Che la Forza sia con voi. Da quando la grande macchina di Star Wars è ripartita, con il nuovo corso Disney, siamo già a quattro film in tre anni. Accanto ai due attesissimi, e chiacchieratissimi, Star Wars: Il risveglio della forza e Star Wars: Gli ultimi Jedi, che continuano in grande stile la Saga per eccellenza, sono arrivati anche due film più particolari, Rogue One: A Star Wars Story e Solo: A Star Wars Story. Per chi ancora non lo sapesse, le "storie di Guerre stellari" fanno parte della Star Wars Anthology, una serie di film che sono degli spin off, o meglio, dei sidequel, delle storie "laterali" che non continuano la storia della famiglia Skywalker, e non proseguono in avanti nella linea temporale, ma fanno luce su altri episodi, o altri personaggi, in qualche modo legati alla storia principale. Rogue One racconta cosa c'era dietro al famoso ritrovamento dei piani segreti della Morte Nera, Solo, come si può intuire dal titolo, è la storia del giovane Han Solo. Entrambi si svolgono prima di Guerre stellari, cioè il mitico film del 1977 (poi chiamato Episodio IV: Una nuova speranza) da cui tutto ebbe inizio, tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana. I fatti di Solo hanno luogo una decina di anni prima, quelli di Rogue One invece immediatamente prima.
In teoria quelle della Star Wars Anthology dovrebbero essere delle storie "stand alone". È stato sicuramente così per Rogue One. Per Solo si parla di una possibile trilogia, o dell'apparizione del giovane Han Solo in altre storie legate a lui (Alden Ehrenreich, l'attore scelto per interpretarlo, non ha negato di avere firmato per tre film). In questi giorni vi abbiamo parlato del film, di quali potrebbero essere le prossime "Star Wars Stories", degli Easter Eggs di Solo. Dopo due film dell'Anthology si può anche cominciare a fare un punto della situazione, trovare tratti comuni, potenzialità e pericoli...
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A volte ritornano
Una delle caratteristiche vincenti delle Star Wars Stories è la possibilità, tornando indietro nel tempo rispetto alla linea temporale seguita dalla saga di Star Wars, di riportare in scena personaggi che nei nuovi episodi della saga principale, per forza di cose, non potrebbero esserci. Uno dei momenti più emozionanti di Rogue One, ad esempio, è stato l'ingresso in scena di Darth Vader, il grande assente di Episodio VII e Episodio VIII. Pochi minuti - non era il suo film, ovviamente - ma destinati a lasciare il segno: una vestizione, con lo svelamento di alcuni particolari inediti, mai visti, e un combattimento. Fan accontentati, ma in modo perfettamente coerente con la trama del film, che è legata al furto dei piani con il punto debole della Morte Nera. E poi c'è stata la sorpresa finale, la comparsa di Leia. L'avevamo vista in Episodio VII, l'avremmo rivista in Episodio VIII. Ma è la Leia di oggi, una Carrie Fisher che mostrava i segni del tempo. Vedere la Leia con cui eravamo cresciuti, quella di bianco vestita di Star Wars: Episodio IV - Una nuova speranza, per di più nell'ultima scena, non ha prezzo.
Anche in Solo ci sono presenze amiche, anche se meno dirompenti di quelle di Rogue One. C'è Chewbacca, che era presente in Episodio VII e VIII, oltre che negli episodi III, IV, V e VI.
La vera novità, nel caso, è che, da sempre ottimo comprimario, qui assurge a coprotagonista della storia, è in scena per moltissime sequenze, ce lo godiamo appieno. Un'altra presenza gradita è quella del Millennium Falcon, vero e proprio personaggio della storia. E poi quella di Lando Calrissian.
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Personaggi in cerca d'attore
E c'è, ovviamente, Han Solo. E qui entra in gioco una delle problematiche della Star Wars Anthology. Perché, se tornando indietro nel tempo abbiamo la grande opportunità di riportare in scena un personaggio iconico e indelebile come Darth Vader, o un'eroina amatissima come la giovane Leia, non sempre la partita è facile. Per riportare in scena Darth Vader basta pochissimo, una maschera, un costume, una voce, un po' di computer. La colonna sonora. Lui è un simbolo, una figura, un'icona. Anche per Chewbecca è facile: un costume. E un attore molto alto per indossarlo. Per farlo con la giovane Leia serve una dose massicia di computer grafica, ed è possibile se devi fare una sola inquadratura: un film intero non sarebbe sostenibile.
E allora non è possibile prendere Harrison Ford e ringiovanirlo al computer, né ricrearlo in performance capture. Per raccontare il giovane Han Solo è stato deciso, ovviamente, di prendere un attore giovane. E ad Alden Ehrenreich allora tocca il confronto con Harrison Ford. A molti il giovane attore è parso poco in parte, troppo spesso in cerca un'imitazione, un ricalco, una ripetizione impossibile: in poche parole, è sembrato poco credibile nel ruolo di Solo. Il rischio delle Star Wars Stories è questo, è il confronto: andare a ritroso, a rileggere certi personaggi, e non essere all'altezza.
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C'è una falla...
