Denti da squalo, recensione: un esordio che morde

La recensione di Denti da squalo, esordio alla regia di Davide Gentile: educazione sentimentale, più che criminale, ambientata nel litorale romano. Nel cast Edoardo Pesce, Virginia Raffaele e Claudio Santamaria. In sala dall'otto giugno.

Denti da squalo, recensione: un esordio che morde

Il cinema occidentale degli ultimi dieci anni sta cercando sempre più di affrontare il rimosso della nostra società. Donne, omosessualità, rappresentazione: questi temi, a lungo confinati in pellicole indipendenti e non di largo consumo, catturano sempre più l'attenzione di autori e film mainstream. L'ultimo grande rimosso di cui sembra essersi accorta l'industria cinematografica è la figura del padre. Se prima, molto spesso, nelle storie si dava per scontato che la figura paterna fosse assente o negativa, oggi si cerca di fare pace con questa presenza/assenza. Se perfino la saga di Star Wars ha messo una pezza al personaggio di Darth Vader - bilanciando l'equilibrio della Forza - con quello di Mando nella serie The Mandalorian, siamo davvero pronti e maturi per riscrivere la paternità al cinema. La recensione di Denti da squalo, esordio di Davide Gentile, parte da qui: dalla consapevolezza che, molto probabilmente, qualche anno fa questa sarebbe stata "un'educazione criminale" come ne abbiamo già viste tante, invece, oggi, è un'interessante educazione sentimentale.

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Denti da squalo: un frame del film

In sala dall'otto giugno, Denti da squalo racconta la storia di Walter (Tiziano Menichelli, un altro esordiente), tredicenne che ha appena perso il padre in un tragico incidente. La madre, Rita (Virginia Raffaele), non sa bene come affrontare il lutto e contemporaneamente prendersi cura del figlio, a cui dimostra il proprio affetto soprattutto attraverso il cibo. Crostate di ricotta, lasagna: il classico "hai mangiato" come forma più pura della manifestazione di amore materno.

Walter però è inquieto, non soltanto per l'improvvisa mancanza che si è manifestata nella sua vita. Il padre Antonio (Claudio Santamaria) era un criminale, ma aveva deciso di cambiare vita ed è morto per salvare la vita a un collega. "Più che un eroe un cojone" dice all'amico Carlo (Stefano Rosci), incontrato nella villa del Corsaro (Edoardo Pesce), boss che ama i pirati e nella piscina tiene un gigantesco squalo. Walter è duro, con gli altri e con se stesso, ma non riesce a smettere di pensare a quello squalo: lo va a trovare ogni giorno, lo nutre. E comincia a pensare a come fare per liberarlo.

Lo squalo: da Spielberg a Bennato

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Denti da squalo: una scena del film

Portare al cinema un film in cui uno dei protagonisti è uno squalo non è facile: primo perché, se lo si vuole mostrare, deve essere credibile. Secondo perché un certo Steven Spielberg ne ha fatto un'icona e un archetipo cinematografico con uno dei suoi film più famosi. La sfida di Davide Gentile (e di Gabriele Mainetti che produce con la sua Goon Films insieme a Lucky Red) è però vinta: non soltanto crediamo che l'animale sia vero quando lo vediamo, ma, anche grazie alla sceneggiatura di Valerio Cilio e Gianluca Leoncini, vincitrice del premio Solinas, assume un significato nuovo e interessante.

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Denti da squalo: un'immagine del film

Il mostruoso è da sempre simbolo delle nostre paure, ma qui lo squalo diventa anche altro: è un presagio, un'immagine dal futuro. Il corsaro dice a Walter che "uno squalo che non fa più paura ha finito di essere uno squalo": e il ragazzo lo sa, si interroga per tutta l'estate che lo vediamo trascorrere nel litorale romano (un mix tra Ostia, Fiumicino, Tor San Lorenzo e Ardea) su questo. Il padre si comportava come uno squalo, ma alla fine non ha più voluto esserlo: segno di debolezza o di forza? Walter si è documentato: lo squalo è anche uno degli esseri viventi che più soffre in cattività. E vivere fingendo di essere ciò che non si è diventa la più grande prigione di tutte. Quindi forse è vero che "la vita è per chi ha i denti", come dice sempre il Corsaro, ma viverla seguendo la propria natura, rimanendo fedeli a se stessi è la sfida più grande. Soprattutto se vivi in periferia, non hai più riferimenti e tutto intorno a te sembra dirti che non ce la farai mai.

Denti da squalo si conclude con la canzone Quando sarai grande. Edoardo Bennato canta: "Il vuoto e poi Ti svegli e c'è Un mondo intero Intorno a te/ Quando sarai grande Allora saprai tutto". Diventare grandi, adulti, è un mistero, che spesso non c'entra con l'età anagrafica. Il corsaro in realtà è come un bambino, che ama i pirati e colpisce chi non è d'accordo con lui con gli zoccoli di legno (un tocco di classe, che identifica come poche cose un mondo e un'epoca quali erano gli anni '80/'90 del litorale romano), mentre Walter è un bambino, ma nei suoi occhi ha tutta la saggezza del mondo. Diventare grandi non è avere paura del "nostro squalo" e cercare di ucciderlo, ma abbracciarlo, accettarlo e lasciarlo andare.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Denti da squalo, l'esodio di Davide Gentile, ben scritto, diretto e interpretato, convince. La calda estate nel litorale romano anni '90 di Walter, ragazzo di 13 anni che ha da poco perso il padre, è un viaggio alla scoperta di se stessi attraverso l'elaborazione del lutto. Non siamo però di fronte a una classica "educazione criminale", ma a una vera e propria "educazione sentimentale" attraverso il genere.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • L'interpretazione dell'esordiente Tiziano Menichelli.
  • La buona intuizione di non realizzare l'ennesimo film incentrato soprattutto sull'aspetto criminale della storia.
  • I contributi fondamentali di Virginia Raffaele, Edoardo Pesce e Claudio Santamaria.
  • Gli effetti speciali e visivi di Maurizio Corridori, Fabio e Daniele Tomassetti.
  • Le musiche di Michele Braga e Gabriele Mainetti.

Cosa non va

  • La storia non è delle più originali, è vero: ma tutto sta in come viene raccontata.