So che i film sono un'illusione, e forse la prima regola è fingere, ma non per me. Io sono troppo curioso: voglio occuparmi di tutti gli aspetti del personaggio, piccoli o grandi.
Non è un caso se, da oltre quarant'anni, Robert De Niro rappresenta l'alfiere per antonomasia del cosiddetto method acting: formatosi presso il celebre Actors Studio di Lee Strasberg, De Niro ha costruito infatti un'intera, impareggiabile carriera sulla capacità di immergersi completamente nei propri personaggi, di scandagliarne ogni dettaglio e ogni sfumatura emotiva con un impressionante realismo. Una capacità che, fin dall'epoca della New Hollywood, gli ha permesso di essere consacrato come uno dei più importanti e talentuosi interpreti di tutti i tempi.
Nato il 17 agosto 1943 a New York, in una famiglia di origini italiane e irlandesi, trascinato dalla passione per il teatro a diventare allievo di Stella Adler e Lee Strasberg, Robert De Niro approda al cinema grazie a registi come Brian De Palma e Roger Corman, ma sarà negli anni Settanta che la sua carriera spiccherà il volo, in primo luogo grazie al lungo e fortunatissimo sodalizio con Martin Scorsese. Da allora, De Niro è diventato un'istituzione del cinema americano, ma non solo (in Italia, per fare un esempio, nel 1976 è il co-protagonista del film Novecento di Bernardo Bertolucci), e ha dato prova della sua passione per il cinema non solo davanti alla macchina da presa: nel 1989 ha fondato la TriBeCa Productions e nel 2002 il Tribeca Film Festival, diventando una figura di riferimento per l'industria indipendente.
Occasionalmente anche regista (Bronx del 1993 e The Good Shepherd del 2006), in tempi recenti De Niro non sempre ha tenuto fede alla propria reputazione di assoluto "mostro sacro", privilegiando la quantità dei film rispetto alla qualità e incappando in alcuni inspiegabili passi falsi (il 'fondo', probabilmente, è stato toccato nel 2016 con l'inqualificabile Nonno scatenato). In compenso, l'inossidabile Bob non ha tardato a farsi 'perdonare', tornando a regalarci le sue immense doti d'attore in film quali Joker e The Irishman. Celebriamo dunque il suo gigantesco talento ripercorrendo una filmografia fra le più preziose che un attore possa sognare, con una classifica di dodici, indimenticabili performance in alcuni tra i migliori film che hanno costellato la carriera di De Niro, permettendogli di diventare uno dei volti-simbolo del cinema americano, di quelli di cui non vorremmo mai fare a meno...
12. Mean Streets
L'anno è il 1973, Martin Scorsese un cineasta trentenne che, al suo terzo film, è finalmente arrivato alle soglie della grandezza, e contemporaneamente il suo coetaneo Robert De Niro si conquista l'attenzione del pubblico grazie a una performance incandescente. In Mean Streets, crudo ritratto della cuminità newyorkese di Little Italy, De Niro presta infatti il volto a John Civello, detto Johnny Boy: un piccolo truffatore che, con i suoi modi bruschi e la sua personalità irruenta, trascinerà l'amico fraterno Charlie Cappa (Harvey Keitel) in una spirale di violenza sempre più pericolosa e inarrestabile.
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11. Il Padrino, parte II
Nel 1974, un Robert De Niro appena trentenne viene ingaggiato da Francis Ford Coppola per una sfida decisamente ardua: calarsi in un personaggio già iconico, Vito Corleone, immigrato italiano a New York e futuro boss della malavita, nelle sezioni de Il Padrino, parte II ambientate nel passato, fra gli anni Dieci e Venti. A soli due anni di distanza dalla memorabile prova di Marlon Brando, De Niro ci consegna il suo personale ritratto di don Vito: una performance recitata in gran parte in dialetto siciliano e che varrà all'interprete newyorkese, alla prima delle sue sette candidature, l'Oscar come miglior attore supporter.
