Recensione Sinister (2012)

Una storia affascinante e inquietante al tempo stesso, che guarda alla 'old school' del genere horror e alla popolarità del filone 'found footage', inserendo elementi legati all'occultismo. Peccato che le premesse costruite nella parte iniziale della storia si sfaldino verso la conclusione della pellicola.

Delitti, demoni e videotape

Uno scrittore di saggi di cronaca nera, una casa che era stata scenario di un delitto agghiacciante, una scatola di vecchi filmati amatoriali, e un mistero legato alla mitologia di un antico demone. Dopo The Exorcism of Emily Rose, il regista e sceneggiatore Scott Derrickson torna al genere horror, e se nel caso del film precedente aveva tentato (con successo) di mettere insieme due filoni apparentemente inconciliabili - il legal drama con l'horror "diabolico" - stavolta resta nel territorio del thriller-horror, provando a raggruppare quegli elementi che hanno caratterizzato la "vecchia scuola" del genere, e le novità stilistiche degli ultimi anni.


Il protagonista di Sinister è Ellison Oswalt (Ethan Hawke) uno scrittore che aveva ottenuto un grandissimo successo con Kentucky Blood, un libro al quale hanno fatto seguito ulteriori saggi incentrati su casi di delitti irrisolti, che tuttavia non sono stati accolti con lo stesso entusiasmo del precedente. Fortemente motivato a cercare un nuovo caso al quale dedicarsi, Oswalt si trasferisce insieme a sua moglie Tracy (Juliet Rylance) e ai suoi due figli in una nuova casa nella quale, tempo prima, era stata uccisa una famiglia di quattro persone. Una scelta azzardata, quella dello scrittore, perchè i suoi familiari non sono entusiasti dell'ennesimo trasferimento e non sono al corrente di quello che è accaduto nella loro nuova casa. Una scelta che tuttavia è motivata dalla necessità di trovare un nuovo progetto al quale dedicarsi, con la speranza che abbia successo, anche perchè sulla serenità familiare incombe l'urgenza di risolvere alcuni problemi economici.

Quando Oswalt scopre in soffitta una scatola piena di vecchi Super8, si rende conto che ognuno di essi è una testimonianza filmata di una serie di atroci delitti che hanno in comune il fatto di essere stati perpetrati in un contesto familiare. Le immagini prima mostrano famiglie serene, in momenti di svago, e subito dopo nel momento in cui stanno per essere massacrate a sangue freddo. Oswalt è convinto di avere tra le mani un macabro tesoro, una documentazione preziosissima che gli permetterà finalmente di scrivere un libro di successo, ma al tempo stesso mentre la sua indagine prosegue - grazie all'aiuto di un poliziotto suo ammiratore e un professore esperto di occultismo - diventerà testimone di eventi strani e inquietanti e la sua vita si trasformerà in un incubo. Il figlio adolescente di Oswalt torna a soffrire di terrori notturni, in casa si sentono rumori strani, e Tracey inizia ad essere spaventata da quella che per suo marito si sta trasformando in un'ossessione.

Se con il precedente The Exorcism of Emily Rose Derrickson aveva firmato una storia avvincente e inquietante - del quale ricordiamo alcune sequenze davvero suggestive e terrificanti - questa sua seconda incursione nell'horror demoniaco si rivela riuscita solo a metà. L'interpretazione di Ethan Hawke è sicuramente convincente, così come le atmosfere sinistre che il regista riesce a creare, con uno sguardo alla "old school" e un altro al genere "found footage" mai come in questi anni così popolare. I filmati reperiti in soffitta da Oswalt sono agghiaccianti senza essere espliciti, e in alcuni momenti sembra di essere davvero nello studio dello scrittore, circondati da ritagli di giornale e foto, con il proiettore che che dà vita a immagini che non vorremmo vedere. Quando l'indagine porta alla luce un legame con l'occulto, si resta sicuramente affascinati dai dettagli svelati dal professor Jonas e dalle stampe antiche che illustrano la mitologia di un antico demone capace di insinuarsi nelle vite degli uomini in maniera subdola. Peccato che il tutto si sfaldi verso la seconda parte del film, con la tensione e la fascinazione evocate in precedenza, che vanno incontro ad un finale che sa di già visto e che svela oltre a qualche ingenuità di troppo, un'entità che sembra una delle tante action figures che affollano gli horror più recenti: baubau di plastica che non fanno paura a nessuno.

Movieplayer.it

2.0/5