"Ti amo in tutti gli universi" è il nuovo "Ti amo tremila". La frase che, a un certo punto di Doctor Strange nel multiverso della follia Steven Strange dice al suo perduto amore Christine, può aver scatenato qualche sorriso. Ma, se ci pensiamo bene, può dirci molto di come, nel film di Sam Raimi, viene utilizzato l'artificio del multiverso. L'idea che esistano infiniti universi paralleli, e che questi possano comunicare tra di loro, è un'idea narrativa che sembra liberare la fantasia e lanciarla verso possibilità libere e sfrenate. Pensiamo, ad esempio, al primo film del Marvel Cinematic Universe in cui è comparso, Spider-Man: No Way Home. Il Multiverso è stato creato per riunire i vari Spider-Man, insieme ai cattivi, e creare così spettacolo, una sorta di greatest hits dei film dell'arrampicamuri. Nel nuovo film del Doctor Strange, invece, abbiamo visto un altro uso di questo espediente. Si parla di rimpianto. Andiamo a vedere perché (incorrendo, attenzione, in qualche spoiler). E anche come il rimpianto sia un sentimento che, alla fine della Fase 3 e nella Fase 4 del Marvel Cinematic Universe ha preso sempre più piede.
Doctor Strange: il multiverso come sliding doors
Steven Strange (Benedict Cumberbatch), arrivato in un nuovo universo, si trova a incontrare la fama di se stesso. In quell'universo, Strange è morto, e così viene a sapere di non essere stato la persona che credeva di essere nel suo, la persona che è. Nel frattempo, incontra anche Christine (Rachel McAdams). Nel nostro universo sa di averla perduta: abbiamo appena assistito al suo matrimonio con un altro uomo. E allora il nuovo universo può essere una nuova possibilità. Il rimpianto di non essere riuscito a sistemare le cose nella vita che ha vissuto forse può essere superato. Passare da un universo a un altro allora vuol dire provare ad attraversare quelle porte scorrevoli, come in Sliding Doors, arrivare verso un what if, immaginare, e a questo punto provare a vivere, la vita che non si è vissuta.
Scarlet Witch: i nostri sogni sono in un altro universo
Ma non c'è solo Steven Strange a vivere di rimpianti, in Doctor Strange nel Multiverso della Follia. C'è anche Wanda Maximoff, alias Scarlet Witch (Elizabeth Olsen). Lei di rimpianti ne ha ancora di più, perché il suo compagno, Visione, è morto. E i suoi due figli sono un'illusione, sono stati creati dalla magia. Quello che accade a Wanda, quello che abbiamo visto nella serie tv Disney + WandaVision e ora in questo film, è ancora più struggente. Proprio Wanda, in un dialogo chiave del film, ce lo spiega chiaramente. Le nostre aspirazioni e la vita come l'avremmo voluta non sono sogni e desideri. Magari sono solo in un altro universo, che spesso è irraggiungibile. Nella nostra vita possiamo essere felici o meno: in un altro luogo forse potremmo esserlo. Se solo potessimo raggiungerlo. Doctor Strange nel multiverso della follia segue WandaVision, la serie che, partita come un divertissement brillante ha chiarito, nel finale, la sua natura dolosa, la storia di una vita che non è andata come avrebbe dovuto. Una vita di sogni e desideri frustrati.
Il rimpianto e il dolore nella Fase 4
WandaVision, nel gennaio del 2021, a sorpresa, viste le traversie distributive si era trovata ad aprire ufficialmente la Fase 4 del Marvel Cinematic Universe, quella in cui ci troviamo adesso, e quella che sta procedendo in maniera molto più misteriosa e delle altre tre. La Fase 4, intesa come film per il cinema, era stata inaugurata dal film Black Widow, un altro tassello di questo viaggio nei rimpianti che è uno dei sottotesti della nuova fase. Tutto nasce dalle perdite che gli Avengers hanno dovuto subire durante Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Una di queste è quella di Black Widow, la Vedova Nera di Scarlett Johansson. Come è stato detto, Black Widow più che un inizio della Fese 4 è stata una chiusura della Fase 3, un grande omaggio a un personaggio che non aveva avuto il suo film standalone e non aveva avuto la sua origin story. Ma vederlo, sapendo quello che è successo in Infinity War, è un continuo rimpianto, un lungo, spettacolare e doloroso addio a un personaggio che non ritroveremo più. Un viaggio nel rimpianto anche questo.
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Spider-Man: Far From Home: il grande rimpianto dopo Endgame
E a cavallo tra la fase 3 e la fase 4 (in teoria chiude la fase 3 ma è già proiettato oltre), c'è Spider-Man: Far From Home. E anche questo è un film carico di rimpianti. Il secondo Uomo Ragno con Tom Holland è infatti il primo film del MCU senza Tony Stark (Robert Downey Jr.), alias Iron Man, e la commemorazione all'inizio è un momento commovente. Quella di Tony Stark è la presenza/assenza che si sente di più nella nuova fase, e di questa Spider-Man: Far From Home ne è intriso. Ma non è solo questo. Il film prende vita non appena è svanito l'effetto del blip, il gesto di Thanos che aveva cancellato metà della popolazione mondiale. Così ci troviamo molti personaggi che sono tornati e non hanno vissuto cinque anni delle loro vite, li hanno persi mentre il mondo andava avanti. E allora vedremo se, procedendo in questa misteriosa Fase 4, il rimpianto si acuirà o sarà destinato a svanire. C'è un che di malinconico, nei nuovi film della Marvel, ed è un elemento affascinante.
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