Per molti Heath Ledger, che oggi avrebbe compiuto 40 anni, è stato uno dei talenti più promettenti del cinema del nuovo millennio. Una stella luminosa bruciata troppo presto ma che è riuscita a segnare indelebilmente il grande schermo, come pochi hanno saputo fare, nonostante una morte tragica e prematura lo abbia strappato via troppo presto al suo pubblico e ai suoi affetti più cari.
Heath Ledger era infatti nato a Perth in Australia il 4 aprile 1979. Sua madre lo chiamò in questo modo pensando al personaggio più tormentato di Emily Brontë, Heathcliff di Cime tempestose e, quasi come se fosse una sorta di presagio, fu proprio l'inquietudine a delineare indelebilmente tutta la sua vita e la sua carriera, segnata non a caso da due ruoli irrequieti e sfaccettati come Ennis Del Mar de I segreti di Brokeback Montain e il Joker de Il cavaliere oscuro.
Dieci anni appena e una manciata di titoli diversissimi per Heath Ledger che fa il suo ingresso a Hollywood con una teen-comedy: 10 cose che odio di te con Julia Stiles. Funziona alla grande e si fa notare. Ma lui non vuole rimanere imprigionato nei ruoli del belloccio e punta più in alto: fa i provini sia per Moulin Rouge di Baz Luhrmann e Spider-Man di Sam Raimi, ma entrambi lo scartano a favore di Ewan McGregor e Toby McGuire. Ma non demorde. L'occasione gliela dà Roland Emmerich con Il patriota, dove riesce a sbaragliare la concorrenza di 200 ragazzi per diventare il figlio di Mel Gibson durante gli anni turbolenti della Rivoluzione Americana. Il ruolo del combattivo Gabriel Martin gli spalanca letteralmente le porte di Hollywood facendo di lui uno degli attori emergenti da tenere d'occhio. Così ecco arrivare lo sgangherato musical medievale Il destino di un cavaliere al ritmo di We will rock you dei Queen, cantata però da Robbie Williams, ma anche prove più mature dove ha la possibilità di mostrare le sue doti di attore drammatico. In Monster's Ball è ancora una volta un figlio dolente e in rotta di collisione con suo padre, un malinconico Billy Bob Thorton; mentre ne Le quattro piume, avventura a sfondo esotico nell'era vittoriana, sfida i deserti del Sudan in rivolta pur di salvare i suoi amici che gli hanno dato del codardo.
La svolta più importante nel 2005, con I segreti di Brokeback Mountain, una delle più belle storie d'amore gay dello schermo, un film diretto Ang Lee dove interpreta, insieme a Jake Gyllenhaal, una coppia di cowboy omosessuali nel Wyoming a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Un personaggio difficile, anche per via di alcune scene di sesso esplicite, che molti attori ben più noti di lui hanno rifiutato per paura. Ma Heath Ledger è uno che ama le sfide e non si tira indietro. Il risultato è una storia struggente di un amore nascosto e indelebile che colpisce tutti. Arriva il Leone d'oro come miglior film a Venezia - dove era in gara anche con I fratelli Grimm e l'incantevole strega di Terry Gilliam - arriva la sua prima candidatura all'Oscar e il plauso commosso di Annie Proulx, autrice del racconto Gente del Wyoming da cui è tratto il film, che invia all'attore una copia autografata del suo testo, dichiarando: "Ho realizzato quello che avevo fatto solo tempo dopo. Per me lui era davvero Ennis, esattamente come me lo ero immaginato". Ed è proprio sul set di questo film che conosce Michelle Williams, che ironia della sorte ha la parte di sua moglie. I due si innamorano e poco dopo hanno una bambina: Matilda Rose.
Jake Gyllenhaal: "Heath Ledger mi manca da morire"
La paternità lo porta lontano dal set per un po' a seguire le sue passioni: il surf e gli scacchi, di cui è un giocatore provetto. Torna poi al cinema nelle vesti del seduttore per eccellenza come scatenato Casanova e in una delle incarnazioni di Bob Dylan nel caleidoscopico ritratto che ne fa Todd Haynes in Io non sono qui. Poi però arriva Joker. L'interpretazione totale, quella che forse racchiude tutto il suo talento, tanto da far sì che uomo e personaggio in una certa maniera si fondano in un tutt'uno. E chiunque dopo di lui, riprendendo le sembianze del diabolico pagliaccio di Gotham City dovrà averci a che fare. Anche Joaquin Phoenix, il quale ha vestito quei panni per ultimo in una nuova rivisitazione, le cui dirompenti immagini nel trailer di Joker sono state rilasciate ieri, paradossalmente un giorno prima dell'anniversario di compleanno di Ledger.
Heath Ledger, uno sguardo al diario del Joker da The Dark Knight
Quando Christopher Nolan lo ingaggia per fare l'antagonista di Batman ne Il cavaliere oscuro, sa già chi ha di fronte. Lo aveva provinato proprio per la parte principale per Batman Begins, poi andata a Christian Bale, e gli era rimasto impresso. Pochi avrebbero voluto misurarsi con la strepitosa interpretazione che aveva fatto Jack Nicholson in Batman di Tim Burton, ma non Heath Ledger. Più tardi Nolan confesserà: "Lo scelsi perché era senza paura. Non aveva paura di seppellirsi nel suo personaggio". Già, Joker diventa parte di se stesso. Un'ossessione che prende forma durante e dopo le riprese. Scrive un diario, pagine di appunti e disegni. Il giorno della sua morte verrà ritrovato tra le sue cose, nella camera da letto del suo appartamento di Soho a New York. L'ultima pagina si chiudeva con un agghiacciante bye bye, facendo innescare teorie di ogni genere, alludendo anche a una presunta maledizione del Joker.
Heath Ledger, parla suo padre: "La sua morte? Fu tutta colpa sua"
Quando fu trovato morto, il 22 gennaio 2008, non aveva ancora 30 anni. Il giorno successivo avrebbe dovuto incontrare Steven Spielberg per un nuovo progetto. I medici dissero che a stroncarlo fu un cocktail micidiale di valium e antistaminici, mescolati con due tipi di sonniferi. Un'intossicazione accidentale di farmaci, insomma, che mise a tacere le mille speculazioni sui media apparse nell'immediato. Lo shock della sua scomparsa fu enorme e l'uscita nelle sale, pochi mesi dopo, del Il cavaliere oscuro, contribuì in maniera esponenziale alla costruzione del suo mito. Il suo Joker cupo, uno dei migliori Joker visti sullo schermo, che sembrava uscito da un quadro di Francis Bacon, gli fruttò la consacrazione definitiva e l'assegnazione postuma dell'Oscar, la seconda dopo quella di Peter Finch per Quinto potere. A chiudere il cerchio ci pensò poi Terry Gilliam. Quando Heath Ledger morì era, infatti, impegnato in Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo. Diventò il suo film testamento che fu finito grazie anche alla perseveranza di Jude Law, Colin Farrell e Johnny Depp, i quali presero a turno la sua parte rimasta incompleta, facendolo arrivare nelle sale.
Gioventù bruciata: da James Dean a Heath Ledger, le vite spezzate di Hollywood
A fare luce sulla sua personalità ci ha pensato poi I Am Heath Ledger, documentario che ne ha svelato i lati più intimi, le difficoltà a dover stare nello show business e all'approcciarsi con i media, tanto da renderlo perennemente insicuro e ansioso. "Alcune persone sono troppo grandi - così dirà Ben Harper ricordando l'amico scomparso - per lo spazio che il mondo riesce a concedergli". Ha perfettamente ragione.