Il regista Abel Gongora, co-direttore della seconda stagione di Dandadan, prende una posizione netta contro l'uso dell'intelligenza artificiale nell'animazione. Con un lavoro meticoloso fatto a mano e tecniche tradizionali, Gongora celebra l'autenticità artistica dell'animazione umana, opponendosi alla crescente automazione nel settore.
"Qui l'AI non entra": Abel Gongora difende l'anima artigianale dell'anime Dandadan
In un'epoca in cui l'intelligenza artificiale è la nuova musa inquietante delle industrie creative, c'è ancora chi difende a spada tratta la trincea dell'artigianalità. Abel Gongora, co-regista della seconda stagione di Dandadan, è uno di loro. Dopo aver firmato l'opening della prima stagione - già diventata cult - Gongora continua a sfidare la tentazione del digitale con un'estetica orgogliosamente manuale. Intervistato da ComicBook, ha raccontato come la sequenza d'apertura sia stata pensata come "una risposta diretta" all'invasione dell'AI nell'arte: "Si parla molto di intelligenza artificiale, e io ho pensato fosse davvero bello andare nella direzione opposta, verso qualcosa che l'AI non può fare". Il risultato? Un opening animato non con filtri digitali, ma con veri ritagli di carta, matite e fogli, alla vecchia maniera. "Volevo sperimentare un approccio tradizionale, con più scene disegnate su carta e a matita, perché non si fa quasi più in Giappone... I tagli che vedete, che sembrano fatti a matita, lo sono davvero. Niente digitale, e sono stato felice che il team ci sia riuscito".

La seconda stagione di Dandadan arriverà il 3 luglio su Netflix e Crunchyroll, portando sullo schermo gli archi narrativi "La casa maledetta" e "L'Occhio maligno", tra i più cupi del manga di Yukinobu Tatsu. Ma i fan non dovranno aspettare troppo: i primi tre episodi saranno visibili già a giugno al cinema.
E mentre il film Dandadan: Evil Eye sbarca nelle sale, Gongora assicura che la serie resterà ancorata a uno spirito visivo profondamente umano, lontano dai riflessi impersonali dell'algoritmo. Una scelta quasi militante, che non solo difende l'identità del progetto, ma rimette al centro il mestiere e la sensibilità dell'animatore.