Un pugno in diretta mondiale: potrebbe essere la brutta scena di un film, invece si tratta dell'episodio che ha catalizzato quasi tutta l'attenzione della serata e che rimarrà per sempre associato agli Oscar 2022. È Will Smith, pochi minuti prima di ricevere il premio come miglior attore, a rendersi protagonista del capitolo probabilmente più imbarazzante e indegno nell'intera storia degli Academy Award: una rabbiosa sfuriata contro Chris Rock, che in quel momento si trovava sul palco per introdurre i candidati per il miglior documentario. Subito dopo una squallida battuta di Chris Rock sulla testa rasata di Jada Pinkett Smith (l'attrice ha perso i capelli a causa dell'alopecia), Smith è salito sul palco, ha colpito al volto il comico americano e poi, tornato al suo posto, gli ha urlato più volte la frase "Togliti mia moglie dalla tua cazzo di bocca".
L'edizione degli Oscar 'snaturati'
Già di per sé, la cerimonia per la novantaquattresima edizione degli Oscar non era nata sotto i migliori auspici, a partire dalla scelta contestatissima di assegnare otto riconoscimenti prima dell'inizio della diretta televisiva. Ben otto statuette, inclusi quattro trofei tecnici per Dune, sono state annunciate pertanto attraverso i social media, mentre i relativi discorsi di ringraziamento sono stati inseriti in formato ridotto nel corso delle tre ore e mezza di trasmissione a seguire. In tal modo la ABC, la rete televisiva che trasmette la notte degli Oscar negli Stati Uniti, ha snaturato una parte dell'essenza stessa della cerimonia degli Academy Award; tanto più se la manciata di minuti 'guadagnati' in questa maniera è stata poi usata per presentare le classifiche dei cosiddetti Oscars fan favorite, votate via Twitter, con esiti quantomeno bizzarri (Army of the Dead proclamato come il film preferito del 2021) accolti dall'indifferenza del Dolby Theatre.
Oscar 2022: tutti i vincitori di questa edizione
Il colpo di 'coda' de I segni del cuore
Al di là dei numerosi problemi nell'organizzazione della cerimonia, gli Oscar 2022 hanno confermato appieno tutti i pronostici, senza riservare alcuna sorpresa rispetto ai vincitori. Non scontato, ma comunque abbastanza preventivato, era l'en plein de I segni del cuore (CODA il titolo originale), remake americano de La famiglia Bélier, scritto e diretto da Sian Heder e distribuito negli USA da Apple TV+, che lo aveva acquistato dopo il Sundance 2021: tre premi Oscar su tre nomination, ovvero miglior attore supporter per Troy Kotsur, miglior sceneggiatura adattata per la Heder e miglior film, statuetta consegnata da Lady Gaga e Liza Minnelli. Una vittoria non scontata, dicevamo, e per più di un motivo: si tratta della prima volta che il trofeo principale viene attribuito a un film distribuito su un servizio di streaming anziché nelle sale, ma anche della prima volta dall'edizione del 1932 (anno della vittoria di Grand Hotel) che a essere premiata è una pellicola con meno di cinque nomination complessive.
Il film più 'facile', ma non il migliore
I segni del cuore, reduce dai premi ai Producers Guild Award e agli Screen Actors Guild Award, ha entusiasmato i membri dell'Academy attraverso la storia di una ragazza (Emilia Jones) con un grande talento per il canto, ma figlia di genitori sordomuti (Troy Kotsur e Marlee Matlin, due interpreti non udenti) che non sempre riescono a comprendere la sua vocazione. Le ragioni di questo trionfo risiedono probabilmente nella 'semplicità' della commedia di Sian Heder: un film molto lineare, che fa leva con efficacia su convenzioni narrative volte a suscitare l'empatia degli spettatori. I segni del cuore, in sostanza, è un'opera più diretta, immediata e di facile fruizione rispetto ad altri candidati di quest'anno, ma di certo non si attesta fra le "punte di diamante" negli annali dell'Academy, rientrando piuttosto nella tradizione di vincitori quali Crash e Green Book: titoli dal modesto spessore artistico, ma che possono contare su un rassicurante messaggio di inclusività.
