The Mandalorian 1x07, la recensione: la Forza parlato ha

Una ricompensa così grande per una creatura così piccola. Anche senza un soldo in tasca, il nostro Mando il suo risarcimento se l'è ritrovato sotto quell'armatura, da qualche parte, quando è tornato a preoccuparsi per qualcuno. E questo qualcuno, ovviamente, è quel Bambino che tutti amiamo chiamare Baby Yoda. Scrivendo la recensione di The Mandalorian 1x07 ci siamo accorti di quanto la serie tv targata Disney+ sia stata scritta così bene da averci fatto affezionare ai suoi personaggi nell'arco di appena sette episodi.

Oltre a una messa in scena curata e a un immaginario starwarsiano rispettato (ed espanso) con amore e dedizione, la narrazione della serie ci ha stupito col suo pregio più grande: il dono della sintesi. Poche parole, dialoghi ridotti al minimo eppure pieni di significato, poche frasi dal peso iconico subito riconoscibile (qualcuno ha detto "ho parlato"?). Come detto la scorsa settimana, è un tratto distintivo particolarmente ammirevole in una serie come The Mandalorian, perché è una peculiarità che si sposa alla perfezione col carattere pragmatico e taciturno di un protagonista senza volto. Tutto quello che sappiamo su Mando è dentro qualche rapido ricordo (traumatico) ma soprattutto nelle azioni e nelle scelte che compie. E questo La resa dei conti, penultimo atto della prima stagione, non fa eccezione.

Coraggio, istinto protettivo e determinazione si mescolano nell'animo del nostro mandaloriano che ha imparato bene a fidarsi e a diffidare con grande fiuto. La fine è vicina e la posta in gioco aumenta: proteggere Baby Yoda adesso è più di un istinto. È un bisogno che nasce da una scelta ponderata: proteggere la creatura e sottrarla dalle grinfie imperiali. Nasce così un episodio dal ritmo appassionante, ottimo preludio per un gran finale che, forse, avrà un grande difetto: andrà via troppo in fretta.

Uccidere il Cliente

Ormai lo abbiamo capito: ogni missione di The Mandalorian viene definita nei primi secondi di ogni episodio. Affidata nelle mani di Mando e alle aspettative di noi spettatori. L'asticella, ovviamente, si alza sempre di più. Proprio come dentro un videogame la difficoltà cresce con l'avanzare dell'avventura e l'obiettivo de La resa dei conti è soltanto uno: uccidere il Cliente. Quel misterioso imperiale che brama Baby Yoda con troppo desiderio per non destare troppi sospetti. Ed è proprio al verde bambino che questo settimo episodio dedica due passaggi molto significativi. Il primo, esilarante ma meno leggero e banale di quanto possa (e voglia) sembrare, quando il pargolo strozza con la forza la possente Cara Dune. A dimostrazione di quanto l'atteggiamento protettivo del piccolo sia ricambiato e non certo unidirezionale. Il secondo emerge quando il buon Kuiil si interroga sulla natura di Baby Yoda, escludendo che la creatura sia il frutto di un esperimento ma una naturale evoluzione della sua specie.

Nel dubbio La resa dei conti crea in poco tempo una squadra ben assortita (un grande classico starwarsiano). Tra la tenacia di Cara, la risolutezza di Mando e la violenta dolcezza del Bambino, emerge però la tempra di Kuill. Senza dubbio il miglior personaggio secondario della serie. Con pochissimo spazio a suo disposizione, l'abile fabbro doppiato da Nick Nolte ha dato vita a una personalità fiera, a un essere che si è guadagnato la propria libertà col duro lavoro e con una ferrea etica personale. Un riscatto sociale ben raccontato, che lo fa entrare di diritto tra le spalle migliori della galassia lontana lontana.

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L'eco dell'Impero potente è

Se questo episodio ci ha particolarmente convinto è anche per come ha lavorato sull'immaginario di Star Wars. Tenuto sullo sfondo per molte settimane, l'assetto socio-politico di questa fase "post caduta dell'Impero" diventa sempre più chiara e lampante. L'Impero è caduto, è vero, ma non si è ancora arreso. Loschi individui vengono a galla con i loro oscuri interessi, e Baby Yoda è una preziosa chiave da non cedere nelle loro mani. Siamo certi che la vera natura di questo interesse sarà un mistero che la serie conserverà ancora a lungo (non dimentichiamo che la terza stagione è già in fase di pre-produzione). Eppure è una cosa evidente: tra le macerie dell'Impero emerge una galassia di predoni e di prede, di baratti, di sopravvivenza più che di vita. È come se fosse ancora una galassia ferita, dominata dal sospetto e dalla legge del più forte. Questa costruzione dell'immaginario, tessuto con pazienza quasi in silenzio e in sottofondo, esplode con prepotenza in questo penultimo atto che ci fa respirare a pieni polmoni atmosfere starwarsiane in ognuno dei suoi preziosi minuti. La fine è vicina, ma l'avventura del mandaloriano e del bambino in questo Far West galattico è solo all'inizio. E a noi va decisamente bene così.