Black Phone, la recensione: pronto, chi uccide?

La recensione di Black Phone, il film di Scott Derrickson, che ritrova Ethan Hawke, tratto dal racconto di Joe Hill e si muove tra l'horror e il thriller, dal 23 giugno al cinema con Universal Pictures.

Nell'introdurre la nostra recensione di Black Phone, il film dal 23 giugno al cinema con Universal Pictures, sottolineiamo che si tratta di una storia adattata per il grande schermo da Scott Derrickson, che torna all'horror e alla regia dopo Doctor Strange, ispirata al racconto omonimo di Joe Hill, parte della raccolta Ghosts. E lo diciamo subito per chi non lo sapesse: Hill altri non è che il figlio di Stephen King, che utilizza questo pseudonimo per non vivere all'ombra del padre, e dopo aver creato fumetti (Locke & Key) e serie (NOS4A2) approda anche al cinema.

Thriller o horror?

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Black Phone: Mason Thames durante una scena del film

Proprio come The Batman era tornato alle origini del mito del Cavaliere Oscuro proponendo un crime che omaggiava il Detective Comics che è l'Uomo Pipistrello, Black Phone si divide tra thriller e horror, propendendo spesso per il primo genere. Anche in questo caso partiamo da una storia dal sapore crime: una serie di rapimenti misteriosi di alcuni ragazzini che sconvolge e preoccupa una cittadina nell'America di fine anni '70. I genitori sono in allerta per i propri figli, nel loro percorso da scuola a casa, nel loro ritorno da pigiama party presso degli amici e così via. Un losco figuro - interpretato dal buon Ethan Hawke che campeggia nella locandina del film - con dei palloncini neri sembra rapire questi ragazzini e non si sa che cosa ne faccia e soprattutto dove li tenga nascosti, perché non si sono mai più rivisti. La storia viene raccontata dal punto di vista di uno di loro, Finney (il debuttante Mason Thames), il classico studente magrolino e un po' sfigato che non riesce a farsi valere davanti ai propri compagni, e che ha un bel rapporto con la sorella Gwen (Madeleine McGraw), con la quale spesso percorre la strada verso casa. Una sorella che ha dei "poteri" proprio come la madre, che li ha lasciati in giovane età dopo un esaurimento nervoso con un padre alcolizzato e violento (un Jeremy Davies particolarmente ispirato).

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Mille e una voci

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Black Phone: Madeleine McGraw in una foto del film

Una volta che viene rapito, il ragazzo non si dà presto per vinto, soprattutto quando scopre che un misterioso vecchio telefono nero (da qui il titolo, alla faccia degli smartphone) appeso al muro suona misteriosamente e all'altro capo della cornetta rispondono le voci delle altre vittime che vogliono fare in modo che Finney non finisca come loro. Questo lavoro di squadra soprannaturale è uno degli aspetti più interessanti di questo racconto, che rende originale la canonica kidnapping story con relativa speranza di salvataggio. Lo fa attraverso la versione "old" di uno strumento tipico degli adolescenti odierni, che utilizzano per comunicare e vivere piuttosto che parlarsi a voce, e anche qui al telefono rivelano aspetti della propria vita e del proprio carattere che non facevano sapere de visu a scuola, quasi come una metafora e un parallelismo che strizza l'occhio all'oggi. Non vi diremo come va a finire, ma si tratta sicuramente di un romanzo di formazione sotto mentite spoglie, o meglio di un coming of age che utilizza sapientemente l'elemento horror per raccontare altro. Ci sono alcuni momenti jumpscare e la regia di Scott Derrickson, insieme alla fotografia scura e sporca, ci ricordano come si trovi nel proprio elemento dopo Sinister (da cui ritrova Ethan Hawke), da L'Esorcismo di Emily Rose e soprattutto dai mondi psichedelici del primo Doctor Strange, strizzando l'occhio a IT e altri classici a tema adolescenziale. Ma, come spesso accade con le storie di Joe Hill, a parte Locke & Key, si vuole abbracciare troppi generi senza sceglierne davvero uno, e questo influisce sulla coesione nella messa in scena e sulla tensione narrativa che diviene altalenante lungo tutto il film.

Recensione Sinister (2012)

Scegli la tua battaglia

Black Phone Ethn Hawke
Black Phone: un raccapricciante Ethan Hawke

Ognuno dei personaggi vive una propria battaglia interiore in Black Phone: Finney deve trovare gli strumenti e la forza di farsi valere rispetto ai propri compagni bulli a scuola, Gwen deve trovare un contatto e un equilibrio coi propri "poteri", capendo che i suoi sogni sono uno specchio sulla realtà e non sono il "Male" che dipinge il padre e che nella sua ottica ha portato via la loro madre. Un padre che anch'egli vivrà un percorso di formazione e redenzione lungo il film, rimettendo al centro la famiglia, come spesso capita negli horror e nei crime basati su rapimenti. Ethan Hawke si dimostra un villain a tratti inquietante ma non sempre del tutto convinto, con una storia familiare non sufficientemente spiegata allo spettatore, finendo per essere anch'egli vittima dell'andamento altalenante della narrazione.

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Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Black Phone felici di ritrovare Scott Derrickson alle prese con un horror, scegliendo però maggiormente le vie del thriller, alternando momenti tipicamente di genere ad altri più crime e mostrando un romanzo di formazione adolescenziale com’è tipico della scrittura di Joe Hill, dal cui racconto è tratta questa storia.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • La regia di Scott Derrickson, che torna all’horror dopo Doctor Strange.
  • La fotografia e la messa in scena che viaggia tra horror e thriller.
  • L’idea delle vittime che fanno squadra per salvare l’ultimo arrivato dal carnefice.
  • Il villain interpretato da Ethan Hawke che Derrickson ritrova dopo Sinister è inquietante...

Cosa non va

  • ... ma sappiamo troppo poco della sua storia e delle sue motivazioni, e questo lo rende a tratti poco convincente.
  • Si sceglie troppo spesso il thriller piuttosto che l’horror e ne risente la tensione narrativa che diviene altalenante.