Venezia 2011, giorno 10: il Texas in laguna

Ami Mann in concorso con sparizioni di fanciulle e paludi, Johnnie To invece punta sul suo Life Without Principle. Oggi la consegna del Leone d'Oro a Bellocchio.

Nel corso di questa 68esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, abbiamo intrapreso un lungo viaggio che ha fatto tappa sulla Terraferma di Crialese, e poi ha proseguito verso le Cime tempestose di Andrea Arnold. Oggi tocca al Texas di Ami Canaan Mann, figlia del regista di Collateral, che debutta a Venezia con il suo Texas Killing Fields, sua prima opera importante dopo l'esordio del 2000 con Morning e diversi lavori televisivi. Ispirato ad una vicenda realmente accaduta, Texas Killing Fields vede protagonista l'ispettore della Omicidi Mike Sounder che si ritrova coinvolto in un caso da brividi. L'ex moglie di Mike, l'ispettore Pam Stall, gli chiede aiuto in merito alla vicenda di una ragazza la cui auto è stata trovata abbandonata nei Killing Fields, una spianata costiera paludosa - che si dice infestata dai fantasmi - dove sono stati trovati quasi sessanta cadaveri, per lo più di giovani donne. Durante le indagini spariscono altre persone, tra cui Little Anne, una ragazzina senza fissa dimora di cui Mike si sta prendendo cura. A quel punto l'ispettore e la sua ex-moglie non possono far altro che addentrarsi nel cuore dei Killing Fields per salvarla. Tra gli interpreti di questo cupo thriller drammatico, il ruvido Sam Worthington, Jeffrey Dean Morgan, la bella Jessica Chastain e Chloe Moretz.

Dalle paludi della Mann approdiamo nello stagno deserto che fa da scenario a La clé des champs di Claude Nurisdany e Marie Perennou, con il quale viviamo l'avventura di due bambini attraverso i loro occhi, lasciandoci stregare dalle piccole grandi meraviglie dello stagno e dalle creature che lo popolano, che sembrano uscire dal mondo dei sogni o degli incubi. Un'avventura che inevitabilmente lascerà il segno sui due piccoli protagonisti. Il film di Nurisdany e della Perennou viene presentato fuori concorso insieme a Tahrir 2011, documentario realizzato da Tamer Ezzat, Ayten Amin e Amr Salama incentrato sulla rivoluzione che ha infiammato il popolo egiziano la mattina del 25 gennaio di quest'anno. Tamer Ezzat, con la collaborazione di Ahmed Abdalla, mette in primo piano il coraggio di diversi personaggi, le cui azioni hanno spinto alla rivoluzione la gente attorno a loro. Ayten Amin invece racconta il suo viaggio personale tra la polizia e le forze dell'ordine, che mai aveva affrontato prima della rivoluzione. Emergono così la corruzione e l'ingiustizia delle forze di polizia soggette al regime di Mubarak. Amr Salama scava nella mente e nell'anima dell'ex presidente Hosny Mubarak, intervistando importanti personalità e politici che sono stati alleati o oppositori del regime. Questa è la storia della rivoluzione vista attraverso i loro occhi in tre capitoli diversi, dal titolo: Il Buono, Il Cattivo e Il Politico.

Ultimo film che oggi chiude la sezione competitiva (insieme a Texas Killing Fields) è Life Without Principle di Johnny To, che si sviluppa attorno a tre personaggi - una bancaria, un malvivente di mezza tacca e un ispettore di polizia - le cui vite si incroceranno quando si ritroveranno ad avere bisogno di soldi per affrontare gravi problemi economici.

Il vero protagonista di questa giornata di Festival però è Marco Bellocchio, al quale oggi pomeriggio sarà consegnato il Leone d'Oro alla carriera. La cerimonia di premiazione sarà preceduta dalla proiezione di un cortometraggio di Pietro Marcello dedicato a Bellocchio e seguita dalla proiezione della versione restaurata di Nel nome del padre, del 1971. Bellocchio riceverà il Leone dalle mani di Bernardo Bertolucci.
Tra ieri e oggi quindi, sono assegnati i primi riconoscimenti di questa 68esima edizione della Mostra: ieri la giuria della sezione Controcampo Italiano ha premiato Scialla! e il documentario Pugni chiusi, mentre oggi tocca a Virna Lisi ricevere il Premio Pietro Bianchi 2011 e a Terraferma di Emanuele Crialese il Premio Francesco Pasinetti, assegnato dal SNGCI perchè "tra cronaca autentica e racconto epico, tra realismo e poesia mette a fuoco, con splendide immagini e un cast eterogeneo di particolare forza espressiva, un capitolo di quotidianità che è già Storia dei nostri tempi, andando oltre la terra degli sbarchi, con un messaggio universale di solidarietà". Il SNGCI ha assegnato anche una menzione speciale a L'ultimo terrestre di Gianni Pacinotti, "Un film diverso, surreale e divertente nel quale la storica provocazione di Orson Welles diventa oggi, tra spunti di fantasia e realtà quotidiana, un apologo sulla solitudine esistenziale in un mondo in cui i veri alieni sono, forse, proprio tra i terrestri. Un film che offre uno sguardo inedito sulla società e sugli affetti, ben sostenuto dagli interpreti e soprattutto da un protagonista che è un'autentica rivelazione"