Brian Cox massacra Johnny Depp, Ed Norton, Michael Caine e Quentin Tarantino nel suo nuovo libro

La star di Succession Brian Cox infarcisce il suo nuovo memoir di giudizi impietosi su star come Johnny Depp, Ed Norton, Michael Caine e Quentin Tarantino, ma loda Scarlett Johansson, Keanu Reeves, Alan Rickman e il regista Spike Lee.

Brian Cox non ha peli sulla lingua quando si tratta di descrivere star di Hollywood osannate come Quentin Tarantino, Edward Norton, Johnny Depp o Michael Caine nel suo nuovo memoir.

Red Cox
Brian Cox in una scena di Red

Il settantacinquenne veterano del cinema e del teatro massacra personaggi del calibro di Johnny Depp e Steven Seagal, così come le amate star Michael Caine, Jonathan Pryce e un "leggermente puzzolente" Gary Oldman, nel suo nuovo libro di memorie Putting the Rabbit in the Hat, di cui alcuni stralci sono stati anticipati su Twitter da The Big Issue.

L'attore scozzese, interprete del magnate dei media Logan Roy nella serie Succession, infarcisce il suo libro di innumerevoli aneddoti fornendo descrizioni impietose delle star con cui è venuto a contatto. Definisce Johnny Depp "così esagerato, così sopravvalutato", mentre di Steven Seagal sostiene che sia "ridicolo nella vita reale come appare sullo schermo". Quanto a Edward Norton, suo partner ne La 25° ora di Spike Lee, lo descrive "un bravo ragazzo ma un po' un rompicoglioni perché si crede uno scrittore-regista."

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Brian Cox dichiara di non essersi pentito ad avere rifiutato il ruolo del Governatore Weatherby Swann in Pirati dei Caraibi, perché è "lo show del Jack Sparrow di Johnny Depp". Di Steven Seagal, con cui ha recitato nel 1996 nel thriller poliziesco Delitti inquietanti, scrive: "Irradia una studiata serenità, come se fosse su un livello più alto rispetto al resto di noi, e anche se è senza dubbio su un piano diverso, su questo non ci piove, probabilmente non è uno più alto."

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Cox si dice d'accordo sul fatto che Michael Caine sia una vera leggenda, ma fa a pezzi il due volte vincitore dell'Oscar per il suo disgusto per gli attori ubriachi, molti dei quali nomina prontamente nel libro: "Michael Caine non era un fan degli attori che bevono. Non descriverei Michael come il mio preferito, ma è Michael Caine. Un'istituzione. Ed essere un'istituzione batterà sempre tutto. Caine era, e probabilmente è ancora oggi, sprezzante nei confronti della brigata di attori ubriachi, e uno dei suoi bersagli, ovviamente, era Richard Harris, un altro famoso ubriacone con cui strinse amicizia".

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Nemmeno il regista Quentin Tarantino o la compianta star della musica David Bowie vengono risparmiati dalla penna tagliente di Brian Cox. Di Tarantino scrive: "Trovo il suo lavoro svenduto. È tutta estetica. Meccanica della trama al posto della profondità. Stile dove dovrebbe esserci sostanza. Sono uscito da Pulp Fiction... Detto questo, se squillasse il telefono, accetterei un ruolo in un suo film". Quanto a David Bowie, lo descrive come "un ragazzo magro, non particolarmente bravo come attore. Era meglio come pop star, questo è sicuro". Per non parlare dello "sciocco, ma superbo" Daniel Day-Lewis o di Michael Gambon, che prende in giro senza pietà.

"Mi aspetto probabilmente di non sentire mai più alcune persone. Ma è così che va", ha dichiarato candidamente Brian Cox a The Big Issue. Nonostante le critiche profuse a pioggia, per fortuna l'attore spende anche qualche buona parola per alcuni suoi colleghi. Commovente l'elogio dell'amico Alan Rickman ("uno degli uomini più dolci, gentili, simpatici e incredibilmente intelligenti che abbia mai incontrato"), e dei colleghi Keanu Reaves e Morgan Freeman. Lodi anche ai grandi Spencer Tracy, Peter O'Toole, Richard Burton e a diversi attori teatrali con cui ha calcato le scene, mentre descrive la star di Her Scarlett Johansson come "divina, divertente, intelligente, meravigliosa e deliziosa".

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Cox definisce Spike Lee "semplicemente uno dei migliori registi" con cui abbia mai lavorato e loda il classico Fa' la cosa giusta", "film impeccabile e assolutamente senza tempo. Le persone lo associano a soggetti afroamericani, il che è corretto, ma non si rendono conto che è un cineasta consumato. La sua conoscenza del cinema non è seconda a nessuno. Inoltre, non ho mai visto un regista così diplomatico".