Siamo nel pieno di agosto e come sempre in questo periodo la stanchezza, l'afa e perfino un po' di noia stanno prendendo il sopravvento. Certo quest'anno ci sono le Olimpiadi a distrarci, ma gli orari notturni non aiutano chi deve lavorare la mattina e magari ha pure dei bambini che non permettono più certe follie di gioventù. C'è il calciomercato, ma mai come quest'anno (e non lo diciamo solo da tifosi napoletani) sarebbe meglio dimenticarsene. Ci sono le serie TV, come sempre, ma tolte le novità Netflix (la sorpresa Stranger Things e l'interessante The Get Down) e il notevole The Night Of della HBO il meglio lo regalano soprattutto i grandi recuperi in stile binge-watching (se può interessare, da queste parti stiamo ormai in fissa con le Gilmore Girls).
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Il cinema, nel bel mezzo di agosto, non dovremmo nemmeno considerarlo, perché di norma al massimo possiamo goderci qualche bel trailer di film che arriveranno tra mesi e mesi. E invece quest'anno ci è stato fatto un bel "regalo", ovvero uno dei film più attesi dell'ultimo anno, Suicide Squad, che arriva in sala il 13 agosto (di sabato per di più) per cercare di mantenere il più possibile la contemporaneità con gli USA e il resto del mondo. Per restituire anche agli italiani quella doverosa sensazione di vero e proprio evento.
Tutto è bene quel che finisce bene insomma? Non esattamente, perché a dirla tutta le innumerevoli polemiche e le teorie di cospirazione in quest'ultimo periodo - soprattutto relative a Suicide Squad ma non solo (vedi Ghostbusters) - hanno davvero superato il limite e, forse anche grazie a tutti gli altri disagi estivi di cui sopra - ci hanno stomacato come non mai.
Il brutto e il bello dei social
Sia chiaro, la colpa è soprattutto dei social, che ci rendono tutti più vicini, spesso troppo, e ci "costringono" troppo spesso a vedere da vicino realtà che una volta ci capitavano solo quando eravamo in fila al cinema (Io e Annie di Woody Allen vi dice nulla?) e che forse sarebbe meglio tenere a distanza: perché è vero che la democrazia è una cosa fantastica e la libertà che offrono i social è qualcosa che ormai diamo fin troppo per scontato ma di cui non potremmo e non dovremmo mai fare a meno, ma ci sono volte in cui, dopo aver letto certi commenti e post, davvero verrebbe voglia di chiudersi in una grotta e fare gli eremiti. Ci riferiamo ovviamente alle (ahinoi) solite questioni di razzismo, sessismo, omofobia e intolleranze varie (a cui tra l'altro abbiamo voluto dare una risposta a modo nostro qualche settimana fa) ma non solo, perché anche solo volendo rimanere nel nostro piccolo orticello cinematografico ci sono affermazioni che a volte fanno davvero ribollire il sangue. O cascare le braccia, a seconda dei casi.
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Ovviamente non c'è nulla di più importante per noi del "contatto", seppur virtuale, con i nostri lettori o degli scambi di opinione, ma molte volte per evitare di alimentare certe polemiche si tende a lasciar correre quando invece non sarebbe male, forse, provare quantomeno a far capire certi aspetti del nostro lavoro e della nostra linea editoriale, e sottolineare la superficialità di certi giudizi, l'ingiustizia di certe accuse. E visto che siamo in pieno agosto, quale migliore occasione per sfogarci, confrontarci e poi magari dimenticare il tutto con l'arrivo della nuova stagione cinematografica?
Ecco quindi cinque commenti fin troppo frequenti a cui ci teniamo a rispondere una volta per tutte!
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1. "Quando la critica cinematografica ne parla malissimo è perché si tratta di un filmone."
Questo commento l'abbiamo letto più o meno 10 volte al giorno relativamente al caso Suicide Squad e vogliamo ben sperare che la sua assurdità si commenti da sola: davvero c'è qualcuno che anno dopo anno si prende tutti i film peggio recensiti della stagione, se li guarda e se li gode uno per uno? Se la risposta è sì, a voi le nostre congratulazioni per il coraggio. Noi non lo augureremmo nemmeno ai nostri peggiori nemici, ma sentitevi pure liberi di rivalutare questi "filmoni".
