Richard Curtis e il cast di Love Actually a Roma

L'indisponente Hugh Grant accompagnato dal simpaticissimo Bill Nighy, dall' incantevole Alan Rickman e dal geniale sceneggiatore Richard Curtis - per la prima volta in veste anche di regista - a introdurre un film sull'amore in tutte le sue innumerevoli sfaccettature.

Dopo aver ideato insieme a Rowan Atkinson la fortunatissima serie TV sulle avventure di Mr. Bean ed aver scritto e collaborato alle sceneggiature da incassi record come Quattro matrimoni e un funerale, Il diario di Bridget Jones e Notting Hill, Richard Curtis festeggia il suo esordio dietro la macchina da presa realizzando una corale commedia romantica 'natalizia' di straordinaria intensità e piena zeppa di bravi attori. Nel cast in primis una straordinaria Emma Thompson, l'onnipresente Hugh Grant, Alan Rickman, Bill Nighy, Colin Firth, Laura Linney, Liam Neeson, Keira Knightley, Rowan Atkinson e Billy Bob Thornton.

In occasione della conferenza stampa romana di Love Actually - L'amore davvero Curtis è stato affiancato dal produttore Duncan Kenworthy, da Hugh Grant, Alan Rickman, Bill Nighy e dall'esordiente Lucìa Moniz. Sentite come hanno risposto alle domande dei giornalisti, anche alle più provocatorie...

Intervista a Hugh Grant Nel film lei si innamora di una ragazza che - onestamente - non è super attraente, nella vita reale Le è mai successo, o meglio, pensa che Le potrebbe accadere la stessa cosa?

Hugh Grant: Ritengo la sua domanda molto offensiva ed insolente, io ritengo invece che Martine sia una donna molto affascinante e non è stato affatto difficile fingere di innamorarmi di lei. Se fosse stata bellissima allora sì che sarebbe stato difficile!

Come si è trovato nei panni del Primo Ministro inglese. Come si comporterebbe se fosse Lei il Primo Ministro per un solo giorno?

Hugh Grant: Non so, forse vieterei la TV. Penso che senza la TV il mondo potrebbe migliorare di molto, rovina la vita delle persone, (ha rovinato anche la mia..) e vieterei forse anche la lettura dei giornali. Non penso sarebbe una buona idea farmi fare il Primo Ministro, mi farei corrompere dal potere in ogni momento ed a quersto proposito vi posso dire che per me è straordinario essere qui a Roma visto che i miei eroi sono da sempre Caligola e Nerone, due grandi uomini.

Sempre riguardo al suo ruolo di Primo Ministro nel film, nella realtà come si rapporta Lei con il potere?

Hugh Grant: Non mi piace l'idea di dovermi prendere delle grosse responsabilità, odio lo stress e penso che non potrei mai fare quello che fa ad esempio Tony Blair. L'unica cosa che mi incuriosisce e che mi piacerebbe vivere è di avere sempre intorno un personale femminile attraente e sempre disponibile. Francamente è questa la parte che mi piace di più.

Riguardo alla scena in cui il Primo Ministro inizia a ballare nelle sale di Downing Street, non pensa che sia un po' una presa in giro del suo ruolo di sex symbol?

Hugh Grant: La scena del ballo è stato un tentativo vero e proprio di umiliarmi. Si, Richard mi ha vergognosamente usato per far ridere! Abbiamo discusso a lungo su quella scena, pensavo fosse divertente sulla carta ma impossibile per me da recitare ed invece me l'ha fatta fare. Mi sento di sento di dire però che a mio avviso non è la scena peggiore del film bensì la peggiore scena della storia del cinema.

Lei ormai ha ampiamente dimostrato il suo talento nella commedia romantica e sofisticata, come attore non sente il desiderio di cambiare genere e di provare qualcosa di diverso? Interpreterà mai un ruolo cattivo diverso da quelli che ha interpretato finora?

Hugh Grant: Ormai vi sarete accorti che interpreto soltanto un certo tipo di personaggi, quelli che siete abituati a vedere nei miei film, per me è impensabile oltre che poco interessante provare ad interpretare ruoli diversi da quelli per cui ti senti più portato.