C'è una falla nel sistema di difesa della Morte Nera, l'astronave dell'Impero così potente da distruggere un pianeta. Questo lo sappiamo dalle prime scene di Star Wars: Episodio IV - Una nuova speranza. La storia di Rogue One racconta come si è fatta questa scoperta. A vedere bene, Rogue One ha fatto come Luke e la resistenza in quel primo, seminale film: ha trovato una falla e ci si è infilata. Ha trovato un buco nella linearità del racconto, un fatto non ancora raccontato, e ci ha costruito dietro un grande film. I fantomatici piani della Morte Nera ognuno se li era immaginati come voleva: credevamo in qualche incuria da parte dei progettisti dell'Impero, per fretta o per umana fallibilità. Così come non avevamo saputo molto di come la principessa Leia fosse entrata in possesso di quei progetti, e saputo del punto debole. Rogue One ha saputo che dietro ci sono stati un duro lavoro, crisi di coscienza, famiglie separate, coraggio e temerarietà, vite sacrificate. Così come sapevamo poco di Han Solo, e potevamo immaginarci qualsiasi cosa. In questo caso lo svolgimento è stato meno drammatico, meno creativo, un po' scontato. Ma è chiaro qual è la funzione delle storie della Star Wars Anthology: andare a trovare angoli di storia non raccontati e chiedersi: cosa può essere successo? Chi è quel personaggio? E, una volta capito il tema, gli svolgimenti possono essere moltissimi. Tutto sta a vedere come li si affronta.
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Donne stellari
Se anche la nuova trilogia che continua la saga originale hanno al centro un'eroina al femminile, quella Rey, che a tutti gli effetti raccoglie il testimone di Luke Skywalker, i film della Star Wars Anthology possono contare su personaggi femminili molto belli. In Rogue One la protagonista è Jin Erso (Felicity Jones) che, più che essere una nuova Jedio, fin dal look sembra una Han Solo al femminile. E lo è anche nel carattere: sola, dura, e, in fondo, romantica. Solo va ancora più in là: Qi'ra (Emilia Clarke) è un personaggio ambiguo, amica, o amante di Han, un personaggio ambizioso, tormentato, sfaccettato, ambiguo. Non è un caso che ci siano questi personaggi. Kathleen Kennedy, la responsabile della macchina organizzativa di Star Wars, ha deciso di creare il Lucas Story Department, mettendoci a capo una donna, Kiri Hart, sceneggiatrice: l'idea è quella di allargare il target dei film di Star Wars, allargandolo anche al pubblico femminile. Creare quindi sempre più figure femminili forti, con cui il pubblico possa identificarsi.
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Cabina di regia
La tendenza, come per la Saga principale, sembrava essere quella di scegliere registi in ascesa. Gareth Edwards (Rogue One) veniva dai successi di Monsters e Godzilla. È un regista che fa dell'attesa e del non visto uno dei suoi marchi di fabbrica: nel suo Godzilla, la creatura era evocata, attesa, nominata, prima di fare il suo ingresso in scena dopo circa un'ora di film. Più o meno quello che tocca attendere per vedere l'atteso Darth Vader in Rogue One. Anche la scelta di Phil Lord e Christopher Miller, creatori di The Lego Movie, per Solo sembrava andare in una direzione ben precisa: quella di un film più ironico, divertente. Ogni film un genere a sé, quindi. Ma il duo Lord e Miller evidentemente stava andando troppo in quella direzione, ed è stato chiamato un regista di affidamento come Ron Howard, un premio Oscar. Così, però, Solo ha un'anima meno definita rispetto a Rogue One. E anche il discorso sulla nuova generazione di registi, al momento, si è interrotto.
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Cinema di genere
Ci sembra che i film della Star Wars Anthology, pur muovendosi nel solco della Space Opera per eccellenza, provino ad essere un omaggio al cinema di genere. Rogue One era un war movie, dichiaratamente ispirato ad Apocalypse Now. Solo: A Star Wars Story parte come un film di guerra (a noi è venuta in mente la Prima Guerra Mondiale), diventa una sorta di western (vedi l'assalto al treno), passa per un film di pirati o un heist-movie, ma è soprattutto una rilettura dei film di avventura anni Quaranta.
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Vedere o immaginare?
Al secondo film della Star Wars Anthology, e al quarto film in tre anni (e con soli cinque mesi di distanza dall'uscita degli ultimi due) cominciamo a chiederci alcune cose. Detto che all'inizio ci piaceva l'idea di avere un nuovo regalo all'anno dopo che eravamo abituati ad aspettare molto di più per un film di Star Wars e, anzi, li consideravamo un'esperienza conclusa (se la LucasFilm fosse rimasta in mano a Lucas sarebbe stato così), con sei film rimasti scolpiti (non tutti, forse...) nella Storia, ci domandiamo: è veramente questo il modo per costruire un Mito? La prima trilogia di Star Wars (Guerre stellari, L'impero colpisce ancora, Il ritorno dello Jedi), oltre che appartenere a un'epoca irripetibile del cinema sono nati in tempi ormai lontani. Ed è anche quella lontananza che ce li ha fatti ricordare, decantare, centellinare. E rivedere e rivedere. È anche così che si crea il Mito: quando qualcosa è unico e irripetibile. Se fosse uscito un film all'anno dal 1977 ad oggi ce li saremmo gustati tutti così tanto? La Star Wars Anthology rischia di inflazionare ulteriormente una collezione che comincia forse già ad essere troppo corposa.
E poi. Certi fatti che non conoscevamo è meglio immaginarli o vederli e scoprire come sono andati davvero, con la possibilità di rimanere sorpresi, ma anche delusi? È il caso di scoprire ogni anfratto di quella "galassia lontana lontana", di venire a conoscenza di ogni fatto avvenuto "tanto tempo fa", o di lasciare qualcosa di ignoto, di misterioso? Capire come sono stati rubati i piani della Morte Nera è stato affascinante. Ma non era meglio immaginare la vita avventurosa di Han Solo, invece di scoprire che, in fondo, è stata un po' banale? Sono solo domande, per ora non siamo sicuri delle risposte. Ma voi cosa ne pensate? Che la Forza sia con voi. Sempre.