Non appena vedrete Tenet, il nuovo film di Christopher Nolan nelle sale dal 26 agosto, ve ne renderete pienamente conto. Come vi raccontiamo nella recensione di Tenet, il nuovo film dell'autore di Inception e Il Cavaliere oscuro è qualcosa di unico, di mai visto prima, per idea e per resa visiva. Eppure ha i piedi ben saldi nel passato, nella Storia del cinema. Per quello che è il suo spy-movie definitivo, la sua idea di film di spionaggio, Nolan, da cineasta che ama il cinema, non poteva che appoggiarsi sulle spalle dei giganti, per darsi la spinta e prendere il volo.
Da un lato, Nolan guarda al Maestro del Brivido, Sir Alfred Hitchcock, che nella sua galleria di cinema ci ha regalato delle grandi spy-story. Dall'altro, e non è certo una novità, prende anche molto da quella che è la saga per eccellenza quando si parla di spionaggio: quella di James Bond, alias l'Agente 007. Con il nuovo episodio della franchise in uscita a breve (No Time To Die è atteso sui nostri schermi il 12 novembre), il confronto sarà inevitabile. E molto interessante...
Nel segno di Hitchcock: l'orchestra e la bionda algida
Ma andiamo per ordine di anzianità. E di... sceneggiatura. È la prima, impeccabile scena a farci capire quali saranno le atmosfere di Tenet. Siamo in un teatro, dove un'orchestra sta per mettersi a suonare. E il pericolo che incombe durante un concerto non può che farci venire in mente la scena chiave de L'uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock. Anche se siamo in un film di Nolan, e perché si scateni l'inferno non occorre nemmeno aspettare il suono del gong. La sensazione di essere un film di Hitchcock resta sospesa a quel momento fino a che non entra in scena la protagonista femminile, la magnetica e dolente Kat di Elizabeth Debicki, che è uno dei motori della storia. L'attrice francese (che era Jordan Baker in Il grande Gatsby di Baz Luhrmann e sarà Lady Diana nella quinta e sesta stagione di The Crown), per come è raffigurata in scena da Nolan, è la classica bionda algida che sarebbe piaciuta ad Alfred Hitchcock, che amava dive come Grace Kelly, Eve Marie Saint e Tippi Hedren. Tra tutte Elizabeth Debicki ci ricorda forse quest'ultima, ma quella di Marnie: una donna tormentata, in qualche modo prigioniera, profondamente ferita.
Nel segno di Hitchcock: il MacGuffin
Ma c'è un altro elemento, in Tenet, che ci fa pensare ad Alfred Hitchcock. Parliamo del MacGuffin, cioè di quell'espediente teorizzato e spesso usato dal maestro della suspense per far progredire la storia. È un oggetto che è cruciale per i personaggi, che si gettano al suo inseguimento, ma che non è poi così importante per lo spettatore, o che non è il centro nevralgico della storia. Pensiamo alla valigetta con i 40mila dollari di Psycho, che presto esce di scena. In Tenet di MacGuffin ce n'è anche più di uno. Una pallottola molto speciale prodotta in Ucraina, e forse in arrivo dal futuro. Una valigetta contenente del plutonio violentemente contesa. E anche una misteriosa copia di un dipinto di Goya. Tutti elementi fondamentali per far progredire l'azione e costruire grandi scene madri. Ma in fondo non il cuore del film, che ha a che fare con il tempo, il destino, le nostre scelte, il libero arbitrio. Tutto questo arriva con il tempo, ma se rimaniamo incollati allo schermo è anche grazie ai sapienti MacGuffin di Christopher Nolan.
Nel segno di Bond: il giro del mondo
Ma se parliamo di narrazione, è evidente quanto Tenet debba moltissimo anche ai film di James Bond. Non è un segreto che Christopher Nolan sia un grande fan dei film dell'Agente 007 e che il suo nome sia stato spesso accostato tra i papabili registi per un suo film. Il cinema di Bond è entrato già nel film di Nolan (Agente 007, al servizio segreto di sua maestà era stato citato in Inception e la scena aerea di Agente 007, Vendetta privata era stata ripresa nella sequenza iniziale de Il cavaliere oscuro - Il ritorno). Ma con Tenet Nolan sembra aver finalmente girato il suo personalissimo, definitivo, Bond Movie. La cosa è evidente proprio per la sua struttura narrativa: un giro del mondo (Kiev, Mumbai, Londra, Oslo, la Costiera Amalfitana, il Vietnam), una serie di "quadri", di capitoli legati uno all'altro da un indizio che porta i protagonisti da una parte all'altra del globo, dove si svolge ogni volta una scena d'azione ad effetto, il tutto legato da un filo conduttore. Da sempre ogni film di James Bond si svolge così e Tenet segue proprio questa regola.