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Come dite? Ah, vi riferite solo ai film fatti per gli appassionati dei fumetti o dei videogiochi? Certo, perché anche in quel caso non ci sono mai stati brutti film odiati tanto dalla critica che dal pubblico: avete già rimosso i Fantastici 4, per caso? Ma forse quel commento si riferisce a film come Suicide Squad, fatti per i fan o dall'hype talmente alto che difficilmente possono deludere: ebbene noi sinceramente speriamo che il film, ogni film a dirla tutta, possa piacere tanto al pubblico, ma l'incasso di un film, soprattutto sul breve termine, non è significativo del gusto degli spettatori ma è solo una conseguenza, appunto, dell'hype e della pubblicità. Il passaparola, le visioni multiple, l'homevideo e tutte le altre cose che DAVVERO rappresentano l'amore del pubblico per un film arrivano molto molto dopo.
E allora come si fa a capire se un film in sala sta piacendo al pubblico oppure no? Bisogna affidarsi davvero ai social? No, decisamente no: ci sono ovviamente molti strumenti - tra cui siti come il nostro, IMDB e, perché no, anche il famigerato Rotten Tomatoes - ma il più affidabile e il più storicamente rilevante negli USA è il Cinemascore, una sorta di exit poll che viene fatto fuori dai cinema americani e in cui il pubblico assegna un voto al film appena visto. I voti vanno da A a F proprio come i voti scolastici, dove F è il minimo assoluto (nella storia pochi film l'hanno ricevuto, tra cui Solaris con George Clooney, Cogan - Killing Them Softly con Brad Pitt o The Box con Cameron Diaz) e A+ il massimo (alcuni esempi recenti sono Titanic, Schindler's List, Il discorso del re, Up, Toy Story 2, The Help o Argo).
Generalmente i blockbuster hanno sempre voti piuttosto alti: A per Batman Begins, Il cavaliere oscuro, Il cavaliere oscuro - Il ritorno, Avatar, Jurassic World, Deadpool, Captain America: Civil War, Avengers: Age of Ultron e Star Wars: Il risveglio della forza; addirittura A+ per il primo film Marvel di Joss Whedon,The Avengers. Volete sapere quanto hanno ricevuto gli ultimi tre film DC che, a detta dei fan sui social, sarebbero bistratti solo dai critici e invece amatissimi dal pubblico? Se L'uomo d'acciaio aveva ricevuto un convincente A-, Batman v Superman: Dawn of Justice si è dovuto accontentare "soltanto" di una B e Suicide Squad di un B+ alla pari di Warcraft - L'inizio e del nuovo Ghostbusters. Non esattamente quello che si percepirebbe leggendo i social, ma non troppo diverso in fondo da quello che dice anche la critica.
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2. "Ma quanto vi pagano per continuare a parlare di questo film?"
Ecco, questa è la domanda che preferiamo e che ormai ci viene posta quotidianamente. Premesso che per fare questo lavoro, e quindi parlare di film e serie, veniamo certamente pagati perché appunto di lavoro si tratta, che ci crediate o meno non veniamo pagati per parlare del singolo film, né sul sito né tantomeno su Facebook. Se volete capire il motivo per cui un distributore cinematografico o qualsiasi altra azienda possa scegliere di investire su Movieplayer.it, non dovete fare altro che guardarvi intorno in questa pagina e cercare i banner pubblicitari (ma qualcosa ci dice che li avete certamente già notati). Quella sì che è pubblicità pagata.
E allora perché parliamo con tanta insistenza di un determinato film come (giusto per rimanere nelle accuse più recenti) Ghostbusters o Suicide Squad? Semplicemente perché sono argomenti di attualità, visto che sono in sala o stanno per arrivare; perché ci sono molte notizie e dichiarazioni potenzialmente interessanti che dobbiamo riportare come servizio ai nostri utenti; perché sono argomenti che gli utenti vogliono leggere, come dimostrano le statistiche e i dati in nostro possesso.
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Che poi molti possano davvero non essere interessati non facciamo certo fatica a crederlo, ma perché allora nei siti di sport non abbiamo letto lo stesso tipo di commenti alle moltitudini di post relativi al trasferimento di Higuain alla Juve (tranquilli, ci siamo già ripresi) o alle Olimpiadi di Rio? Perché, in questo periodo di mania di Pokemon Go in cui TUTTI i media del mondo ne parlano, nessuno ha mai chiesto alle altre testate se sono pagati (magari in uova di Snorlax) dalla Niantic o dalla Nintendo?
