Tenet: Christopher Nolan, manipolare il tempo con le immagini

Non è la prima volta che Nolan gioca con il tempo, ma finora il movimento del tempo era fatto con la scrittura e il montaggio; la novità di Tenet è che ora è creato attraverso l'immagine stessa.

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Tenet: John David Washington in una scena

"Invertito". Dal 26 agosto 2020, per gli appassionati di cinema, questa parola sarà indissolubilmente legata a Christopher Nolan e al suo nuovo film, Tenet, l'uscita cinematografica più attesa dell'anno. Come avevamo capito giù dai trailer del film, l'opera di Nolan ha a che fare con i viaggi nel tempo, ma non come li abbiamo intesi finora al cinema. Qui si parla di invertire il tempo, di cambiare cioè la legge che prevede che il tempo scorra sempre in avanti. In Tenet Christopher Nolan immagina che nel futuro sia stata scoperta la tecnologia per invertire il moto del tempo. Non parliamo quindi di essere catapultati in un'epoca e iniziare a vivere normalmente una volta arrivati. Qui si tratta di invertire il senso di marcia, di muoversi all'indietro fino a un dato momento, e, arrivati lì, continuare a muoversi all'indietro. Con tutto quello che comporta, come i problemi alla respirazione, ovviati da delle bombole all'ossigeno, come l'inversione del passaggio dal caldo al freddo.

Questione di tempo: Memento

Memento: Guy Pearce e Carrie Ann Moss
Memento: Guy Pearce e Carrie Ann Moss

Questione di tempo, insomma. Qualcosa a cui Nolan ci ha abituato fin dagli esordi. Il film che lo ha rivelato al mondo, Memento, è uno dei più famosi casi di cinema non lineare. Memento uscì nel 2000, alla fine degli anni Novanta, anni in cui molti cineasti (da Tarantino con Pulp Fiction, a Inarritu con Amores Perros e 21 grammi, a Milcho Manchevski con Prima della pioggia, fino a David Lynch con Strade perdute e Mulholland Drive) si misuravano con montaggi non convenzionali, strutture a mosaico o circolari, anelli di Moebius che tornavano su se stessi. Memento era un viaggio a ritroso nelle ultime ore della vita di un uomo, una ricostruzione del suo passato recente che lo spettatore faceva con il protagonista. Si trattava di un viaggio fatto di piccoli, ma regolari, balzi all'indietro, una sorta di reiterato flashback.

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Inception: ralenti e relatività del tempo

Joseph Gordon-Levitt in Inception
Joseph Gordon-Levitt in Inception

Anche Inception, riflessione sul sogno, è molto legato al concetto di tempo. Non lo capiamo subito, ma nell'ultima parte del film, quando le dimensioni in cui si muovono i personaggi aumentano e ci rendiamo conto che, non ci muoviamo solo tra sogno e realtà, ma le dimensioni sono molteplici e dentro un sogno ci possono essere altri sogni, come in un gioco di scatole cinesi. Nella sequenza chiave del film, capiamo che, a seconda del livello dove ci troviamo, il tempo scorre diversamente. Nolan vuole farci scoprire che, mentre nel sogno gli eventi scorrono per delle ore, nella realtà possono essere anche passati pochi secondi, o pochi minuti. Nolan riesce a farlo capire creando un effetto di ralenti esasperato. Guardate la sequenza in cui il furgone si ribalta con le persone dentro. Le immagini si muovono in modo estremamente lento, in modo di farci rendere conto che, nella realtà, il tempo scorre molto più lentamente che nel sogno, o nei sogni in cui si muovono i personaggi.

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Tenet: Robert Pattinson e John David Washington in una foto del film

Dunkirk: piegare il tempo al racconto

Dunkirk: Fionn Whitehead in una scena del film
Dunkirk: Fionn Whitehead in una scena del film

Anche in Dunkirk il tempo è fondamentale. Nolan sceglie di piegare il tempo alla sua necessità, che è quella di dare a ognuna delle tre storie lo stesso spazio, la stessa importanza, lo stesso ritmo. Ogni storia ha delle durate diverse: quella sulla terra dura una settimana, quella del mare un giorno, la storia che vive nel cielo è un raid di un'ora. Sullo schermo questi tre elementi hanno lo stesso spazio. Nolan gioca con il tempo dilatando certi avvenimenti e comprimendone altri, mentre le tre storie procedono in montaggio alternato con un ritmo crescente. Nei suoi film, in alcuni più che in altri, Christopher Nolan ha dimostrato di voler manipolare il tempo, piegarlo al suo volere. E ci è riuscito. Per farlo, in ogni caso, è ricorso alla sceneggiatura e al montaggio, due elementi fondamentali nella "scrittura" del film (si è soliti dire che, al montaggio, spesso si riscrive il film). È ricorso a mezzi narrativi, come il flashback, e visivi, come il ralenti. E comunque, sia che la storia viaggiasse all'indietro, sia che scorresse più lentamente, i personaggi in scena si muovevano comunque in avanti nel tempo, in un'unica direzione.

