Sguardo serio, aria ombrosa, viso da adolescente tormentato su un corpo possente e voce profonda: Adam Driver è uno dei migliori interpreti della sua generazione e sembra nato per interpretare ruoli difficili, personaggi che hanno dentro un fuoco che li divora. Se ne sono accorti Martin Scorsese e Jim Jarmusch, che lo hanno voluto come prete e aspirante poeta rispettivamente in Silence e Paterson, e se n'è accorto anche J.J. Abrams, che ha affidato a Driver il ruolo più complesso della nuova trilogia di Star Wars.
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Vestito perennemente di nero, Kylo Ren sembra un monaco votato però alla parte più oscura della Forza, un uomo spezzato in due dall'amore per i propri familiari, i leggendari Leila (Carrie Fisher), Han Solo (Harrison Ford) e Luke Skywalker (Mark Hamill), e il desiderio di distaccarsene trovando una propria dimensione. In un solo personaggio è dunque incarnata tutta l'essenza di questi nuovi episodi di Star Wars: la volontà di espandere una mitologia iconica del cinema mondiale e allo stesso tempo di evolverla in qualcosa di nuovo.
Su questo punto è centrato tutto Star Wars: Gli ultimi Jedi, nelle sale italiane dal 13 dicembre, secondo capitolo della terza trilogia di Star Wars, diretto da Rian Johnson, a cui è stata affidata anche la realizzazione di una quarta: il passaggio di testimone tra vecchie e nuove generazioni. Ne abbiamo parlato con Driver a Londra, all'anteprima europea del film, capendo definitivamente che Kylo Ren è forse il personaggio che meglio incarna lo spirito del nuovo Guerre Stellari.
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"È tempo di far morire il passato"
Kylo Ren dice a Rey (Daisy Ridley), il suo corrispettivo nel Lato Chiaro della Forza, di unirsi a lui e di "lasciar morire il passato". Un concetto che ha fatto storcere il naso ai fan più puri e duri di Star Wars, ma che è molto interessante, come conferma lo stesso Adam Driver: "Credo sia un bene conoscere la storia, per avere un riferimento e capire cosa potrebbe succedere in futuro, ma sono d'accordo con parte di questa idea: a volta devi, non letteralmente ma metaforicamente, uccidere qualcosa per diventare ciò che sei. Questa è un'idea interessante: non so se sia vero o no, ma è un pensiero interessante quello che per diventare chi sei davvero devi allontanarti da un'idea ti te stesso o da qualcuno che ti frena. Ma certamente è importante sapere da dove vieni. Non ho una risposta: il mio personaggio la pensa così, ma non so se ci crede sempre, forse sta cercando di convincere se stesso".
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Martin Scorsese maestro di vita
I maestri di Kylo Ren sono stati prima Luke Skywalker e poi il Leader Supremo Snoke (Andy Serkis): quanto è importante avere delle guide nella vita? Per Driver: "Certo, ne ho avute diverse. Ho avuto un insegnante di recitazione alla Juilliard, Richard Feldman, che ha avuto una grande influenza su di me: la sua filosofia, il modo in cui vedeva l'arte e l'importanza che ha. È stato molto importante per me. Ho preso sempre qualcosa dai registi con cui ho lavorato: Martin Scorsese è uno di questi. Una persona che ha realizzato così tanto nella sua carriera e potrebbe comportarsi in modo opposto da come è veramente, mostrandosi sempre sicuro e deciso, invece è completamente diverso: si interroga continuamente, mette in discussione la sua fede, si fida delle idee degli attori, è generoso. Una grande lezione. Ci sono tante persone così nella mia vita".