Da Paola Cortellesi ad Alessandro Roia: i migliori esordi italiani del 2023

Un anno di grandi esordi alla regia, tutti italiani: da Paola Cortellesi a Michele Riondino fino ad Alain Parroni, ecco le 10 migliori opere prime (in ordine di uscita) viste al cinema nel 2023.

Da Paola Cortellesi ad Alessandro Roia: i migliori esordi italiani del 2023

Una delle cose belle della vita è che non si può mai dare nulla per scontato. Una regola che vale ancora oggi, nonostante gran parte del mondo sia impegnato a fare previsioni le più esatte possibili (siamo, dopotutto, in una cornice geopolitica che si poggia su un sistema economico), nonché impegnato a combattere l'incertezza del futuro. Siamo tutti troppo spaventati, e non è che il presente ci aiuti a sperare. Tuttavia, la vita continua a sfuggire ad ogni tipo di sistema. Il cinema italiano, per esempio, ci ha regalato risvolti impronosticabili (a volte anche piuttosto ironici). Infatti, il 2023 è stato un anno di opere prime e quindi proiettato verso il futuro.

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C'è ancora domani: Paola Cortellesi sul set del film

Pensare che il 2022 era figlio della pandemia e della conseguente desertificazione delle sale. Poche uscite, pochi film, pochi spettatori, incassi al minimo storico e previsioni apocalittiche sul destino imminente del cinema. Quest'anno, invece, ci siamo ripresi, anche al netto di un doppio sciopero dalle conseguenze storiche, che ha influenzato una stagione festivaliera comunque rediviva, intanto che le sale cinematografiche hanno ricominciato ad avere un'affluenza importante,. Con i limiti del caso abbiamo avuto anche noi una sorta di Barbenheimer, e abbiamo avuto il quinto incasso italiano di sempre, che è anche il film più visto in Italia nel 2023: C'è ancora domani di Paola Cortellesi. Che, guardo caso, è proprio un'opera prima.

Cosa ci dice tutto questo? Che non è più possibile fare pronostici, che l'arte di capire cosa piace al pubblico non è, forse, una peculiarità che ci appartiene (anche se C'è ancora domani esige studi e analisi, data la specificità della pellicola e la dispersione della nostra industria); abbiamo bisogno di storie, di generi e di idee, invece che di volti e di nomi. Insomma, vista l'eccezionalità del 2023 abbiamo deciso di fare una lista dei migliori esordi italiani. Ne abbiamo selezionati 10 e andremo in ordine di uscita (quindi nessuna classifica), consigliandoveli qualora ve li foste persi.

Disco Boy

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Franz Rogowski in Disco Boy.

Una delle folgorazioni del Festival di Berlino del 2023, dove ha vinto Orso d'argento per il Miglior Contributo Artistico, Disco Boy (qui la nostra recensione) è il bellissimo esordio di Giacomo Abbruzzese, celebrato per i suoi cortometraggi e candidato ai César nel 2022 con il documentario America. Un film di guerra pensato su più livelli, in cui c'è uno incontro / scontro tra vissuti, ma anche tra le logiche di Paesi e realtà differenti. Un conflitto esistenziale e sociale che nasce da una necessità personale, narrato da punti di vista opposti, ma accomunati da un perenne stato di precarietà, giocato con un registro linguistico peculiare e molto interessante (dalla fotografia alla colonna sonora). Una prima volta di pregio e incredibilmente ambiziosa per un nome italiano che ha già un passo internazionale e nella quale troviamo un Franz Rogowski eccezionale e ormai compatriota d'adozione.

Denti da squalo

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Una scena di Denti da squalo.

Denti da squalo (qui la nostra recensione) è un doppio debutto, dato che si tratta della prima volta alla regia di un lungometraggio per Davide Gentile e del primo film prodotto da Gabriele Mainetti. Coming of age atipico che mischia l'immaginario fantasy a quello crime di periferia cercando il punto di incontro tra italiano e internazionale. La storia di un figlio che deve elaborare il lutto paterno entrando in contatto con il passato mistico di un uomo misterioso. Da sottolineare l'ambizione di un progetto che ha visto la costruzione del primo animatronic acquatico tutto nostro e un ruolo inedito per una Virginia Raffaele a tinte drammatiche.

Gli oceani sono i veri continenti

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La scena iniziale de Gli oceani sono i veri continenti.

Il vissuto e l'esperienza professionale che si fanno tutt'uno. Tommaso Santambrogio, formatosi alla corte di un gigante del cinema come Lav Diaz, gira Gli oceani sono i veri continenti una lettera d'amore esotica per cinema e per il cinema italiano. Dai riferimenti al neorealismo e a Federico Fellini, passando per una messa in scena dell'evoluzione del racconto visivo (fotografia, installazione, teatro e sala cinematografica). Una pellicola che ci parla dell'universalità dei vissuti umani, ricordando la dignità di un popolo vittima di un ostracismo terribile, ma che ancora non gli ha tolto la memoria. Un altro tema fondamentale per il momento storico che stiamo vivendo.