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10. Gli intoccabili
Dal fittizio boss del crimine nato dalla fantasia di Mario Puzo al più famigerato gangster vissuto nell'America degli anni Venti e Trenta, Al Capone: nel 1987 Brian De Palma, uno dei primi registi con cui Robert De Niro aveva collaborato, richiama l'attore per assegnargli il ruolo dell'antagonista ne Gli intoccabili, epica e appassionante ricostruzione della crociata condotta a Chicago contro Capone dall'agente dell'FBI Elliot Ness (Kevin Costner). E il ritratto sardonico e feroce che De Niro dipinge di Capone, al di là della trasformazione fisica, è davvero da brivido: da antologia la sequenza in cui lo spietato boss fracassa la testa di un uomo a colpi di mazza da baseball.
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9. Quei bravi ragazzi
Ancora un altro gangster, presenza carismatica e tenebrosa in uno dei più acclamati classici diretti da Martin Scorsese: Quei bravi ragazzi, capolavoro del 1990 in cui Robert De Niro presta il volto a Jimmy Conway, esponente di spicco della Mafia newyorkese e sorta di padre putativo per il giovane Henry Hill (Ray Liotta), avviato a diventare un gregario della malavita. Freddo, astuto, controllato, con una vena di sottile sadismo e l'introiettata arroganza di chi è consapevole del proprio potere, il Conway di De Niro è un personaggio in grado di emanare al tempo stesso autorevolezza, affidabilità e un sotterraneo senso di minaccia.
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8. Heat - La sfida
È un'accoppiata maestosa quella che, nel 1995, vede insieme per la prima volta due giganti della New Hollywood, Robert De Niro e Al Pacino (i due avevano recitato entrambi ne Il Padrino, parte II, ma senza mai dividere la scena). L'occasione è offerta da Heat - La sfida, capolavoro poliziesco diretto da Michael Mann, in cui Pacino è il tenente Vincent Hanna, mentre a De Niro è affidato il ruolo del suo antagonista: Neil McCauley, criminale esperto e metodico, specializzato in rapine. E in un incalzante duello a distanza con Hanna, il McCauley di De Niro si distingue come un gangster fiero e malinconico in uno dei migliori film del decennio.
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7. Cape Fear
Nel catalogo dei villain impersonati da Robert De Niro nel corso degli anni, il più inquietante rimane forse Max Cady, un ex carcerato tornato in libertà e deciso a vendicarsi del proprio avvocato, Sam Bowden (Nick Nolte), colpevole a suo avviso di non essersi impegnato a sufficienza per difenderlo. Remake de Il promontorio della paura, Cape Fear, diretto nel 1991 da Martin Scorsese, vede De Niro calarsi nel ruolo già impersonato da Robert Mitchum e trarne un'interpretazione raggelante, in tesissimo equilibrio fra un'astuta lucidità e follia omicida: una prova per la quale De Niro è stato ricompensato con la nomination all'Oscar come miglior attore.
6. Re per una notte
Fra le pellicole meno fortunate, a livello commerciale, nella carriera di Martin Scorsese, Re per una notte, uscito nel 1983, ci consegna una delle prove d'attore più originali e sofisticate nel repertorio di Robert De Niro, qui nel ruolo di Rupert Pupkin: un uomo divorato dal desiderio di diventare uno stand-up comedian, seguendo le orme del proprio idolo, lo showman Jerry Langford (Jerry Lewis), che Pupkin ritiene possa aprirgli le porte della televisione. In un film sospeso fra ironia e dramma, De Niro si rivela misuratissimo e credibile nella parte di un antieroe succube delle proprie illusioni, ma dotato al contempo di un'imprevedibile vena comica (si veda la sua sorprendente esibizione nel finale).