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Tenet: il movimento nel tempo nasce dall'immagine

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Tenet: John David Washington in una sequenza

Quello che Tenet ha di nuovo è che il movimento nel tempo è realizzato attraverso l'immagine, la chiave per alterare lo scorrere del tempo è nella natura stessa dei fotogrammi, è nella loro stessa creazione. Immagini che si riavvolgono, scene girate al contrario e quindi riavvolte in avanti, l'azione che va in due direzioni diverse, avanti e indietro, nella stessa sequenza. È qualcosa di mai visto finora nel cinema di Nolan, e probabilmente neanche al cinema. Ogni volta che, nei film, abbiamo assistito alle storie di personaggi che andavano indietro nel tempo, una volta arrivati a destinazione poi l'azione è stata lineare: i movimenti, gli avvenimenti scorrevano naturalmente avanti nel tempo. Qui questa regola di base è sovvertita. Non diamo più per scontato che il movimento sia in avanti: un personaggio può anche muoversi all'indietro. E, nel corso della stessa scena, due movimenti possono non avvenire in un senso univoco. Assistiamo a personaggi, a gruppi di persone, a mezzi che si muovono in due direzioni diverse. L'immagine stessa, la composizione della scena viene creata per dare la sensazione di un movimento inverso, innaturale. Non è più l'azione lineare che poi, con il montaggio, viene spostata avanti o indietro in modo che le scene vadano a costruire la storia.

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Tenet: alcune immagini del backstage con John David Washington

Straniante come quell'audio di Twin Peaks...

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Tenet: una sequenza del trailer

Guardate il primo corpo a corpo nel caveau della banca: vi sembrerà che alcuni movimenti siano innaturali. O ancora, il momento in cui, dopo l'inseguimento in macchina, Andrei Sator (Kenneth Branagh), il villain del film, porta in scena la moglie Kat (Elizabeth Debicki). E ancora, la maestosa scena d'insieme finale. C'è un grosso lavoro dietro a queste sequenze. Perché un conto è pensarle, e un conto è realizzarle. Si vede, un grosso lavoro non solo nella composizione dell'immagine, ma anche nella coreografia dell'azione. Perché non si tratta solo di riavvolgere le immagini girate: si tratta anche di muovere gli attori al contrario per poi riportare l'immagine al movimento in avanti, e di comporre sullo schermo immagini nei due sensi diversi. Una cosa che finora non avevamo mai visto. Il risultato di questi movimenti creati al contrario e poi riavvolti per far muovere i personaggi in avanti è simile, anche se siamo in campi totalmente diversi, alle parole dei personaggi della Loggia Nera di Twin Peaks di David Lynch, registrate al contrario e poi avvolte in modo che scorressero in avanti. È un risultato straniante, innaturale, un procedere a scatti nervoso e meccanico.

Tenet: un film rivoluzionario

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Tenet: John David Washington indossa auna maschera alla guida di un 'auto

In questo senso, Tenet è un film rivoluzionario perché cambia anche il nostro modo di vedere. Al cinema, in tv, in qualunque prodotto audiovisivo siamo stati abituati a personaggi che si muovevano secondo le leggi del tempo che finora sono state a noi note: in avanti. Quelle immagini che raccontavano le vite dei personaggi, in modo che riprendessero delle vite in fondo simili alle nostre, le abbiamo rallentate, le abbiamo interrotte, spezzate, rimontate, riavvolte. Ma, una volta fatto tutto questo, è sempre in avanti che scorrevano. Ora, per la prima volta, abbiamo assistito a immagini che scorressero al contrario, immaginando, seguendo teorie scientifiche, che un giorno una tecnologia possa permetterci di sfidare le logiche del tempo, farlo invertire, farlo scorrere all'indietro. Farci muovere come un gambero. È qualcosa che ci insegna a non dare nulla per scontato. Al cinema, come nella vita. Forse non sarà mai possibile. Forse lo sarà ma non lo vedremo mai. Ma qualcosa, nella nostra testa, continuerà a dirci che non è detto che si debba per sempre muoversi in avanti. Che si possa muoversi anche all'indietro. E che non tutto, allora, sia perduto.

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