Patagonia

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Una scena di Patagonia.

Simone Bozzelli si è fatto un nome grazie al suo ottimo lavoro nel mondo dei cortometraggi e dei videoclip musical, ma il suo debutto come regista di un lungometraggio ci restituisce un autore sui cui puntare per il futuro. Patagonia (qui la nostra recensione) è un film pieno, che riesce straordinariamente bene a giocare con gli immaginari e i generi, confezionando una storia di formazione che è anche uno spaccato di giovinezza in contrasto con l'ambiente. Quasi un melò dalla grande profondità in cui si può trovare un attore, Augusto Mario Russi, da tenere d'occhio.

Una sterminata domenica

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Una scena di una sterminata domenica.

Il debutto alla regia di un lungometraggio di Alain Parroni è un film dall'anima corale e che sembra nascere per un bisogno personale (un'espressione spesso abusata, ma che qui calza a pennello). Una sterminata domenica (potete trovare qui la nostra recensione) è una pellicola che fin dal titolo ci parla di un vuoto, che nella fattispecie è vuoto generazionale. Il regista vuole a tutti i costi rimanere ancorato alla (sua) realtà, senza nascondersi dietro altri filtri, sfociando in un coming of age che sovverte alcune delle regole cardini del genere, tra grido di rabbia e di affermazione.

Mur

La commistione tra l'attualità e la biografia è ciò che anima il lungometraggio di debutto di Kasia Smutniak. Il risultato è Mur (qui la nostra recensione), un documentario abilmente scritto e montato che utilizza il racconto on the road per parlarci di una rete umana in grado di scavalcare ogni tipo di confine. La necessitò della regista e interprete di ricostruire una propria mappa interiore si tramuta sullo schermo in un fil rouge che collega, man mano che fanno la loro comparsa sullo schermo, una grande varietà di persone e di luoghi in grado di collegare il personale all'universale. Il tutto narrato da una prospettiva personale, ma sempre lucida.

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Kasia Smutniak in una scena di Mur.

C'è ancora domani

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Emanuela Fanelli e Paola Cortellesi in C'è ancora domani.

Il debutto alla regia di un lungometraggio di Paola Cortellesi è il caso per eccellenza di questo anno di cinema italiano, che segue, in termini di incassi, Checco Zalone, che raggiunse l'apice con gli incassi di Quo Vado, tutt'ora pellicola italiana con il maggior incasso. Rispetto al film di Zalone, C'è ancora domani (qui la nostra recensione) si presenta come una pellicola incredibilmente caratterizzata dal punto di vista linguistico e tematico, decidendo di puntare su di un registro pop per parlare di patriarcato, violenza di genere ed emancipazione femminile in un momento storico in cui questi argomenti sono cruciali per la vita civile e sociale del nostro Paese. Quindi una voce nuova, fortemente connessa all'attualità.

Mimì - Il principe delle tenebre

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I protagonisti di Mimì - Il principe delle tenebre.

Il cinema italiano e l'horror: una storia d'amore che, nonostante la risposta del pubblico, non riesce a decollare. Però, Mimì - Il principe delle tenebre, debutto di Brando De Sica, è un film notevole, che ritorna ad usare il genere come strumento di analisi sociale all'interno di un mondo trasfigurato per questo scopo. Nel farlo si appoggia a due talenti puri del nostro cinema, Domenico Cuomo e Sara Ciocca, trasformandoli in dei freaks. Un archetipo fondamentale evidenziato da un lavoro sul corpo straordinario, semanticamente ambiguo e conflittuale. Che poi è ciò che tale figura esige.

Con la grazia di un Dio

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Tommaso Ragno in Con la grazia di un Dio.

Dopo una vita passata davanti allo schermo, un debutto da sottolineare. Alessandro Roia è il regista esordiente di Con la grazia di un Dio (la recensione qui), una film consapevole del suo scopo e del registro linguistico da adottato. Un noir dritto, lavorato per sottrazione, e che attraverso la dissezione della morte vuole raccontare la necessità di una riscoperta, e l'esigenza di ripensare alla propria vita ricucendo i fili del proprio passato. Da evidenziare un paio di sequenze, oltre le immagini cinematograficamente cariche di significato. Menzionando poi la bravura di Tommaso Ragno, in parte come poche altre volte. Sarà interessante vedere come proseguirà il percorso di Roia.

Palazzina LAF

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Elio Germano e Michele Riondino in Palazzina LAF.

Un altro debutto, sintomo di una necessità: raccontare. Il bellissimo esordio alla regia di Michele Riondino (anche interprete protagonista affiancato da Elio Germano) è Palazzina LAF (qui la nostra recensione), un film ricco di conoscenze, sia in merito al focus (l'ILVA di Taranto, che ha un collegamento anche autobiografico), sia in merito agli immaginari cinematografici da cui attinge. Il grottesco si mischia al reale, riuscendo a mettere in scena il ritratto complesso di due uomini (uno, soprattutto) all'interno di uno spaccato di importanza politica raccontato attraverso delle scelte peculiari e interessanti.