Dopo l'accoglienza trionfale al Comic-Con di San Diego per due anni consecutivi, sta finalmente per arrivare in sala Suicide Squad, il terzo lungometraggio del cosiddetto DC Extended Universe. Caratterizzato da una campagna promozionale all'insegna della follia e del divertimento (dai trailer ai vari aneddoti emersi in sede di interviste o talk show) e da un cast di prim'ordine (Will Smith, Viola Davis, Jared Leto, Margot Robbie, Joel Kinnaman, senza dimenticare Ben Affleck che veste nuovamente i panni di Batman), il film di David Ayer si annuncia come uno degli appuntamenti imprescindibili dell'estate cinematografica. E a ragione, perché a conti fatti Suicide Squad è il film più importante dell'universo filmico della DC, almeno per quanto concerne il futuro immediato, nonché il più rischioso. Ecco perché.
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1. Batman chi?
Storicamente, gli adattamenti cinematografici mainstream dei fumetti della DC - escludendo quindi storie non strettamente legate al filone supereroistico come V per Vendetta e A History of Violence - hanno faticato ad avere successo qualora non fossero incentrati sulle due icone della casa editrice, vale a dire Batman e Superman (e il discorso non è tanto diverso in televisione, dove il cosiddetto Arrowverse è nato in seguito alla popolarità di Freccia Verde in Smallville). E sebbene l'uomo pipistrello appaia in Suicide Squad, la sua presenza non è stata sottolineata più di tanto a livello di marketing, al punto che inizialmente girò la voce che il suo ruolo nel film fosse un semplice cameo affidato ad uno stuntman anziché a Ben Affleck. La pellicola di Ayer deve dunque affidarsi interamente al carisma dei suoi strambi protagonisti, senza la rete di sicurezza costituita dall'alter ego di Bruce Wayne. Certo, uno dei personaggi principali è la nemesi di quest'ultimo, ma anche lì il rischio c'è.
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2. Ledger chi?
Il Joker è forse il cattivo più noto dei fumetti americani, non solo all'interno del filone dei supereroi, e la sua presenza è sempre stata un incentivo finanziario per i film dedicati a Batman (fino al 2012 i lungometraggi il cui appariva il perfido clown tendevano ad avere incassi nettamente superiori a quelli in cui era assente). Peccato che l'ultima volta che l'abbiamo visto sullo schermo avesse le fattezze del compianto Heath Ledger, che ci ha lasciati con un ruolo-testamento che ancora oggi, e non solo per via dell'Oscar postumo come miglior attore non protagonista, è considerato l'apice irraggiungibile per i cattivi di genere.
Ed ecco che, oltre ad una petizione per chiedere il ritiro permanente del personaggio dal cinema come segno di rispetto nei confronti dell'attore australiano, si sono manifestate le prevedibili lamentele a priori sull'inferiorità recitativa di Jared Leto, evidentemente fatte da fan con la memoria corta visto che nel 2006 lo stesso Ledger fu ritenuto da molti una scelta sbagliata. L'attore ha quindi l'onere di avere la meglio su questi pregiudizi, anche perché dopo un anno e mezzo di dicerie sui suoi metodi per calarsi nella parte speriamo di non trovarci di fronte alla versione cinecomic di Revenant - Redivivo (ossia un film non del tutto all'altezza del suo making of).
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3. Cattivi fino all'osso
La frase di lancio - "Worst. Heroes. Ever." - e le scelte musicali nei trailer possono far pensare a Guardiani della Galassia, una strategia più che logica per attirare l'attenzione dello spettatore che sa poco o nulla della Suicide Squad. Detto ciò, va tenuto a mente ciò che dice Deadshot: "Non dimenticate, noi siamo i cattivi." Ed è lì il vero punto di forza - sulla carta - del film, ciò che gli dovrebbe permettere di distinguersi dagli altri film della DC e, più in generale, dai cinecomics tout court: questi non sono eroi e non lo saranno mai. Sembrerebbe quindi che la DC abbia imparato la lezione giusta dalla storica rivale Marvel, il cui universo cinematografico si basa su un'offerta variegata (basti pensare al già citato Guardiani della Galassia, una space opera, uscito nello stesso anno di Captain America: The Winter Soldier, che trae ispirazione dai thriller politici). Realizzando un film raccontato dal punto di vista dei cattivi, il DCEU sembra volersi muovere nella direzione giusta, puntando su qualcosa di inedito per evitare che il genere scivoli nella trappola della ripetitività.
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4. PG-13 vs. R
Tradizionalmente, anche per questioni puramente economiche (si tende a spendere intorno ai 200 milioni di dollari solo per realizzare questi film, senza aggiungere le spese per la distribuzione e il marketing), i cinecomics in America hanno il divieto PG-13, che sconsiglia la visione ai minori di tredici anni non accompagnati. Questo consente al film di raggiungere un pubblico più vasto, mentre il più restrittivo R (vietato ai minori di 17 anni non accompagnati) avrebbe l'effetto opposto. Quest'anno, però, si è manifestata la grande eccezione alla regola, ossia Deadpool, vietatissimo eppure capace di incassare quasi 800 milioni di dollari a livello mondiale, e questo senza uscire sul lucrativo mercato cinese (va anche detto che il film in questione è costato "solo" intorno ai 60 milioni).
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Un caso accompagnato poi dalla notizia che il Blu-ray di Batman v Superman: Dawn of Justice avrebbe incluso una versione più lunga e contrassegnata dal divieto per adulti, applicato anche all'animato Batman: The Killing Joke. Sono quindi scattati i dibattiti online sulla presunta "censura" della Warner Bros. nei confronti della visione dei suoi registi, dato che Suicide Squad, a causa dei personaggi coinvolti e il curriculum di Ayer, giustificherebbe un risultato da "R". Un dibattito in realtà sterile, che si appoggia su argomenti privi di fondamento: The Killing Joke, in quanto destinato ai fan e a un'uscita direttamente in home video, può permettersi un divieto forte, mentre Batman v Superman, se anche fosse uscito in sala nella versione di tre ore, avrebbe comunque epurato quei pochi secondi - parola di Zack Snyder - ritenuti troppo violenti dalla MPAA. Suicide Squad deve pertanto dimostrare di essere in grado di andare oltre queste controversie, restando fedele alla poetica del suo regista pur rispettando le convenzioni del genere.
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5. David Ayer
Una delle lamentele principali, da parte di critica e pubblico, per quanto concerne il DCEU è l'eccessivo potere decisionale concesso, almeno fino a quest'anno, a Zack Snyder, la cui influenza si estende in parte anche ai film non diretti da lui, come Wonder Woman (poiché la protagonista è stata scelta da lui e non dalla regista Patty Jenkins). Suicide Squad, escludendo la partecipazione di Affleck e qualche allusione agli eventi dell'universo più vasto (in uno dei trailer viene menzionato l'attualmente defunto Superman), sembra essere soprattutto farina del sacco di David Ayer, e quindi meno "sottomesso" ai piani a lungo termine di Snyder e delle alte sfere della DC. Certo, una minima dose di collaborazione con i produttori è auspicabile, dato che la filmografia di Ayer, per quanto interessante, tende a soffrire da alcuni punti di vista (i finali dei suoi film e la caratterizzazione a volte un po' rozza dei personaggi), ma l'importante è che la sua firma si faccia notare e faccia passare l'amaro in bocca legato ai risultati di Snyder, dimostrando così che anche il DCEU, come altri franchise dal budget elevato, è in grado di valorizzare i punti di forza dei propri registi senza che questi vengano soffocati dagli obiettivi a lungo termine della saga di appartenenza.
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