Con l'arrivo del presidente della giuria Alfonso Cuarón, su Venezia spira un vento sudamericano che spazza via le speranze dei favoriti Aleksandr Sokurov e Amos Gitai.
I premi più importanti di questa edizione della Mostra vanno al venezuelano Lorenzo Vigas e all'argentino Pablo Trapero. Con l'ostico, ma affascinante Desde allá, Vigas si porta a casa il Leone d'oro per il miglior film grazie anche al contributo essenziale della star cilena Alfredo Castro, forte di una meravigliosa e raggelata performance. Pablo Trapero, uno dei favoriti per il palmares, conquista il premio per la miglior giuria con l'ipercinetico El clan, storia di una famiglia criminale nell'Argentina post dittatura. Se il premio di Trapero è prevedibile, così come quello al grande Fabrice Luchini, istrionico interprete di L'hermine, che si porta a casa la Coppa Volpi maschile e il premio per la miglior sceneggiatura, il Leone d'oro è una sorpresa assoluta.
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L'Italia festeggia la Coppa Volpi, meritatissima, per Valeria Golino, splendida interprete di Per amor vostro di Giuseppe M. Gaudino, la pellicola più sperimentale e coraggiosa tra le quattro opere italiane presenti in concorso. La Golino fa il bis a quasi 30 anni di distanza da Storia d'amore del 1986, con grande gioia sua e del pubblico. Grande soddisfazione anche per Charlie Kaufman e il suo co-regista Duke Johnson, il cui splendido Anomalisa non se ne va a mani vuote da Venezia, ma riparte stringendo tra le mani il Gran premio della Giuria.
Orizzonti guarda alle origini del male
Ostici, sgradevoli e a loro modo sperimentali i film premiati dalle giurie di Orizzonti e Opera Prima. L'oscuro The Childhood of a Leader di Brady Corbett vince il premio per la migliore regia Orizzonti e quello per l'opera prima. Il giovane regista, che ha diretto, tra gli altri, l'amico Robert Pattinson, commenta emozionato la vittoria: "Mentre eravamo impegnati nella preproduzione del film, io e mia moglie abbiamo avuto una figlia ed eravamo molto preoccupati per il nostro futuro, perciò questo premio per noi è fondamentale. Siate pazienti, siate radicali, siate liberi. Voglio ringraziare coloro che hanno trasferito velocemente il mio film in 35 mm: l'uso della pellicola per me è molto importante. Questo dovrebbe essere un diritto per tutti i cineasti e non un privilegio".
Le motivazioni del premio a The Childhood of a Leader vanno cercate nelle dichiarazioni dei presidenti di giuria di Opera Prima e Orizzonti. Saverio Costanzo, presidente di opera prima, dichiara: "Quello di Brady Corbet è un film che mostra le radici dell'odio. E' un film che affronta la storia europea partendo dalle origini e lo fa con un'immensa fantasia cinematografica. noi siamo contenti di poter aiutare un giovane regista di soli 27 anni che mostra un'ambizione grandissima. Abbiamo scartato le opere troppo convenzionali perché noi cercavamo un regista con una voce". Jonathan Demme aggiunge: "I film premiati ci hanno dato una visione di quanto sia difficile sopravvivere nel mondo di oggi. Un mondo in cui le persone devono lavorare per sfamare le loro famiglie".
Un concorso che parla spagnolo
Tocca alla giuria del concorso di Venezia 72 spiegare le scelte fatte in questo palmares. Il presidente Alfonso Cuaron confessa: "Abbiamo avuto dei piccoli scontri, ma credo che alla fine abbiamo trovato un buon accordo. E' ciò che accade in una democrazia. Alcune persone amano un film, alcune ne preferiscono altri. tutti devono imparare ad accettare le decisioni prese a maggioranza. Se ci fosse stata una giuria diversa, con gli stessi film, forse il risultato sarebbe stato diverso". Quando gli viene chiesto se non teme di essere accusato di filosudamericanismo, il regista risponde: "No, perché i registi premiati mi hanno dato un sacco di soldi. In realtà il mio ruolo è simile a quello dei reali di Svezia, è una carica rappresentativa, conta quanto quelli degli altri. Non abbiamo raggiunto la decisione finale all'unanimità perché abbiamo sviluppato libere discussioni su ogni film per tutto il festival. E' la prima volta che un film sudamericano vince il Leone d'oro e sono felice che sia successo ora, ma non posso certo dire che sia stato merito mio perché non ho tutto questo potere".
Il piccolo Abraham Attah, interprete di Beasts of No Nation, ringrazia emozionato per la Coppa Mastroianni: "Voglio fare uno speciale ringraziamento al festival, a Cary Fukunaga, alla mia famiglia e alle costar del film. Ricevere questo premio è fantastico. In futuro vorrei diventare attore".
E' la volta di una splendente Valeria Golino, che dichiara: "Voglio ringraziare i selezionatori di Venezia per averci scelto e voluto, questa giuria incredibile di pezzi da 90 e voglio condividere il premio con Giuseppe Gaudino, il mio regista e con tutti gli attori del film. Di questa gioia che provo oggi e che ho provato quasi 30 anni fa. Oggi mi accorgo che dopo tutto questo tempo e una consapevolezza diversa, il premio mi dà la stessa infantile e ingenua allegria che mi dava allora. Sono molto contenta per me e anche per coloro che mi amano e i miei amici non udenti". La Golino, che si produce anche in un sentito ringraziamento usando il linguaggio dei segni, prosegue: "Il nostro film è stato ostacolato, abbiamo avuto molti problemi da risolvere. E' chiaro che poi l'esperienza umana cambia e la gioia per il risultato è maggiore. Quando tutto va bene, inevitabilmente i rapporti sono più superficiali".
Charlie Kaufman, Gran Premio della Giuria, commenta la sua avventura in stop-motion: "Abbiamo iniziato a fare il film tre anni fa e non sapevamo dove questa avventura ci avrebbe portato. Non so se questo sia un premio tecnico o meno. Noi volevamo un film reale dal punto di vista emotivo e questo penso che sia l'aspetto insolito del lavoro, non tanto la tecnica usata".
Pablo Trapero aggiunge: "sono felice si essere stato a venezia perché qui sedici anni fa ho presentato il mio primo film. Sono un grande ammiratore del cinema italiano e sono stato accolto con grande calore. ero tornato a Buenos Aires e mi hanno chiamato per venire a ritirare un premio, ma non sapevo di quale premio si trattasse. Qui a Venezia mi sento a casa".
Tocca a Lorenzo Vigas, vincitore del Leone d'oro: "E' stato molto positivo collaborare con artisti di varie nazionalità. Vengo da un continente in cui, anche se dovremmo essere più legati, non lo siamo. E' un vero peccato. Il cinema può avere una funzione sociale, ma deve comunque intrattenere le persone. Ovvio che in un paese come il nostro in cui ci sono problemi gravi è responsabilità degli autori sollevarli per far riflettere il pubblico".
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