Perché, insomma, il cinema deve sempre portarsi dietro queste ipotesi di complotto, quando poi in realtà parliamo comunque di film per cui milioni di persone corrono al cinema e che sono un fenomeno popolare e culturale quanto il calcio o le app per i cellulari?
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3. "Non ne possiamo più di sequel e remake. Ma hanno finito le idee?"
Sia chiaro, in questo caso capiamo perfettamente che uno possa non farcela più, visto che noi stessi ci sentiamo frustrati nel dover pubblicare news su news su sequel, rifacimenti e reboot. Il problema però è che noi siamo tenuti a pubblicare queste notizie, dato che facciamo informazione, mentre nessuno spettatore è tenuto a guardare per forza questi film. Qualche prima avvisaglia di stanchezza reale forse c'è stata con i mezzi flop dell'ultimo periodo (Independence Day: Rigenerazione, il già citato Ghostbusters, Alice attraverso lo specchio etc etc...) ma il boxoffice è comunque ancora dominato da film non originali e questa tendenza ormai decennale non è assolutamente in discussione.
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Basta guardare la classifica internazionale del 2016 per notare come gli unici titoli davvero originali siano due film d'animazione quali Zootropolis e Pets - Vita da animali e due film cinesi come The Mermaid e Il regno di Wuba. Nel 2015, stessa identica cosa con il solo Inside Out a spiccare nelle prime posizioni e poi giusto qualche adattamento letterario quale Sopravvissuto - The Martian o Cinquanta sfumature di grigio. E se guardiamo invece la classifica dei migliori incassi di sempre? Avatar e Titanic di James Cameron, ovviamente in un oceano di sequel.
Quindi sì, Hollywood avrà forse finito le idee, ma non per questo ha mai perso spettatori, tutt'altro. Basterebbe scegliere una sala diversa o vedere film di altro tipo per dare davvero un segnale forte, piuttosto che scrivere un commento su Facebook.
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4. "Basta con questi cinecomics, il vero cinema è un altro!"
Qui ci ricolleghiamo esattamente al discorso di sopra e degli incassi. Basta con i cinecomics? Considerate le centinaia di milioni di persone che questi film portano in sala (senza considerare homevideo, passaggi TV e quanto altro), chiunque dica una frase del genere è chiaramente in minoranza. E sebbene sul concetto di "vero cinema" ci sarebbe molto da discutere, diamo per buona questa affermazione e diciamo che tutti gli addetti ai lavori sarebbero ben felici di vedere le grandi masse correre in sala per vedere film di tipo ben diverso. E infatti ci siamo rallegrati più e più volte quando ultimamente film come Il ponte delle spie, Revenant - Redivivo o anche il "nostro" Perfetti sconosciuti hanno incassato cifre che non osavamo nemmeno immaginare. E se questi sono soltanto tre esempi clamorosi, di film interessantissimi che escono anche solo nelle sale italiane ce ne sono a decine ma quasi nessuno se ne accorge.
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Ma andare al cinema, lo capiamo, può essere costoso e a volte anche complicato, soprattutto per uscite minori e mal distribuite. E allora parliamo di noi e dei social: ovvio che come Movieplayer.it, un sito che ha un pubblico vasto es eterogeneo, e come spiegato anche sopra, dobbiamo occuparci soprattutto dei film che interessano la maggioranza delle persone; ma noi ci impegniamo ogni giorno e nei limiti delle nostre possibilità a guardarci intorno a 360° e dare spazio anche a cose che interessano in primis noi ed un altro tipo di pubblico. Ma chi dice che "il vero cinema è un altro" sa per esempio che qualsiasi altro articolo un pochino più di nicchia che postiamo ottiene risultati assolutamente trascurabili rispetto all'attualità dei blockbuster? E che spesso non giustificano nemmeno il costo e lo sforzo impiegato dalla testata?