In base a che cosa sceglie i copioni da recitare?

Hugh Grant: Beh all'inizio della mia carriera confesso che sceglievo unicamente in base al riscontro monetario ed al fatto che ci fossero o meno belle donne, attualmente il mio criterio di scelta rimane lo stesso soltanto che ora faccio più attenzione alle sceneggiatura prediligendo quelle che mi stuzzicano con battute acute, divertenti ed intelligenti.

Cosa accadrà al personaggio da Lei interpretato nel seguito de Il diario di Bridget Jones? Diventerà più cattivo o più buono?

Hugh Grant: Il mio personaggio rimane quello che è, forse sarà un po' peggio di com'era nel primo film ma di sicuro non più buono.

Lei ha detto e ripetuto in varie occasioni di essere stanco di fare l'attore, quando deciderà di smettere e si dedicherà alla scrittura?

Hugh Grant: Sì, in effetti per me recitare sta diventando una cosa piuttosto noiosa. Vi chiedo scusa pubblicamente perchè ormai sono vent'anni che lo dico e non lo faccio mai! Comunque dovreste ignorarmi quando lo dico, non penso che lo farò mai anzi mi vedrete tornare di anno in anno.

Lei interpreta il suo ruolo con molta autoironia nel film, tra Lei e Curtis sembra essersi instaurato un rapporto simile a quello che si è istaurato tra George Clooney ed i fratelli Coen. A volte sembra che Curtis come regista si prenda un po' gioco della 'cavia' Hugh Grant. Che ne pensa?

Hugh Grant: Ad essere sinceri non ritengo sia vero, a meno che io non stia diventando una parodia di me stesso. Cosa molto possibile in effetti!

Intervista a Richard Curtis Lei ha creato una moda, un suo stile prima come sceneggiatore ed ora come regista creando delle commedie di grande impatto. Sente un po' la responsabilità di questa fortuna?

Richard Curtis: Ritengo di essere molto fortunato e sono molto felice di ciò che ho fatto e sto facendo. Come regista mi assumo ogni responsabilità di questa fortuna.

C'è un momento molto divertente del film in cui Hugh Grant si rivolge al Presidente degli Stati Uniti in maniera molto determinata. Come mai a pensato di inserire una scena simile?

Richard Curtis: Le battute per quella scena precisa le avevo scritte prima che degli ultimi avvenimenti riguardanti i rapporti tra Londra e gli Stati Uniti. Ho pensato che potesse essere divertente l'idea di un Primo Ministro che dimostrasse il suo potere in una situazione importante in un modo così insolito ed unicamente per motivi sentimentali.

Perché secondo Lei nelle commedie sentimentali non ci sono più dialoghi romantici a due ma si tende a preferire un uomo e una donna che si dichiarano il proprio amore davanti a tanta gente? Cosa è cambiato secondo Lei nell'amore e nell'interazione uomo/donna?

Richard Curtis: Questa è una questione prettamente inglese, molto 'british'; in America la gente dice spesso "ti amo" mentre in Inghilterra le persone sposate da vent'anni trascurano queste cose, le ritengono poco importanti.

Si dice che Lei prenda molto dal suo ruolo, che lo riscriva e lo modifichi ogni volta, è vero che è così pignolo nella preparazione della parte?

Richard Curtis: E' molto difficile lavorare con Hugh, è terribile!

Hugh Grant: Ma no, non è difficile lavorare con me, anzi è carino e divertente. Diciamo che tendo leggermente a modificare il personaggio per renderlo più divertente quando non lo è o lo è poco. Non lo faccio per raggiungere uno standard di recitazione elevato bensì per evitare la sensazione di umiliazione che si ha quando il personaggio non ti soddisfa.

Questo film ha un sottotesto politico molto ironico, come sarà recepito secondo Lei in Inghilterra il tentativo di attribuire al loro uomo politico più importante un atteggiamento così sbarazzino e soprattutto una presa di posizione distaccata da alleanze spesso considerate scomode da molti inglesi?

Richard Curtis: Penso che la gente ami l'idea di un politico più umano e semplice, è ovvio che data la posizione che occupano devono spessp controllare le proprie emozioni, ma ripeto, alla gente piacerebbe sicuramente in quel ruolo una persona più alla mano.