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Nel segno di Bond: nella tana del nemico
Ma è anche nel rapporto con il nemico, e nella relazione pericolosa con la protagonista femminile, che troviamo molto delle storie di 007. Il Protagonista (John David Washington), una volta chiarito quale sia il suo obiettivo, il miliardario Andrei Satur (Kenneth Branagh), si presenta apertamente a lui, pur sotto mentite spoglie (come un uomo d'affari che intende lavorare con lui), e va dritto nella tana del nemico, cioè il suo enorme yacht. E non è un caso che la donna con cui instaura una relazione molto particolare, pericolosissima, sia proprio legata al suo nemico: Kat è sua moglie. E proprio il fatto che il suo nemico provenga dall'ex Unione Sovietica, e alcune scene ambientate in quel mondo, sembrano riportarci all'immaginario della Guerra Fredda degli anni Sessanta e Settanta, anni in cui il mito di Bond è nato e cresciuto, un'atmosfera di cui sono intrise le prime storie. Anche se oggi è tutto cambiato.
007: omaggiato ma anche riscritto
Ma guardate la scena all'inizio, in cui una scienziata spiega al Protagonista la teoria dell'inversione del tempo, gli mostra le prime pallottole e lo fa assistere agli spari invertiti. Sembra il classico passaggio di Bond alla sezione Q, un momento obbligato in ogni storia dell'agente 007 prima di andare in missione. Ma attenzione: non ci sono gadget, penne che sparano, orologi che esplodono, o automobili equipaggiate e armate fino ai denti. C'è solo la dimostrazione di una tecnologia. In Tenet, rispetto a un film di James Bond, tutto è più sobrio. Ma ci torneremo a breve. Che il mito di Bond sia giustamente omaggiato, ma anche in qualche modo guardato a distanza o, se volete, riscritto, è evidente anche da alcune battute. "Pensi di essere l'unico che può salvare il mondo?" dice un personaggio al protagonista, con evidente riferimento alle imprese impossibili del one man band James Bond.
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Il monopolio dello snobismo
Ma c'è un'altra battuta che ci fa riflettere su Tenet e il suo rapporto con il mondo di James Bond. A cena a Londra con Michael Crosby, personaggio interpretato dall'attore feticcio di Nolan, Michael Caine, il protagonista, americano, si fa sfuggire questa battuta. "Voi inglesi non avete il monopolio dello snobismo". "È più un azionariato di controllo" è la risposta dell'inglese. Ecco, il Tenet di Nolan è un Bond spogliato dalla coolness e dalla personalità smisurata di James Bond, è spogliato della tecnologia più scenografica e dai gadget ad effetto, e da un certo esotismo tipico della franchise. È una spy-story che va dritta al punto, contaminata con la fantascienza, che si fida molto dell'idea di partenza, che punta sull'azione e sulla spettacolarità delle scene senza dover aggiungere altri elementi ad effetto. Rispetto ai film di James Bond abbiamo notato altri due aspetti che ne prendono le distanze: il villain di Kenneth Branagh, efficace senza essere definito da caratteristiche fisiche particolari o interpretazioni sopra le righe. E la dinamica della relazione tra il Protagonista e Kat: un amore platonico, o un'unione di intenti, una compassione nel senso originario del termine più che una relazione passionale, sensuale e sessuale come prevede il copione dei Bond Movie. E allora ci viene da chiederci: se davvero dovesse esserci un Bond diretto da Nolan, avrebbe queste caratteristiche? E l'altra domanda è questa: ci sarà mai, a questo punto, uno 007 visto da Nolan? In fondo il suo Bond lo ha appena diretto.
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