C'era una volta un gruppo di villain, ognuno con la propria personalità e con le proprie (più o meno) uniche caratteristiche, ognuno interessato ad una cosa ed una cosa soltanto: essere il più cattivo, il più chiacchierato, il più odiato al mondo. Stiamo parlando ovviamente non della Squadra Suicida, ma del gruppo di critici USA che in questo 2016 ha apparentemente deciso, volente o nolente, di diventare bersaglio di mezzo web a causa delle recensioni (molto negative) di film attesissimi, e con un largo seguito anche al di fuori del mondo cinematografico, quali Warcraft - L'inizio, X-Men: Apocalisse, Batman v Superman: Dawn of Justice o di questo Suicide Squad da poco presentato alla stampa internazionale e in arrivo nelle sale di tutto il mondo.
Rispetto a quelli sopracitati, il film di David Ayer è quello che si porta appresso più hype - grazie alla massiccia campagna promozionale e all'inserimento di vere e proprie superstar quali Jared Leto, Margot Robbie e Will Smith alle prese con personaggi iconici del mondo del fumetto quali Joker, Harley Quinn e Deadshot - e proprio per questo motivo risulta forse il più massacrato del gruppo; e se quasi istintivamente ci viene spontaneo difenderlo e far notare che forse un po' di ingiustizia in questo caso c'è, non è tanto per la qualità del film in sé, ma per il semplice fatto che forse proprio Suicide Squad non è un film così ambizioso e pretenzioso da meritare tanto accanimento.
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Instant cult o missione suicida?
Del film e della nostra opinione al riguardo vi abbiamo già parlato nella nostra recensione, così come d'altronde abbiamo fatto anche per gli altri tre film sopracitati, e sebbene sia certamente vero che in tutti e quattro i casi la critica USA sia sicuramente stata molto più cattiva non solo di noi di Movieplayer.it ma più in generale di tutta la stampa italiana/europea, è assolutamente folle prendersela con un raccoglitore di opinioni quali Rotten Tomatoes (peraltro edito da Fandango Media, a sua volta proprietà per il 30% di Warner e per il restante 70% da Universal), accusandolo di favorire i film Marvel/Disney e sfavorire quelli DC/Warner. Così come accusarlo di "osannare" il nuovo Ghostbusters, forse il film più odiato dal pubblico in tutta la storia di Internet e dei new media, e di aver affossato le chance del fantasy di Duncan Jones.
Sarebbe il caso di prendersela semmai con Rotten Tomatoes in quanto (pessimo) raccoglitore di opinioni e basta, e non solo per l'algoritmo assolutamente discutibile ma per il concetto di ridurre un giudizio ad un'opera ad un semplice sì/no. Che però, proprio per la sua semplicità/genialità, da quando il web esiste ha sempre affascinato proprio il pubblico meno smaliziato che di critica vera non ne vuole sapere e di approfondire nemmeno, ma vuole solo un feedback rapido e indolore. Indolore, ovviamente, finché non si vuole strumentalizzarlo in qualcosa di completamente diverso.
Marvel v DC: l'alba delle ingiustizie?
C'è quindi davvero un complotto ai danni della Warner/DC? C'è davvero dietro le quinte un improbabile villain con le orecchie di Topolino e lo scudo di Captain America che sta cercando di affondare la (Distinta) Concorrenza una volta per tutte? La risposta è no, purtroppo no, ed è un peccato perché un soggetto del genere sarebbe materiale per una saga ben più epica e affascinante di molte altre che vediamo regalmente sul grande schermo da anni. Più probabile che sia solo uno sfogo, magari non sempre perfettamente professionale, di chi non è più così ben disposto ad accettare un certo tipo di cinema, che però, in realtà, ha radici ben più lontane del DC Extended Universe.
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Perché se è assolutamente vero che in Suicide Squad i difetti non mancano e anzi in alcuni casi sono fin troppo evidenti da passarci su, è anche vero che in molti casi non sono nulla di troppo diverso da quelli che abbiamo "accettato" (in primis proprio la critica USA) per decenni nei tipici blockbuster hollywoodiani. E quindi, come sempre più spesso accade, il problema è a monte, ovvero nel continuo sperare che ci sia qualcosa di più, che un film fatto per accontentare un pubblico ben specifico possa riuscire a superare le pur altissime aspettative e che possa risultare una vera e propria boccata d'aria fresca. Che possa, insomma, essere parte di quel ristrettissimo numero di film che escono, ormai, una volta ogni paio d'anni quando siamo fortunati. Suicide Squad non è quindi i Guardiani della Galassia e non è nemmeno Deadpool, così come, ovviamente, non può essere nemmeno The Avengers. E forse nemmeno voleva esserlo, quanto meno in partenza; il problema è semmai che c'è stato qualcuno che non è David Ayer che ha pensato che invece fosse necessario provarci.
