The Get Down: Baz Luhrmann porta il suo “spettacolo spettacolare” in tv

Dal 12 agosto su Netflix The Get Down, serie kolossal da 120 milioni di dollari, con protagonista un gruppo di ragazzi che sogna una carriera nel mondo della musica nella New York degli anni '70. A dirigere e scrivere è Baz Luhrmann, autore di Moulin Rouge!, che porta in TV la sua idea di cinema fatta di verità, bellezza, libertà e amore, per costruire uno "spettacolo spettacolare" tra musica hip-hop, disco e punk.

The Get Down: una foto dei protagonisti della serie
The Get Down: una foto dei protagonisti della serie

L'aspirante poeta Christian (Ewan McGregor), per conquistare Satine (Nicole Kidman), stella del Moulin Rouge, deve scrivere uno spettacolo teatrale: non un semplice show, ma uno "spettacolo spettacolare", con tanto di coreografie, canzoni e un amore tragico a fare da cuore alla storia, tenendo bene a mente quattro elementi chiave, ovvero verità, bellezza, libertà e amore. Nel 2001, quando sembrava ormai morto e sepolto per sempre, Baz Luhrmann con Moulin Rouge ha riportato in vita il musical, facendo da apripista a tutte le altre pellicole venute in seguito, da Chicago a Les Misérables, passando per la serie Glee, e diventando così uno dei re del postmoderno al cinema e dei sentimenti assoluti cantati a squarciagola. Cresciuto tra sale da ballo e il cinema di proprietà dei genitori a Herron's Creek, in Australia, Luhrmann ha respirato arte fin da piccolo, assorbendo come una spugna stili e generi di ogni tipo, facendo della mescolanza il suo tratto distintivo. Nasce proprio dalla sua passione per il palcoscenico la "Red Curtain Trilogy", la Trilogia della Tenda Rossa, composta da Ballroom - Gara di ballo (1992), Romeo + Giulietta (1996) e Moulin Rouge! (2001), trittico che celebra rispettivamente ballo, testo teatrale e musica, grazie alle travolgenti storie d'amore di tre coppie in luoghi e tempi diversi. Accompagnato dall'insostituibile moglie, costumista e scenografa Catherine Martin, vincitrice di quattro premi Oscar, Luhrmann ha saputo creare un suo stile distintivo, un mix di kitsch e grandiosità inconfondibile, che non può che suscitare due tipi di emozioni: o si ama o si odia.

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Un immaginario così definito non può che dare il meglio con storie dall'impianto narrativo semplice in cui, con la scusa del grande amore o della grande rivalità, il regista può dare sfogo alla sua sfrenata fantasia. Per questo gli ultimi film di Luhrmann, Australia (2008) e Il grande Gatsby (2013), imbrigliati in una narrazione più complessa, sono esperimenti meno riusciti rispetto alla folle e colorata trilogia della tenda rossa. Ma il regista australiano è anche l'autore del monologo di The Big Kahuna, quello di "fa una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!". Quindi, da bravo romantico, si è rimboccato le maniche e ha fatto quello che sa fare meglio: trasformare ancora una volta la sua visione sperimentando con la televisione; mezzo che, dopo il teatro, il cinema e l'opera lirica, ancora non aveva esplorato.

The Get Down, serie kolossal da 120 milioni di dollari prodotta da Netflix, la più costosa mai realizzata fino a ora per la piattaforma di streaming, è la summa del "Luhrmann pensiero": protagonista un gruppo di ragazzi del Bronx nella New York di fine anni '70, in cui la musica disco, hip-hop e punk si mescolano tra graffiti e piste da ballo, pettinature afro e vestiti colorati, incorniciati da storie d'amore tormentate e rivalità storiche, sia tra gang criminali che tra fratelli che amano la stessa donna. In 12 episodi, di cui i primi 6 saranno rilasciati su Netflix il prossimo 12 agosto e la seconda parte nel 2017, Luhrmann allestisce ancora una volta il suo "spettacolo spettacolare", pronto a travolgere chi è disposto a farsi stupire da coreografie roboanti e colori sgargianti, e destinato a lasciare perplesso chi storce il naso appena i protagonisti si mettono a cantare in mezzo alla strada.

