È uno dei ruoli ormai archetipici del cinema anglosassone, un formidabile "banco di prova" per giovani (e meno giovani) star in ascesa: la cosiddetta supporting wife, la sposa affettuosa e tenace che, in film drammatici (e di preferenza dal taglio biografico) confezionati su misura per conquistare le simpatie dell'Academy, rimane accanto al proprio compagno nelle sfide e nelle avversità, sostenendolo nei momenti più difficili.
Il modello della "moglie/partner amorevole", figura dolce e rassicurante, costituisce un personaggio standard, per Hollywood e dintorni, fin dai tempi della "epoca d'oro" del cinema, e dagli anni Trenta e Quaranta resiste incrollabile ancora oggi. Ne sono esempi d'eccezione, giusto per rimanere in tema di Oscar, performance come quelle di Marcia Gay Harden in Pollock, Jennifer Connelly in A Beautiful Mind, Laura Linney in Kinsey, Reese Witherspoon in Walk the Line, Helen Mirren in The Last Station, Maggie Gyllenhaal in Crazy Heart, Amy Adams in The Fighter, Helena Bonham Carter ne Il discorso del re, Jennifer Lawrence ne Il lato positivo, Sally Field in Lincoln, Felicity Jones ne La teoria del tutto e, se vogliamo, anche Keira Knightley in The Imitation Game (benché in quel caso la 'relazione' sia decisamente platonica).
Tutte attrici pluricandidate o pluripremiate grazie alle good wife (o girlfriend) incarnate sullo schermo, per un elenco di prestigio a cui va aggiunta di diritto la diva rivelazione del 2015: Alicia Vikander, ventisette anni, partner di Eddie Redmayne nel dramma in costume The Danish Girl. Diretto dallo specialista Tom Hooper (Il discorso del re) e presentato in concorso al Festival di Venezia, The Danish Girl approderà dal 18 febbraio nei cinema italiani; dieci giorni prima della fatidica notte degli Oscar, che vede proprio la Vikander capolista nella categoria per la miglior attrice supporter. Già ricompensata con lo Screen Actors Guild Award e il Critics' Choice Award, la Vikander appare come l'indiscussa frontrunner pure nella corsa all'Oscar, benché il suo ruolo da comprimaria all'interno del film possa essere definito in qualunque modo fuorché da "non protagonista" (ma troppo spesso le strategie dei distributori per la Awards Season trascendono il buon senso).
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Alicia, la supporting wife di una Danish girl
Difficile non scivolare dall'archetipo della supporting wife allo stereotipo di personaggi che vivono e respirano all'ombra del proprio marito o compagno: non è così, per fortuna, in The Danish Girl, dove al contrario la figura di Gerda Wegener, e il perfetto equilibrio nel suo rapporto con il giovane pittore Einar, costituisce uno dei punti di forza di una pellicola dal sapore classico ma non accademico, capace di veicolare il percorso dei personaggi - interiore ed esteriore - con profondo pathos. Un merito, quest'ultimo, da attribuire in misura determinante alla coppia di protagonisti: Eddie Redmayne, campione in carica agli Oscar con La teoria del tutto, si immerge in maniera totale nei panni di Einar, primo transgender di cui la storia riporti notizia, utilizzando il suo volto efebico e delicato e il suo corpo longilineo per disegnare la 'trasformazione' di Einar in Lili Elbe, dando forma così alla propria natura femminile; mentre Alicia Vikander non si limita a fare da 'spalla' al talentuoso Redmayne, ma nel personaggio di Gerda ritrae una donna volitiva, fiera e sensuale, animata da un grande carisma e da una generosità che trascende paure e pregiudizi.
La libertà anticonformista del matrimonio fra Gerda ed Einar/Lili nell'Europa di inizio Novecento, l'ambiguità fra un'innegabile attrazione (la passione fisica fra i due coniugi nelle prime sequenze del film) e il desiderio di condividere il 'viaggio' di Einar verso una nuova identità, risultano appunto fra i maggiori motivi d'interesse di The Danish Girl. E la Vikander, che non si fa oscurare da Redmayne, con il bellissimo film di Tom Hooper ha coronato un'annata straordinaria, che potrebbe portarla fin sul palco dell'Academy (qualora Alicia dovesse superare l'agguerrita concorrenza di Rooney Mara e di Kate Winslet). L'uscita di The Danish Girl al cinema ci offre quindi l'occasione per conoscere meglio questa attrice ventisettenne nata a Gothenburg, in Svezia, e fino a pochi mesi fa nota soprattutto per la sua relazione con il popolarissimo Michael Fassbender (anche lui, fra l'altro, reduce da un anno da incorniciare e candidato all'Oscar per il capolavoro Steve Jobs).
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Gli esordi: dagli "affari reali" alla Russia di Tolstoj
Partiamo dunque dai "primi passi" di Alicia, per ricostruirne la progressiva, inesorabile scalata al successo: cresciuta da una madre single, di professione attrice teatrale, a partire dai sette anni d'età anche Alicia calca i palcoscenici, comparendo in produzioni musicali accanto alla madre e frequentando nel frattempo la Royal Swedish Ballet School. Quindi, nell'adolescenza, la Vikander passa dalla danza alla recitazione, un obiettivo perseguito strenuamente e raggiunto a vent'anni grazie a un ruolo da co-protagonista nella serie televisiva Andra Avenyn. Il 2009 segna il suo esordio al cinema con Pure di Lisa Langseth, apprezzato dramma che le vale anche diversi riconoscimenti in patria, ma è il 2012 a sancire una svolta importantissima nella sua carriera: Alicia Vikander ottiene infatti il ruolo di Carolina Matilde di Hannover, la giovane moglie del sovrano Cristiano VII di Danimarca, nel film storico A Royal Affair, scritto e diretto da Nikolaj Arcel.
