William Friedkin l'eclettico

Regista di mestiere o brillante intrattenitore? William Friedkin è questo e molto, molto altro. Dall'opera lirica all'horror, dai problemi sociali alla situazione politica italiana, una chiacchierata con il regista de L'Esorcista.

Il regista William Friedkin, giunto a Locarno per ritirare il prestigioso Pardo d'onore, si distingue fin da subito per la sua loquacità e per il carisma che esercita sull'interlocutore. Da consumato intrattenitore si muove su e giù, microfono in mano, manipolando la conversazione così da portarla nella direzione che vuole e deviando spesso e volentieri dargli argomenti più prettamente cinematografici per toccare altri temi che gli stanno a cuore: la politica italiana, la salvaguardia dell'arte, il rigore nella costruzione delle storie, la sua carriera parallela di regista di opere teatrali che lo ha portato spesso in Italia.

William Friedkin: "Il vostro paese è stato la culla delle arti, da quelle visive alle arti plastiche fino al cinema. Io capisco un po' l'italiano perché mi serve quando dirigo le opere liriche in Italia, ma come molti americani non sono molto portato per le lingue e non conosco abbastanza bene la vostra per capire a fondo la situazione che state vivendo attualmente. Questo è il paese che sento più vicino a me, il paese che frequento di più al di fuori degli USA. Il vostro cinema mi ha influenzato profondamente. Artisti come Fellini, Antonioni, Bertolucci, Ettore Scola, Dino Risi, Bellocchio, Mario Monicelli sono stati i miei maestri. Tra i contemporanei ho amato molto Gomorra di Matteo Garrone e Il Divo. Non sono sicuro che la stampa americana capisca molto della politica europea, ma sono consapevole dei problemi economici che l'Italia sta vivendo, come il resto del mondo, e dei tagli alla cultura decisi dal governo. Quello di avere un presidente del consiglio che controlla i mezzi di comunicazione è una situazione anomala. Mi chiedo come gli italiani possano accettarla".

Quindi questa sua attenzione all'Italia è legata all'attività di regista di opere liriche. Ha in programma nuove regie nel prossimo futuro?

William Friedkin: Certamente. Ho debuttato come regista d'opera nel Wozzeck di Alan Berg, diretto da Zubin Mehta al Maggio Musicale Fiorentino del 1998. Poi ho diretto l'Aida a Torino. Nel 2011 sarò a Firenze, con The Makropulos Affair di Janecek, diretto in passato anche da Luca Ronconi. E nel 2014 dirigerò un Mefistofele alla Scala, dove dovevo lavorare già qualche anno fa dirigendo un'opera basata sul documentario Una scomoda verità. L'idea mi era piaciuta, ma quando ho letto il libretto non l'ho trovato buono così non se ne è fatto niente.

Ha lavorato a lungo in televisione. Cosa ne pensa di questo media? Come si è evoluto negli anni?

William Friedkin: Io ho esordito in televisione molti anni fa, subito dopo il liceo. Ho diretto più di 2000 ore di live show prima di iniziare a realizzare documentari. Ultimamente ho diretto due episodi di CSI: Crime Scene Investigation. Per nove anni la star dello show è stata William Petersen, un attore col quale avevo lavorato in passato e con cui sono diventato amico. Lo scorso ottobre Bill, che stava per lasciare la serie, mi ha chiesto di dirigere l'ultimo episodio così ho accettato. Poi mi hanno invitato nuovamente dopo che Bill se n'era già andato. Io mi ero divertito così tanto che ho deciso di tornare per una volta, ma non sono interessato a proseguire la carriera di regista televisivo. In realtà non guardo la televisione, eccetto che il basket e per il calcio. Ero in Italia nel 1990 durante i mondiali.Ho visto l'impresa di Schillaci, una riserva che, appena entrata in campo, ha iniziato a segnare. Una storia incredibile!

I sondaggi hanno stabilito che L'Esorcista è il film più terrificante della storia del cinema. Cosa ne pensa?

William Friedkin: Non seguo i sondaggi, ma penso che sia un film molto importante perchè tratta del mistero della fede. Ai vertici della chiesa cattolica è stato molto apprezzato. Ho saputo che il capo del Gesuiti di Milano e il Cardinale di New York avevano la loro copia personale in DVD. Un giorno ero ospite in uno show televisivo insieme a James Cagney e quando sono arrivato negli studi lui ha chiesto di vedermi. Io sono andato a trovarlo nel camerino e lui mi ha detto: "Giovanotto, io ce l'ho un po' con lei. Ho avuto un ottimo barbiere per venticinque anni. Dopo aver visto il suo film si è fatto prete. Sa quanto è difficile trovare un bravo barbiere? La fama dell'Esorcista è dovuta al suo saper travalicare il genere horror parlando di fede, ma anche riuscendo a rappresentare l'epoca in cui è girato. Oggi si producono moltissimi horror che però sono molto commerciali. La moda va a ondate. C'è stato il momento dei remake del classici, quello degli horror orientali, quello dei film alla Hostel, adesso è arrivato il 3D. Lei cosa ne pensa? Che futuro prevede per questo genere?