Jane Campion miglior regista, un Oscar per West Side Story
Ma per quello che è considerato il massimo riconoscimento cinematografico americano, è triste pensare che I segni del cuore, per quanto piacevolissimo, sia stato preferito a candidati di ben altra levatura come West Side Story o Il potere del cane. Su ben dodici nomination, il dramma western diretto da Jane Campion, dato per favorito fino a qualche settimana fa, purtroppo ha dovuto accontentarsi del singolo Oscar per la regia; la cineasta neozelandese è diventata così la terza donna premiata come miglior regista, dopo Kathryn Bigelow e Chloé Zhao. Il musical di Steven Spielberg, sette nomination in tutto, ha visto prevalere invece come miglior attrice supporter Ariana DeBose, che nel proprio discorso ha rivendicato con fierezza di essere una donna di colore e apertamente omosessuale. La DeBose è stata premiata per aver interpretato la portoricana Anita a sessant'anni di distanza da Rita Moreno, che aveva vinto l'Oscar per lo stesso personaggio (un record, il ruolo dal doppio Oscar, condiviso con don Vito Corleone de Il Padrino e con il Joker).
Jessica Chastain canta in Gli occhi di Tammy Faye: "Bisogna sempre mettersi alla prova"
L'Oscar di Jessica Chastain e un imbarazzante Will Smith
Sebbene qualcuno ventilasse un colpo di scena per la miglior attrice, Jessica Chastain si è aggiudicata l'Oscar, alla sua terza nomination, grazie alla mimetica performance nei panni della telepredicatrice Tammy Faye ne Gli occhi di Tammy Faye, premiato anche con una seconda statuetta per trucco e acconciature. E l'appassionato discorso della Chastain, che si è rivolta a chi è vittima di violenza e descriminazioni o soffre di fragilità psicologica, è risuonato ancora più rilevante in quanto è arrivato subito dopo quello di Will Smith, eletto miglior attore per il biopic sportivo Una famiglia vincente. Ancora scosso dopo l'esplosione di rabbia contro Chris Rock, Smith non si è scusato con il collega per il proprio gesto, ma al contrario ha rivendicato fra le lacrime l'importanza di 'proteggere' le persone che si amano: un goffo tentativo di giustificazione che costituisce uno degli episodi più bassi e vergognosi degli Academy Award, tanto più perché gli applausi del pubblico hanno contribuito a 'normalizzare' un'aggressione fisica.
Fra i premiati anche Dune, Drive My Car ed Encanto
In un'edizione la cui atmosfera è stata compromessa, almeno in parte, dall'orribile episodio Smith/Rock (di cui si parlerà parecchio nei prossimi giorni), pronostici rispettati pure in tutte le altre categorie. Dune, il kolossal di fantascienza di Denis Villeneuve, fa la parte del leone con sei premi Oscar su dieci nomination: miglior colonna sonora, fotografia, montaggio, scenografia, effetti speciali e sonoro. Kenneth Branagh si porta a casa il premio per la sceneggiatura originale del suo Belfast, Ryusuke Hamaguchi quello per il miglior film internazionale con Drive My Car; Encanto è stato eletto miglior film d'animazione, Summer of Soul miglior documentario. Billie Eilish e suo fratello Finneas conquistano il premio per la miglior canzone con No Time to Die, terza Bond song consecutiva a ricevere la statuetta, mentre la costumista Jenny Beavan mette le mani sul suo terzo Oscar grazie a Crudelia. Appena una fugace citazione per i destinatari degli Oscar alla carriera, Samuel L. Jackson, Elaine May e Liv Ullmann: troppo poco, in una cerimonia che comunque difficilmente sarà ricordata fra le pagine più gloriose dell'Academy.