A un paio di mesi da The Post, è arrivato in sala un altro film firmato da Steven Spielberg. Ma se il film con Tom Hanks e Meryl Streep si poteva annoverare tra le fila di pellicole più serie ed impegnate del regista americano, il nuovo lavoro intitolato Ready Player One è decisamente sul versante dello Spielberg di genere: tratto dal romanzo omonimo di Ernest Cline, qui anche co-autore dello script, il film ci immerge in un universo virtuale, di fantasia e popolato di personaggi appartenenti al mondo dell'immaginazione e dell'intrattenimento.
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Un film che affonda le sue radici nelle opere che hanno fatto la fortuna del regista di E.T. L'Extraterrestre e la storia del cinema fantastico, ma anche nell'immaginario popolare degli anni '80 (ed oltre), tra cinema, musica, videogiochi e fumetti. Un film che parte dalla vena nostalgica per un certo tipo di cultura popolare e nerd, ma va oltre diventando un vero e proprio inno alla fantasia, la creatività e l'immaginazione, oltre che un esplicito, emozionante e sincero omaggio all'arte cinematografica.
Per questo non sorprende l'unanimità dei pareri positivi dei nostri redattori, chiamati a dire la propria per proporre una visione completa e articolata di quella che è l'ultina fatica di Steven Spielberg.
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Ready Player One, non solo nostalgia: Spielberg ci regala il paradiso dei cinefili (Luca Liguori)
"[...] Se Ready Player One gronda cinema e cinefilia da ogni fotogramma è merito di Steven Spielberg. Se un film che nelle premesse non sarebbe altro che l'ennesima variazione del genere young adult riesce ad emozionare fino alle lacrime anche gli adulti è perché trabocca quella stessa passione che lo contraddistingue da sempre e che l'ha portato, anche già in passato, a fare cinema ma anche e soprattutto ad apprezzare quello altrui. [...]"
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Voto ☆☆☆☆ ½
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Le altre recensioni della redazione
Finestre sul passato e il grande salto (Chiara Apicella)
Fin dalle primissime note di Jump dei Van Halen ci sentiamo catapultati nell'universo di Ready Player One, dove il "salto" viene nominato spesso più avanti, per indicare il superamento dei propri limiti e delle proprie paure. E proprio questo è l'aspetto che più mi ha galvanizzato dello spettacolare film di Spielberg: l'investigare, quasi con fare scientifico, del protagonista (anzi, del suo avatar) Parzival e di Art3mis su quale fosse lo scoglio da superare da parte dell'inventore di Oasis, il timido e gentile James Halliday. Quelle finestre sul passato, in cui si cercano indizi per capire la psicologia di Halliday e da lì ritrovare l'Easter Egg, le ho considerate la parte più affascinante di un film che è un turbine di idee, colpi di scena e citazioni. E proprio da quell'addentrarsi nella mente di Halliday, un genio sul piano scientifico e una frana sul piano emotivo, scaturisce la sequenza più gustosa ambientata all'Overlook Hotel di Shining. Perché il film, grandioso e riconoscente allo stesso tempo, è un continuo omaggio ai maestri del nostro immaginario cinefilo, ed è una goduria anche per questo.
Voto ☆☆☆☆
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Steven Spielberg: il padre della meraviglia (Mattia Bianchini)
Ready Player One è l'ennesima perla di un uomo che con le proprie immagini ha saputo crescere, cullare e sconvolgere intere generazioni, portando l'intrattenimento moderno verso nuove frontiere. Per perdervi nel mondo di Spielberg vi basterà soltanto un pizzico d'immaginazione, perché il resto è magia. Non si tratta soltanto di un funambolico viaggio tra reale e virtuale, quanto di una storia di formazione che celebra i legami, la scoperta e l'accettazione. Una fantascienza epica impregnata di una nostalgia che non guarda solo al passato, ma si spinge incredibilmente verso il futuro. Vedere condensati e rielaborati con questa forza visionaria tutti gli elementi che hanno segnato in modo incontrovertibile l'immaginario della cultura pop degli ultimi 30 anni, è come poter entrare in una stanza del nostro cuore in cui sono custoditi tutti i ricordi legati alla nostra passione cinematografica. Poco importa se in alcuni snodi la narrazione si carica di tante parole per spiegare i meccanismi di un mondo complicato, perché poi, ogni volta che Spielberg libera la sua fantasia, il film vola letteralmente verso vette di spettacolo folgoranti. E allora mollate gli ormeggi e lasciatevi andare alla meraviglia di Oasis; meravigliarsi davanti ad uno schermo, nelle mani di Steven Spielberg, è e resterà sempre una sensazione impagabile.