Alla fine delle riprese si sarà ritrovato con una grande quantità di materiale girato, cosa è avvenuto in fase di montaggio?

Richard Curtis: Sono dell'idea che un film venga scritto tre volte: prima sceneggiato, poi diretto e poi montato. Quest'ultima fase penso che non sia altro che una rilettura del film. Il film era tre volte e mezzo più lungo di quello attuale ed ho dovuto fare delle scelte importanti su quali storie proporre e quali no. E' stato anche molto importante appurare le sensazioni che una determinata storia suscitava in me come spettatore. E' stato un processo lungo ma interessante.

Il personaggio più simpatico di tutto il film è ovviamente quello interpretato da Bill Nighy ed il suo ruolo è stato molto apprezzato in sala. La produzione del film ha già pensato ad uno spin-off sul personaggio Billy Mac?

Duncan Kenworthy: Diciamo che sfortunatamente per voi attualmente stiamo producendo il singolo con la voce di Nighy che verrà pubblicato durante il periodo di Natale.

Ci svela qualche segreto e qualche curiosità in più sulla sceneggiatura?

Richard Curtis: Per questo film avevo scritto circa venti storie e poi pian piano ho cercato di mettere insieme le più significative sforzandomi il più possibile di dare ad esse una continuità emotiva da offrire agli spettatori senza confonderli.

Il titolo del film parla d'amore. Secondo Lei l'amore che si racconta nelle commedie in questo modo così leggero trova un corrispondente nella realtà oppure si tratta solo di finzione?

Richard Curtis: Io sono un grande sognatore ma nonostante questo vedo l'amore da un punto di vista molto realistico. Non capisco perché se si scrive un film sulla storia di un uomo uscito di prigione dopo aver massacrato la famiglia allora la storia viene ritenuta credibile mentre se la storia di una persona che si innamora, cosa che accade centinaia di volte al giorno in ogni angolo del mondo, viene ritenuta troppo banale e sdolcinata. Bisogna sempre tener presente che l'amore è sempre intorno a noi, ovunque.

Dall'Inghilterra ci arrivano da sempre due diverse categorie di film, quelli allegri ed ironici e altri più intimi in cui spesso si narrano le vicende della gente più povera ed i conflitti tra le classi sociali. Nel Suo film, così ottimista in tutto, non ha pensato di inserire in qualche modo una nota un po' meno sorridente?

Richard Curtis: Penso che si debba scrivere sulla vita così come la si vede, come la si vive. In questo film i personaggi sono consapevoli di quel che stanno vivendo, sono consapevoli dei loro problemi e delle loro sofferenze e poi non è vero che non ci sono note più tristi e storie meno fortunate. C'è chi ha una vita più complicata e chi una vita più semplice, non penso che il mio film sia completamente ottimista. Sono un ammiratore di Ken Loach a tal proposito anche perchè ha la rara capacità di narrare le storie in modo incredibilmente reale; io non riuscirei mai a scrivere e dirigere allo stesso modo, penso che mi ritroverei a dover inventare le cose di sana pianta.

Tra le tante storie d'amore che ha pensato per il film c'era una storia omosessuale oppure no?

Richard Curtis: Questa è una domanda interessante, si c'era in effetti ma sfortunatamente è rimasta fuori durante il processo di montaggio. Riguardava il figlio giovanissimo di Emma Thompson e Alan Rickman che scopriva di avere attrazione per il figlio del preside della scuola ma poi l'ho lasciata da parte.

Come mai la protagonista di uno degli intrecci amorosi è una ragazza portoghese (Lucìa Moniz)? Forse perchè nel sud della Francia (luogo in cui è girata questa storia) ci sono molti portoghesi o c'è qualcos'altro dietro?

Richard Curtis: La storia mi è venuta in mente mentre ero in vacanza in Francia ed ho conosciuto una ragazza portoghese che ci aiutava in casa e che dovevo realmente accompagnare a casa ogni sera. C'era sempre molto silenzio tra di noi in macchina per via della differenza di lingua. Forse ho deciso di inserire questa storia perchè parla di quel che avrei potuto fare se fossi stato un pizzico più coraggioso.