William Friedkin: Non voglio essere considerato un regista di film horror. Quando ho iniziato a collaborare con William Peter Blatty per L'esorcista non avevamo in mente di fare un horror. Il film è basato su una storia vera il cui tema centrale è il mistero della fede. E' vero che dopo la sua uscita nelle sale, molta gente lo ha recepito come un horror, ma questa è un'altra storia. In realtà non guardo molti horror, ma amo moltissimo Dario Argento per il suo stile barocco e visionario. Tra le pellicole più recenti mi ha colpito The Blair Witch project - Il mistero della strega di Blair per la sua originalità, ma il capolavoro del genere per me è Psycho. Chiunque voglia fare un film deve prima conoscere perfettamente i lavori di Hitchcock.

Lei ha anche diretto una puntata della sua serie tv, Alfred Hitchcock Presents.

William Friedkin: Esatto. Lui veniva in studio, diceva due parole e se andava. Io mi sono sempre vestito casual e la prima volta che mi ha visto mi ha detto: "I registi indossano sempre un completo. Come mai lei non ce l'ha?". Io ho cercato di accampare una scusa, ma alla terza parola mi sono girato e lui non c'era più. I produttori lo seguivano passo passo come guardie svizzere. Quando ci siamo incontrati lui mi ha teso una mano morbida, io ho quasi creduto di doverla baciare, ma siccome non avea l'anello non l'ho fatto. Tempo dopo l'ho rivisto a una serata di gala a Los Angeles. Lui e la sua famiglia erano seduti di fronte al mio tavolo. Io gli ho chiesto come mi stava la cravatta, ma lui mi ha guardato come se fossi pazzo perché non si ricordava più di me.

A proposito di grandi artisti. Lei ha diretto anche il remake di Vite vendute di Henri-Georges Clouzot. Ci può parlare del film?

William Friedkin: Non considero Il salario della paura un remake del film di Clouseau. Anche l'Amleto viene spesso riproposto in nuove versioni, ma questo non vuol dire che ogni nuovo Amleto sia un remake dell'originale. E' un argomento universale, una metafora della situazione mondiale. Quando sono cresciuto a Chicago non pensavamo al resto del mondo, ma ora i giovani crescono con l'idea della guerra, della distruzione del mondo, con la paranoia, la paura. Se vuoi fare il mestiere del regista, però, devi essere ottimista ed entusiasta. I tuoi personaggi devono essere tristi e cinici, ma non tu. Questa regola vale anche per i giornalisti, per i medici, per gli insegnanti. Occorre credere nel futuro, nell'umanità.

Come si svolge la preparazione dei suoi film?

William Friedkin: Nella mia carriera non ho realizzato molti film perché ci vuole moltissimo tempo. Io impiego circa tre anni e anche di più per decidere che film fare, fare il casting, scrivere. Ma quando realizzo una pellicola ce l'ho già tutta in testa prima della lavorazione. Mi rivedo le immagini nella mente prima di andare a dormire e so esattamente cosa voglio ottenere prima di iniziare a girare. Poi rendo complici della mia suggestione anche la troupe e gli attori.

E il suo prossimo progetto?

William Friedkin: Sto lavorando a un nuovo film, è una grande sceneggiatura. Il titolo è Killer Joe. Il protagonista è uno sceriffo di una cittadina del Texas che svolge la doppia attività di sicario. Un padre e un figlio gli chiedono di uccidere l'ex moglie dell'uomo, perché la donna ha ricevuto una forte somma di denaro di cui loro vogliono impossessarsi. Nella famiglia c'è una ragazzina di 14 anni e Killer Joe accetta l'accordo con i due, ma in cambio vuole la ragazzina. Lo script presenta lo stesso tipo di sorpresa di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. E' un film violento, erotico, ma anche divertente. Ora sto facendo il casting. Ci sono sei importanti ruoli, ma ancora non posso anticipare nulla sugli attori. Con questo film voglio parlare di un aspetto della vita americana che ancora non è stato trattato, ma che è rivelatore di ciò che sta succedendo negli USA oggi. Spero di cominciare a girare a gennaio. La produzione è indipendente per mia scelta, ma il film verrà distribuito da una major.