L'atmosfera a Roma era quella dell'evento per C'era una volta a... Hollywood e l'arrivo di Quentin Tarantino, Leonardo DiCaprio e Margot Robbie. Dopo la premiere di ieri sera, il regista e due dei suoi protagonisti hanno incontrato anche la stampa in una conferenza in cui si è potuto scalfire solo la superficie di un film complesso e creativamente libero, diverso da quelli a cui l'autore di Pulp Fiction ci aveva abituati. Un film di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di C'era una volta a... Hollywood, un film che omaggia il cinema, vera passione di Tarantino, partendo dall'amicizia tra l'attore in declino Rick Dalton e la sua controfigura Cliff Booth, sullo sfondo della Los Angeles del 1969 nella quale l'efferato delitto di Sharon Tate è stato commesso dai seguaci di Charles Manson. "Ho lavorato con tanti che creano per professione," ha detto in conferenza uno dei produttori, David Heyman, "mentre Tarantino crea per piacere" e mai come in questo film, che sarà nelle nostre sale il prossimo 18 settembre e che l'altra produttrice Shannon McIntosh ha descritto come "un percorso emozionante", si può considerare vero.
Leonardo DiCaprio e una carriera di successi
Protagonista di C'era una volta a... Hollywood, nono film di Quentin Tarantino, è Leonardo DiCaprio. È a lui che spetta il personaggio più complesso del film, forse meno appariscente di quello di Brad Pitt, ma capace di valorizzare le innegabili doti del suo interprete. "Io e Quentin abbiamo parlato a lungo per capire come ritrarre l'anima di questi personaggi," ha spiegato DiCaprio, "abbiamo dovuto immaginare situazioni che portassero alla luce i suoi sentimenti, la sua angoscia per la mortalità, per un mondo che va avanti malgrado lui." Situazioni che lo vedono, tra le altre cose, immerso in titoli del passato, dalla serie FBI a La grande guerra: "Quentin è un cinefilo" ha dichiarato Leonardo DiCaprio, "e grazie a lui sono entrato nel mondo della televisione western di quegli anni, di film che ho sempre guardato con divertimento e passione." Ma DiCaprio considera incredibile osservare il rispetto che Tarantino prova per attori di quegli anni che lui nemmeno conosceva, a dispetto di una passione e una conoscenza della materia coltivata da sempre: "Sono cresciuto guardando film e non pensavo di poter fare quello che facevano i miei eroi."
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Ma c'è riuscito e quello che conta per lui è continuare a migliorarsi, scegliendo progetti che possano contribuire a farlo, minimizzando quando gli si chiede della responsabilità di essere attore di riferimento per autori come Quentin Tarantino o Martin Scorsese: "mi chiedo chi possa aiutarmi a crescere, chi possa rendere realtà quella sceneggiatura che sto leggendo e far sentire il pubblico parte di quello che sta guardando." Il tutto spinto da una passione che spera di riuscire a trasmettere: "Ho sempre amato i film, sono sempre andato al cinema sin da giovanissimo, e ogni volta che un giovane mi chiede come si fa a entrare in questo mondo gli dico di guardare più film che può, trovare i proprie eroi e la propria identità." Il cinema, forza dirompente e salvifica anche secondo Tarantino, che spiega come forse non possa cambiare la realtà, "ma può esercitare un'influenza."
Margot Robbie e l'età del cambiamento
Una passione che lo stesso Quentin Tarantino ha cercato di trasmettere ai suoi interpreti, come ci racconta Margot Robbie: "Il giorno in cui abbiamo girato la scena in cui Sharon Tate va al cinema a guardare The Wrecking Crew (ndr: Missione compiuta stop. Bacioni Matt Helm in un titolo italiano che ha scatenato le risate di gusto di Tarantino in conferenza), Quentin mi ha raccontato di quando è andato in un cinema che proiettava un suo film dicendo di essere il regista e chiedendo di entrare gratis", richiamando di fatto ciò che fa il personaggio della Robbie nel film. "Ci sono tanti riferimenti del genere nel film," ha continuato l'attrice, "che lo rendono molto personale. Quentin ha scritto una sceneggiatura che mi ha fatto sentire in quel mondo, dalla musica che si ascolta alla radio a tanti dettagli che sono un regalo per un'attrice. Non so se mi troverò mai in una situazione del genere nella mia carriera, essere trasportata in un'altra realtà."
