Nonostante la puntualità sia una delle certezze elvetiche Stefania Sandrelli si fa attendere, da vera diva, ma quando finalmente fa la sua comparsa il pubblico svizzero è tutto per lei. Dopo essere stata onorata, poco più di un mese fa, col Premio Fiesole ai Maestri del Cinema, adesso è Locarno a tributarle il prestigioso Leopard Club Award 2016. Lei si schernisce, scusandosi per la voce fioca dovuta all'aria condizionata di Roma che l'ha fatta ammalare dopo aver assistito al concerto di Sting.
Ripercorrendo la sua gloriosa carriera che l'ha resa una dei volti più celebri a livello nazionale e internazionale, Stefania ammette di aver avuto le idee chiare fin dall'inizio quando, ancora quindicenne, fece colpo sul regista Pietro Germi. "Quando sono partita da Viareggio per fare il provino con Pietro Germi avevo in mente il cinema. Viareggio, all'epoca, aveva più sale cinematografiche che chiese. Lì testavano le anteprime prima dell'uscita nazionale e grazie a mio fratello maggiore sono cresciuta in questo mondo immaginario, imparando anche a prenderne le distanze. Mia madre e i miei zii non volevano che andassi a Roma, così mi ha accompagnato mio fratello e sono stata scritturata per Divorzio all'italiana. Da lì non ho più smesso".
Da Germi a Bertolucci, la svolta intellettuale
Nonostante quell'aria candida e sensuale che l'ha accompagnata per tutta la vita, Stefania Sandrelli ammette di essere stata sempre consapevole dei rischi che correva a entrare a far parte del mondo del cinema, vista anche la sua giovane età. "Quando ho girato Io la conoscevo bene non ho mai avuto paura di rappresentare il lato patetico che c'è in tutti noi. Più Adriana commetteva errori, più le volevo bene. Il mio lavoro mi ha insegnato ad accettare queste debolezze, ma so di essere stata fortunata". Ripensando a Germi, la Sandrelli racconta: "Era un vero rompiscatole, era pieno di dubbi e rapiva gli attori sul set per mesi. Io ero irrequieta così, mentre aspettavo di girare Divorzio all'italiana, ho fatto due film di nascosto. Uno di questi era Il federale di Luciano Salce".
Nel 1970 Il conformista di Bernardo Bertolucci segna una svolta nella carriera di Stefania Sandrelli. "Bertolucci mi chiamava "l'attrice di Germi", mi ha preso per mano e mi ha condotto in un mondo più borghese, intellettuale. Mentre giravamo Novecento Bernardo mi chiese 'Stefania, ma quanto hai pianto oggi?' Stavamo girando la scena in cui bruciano la Casa del Popolo con dentro gli anziani a cui il mio personaggio faceva doposcuola. Io ho delle difficoltà a piangere davanti alla macchina da presa, ma quel giorno ho pianto per otto ore consecutive". Nonostante la svolta "borghese", la Sandrelli ammette candidamente: "Non sono un'attrice intellettuale, seguo l'istinto. Sono una persona eccessivamente semplice, quando preparo i ruoli leggo la sceneggiatura, che deve essere bella. Mi piacciono le opere corali. Non ho mai fatto cinema per far vedere quanto fossi brava o bella. Io sono uno strumento, il regista è il direttore d'orchestra".
Robert De Niro, il più bello di tutti
I grandi amori di Stefania Sandrelli, da Gino Paoli all'attuale compagno Giovanni Soldati sono noti alle cronache rosa, ma l'attrice, nel corso degli anni ha avuto l'occasione di lavorare con alcuni dei divi internazionali più amati dalle donne, di cui si diverte a svelare qualche piccolo segreto: "Anche se il primo attore con cui ho lavorato, Marcello Mastroianni, era il più grande di tutti, non mi posso lamentare. Sul set di Alfredo, Alfredo ho incontrato Dustin Hoffman, che aveva appena girato Il laureato. Mio marito era gelosissimo di lui perché a pranzo gli sorridevo e lo salutavo da lontano. Ero sul punto di rinunciare al film perché aspettavo un bambino, ma Germi si è messo a piangere e mi ha promesso che sul set mi avrebbe trattato come un fiore. Devo dire che ha mantenuto la promessa. Quando ho girato Io ballo da sola, ho conosciuto Jeremy Irons. Mi ero alzata all'alba per fare colazione con lui quando è arrivato Bertolucci e gli ha sistemato i capelli tirandoglieli con irruenza. Lui si è arrabbiato tantissimo, allora io gli ho detto: 'Bernardo è così, non te la prendere, ma ha ragione, sembravi uno spaventapasseri". Dopo essersi fatto tradurre 'spaventapasseri', Jeremy si è calmato e abbiamo potuto finalmente conversare".
Tra tanti grandi autori, però, a mancare all'appello vi è il grande Fellini. Stefania ricorda l'occasione mancata con il regista romagnolo. "Mi propose Giulietta degli spiriti. All'epoca ero incinta di Amanda, ma non lo potevo dire. Avevo una vita complicata, sono sempre fuggita dal divismo. Per me la libertà viene prima di tutto". La Sandrelli ha detto no anche a Il padrino di Francis Ford Coppola. "Avevo appena girato Sedotta e abbandonata ed ero diventata una specie di vergine nazionale. Non me la sentivo di accettare un altro ruolo di quel tipo, mi sembrava una responsabilità troppo grande. Coppola capì, non se la prese, ma mi disse 'Peccato, perderai l'occasione di aver incontrato grandi attori'. Quando è stato annunciato il cast mi sono mangiata le mani. Tra l'altro per me Robert De Niro è l'uomo più bello che abbia mai incontrato, ma questo non l'ho detto nemmeno a lui".
In difesa delle donne
A settant'anni Stefania Sandrelli non ha nessuna intenzione di smettere di lavorare e continua a dividersi tra cinema e teatro, "vero nutrimento per gli attori". "A settembre farò un film con Elio Germano. Adoro lavorare con registi giovani, mi fanno sentire motivata". Ricordando Tinto Brass, che ha segnato un'altra svolta nella sua carriera, quella più erotica, dirigendola ne La chiave, emerge il lato femminista dell'attrice che spiega: "Ho sempre amato tutti i miei registi. Tinto Brass è un grande cineasta, sa fare tutto. Ho accettato la sua proposta perché era un film dal disegno femminile, se non femminista. Il marito faceva una figura terribile. E mi sono divertita molto". Quando il pensiero va alle lotte di alcune dive americane, come Meryl Streep, che denunciano il maschilismo di Hollywood e la disparità di trattamento economico rispetto ai colleghi maschi, l'attrice si infervora: "Io questa cosa la denuncio da anni, ma i giornalisti non l'hanno mai scritto. Gli attori sono ben pagati, e i soldi danno la libertà, ma al di là di questo trovo umiliante continuare a tenere le donne un gradino sotto gli uomini. E' una cosa che mi fa infuriare".