5. The Irishman
L'ennesimo frutto del sodalizio fra Robert De Niro e Martin Scorsese, datato 2019 e realizzato per Netflix, è The Irishman: il fluviale e crepuscolare capolavoro basato sulla reale vicenda di Frank Sheeran, sindacalista originario della Pennsylvania e legato al clan criminale dei Bufalino. E De Niro, con il contributo della tecnica digitale del de-aging, dà vita a questo brutale antieroe nell'arco di cinquant'anni di un'esistenza condotta fra crimini, vita familiare, delitti su commissione e rimorsi divoranti. Addirittura commovente nel momento in cui deve raffigurare la senilità di questo ex sicario che vede sfaldarsi ogni affetto e ogni certezza, l'attore ci restituisce una delle sue performance più sommesse e ricche di sfumature, tutta giocata in sottrazione, costruendo fra l'altro un nuovo, magnifico duetto con Al Pacino e il suo Jimmy Hoffa.
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4. Il cacciatore
È un'interpretazione struggente quella offerta da Robert De Niro in uno dei massimi capolavori del cinema americano, Il cacciatore di Michael Cimino, dramma sul conflitto in Vietnam che si rivela il film-evento del 1978 e fa incetta di Oscar, facendo guadagnare a De Niro una candidatura come miglior attore. Il suo personaggio è Michael Vronsky, operaio in un'acciaieria della Pennsylvania, costretto ad affrontare il trauma dell'esperienza militare in Vietnam insieme ai propri amici: un'esperienza da cui ciascuno di loro riporterà ferite che sarà impossibile far rimarginare del tutto. In un cast da standing ovation che include Christopher Walken e Meryl Streep, Robert De Niro costruisce un protagonista indimenticabile, in preda a dilemmi morali e a silenziosi tormenti.
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3. C'era una volta in America
Da un capolavoro all'altro, in una classifica ricca di film diventati delle autentiche pietre miliari, ecco un'altra pellicola straordinaria, l'esito più alto nella carriera del mitico Sergio Leone: C'era una volta in America, monumentale gangster movie che, nel 1984, vede Robert De Niro creare uno dei suoi personaggi più complessi, David Aaronson, soprannominato Noodles. In un racconto di formazione e d'amicizia che copre mezzo secolo di durata, un De Niro semplicemente magistrale impersona Noodles da adulto, dalla sua uscita dal carcere all'esperienza da gangster nella New York dell'epoca del Proibizionismo: un antieroe romantico e oscuro, capace di gesti bestiali così come di slanci di profonda umanità, cuore pulsante di uno dei massimi capolavori di sempre.
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2. Toro Scatenato
Irruento, appassionato, rabbioso, autodistruttivo: Jake LaMotta, il pugile italoamericano cresciuto nel Bronx, diventato campione del mondo e infine precipitato in una spirale di solitudine e di paranoia, è uno di quei personaggi larger than life che simboleggiano tanto il "sogno americano", quanto il suo lato oscuro. E in Toro Scatenato, il film biografico che nel 1980 Martin Scorsese dedica a LaMotta a partire dalla sua autobiografia, Robert De Niro si immedesima con intensità straziante nel ruolo di Jake: dalla sua folgorante ascesa alla sua tragica parabola, dai successi sul ring alle parentesi da intrattenitore di night club. Per la sua travolgente interpretazione, De Niro riceverà il Golden Globe come miglior attore e il suo secondo Oscar, ma soprattutto renderà Toro Scatenato uno dei più apprezzati classici della sua epoca.
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1. Taxi Driver
Sono sequenze marchiate a fuoco nell'immaginario collettivo: Robert De Niro rivolto verso lo specchio, con sguardo minaccioso, mentre pronuncia la celebre frase "You talkin' to me?", o quando, con le mani e il viso ricoperti di sangue, si punta l'indice alla tempia fingendo di premere un immaginario grilletto. Travis Bickle, il giovane tassista che si aggira di notte in una New York sordida e spettrale, fino a trasformarsi in una "scheggia impazzita" in cerca di un bersaglio, è uno dei più importanti personaggi che il grande schermo ci abbia mai regalato. E con Taxi Driver, il capolavoro di Martin Scorsese vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes 1976, un magnetico Robert De Niro, candidato all'Oscar come miglior attore, entra di diritto nella storia del cinema, con una performance stupefacente segnata da un miracoloso connubio fra empatia ed orrore.
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