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The Get Down: un momento romantico della serie di Luhrmann
The Get Down: un momento romantico della serie di Luhrmann

Così come lo scrittore inglese Christian cerca di conquistare la sua bella con le parole, Ezekiel Figuero (Justice Smith), pianista della chiesa di quartiere, esprime il proprio amore per Mylene (Herizen Guardiola), figlia del pastore Ramon Cruz (Giancarlo Esposito), con delle poesie che diventano presto il filo conduttore della storia. Faccia d'angelo e voce incredibile, la ragazza sogna di diventare una star della disco music, nonostante il padre cerchi di ostacolare in tutti i modi questa sua passione bollando la musica contemporanea come un'espressione del diavolo. Determinata a inseguire il proprio sogno, Mylene chiede aiuto allo zio Francisco (Jimmy Smits), soprannominato "Papa Fuerte", politico locale con conoscenze ovunque, molto protettivo nei confronti della nipote e innamorato da sempre di sua madre, che però gli ha preferito il fratello.

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The Get Down: una foto di gruppo dei giovani protagonisti
The Get Down: una foto di gruppo dei giovani protagonisti

Concentrata sul suo obiettivo, Mylene tiene sulle spine Ezekiel, dandogli segnali contrastanti e spingendolo a gettarsi a capofitto nella scrittura, che lo porta a farsi notare dalla sua insegnante e soprattutto dai suoi amici, partecipando con successo a sfide clandestine di musica e parole, culla dell'hip-pop. Grazie all'amico e rivale Shaolin Fantastic (Shameik Moore), criminale con aspirazioni da dj che gli dà il soprannome di Books per la sua intelligenza, Ezekiel conosce Grandmaster Flash, alias Joseph Saddler, pioniere della musica hip-pop, tra i produttori della serie (interpretato da Mamoudou Athie) insieme a Nas. Grazie ai consigli di Grandmaster Flash, Books e Shaolin Fantastic creano il gruppo The Fantastic Four Plus One, insieme a Marcus "Dizzee" Kipling (Jaden Smith), genio dei graffiti, Ra-Ra Kipling (Skylan Brooks), amico fraterno di Ezekiel, e Boo-Boo Kipling (T.J. Brown Jr.), il più responsabile. Uniti dalla passione per la musica, i cinque adottano qualsiasi stratagemma pur di inseguire il proprio sogno, perfino rivolgendosi a Cadillac (Yahya Abdul-Mateen II), figlio di uno dei boss più potenti del quartiere e proprietario di un club disco di grido, che posa gli occhi proprio su Mylene.

Una vita vissuta nella paura è una vita vissuta a metà

The Get Down: due dj sperimentano nuove sonorità in una foto della serie
The Get Down: due dj sperimentano nuove sonorità in una foto della serie

Tornando a Luhrmann, come può dunque un australiano bianco raccontare la cultura afro-ispanica del Bronx anni '70? Nello stesso modo in cui ha portato sul grande schermo la rivoluzione bohemienne della Parigi di fine '800 in Moulin Rouge!: senza paura. L'uomo che ha trasformato i Montecchi e i Capuleti di Shakespeare in bande di teppisti rivali di Venice Beach in Romeo + Giulietta non ha paura di mescolare generi e suggestioni, adottando ancora una volta il motto "una vita vissuta nella paura è una vita vissuta a metà", frase pronunciata nel suo primo film, Ballroom - Gara di ballo, e da allora diventata il suo mantra, tanto da farla dire anche in The Get Down al personaggio interpretato da Jaden Smith. Niente paura è anche lo spirito che guida Ezekiel e i suoi amici: la voglia di riscatto e di far sapere al mondo che anche loro, ragazzi poveri del Bronx ignorati da tutto e tutti, in primis le proprie famiglie, esistono e hanno sentimenti da esprimere, che siano rabbia, amore o voglia di vivere. E pieni di talento sono gli interpreti, Justice Smith per primo, intenso e maturo nonostante la giovane età, così come Herizen Guardiola, dalla voce incredibile.

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The Get Down:
The Get Down:

L'entusiasmo dei giovani protagonisti è quello di Luhrmann, che non ha paura di accostare Star Wars ai film di Bruce Lee, di inserire rallenty e scene in bianco e nero subito dopo coreografie dai colori sgargianti, di mandare avanti la storia di 20 anni per poi tornare bruscamente indietro, di parlare di sentimenti assoluti come il primo grande amore adolescenziale per poi virare bruscamente su scene di violenza da gangster movie. Terza uscita dell'anno sul mondo della musica dopo Vinyl di Martin Scorsese e Roadies di Cameron Crowe, The Get Down è forse il progetto più ambizioso e rischioso, ma anche quello più genuinamente sentito dal proprio autore, che crede fino in fondo nel potere catartico e salvifico della bellezza e della musica. Se ci si lascia trasportare, è impossibile non farsi trascinare dal folle treno in corsa creato da Luhrmann.

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