto fossero spaventati. È una serie horror, ma riesce a suscitare emozioni ed è qualcosa che molti non si aspettano e che volevamo ottenere.
David Kajganich: Ne abbiamo parlato sin dall'inizio: l'orrore non deriva solo dalla paura, viene dalla rabbia, dalla tristezza o da entrambi. Il nostro show, per la tragedia che racconta, è molto triste, ma è anche una serie molto calda, considerando il soggetto.
David, tu hai lavorato con Luca Guadagnino per A Bigger Splash e ora a Suspiria. In cosa sono state diverse queste due esperienze?
David Kajganich: Non potrebbero essere più diverse! A Bigger Splash è sui desideri della gente liberati nel mondo, mentre Suspiria è qualcosa di più cupo e calmo, completamente nero. Il suo Suspiria è molto diverso da quello di Dario Argento, non l'avrei fatto se fosse stato vicino al classico. Volevamo ripensarlo da un punto di vista completamente diverso, prendere la stessa storia di base e spingerla in nuove direzioni tematiche e visive. È uno stile cinematografico completamente diverso e tutti quelli che amano l'originale potranno continuare ad amarlo, ma accettando l'idea che ci può essere un diverso approccio alla stessa storia. E la colonna sonora di Thom Yorke è fenomenale! Speriamo di lanciarlo presto in un grande festival.
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