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Inevitabile volgere l'attenzione anche al ruolo della donna nella cinematografia moderna. "Sotto certi aspetti," ha spiegato Margot Robbie, "sono contenta di lavorare oggi, in questo momento storico, ma è esistito qualcosa di simile anche qualche anno fa: Hollywood è molto cambiata, soprattutto nel periodo raccontato da Tarantino fra i '60 e i '70, e stiamo vivendo qualcosa di simile." Lo ha confermato Leonardo DiCaprio, sottolineando come fosse un momento particolare per il cinema americano: "Ho controllato su Google cosa fosse uscito quell'anno ed è un momento importante della storia americana e del cinema americano. Ha visto nascere l'era di registi che avevano il potere di fare i film che volevano realizzare."
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Quentin Tarantino e i suoi anni '60... e oltre
"Molte delle cose di cui parliamo in C'era una volta a... Hollywood le ho vissute direttamente" ha spiegato Quentin Tarantino, ricordando come a quei tempi i film passassero molto più tempo al cinema, magari spostandosi da una sala all'altra ma recuperabili a lungo. Si sente la passione nelle sue parole quando parla di The Wrecking Crew e Dean Martin che già conosceva e apprezzava. Ricorda anche la Sharon Tate di quel film, la sua capacità di essere divertente oltre che bellissima, e come fosse andato a leggere i credits sui manifesti per vedere chi fosse quell'attrice che "ha ispirato quello che ho scritto e che ha interpretato Margot." Ma non c'è solo il cinema americano di quegli anni al centro del film, perché non mancano richiami a un'altra passione di Tarantino: il cinema italiano e in particolare una parte di esso. "Sono un fan dei film di genere" ha spiegato "e in particolare dei cosiddetti b-movies. Ho sempre amato il modo in cui gli Italiani hanno sviluppato i diversi generi, reinventandoli per un pubblico nuovo. È pazzesco, è un modo per dare nuova vita a un genere" ha spiegato facendo riferimento non solo al western, ma anche alla commedia sexy all'italiana, ai film di cappa e spada così come quelli ambientati nell'antica Roma o i polizieschi.
"Pensando agli spaghetti western," ha continuato, "pensate a come molti registi abbiano iniziato come critici cinematografici, per poi scrivere sceneggiature, diventare registi delle seconde unità e così via. Erano appassionati di cinema, come nella Nouvelle Vague francese." A Tarantino piace quella qualità che definisce lirica e operatica e che gli ricorda uno dei primi libri letti sull'argomento, che parlava di Opera della violenza. "Ecco," ha detto convinto e contento "io sto cercando di fare un'opera della violenza!" Non manca però una riflessione sul presente e una preoccupazione per il futuro, nel ragionare su un cambiamento sempre più evidente negli ultimi tempi in relazione alla sempre maggior diffusione del digitale: "Ai vecchi tempi, ma anche negli anni '90 o i 2000 la gente si impegnava a creare dei set, non si creavano dopo in post-produzione. Ci sono film con dei set meravigliosi, creazioni di nuovi mondi. Tutto costruito da zero." Una pratica sempre meno diffusa, soppiantata dalla praticità e il risparmio di lavorare con green screen e computer graphic. "Non voglio fare il vecchio rincoglionito che rimpiange il passato, ma c'erano artigiani straordinari che rischiamo di perdere" ha detto, "penso che stiamo perdendo un patrimonio enorme."