Voto ☆☆☆☆
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L'oasi della meraviglia (Max Borg)
Solo Steven Spielberg poteva portare sullo schermo il romanzo di Ernest Cline, e non solo per la componente nostalgica basata sui riferimenti culturali degli anni Ottanta (e altri decenni) e sugli effetti speciali realizzati con una cura sbalorditiva anche per gli standard piuttosto alti della filmografia del regista. Tra un'avventura cinefila e una corsa contro il tempo fra due mondi c'è infatti una riflessione non banale su ciò che ci rende umani e sulla necessità di avere rapporti veri anche in un futuro dominato dalla realtà virtuale che può esaudire ogni nostro desiderio. Da questo punto di vista Ready Player One porta la poetica spielberghiana nel nuovo millennio, rappresentando forse la summa del suo approccio intimo e tangibile in ambito blockbuster, anche quando l'ambiente che ci circonda è quasi completamente artificiale. Dalla corsa automobilistica iniziale alla scelta perfetta del brano per i titoli di coda, passando per le conversazioni sulla vita, l'universo e tutto il resto, questo è il film di Spielberg che non sapevamo di aver aspettato per tutta la vita.
Voto ☆☆☆☆☆
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Il potere dell'immaginazione (Antonio Cuomo)
Alcune persone sognano più di altre. I loro cuori battono al ritmo di un'immaginazione sfrenata, che li immerge in un mondo popolato dei propri eroi, delle storie che li appassionato e dei personaggi che amano. Sono i lettori ideali di un romanzo come Ready Player One, che sceglieva consapevolmente di autoconfinarsi in un angolo specifico dell'immenso universo che è la cultura popolare, rivolgersi principalmente al popolo dei nerd. Un autore come Steven Spielberg, capace di dettare tempi e modi dell'immaginario popolare da quarant'anni, sapeva che questo non può bastare. Ha preso il romanzo di Ernest Cline e ha fatto qualcosa di incredibile: l'ha, allo stesso tempo, semplificato e arricchito. Ha sfrondato la ricca costruzione dell'OASIS di Cline, ma ha infarcito ogni inquadratura di una ricchezza visiva senza precedenti; ha semplificato la narrazione, ma ha reso più profondo e attuale il messaggio; ha reso più ampio, corposo e numeroso l'esercito di citazioni e omaggi, ma è riuscito a renderli sempre funzionali alla storia e mai gratuiti. A 71 anni suonati, ha confezionato un film d'intrattenimento perfetto, giovane, entusiasta e moderno, da guardare e riguardare senza sosta, da far invidia a ogni appassionato cineasta che si cimenta con il mondo dei blockbuster. Nel tradurre, con creatività e intelligenza, un cult nerd per il grande schermo, Spielberg l'ha reso qualcosa di più, un film che omaggia il cinema, l'arte e la fantasia in ogni sua forma, un film sulla passione e la fantasia. E sul potere che hanno e devono continuare ad avere.