Montaggio canaglia
Nelle ore immediatamente successive alla prime disastrose recensioni USA, The Hollywood Reporter ha pubblicato un interessantissimo articolo in cui una fonte anonima ma vicina alla produzione del film racconta di quanto il film di Ayer sia stato vittima dell'ansia della Warner e della necessità di dare una netta sferzata rispetto a quanto visto con il maltrattatissimo Batman v Superman e soprattutto inseguire a tutti i costi i successi del momento: e quindi lo scorrettissimo film con Ryan Reynolds, vera sorpresa al botteghino del 2016, i film Marvel dal tono più leggero, scanzonato e pop e gli stessi trailer di Suicide Squad che erano riusciti ad entusiasmare il grande pubblico più di quanto avessero fatto i due ben più grandi supereroi DC.
Quando ci sono voci del genere è sempre bene prenderle con le pinze, ma dopo aver visto Suicide Squad alcune cose suggerite dall'articolo di THR non possono che colpire il segno, visto che la struttura narrativa del film di Ayer assolutamente sbilenca e non convenzionale (ma non nel senso positivo questa volta) non può che far immediatamente pensare ad un enorme lavoro di montaggio last minute. D'altronde sempre in queste ore lo stesso Jared Leto ha confessato di aver girato molte più scene di quante siano presenti nella versione finale del film e chiunque abbia fatto attenzione ai tantissimi trailer mostrati nell'ultimo anno si accorgerà di non poche battute o inquadrature mancanti.
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Critica v Pubblico: la vera Civil War
Che la critica lamenti queste incoerenze nel film - d'altronde anche BvS ha sofferto dei tanti tagli come alcune (parziali) rivalutazioni tardive della Ultimate Edition hanno confermato - non è certamente strano, ma d'altronde non è strano nemmeno immaginare che allo spettatore finale, lo "spettatore medio", freghi ben poco di questo tipo di valutazioni più tecniche e che in realtà voglia solo divertirsi, voglia solo godersi i suoi supereroi e le loro battaglie, voglia solo ritrovare alcuni aspetti dei fumetti a cui è appassionato. La difficoltà vera di questa situazione è proprio qui, perché proprio questi film, forse più di qualsiasi altro nella storia del cinema commerciale, possono essere vissuti in modo completamente diverso a seconda della prospettiva da cui li si guarda. Da cinefili, da fan del cinema d'azione, da appassionati dei fumetti oppure solo del cosiddetto Cinematic Universe. Il film è uno, ma i target a cui si cerca di rivolgere sono tanti.
Si tratta forse di una novità nella storia del cinema? Questo dualismo tra pubblico e critica, tra commerciale ed autoriale, è forse nato solo oggi? Certo che no, da quando sono nati i cosiddetti "blockbuster", da Lo squalo prima e Guerre stellari poi, la critica ha sempre fatto fatica ad aggiornarsi e a volte proprio a "capire" quello che aveva davanti, ma il punto è che allora si trattava di vere e proprie novità e molto spesso di film che, prima di diventare fenomeni culturali ovviamente, avevano anche un appeal ed un interesse piuttosto scarso per la critica e la stampa.
Perché Star Wars prima di diventare un marchio era una sorta di B-Movie nel cui successo nessuno credeva, mentre oggi un cinecomic come quelli Marvel o DC possono contare non solo su budget enormi e previsioni di incasso a 10 cifre, ma su registi, sceneggiatori, attori e compositori che sono premi Oscar e che rappresentano il meglio che l'industria cinematografica possa offrire. E la cui presenza nel progetto non è solo un mero interesse economico (il Marlon Brando svogliato di Superman c'era anche 40 anni fa) ma un vero e proprio apporto fondamentale e artistico all'intero progetto.
L'importanza di essere un cinecomic
A questo punto un cinecomic non è più solo uno dei tanti blockbuster estivi, non è più il film da vedere sgranocchiando popcorn per poi dimenticarselo poche ore dopo, ma diventa parte integrante di un qualcosa che sta cambiando e determinando il cinema che vediamo oggi e che vedremo domani. È quindi per questo che la critica sta diventando più severa e più esigente? Può darsi, ma allora viene giustamente spontaneo chiedersi perché non faccia altrettanto con la Marvel. In questo caso la risposta andrebbe cercata qualche anno addietro, quando la Marvel aveva piazzato, agli inizi, dei film tutt'altro che perfetti e non ancora amatissimi da critica e pubblico. Non avevano però quell'attenzione e anche quell'importanza che oggi possono avere Batman v Superman o Suicide Squad, non avevano la necessità di rispondere alla concorrenza o di dimostrare niente a nessuno.