Presentato al Festival di Berlino 2012, dove riceve i premi per la sceneggiatura e per l'attore Mikkel Følsgaard, A Royal Affair mette in scena con rigida compostezza formale il senso di prigionia di Carolina Matilde, intrappolata in un matrimonio di convenienza con un uomo instabile e squilibrato e oppressa dagli obblighi dell'etichetta reale, almeno fino all'incontro con il medico di corte Johann Friedrich Struensee (Mads Mikkelsen), con il quale nascerà una relazione illecita. Basato sull'amalgama tra affresco storico-politico e melodramma, A Royal Affair viene apprezzato anche al di fuori dei confini nazionali, tanto da essere distribuito quasi in tutto il mondo e da guadagnarsi la nomination all'Oscar come miglior film straniero: un fondamentale trampolino di lancio per la Vikander, che quell'anno riscuote un'ampia visibilità anche grazie al ruolo di Kitty, moglie di Levin (Domhnall Gleeson), nella sua prima produzione internazionale, ovvero la sontuosa trasposizione di Anna Karenina realizzata da Joe Wright, con Keira Knightley e Aaron Taylor-Johnson.
Da apprendista strega a donna robot
Dal successo di A Royal Affair e Anna Karenina, la carriera della Vikander, sempre più protesa verso Hollywood, sembra subire una parziale battuta d'arresto, a causa di progetti che non riscuotono i risultati sperati: si tratta, nell'ordine, de Il quinto potere di Bill Condon, biopic dedicato alla controversa figura di Julian Assange, con Benedict Cumberbatch e Daniel Brühl (si rivelerà uno dei più cocenti flop del 2013), di Son of a Gun, thriller australiano con Ewan McGregor, passato completamente inosservato, e sempre nel 2014 de Il settimo figlio di Sergei Bodrov, mediocre e poco fortunato fantasy basato su un ciclo di romanzi di Joseph Delaney, a cui non bastano attori quali Jeff Bridges e Julianne Moore per salvarsi da una pioggia di stroncature e da un mezzo flop al botteghino. Il 2014 è anche l'anno di Generazione perduta, appassionato melodramma nella cornice della Prima Guerra Mondiale basato sul memoriale dell'infermiera Vera Brittain, con la Vikander protagonista assoluta accanto al divo de Il trono di spade Kit Harington: il responso dei critici è positivo, ma il film riceve scarsa o nessuna attenzione al botteghino al di fuori della Gran Bretagna.
Ed eccoci dunque al 2015, ovvero l'anno della consacrazione definitiva, quando tutto il mondo si accorge di Alicia Vikander grazie a una serie di progetti approdati nelle sale uno dopo l'altro. Non tutti, a dir la verità, ripagano le aspettative: Operazione U.N.C.L.E., attesissimo reboot targato Guy Ritchie di una serie televisiva di spionaggio degli anni Sessanta, ambientato per gran parte in Italia durante la Guerra Fredda, vede la fascinosa Alicia dividere lo schermo con una "strana coppia" di super-agenti segreti, l'americano Napoleon Solo (Henry Cavill) e il russo Illya Kuryakin (Armie Hammer), ma né la critica né il pubblico sembrano gradire eccessivamente il film, con incassi ben al di sotto delle previsioni e la 'morte' di ogni prospettiva per ulteriori capitoli della saga.
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A suscitare un entusiasmo assai maggiore, pur restando lontano da cifre da blockbuster, è invece Ex Machina, formidabile debutto dietro la macchina da presa dello scrittore Alex Garland: un magnifico film di fantascienza costruito come un thriller psicologico teso e claustrofobico, con lo "scontro di intelligenze" fra il dotato programmatore Caleb Smith (Domhnall Gleeson) e il carismatico ma ambiguo genio dell'informatica Nathan Bateman (Oscar Isaac). Al cuore del rapporto fra i due uomini c'è Ava, prototipo di intelligenza artificiale con sembianze femminili, sottoposta da Caleb al test di Turing: una creatura intrigante a cui la Vikander conferisce la giusta aura di mistero, con una performance sapientemente controllata e sotto le righe che le vale le candidature al Golden Globe e al BAFTA Award.
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I prossimi progetti, fra Jason Bourne e la "luce fra gli oceani"
E il 2016, oltre ad un possibile Oscar per The Danish Girl, con tutta probabilità porterà ad Alicia Vikander una popolarità ancora maggiore, con tre pellicole molto promettenti in uscita nel corso dei prossimi mesi. Tulip Fever, dramma storico ambientato nell'Olanda del Seicento, con uno script di Tom Stoppard e la regia di Justin Chadwick, vedrà la star svedese ancora una volta alle prese con un ruolo in costume: quello di Sophia Sandvoort, moglie di un ricco mercante olandese (Christoph Waltz), la quale si innamorerà di un giovane artista (Dane DeHaan).
Si preannuncia come uno dei campioni d'incassi dell'estate Jason Bourne , l'action movie di Paul Greengrass che vedrà Matt Damon tornare a incarnare il suo personaggio più famoso presso il pubblico, con la Vikander come new entry in un cast che includerà pure Julia Stiles e Tommy Lee Jones. È già programmato per settembre, invece, The Light Between Oceans, nuovo lungometraggio di Derek Cianfrance, ambientato sulla costa australiana, con la Vikander al fianco del suo compagno Michael Fassbender nei panni di una coppia di coniugi che decidono di prendersi cura di una neonata, ma con conseguenze inaspettate. Insomma, Oscar o no, prepariamoci a sentir parlare ancora a lungo di Alicia...