Sa che forse potrebbe contribuire a cambiare la situazione anche solo leggendo gli articoli sul "vero cinema", magari addirittura condividendoli e commentandoli? E che invece con un commento come quello di cui sopra non fa altro che alimentare e consolidare la popolarità e la copertura mediatica dei blockbuster che disprezza? Perché sì, forse a molti sembrerà strano, ma nell'era dei social anche un'interazione di tipo negativo porta comunque un risultato positivo (il classico purchè se ne parli versione 2.0), mentre il peggio che si può fare è proprio ignorare un post che non piace. Odiate quindi il cinecomic di turno? Bene, saltate a piè pari ogni singolo post al riguardo e focalizzatevi invece sul cinema che davvero vi interessa, dando il vostro supporto nell'unico modo che potete: fare in modo che si parli di più di quello che realmente vi sta a cuore.
5. "Se questo è un film da quattro stelle allora ai veri capolavori quanto bisognerebbe dare?"
C'è un ultimo punto che invece sta a cuore a noi e non è tanto quello delle votazioni numeriche che, credeteci, sono tanto "amate" da voi lettori quanto odiate da noi che ne facciamo uso, ma quello dei continui confronti e delle letture superficiali delle recensioni e degli articoli in generale. Chiunque scrive su Internet sa da tempo che il 90% delle persone legge soltanto i titoli degli articoli e non il contenuto, e si è ormai arreso a questa verità. Anche se questo vuol dire, ad esempio, che per il resto della nostra vita saremo accusati di aver detto che "Il Risveglio della Forza è il miglior film di sempre", quando in realtà l'articolo vero titolava "Perché Star Wars: Il Risveglio della Forza è l'evento cinematografico più importante di tutti i tempi" e non dava alcun giudizio sul film, che all'epoca della scrittura del pezzo, come ben specificato, nemmeno avevamo visto. Ma pazienza, la speranza è che almeno il 10% di quelli che l'articolo l'hanno davvero letto, ne abbiano colto il senso.
Il problema arriva quando l'articolo magari viene letto (anche se solo di sfuggita) ma non viene "capito", o peggio ancora non viene proprio compreso lo spirito che c'è dietro. Quando infatti si scrive di un blockbuster o di un film rivolto ad un target ben specifico (come un film per famiglie ad esempio) si adotta un atteggiamento critico ben diverso da quando si guarda (e si scrive di) un film d'autore in concorso per la Palma d'oro. E lo stesso, a maggior ragione, vale per eventuali valutazioni. Due film che hanno ricevuto 4 stelle non hanno necessariamente lo stesso valore, ma magari semplicemente svolgono la loro funzione, pur se in modo completamente diverso, con la stessa efficacia. Non per questo però il bellissimo rumeno Un padre, una figlia di Cristian Mungiu - miglior regia a Cannes e in arrivo nelle sale a fine agosto, consigliato a chi ama il "cinema vero" - è paragonabile a Civil War e si può definire migliore o peggiore rispetto ad esso.
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La stessa cosa vale se si cerca forzatamente di paragonare film contemporanei e opere del passato. Se ad un film che abbiamo adorato diamo 5 stelle (per esempio Steve Jobs), non vuol dire che è allo stesso livello di un Quarto potere di Orson Welles. Non è cosi che funziona. E per fortuna, diciamo noi, perché se dovessimo prendere come termine di paragone i grandi capolavori del passato non riusciremmo più a mettere voti, nemmeno sotto tortura. E poi, anche qui, permetteteci ancora una volta un confronto con altri settori: ma quando un critico musicale recensisce un disco nuovo, secondo voi pensa davvero al paragone con i Beatles, George Gershwin, Mozart, Bach o Beethoven?
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I social sono vivi con il suono degli insulti
E infine, permetteteci di concludere questo sfogo ferragostano con una richiesta: quando commentate cose che non vi interessano, come probabilmente potrebbe succedere con questo articolo, sentitevi pure liberi di insultarci, offenderci e quant'altro. E se proprio sentite la necessità di esprimervi con quel "Guarda la vastità del ca##o che me ne frega" che oggi va tanto di moda, usate pure uno dei numerosi meme disponibili in rete ma, per favore, non quello con Julie Andrews che canta The Sound of Music. Mica per altro, è che invece che farci ridere o arrabbiare, l'unica cosa che otterrete sarà il desiderio di interrogarvi e chiedervi: "Ma sapete almeno da che film è tratta questa scena? Avete mai visto Tutti insieme appassionatamente?". Perché a noi di quello che pensate invece frega eccome, ma ancor di più ci importa dei film che guardate.
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