Oggi invece, ma dovrebbe essere evidente a tutti, da un punto di vista puramente cinematografico, il progetto Marvel Cinematic Universe è talmente tanto avanti e ben lanciato da aver ormai superato ogni difficoltà, ogni perplessità, ma sceglie comunque di agire con una progettualità e una sicurezza che nessun altro può permettersi al giorno d'oggi nel cinema, nemmeno i "cugini" di Star Wars. Ma il tutto è basato su una prudenza ed una calma che non è frutto del caso, della fortuna o dell'essere semplicemente arrivati prima, ma da uno studio ben preciso.
Se la Marvel si è "inventata" la tradizione delle scene post credits a legare i film l'uno con l'altro è proprio perché così facendo è riuscita a rendere i primi film autonomi e slegati da tutto il resto del franchise lasciando comunque quella sensazione di continuità e di un universo più ampio solo ai fan e agli appassionati. C'è sempre stata la sensazione di trovarsi all'interno di una storia potenzialmente più ampia, ma nei primi film del Marvel Cinematic Universe ogni domanda aveva sempre una risposta all'interno dello stesso film. Un qualcosa che in BvS per esempio non avviene. O, se è per questo, non avviene nemmeno in un Warcraft che si prende un lusso che non si può permettere, quello di lasciare un finale aperto per eventuali sequel e non chiudere così nemmeno la storia principale.
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Cosa sarà dell'Universo Esteso?
La Marvel poi ci ha anche abituato a film che, anche quando non sono al loro meglio, presentano una coerenza stilistica e soprattutto tematica, pur spaziando tra generi e ambientazioni diverse, che in questo momento alla DC/Warner si sognano. Si sognano perché sono talmente presi dalla necessità di rincorrere e spesso di ricalcare alcune scelte che non stanno prendendo il tempo necessario per realizzare qualcosa che innanzitutto funzioni e soddisfi non solo il fan, ma anche il semplice spettatore in cerca di un film completo e autonomo; un qualcosa che possa coinvolgere e far appassionare anche chi, come gran parte dei critici, non vive per le gesta di Batman, Superman o il Joker.
Ma se la Disney/Marvel c'è riuscita per personaggi comunque "minori" come Iron Man, Thor o Vedova Nera a maggior ragione potrebbe e dovrebbe riuscirci la DC che ha dalla sua personaggi che hanno già fatto la storia del piccolo e grande schermo.
In questo senso però è bene notare per esempio che quando con Ant-Man e Guardiani della galassia sono stati presi dei rischi, lo si è fatto ben sapendo che nella peggiore delle ipotesi (ovvero che il pubblico non avesse gradito) questi personaggi e quelle storyline potevano essere abbandonate e lasciate morire in qualsiasi momento. Tanto che ancora oggi anche il sequel di James Gunn continuerà ad essere autoconclusivo ed in gran parte indipendente dal resto dell'MCU.
La Warner invece ha fretta, e questa fretta costringe a presentare più personaggi alla volta, a prendersi troppi rischi tutti insieme e poi a dover trovare eventuali soluzioni/correzioni in corsa che finiscono con il danneggiare l'intero progetto se non agli occhi dei fan quantomeno a quelli della critica e dei media. Pensate che cosa sarebbe successo al DC Extended Universe se il Batman di Ben Affleck non fosse stato amato ed accettato come invece è stato. O pensate a questo Suicide Squad che apparentemente ha subito un restyling improvviso e si è ritrovato meno ambizioso e molto poco coerente rispetto ai due film precedenti.
E invece i trailer di Wonder Woman e Justice League presentati al Comic-Con di San Diego sembra(va)no essere molto più vicini al tono della Suicide Squad. Ma parliamo di settimane fa, prima del caso Rotten Tomatoes e del "massacro" delle recensioni USA. Che si farà ora, l'ennesimo dietro front?
Come sempre sarà il botteghino e il pubblico a parlare, e la Warner anche questa volta farà molto bene ad ascoltarlo perché in questo momento è l'unico vero alleato che si ritrova. E forse anche l'unico che in fondo conta.
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