Voto ☆☆☆☆ ½
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Tuffo nel passato o squarcio su un futuro terribile? (Valentina D'Amico)
Stiamo parlando di Steven Spielberg e ancora ci stupiamo della sua capacità di rimettere ordine nel caos comunicando messaggi originali e profondi al tempo stesso? Il regista 71enne ha il cuore di un ragazzino e la mente lucida. Con questo mix non sbaglia un colpo. In questi anni ci ha regalato pellicole che ci hanno intrattenuto, spaventato, divertito, ci hanno aiutato a guardare il mondo con occhi diversi e a far luce su squarci di realtà. Oscillando tra opere a sfondo storico-politico e fantasy-fantascienza, il maestro americano ha dimostrato come il cinema possa intrattenere o svolgere una funzione sociale... o entrambe le cose. È questo il caso di Ready Player One, ipergiocattolone intriso di azione e sequenze fantasmagoriche che dietro la patina spettacolare contiene un messaggio politico devastante. La nostra ossessione per la tecnologia potrebbe arrivare a privarci di tutto, perfino del contatto umano e del calore del sole sulla pelle. La tendenza è quella di rifugiarci in un mondo virtuale dove possiamo essere ciò che vogliamo. Più alti, più belli, più atletici, più brillanti... nel frattempo aziende spietate si impossessano dei nostri dati per influenzare i nostri acquisiti e le nostre vite spillandoci denaro in cambio di un'illusoria gratificazione virtuale. Questa storia ci ricorda qualcosa vero? Spielberg lancia un messaggio sul presente infiorettandolo di citazioni dell'epoca d'oro dell'intrattenimento, quegli anni '80 pop e disimpegnati di Ritorno al futuro e Shining, dei videogame e dei Duran Duran, ma dietro le paillettes e i colori si nascondono solitudine e cupezza. Sta a noi scegliere se passare la nostra vita in Oasis o fermarci finché siamo ancora in tempo.
Voto ☆☆☆☆
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Quel cubo magico che ci porta indietro nel tempo... (Maurizio Ermisino)
"Sono un sognatore, costruisco mondi". A parlare è James Halliday, creatore del gioco in realtà virtuale Oasis dove Wade, il protagonista, e milioni di persone si perdono ogni giorno. Ma potrebbe essere Spielberg, costruttore di mondi per eccellenza che, al contrario di Halliday, non odia le sue creature. In Ready Player One, per pudore, limita i riferimenti alle sue opere presenti nel libro (una corsa su una DeLorean schivando un T-Rex ce la concede), ma coglie l'occasione di raccontarci il "suo" mondo ideale, il suo pantheon di passioni legate agli anni Ottanta. Ready Player One è la sintesi tra i suoi film live action e i suoi esperimenti in performance capture, e ha il pregio di regalarci lo Spielberg più visionario, sognatore e pieno di stupore che non vedevamo da un po', quello con cui siamo cresciuti. È un film stratificato, da vedere più volte: per rimanere abbagliati, per notare i dettagli, per riflettere. Sul rischio di perdere il contatto con la realtà, come sul futuro del cinema. Ready Player One è come quel "Cubo di Zemeckis" che, alla maniera della DeLorean, ci porta indietro nel tempo. E ci fa tornare un po' ragazzi.
Voto ☆☆☆☆
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Un cult che sa parlare al cuore (Gabriella Giliberti)
Riuscire a parlare di Ready Player One in modo oggettivo è una mission impossible. Potrei dire solo cose scontate, su quanto sia incredibile (come sempre) la regia di Spielberg, la potenza della CGI, la sceneggiatura minuziosa e ricca di sorprese scena dopo scena, l'incredibile passione messa dai giovani attori. Vorrei dire che, forse, parlare soggettivamente di Ready Player One è più semplice, ma non è vero neanche questo! Ci troviamo di fronte a una pellicola destinata a cambiare, ancora una volta, la percezione della spettacolarizzazione al cinema. Una storia che nel suo insieme di tante storie è lo specchio di almeno tre generazioni differenti di appassionati e che è pronta ad abbracciare una nuova generazione. Un film che sussurra, parla al cuore del nostro bambino, del nostro adolescente e del nostro adulto. Un film che sa racchiudere magnificamente la nostra vita, i nostri ricordi e percorsi di crescita e lo fa in modo del tutto originale, quello tipico di "zio Steven". Ready Player One è quel film che arriva una volta ogni vent'anni, ma che sa farsi amare fin dai primi secondi e ti ricorda, in un mondo tutto suo, che sì, IO CREDO ANCORA NELLE FATE!
Voto ☆☆☆☆☆
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Insert Coin: ne vogliamo ancora (Giuseppe Grossi)
C'è un futuro che si specchia nelle ore passate. A giocare, a vedere, a leggere, ad imparare, a conoscere. Dentro tutto il tempo passato a fare cose che ci fanno stare bene, a volte meglio, diventando esperti di cose che altri riterranno sempre inutili, accessorie, marginali. E invece no. Non è così. C'è un mucchio di gente per cui Star Wars è una cosa seria e Il Signore degli Anelli una bibbia. Persone che non sono fuggite dalla realtà per colpa dell'immaginazione, ma hanno definito le loro vite attraverso l'immaginazione. Questo è film è dedicato a loro. Anzi, non è solo fatto per loro, è fatto di loro. Ready Player One ci entusiasma perché è pervaso di entusiasmo, ci appassiona perché è composto di passione. Steven Spielberg non ce l'ha con nessuno, vuole soltanto invitarti a giocare con lui. Così il nostro fabbro sognatore costruisce il suo carnevale ludico, in cui tutti possono essere chiunque: lettori, videogiocatori, spettatori, cosplayer. Ready Player One è un inno di democrazia pop, pura cocaina cinematografica, estasi ed esaltazione. È tutto quello che Avatar non è stato, è la risposta conciliante sul dualismo realtà/virtuale alla faccia dell'inquietudine di Matrix. Ready Player One è il mondo bello di chi sogna ancora.
Voto ☆☆☆☆
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La luce del cuore di E.T. come fondamento dell'amicizia (Chiara Nicoletti)
Arrivare a 71 anni e stupirsi ancora, sognare mondi, ideali, amicizie che durano per sempre. Steven Spielberg con Ready Player One dimostra di essere tanto saldamente con i pieni per terra che con la testa beatamente per aria. Sarebbe facile ridurre Ready Player One ad un sofisticato strumento di piacere per nerd e geek, che siano gli adolescenti di questo tempo o quelli che l'adolescenza vissuta negli anni 80' e 90' non l'hanno mai veramente abbandonata. E non si può negare il visibilio puro in presenza di un mare di citazioni, ricordi e nostalgia mentre la DeLorean sfreccia o l'orrore di Shining torna vivo e si trasforma sotto i nostri occhi. Ready Player One ti regala se vuoi accoglierlo, lo stupore fanciullesco, il segreto della condivisione di un traguardo, l'amicizia come punto di partenza per vincere le grandi battaglie. È il premio alla fine del percorso che risplende della luce del cuore di E.T. e che può dare nuova linfa a questa generazione che non è presa sul serio e che invece può spostare l'ago della bilancia di un futuro che sembra destinato a diventare simile a quello proposto dal 2045 di Spielberg.
Voto ☆☆☆☆ ½
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L'oasi di cinefili, videogiocatori e non solo (Erika Sciamanna)
Andare al cinema a vedere Ready Player One non è solo un'esperienza visiva, ma mnemonica ed emotiva. Prendete tutto ciò che ricordate e amavate dell'infanzia, aggiungete i vostri videogiochi preferiti, la fantascienza, quella bella, quella che fa sognare mondi nuovi, i cartoni animati e i film che avranno sempre un posticino speciale nel vostro cuore, mescolate tutto con estrema cura ed otterrete la ricetta di uno dei film più emozionanti e riusciti di quest'anno. Steven Spielberg riesce, infatti, ad unire con sapienza e con le giuste dosi tutti quei mondi fantastici che popolano il nostro immaginario da sempre, provocando sussulti e qualche lacrimuccia nostalgica, senza calare il ritmo ma spingendo costantemente il piede sull'acceleratore di un film che non annoia mai, nonostante le sue due ore e 20 minuti. Anche se non esente da qualche "difettuccio" di trama (ma di certo non ci troviamo di fronte ad un facile adattamento), queste piccole imperfezioni vengono facilmente perdonate dal momento in cui è impossibile non rimanere totalmente affascinati dall'accuratezza delle scene mostrate, le stupefacenti citazioni e la molteplicità delle tematiche trattate. Attenzione, però, Ready Player One non è un film ad esclusivo uso e consumo di nerd e cinefili: è una dedica a tutti coloro che sognano mondi fantastici, che vedono oltre ciò che hanno davanti, che non si lasciano sopraffare dalle avversità del quotidiano e credono veramente che un futuro migliore sia sempre possibile.
Voto ☆☆☆☆ ½