Le rapine al cinema, da Michael Mann a Carlo Vanzina

In occasione dell'arrivo su Infinity del film Non si ruba a casa dei ladri, ripercorriamo le variazioni sul tema di furti e rapine sul grande schermo.

Non si ruba a casa dei ladri: Vincenzo Salemme e Maurizio Mattioli scherzano sul set
Non si ruba a casa dei ladri: Vincenzo Salemme e Maurizio Mattioli scherzano sul set

Arriva su InfinityTV la commedia Non si ruba a casa dei ladri, uno degli ultimi film del compianto Carlo Vanzina, incentrato su degli onesti lavoratori che decidono di vendicarsi del politico corrotto che li ha rovinati organizzando un furto in casa sua. Questa è una delle tante variazioni sul tema di furti e rapine elemento ricorrente nel cinema praticamente dagli inizi e talmente in voga soprattutto negli Stati Uniti che esiste proprio il genere dello heist movie, declinato in varie forme anche ai giorni nostri, come visto di recente alla Festa del Cinema di Roma con la proiezione di American Animals, prossimamente nelle sale italiane. Per l'occasione, abbiamo deciso di ripercorrere la storia del genere tramite i principali elementi e titoli da ricordare e rivisitare.

Leggi anche: Carlo Vanzina: da Verdone a De Sica, l'ultimo saluto al regista

Un classico immortale, da Assalto al Treno a Quei bravi ragazzi

Il fascino del cinema per la malavita in generale e le rapine in particolare risale già ai primi anni della Settima Arte, con una delle pietre miliari di produzione americana: Assalto al treno, diretto da Edwin S. Porter e uscito nel 1903. Si tratta di uno dei primi film narrativi, con un intreccio semplicissimo (dei banditi assaltano un treno, per poi essere inseguiti), girato in modo elementare (ogni scena è una singola inquadratura) ma efficace, ponendo le basi per infinite varianti, solitamente all'interno del western in tutte le sue forme: un esempio recentissimo è Solo: A Star Wars Story, dove le ispirazioni classiche del franchise emergono in modo evidente quando il giovane Han e i suoi amici contrabbandieri cercano di impossessarsi del carico di un treno spaziale (in alta montagna anziché nel deserto, ma l'atmosfera western è sempre quella). Oggi il film di Porter è ricordato soprattutto per un momento che, a seconda della copia, funge da scena iniziale o finale: un rapinatore che guarda in macchina e spara al pubblico. Un momento forte, a cui Martin Scorsese ha reso omaggio alla fine di Quei bravi ragazzi, un crime movie dove, non a caso, una rapina (il famoso Lufthansa heist del 1978) ha un ruolo centrale.

Leggi anche: Martin Scorsese: pallottole, sangue e pugni nell'età dell'innocenza perduta

Heist movie: le varianti europee

Una scena de I soliti ignoti
Una scena de I soliti ignoti

Sebbene quello dello heist movie sia un genere prevalentemente americano, soprattutto a livello di immaginario, esistono diversi titoli notevoli di matrice europea, anche in mano a registi statunitensi. Tra questi c'è Rififi, girato in Francia dallo statunitense Jules Dassin dopo che questi era stato ostracizzato da Hollywood per accuse di simpatie comuniste. La trasferta gallica resuscitò la sua carriera, in particolare con quello che è ritenuto un capolavoro del noir, ricordato soprattutto per la sequenza di mezz'ora che mette in scena la rapina stessa, senza dialoghi o musica. Sempre in territorio transalpino, ma con toni più leggeri, si è mosso Alfred Hitchcock con Caccia al ladro, dove un criminale professionista (Cary Grant) deve fare i conti con un imitatore. Passando all'Italia, impossibile non menzionare I soliti ignoti di Mario Monicelli, il cui tono scanzonato, per ammissione del regista, fa il verso all'atmosfera più seria e realistica di Rififi. Ed è a Cortina d'Ampezzo che si svolge l'azione de La pantera rosa, capostipite di un franchise che all'inizio doveva essere incentrato sulla figura del ladro, interpretato da David Niven. Solo in un secondo tempo si decise di puntare sull'estro comico di Peter Sellers, che è anche tra i protagonisti di una delle più belle crime comedies del cinema europeo: La signora omicidi, prodotta dal celeberrimo studio Ealing. Un concentrato di comicità nera allo stato puro, dove i ladri sono al contempo abili professionisti e altamente incapaci, alle prese con una padrona di casa dura a morire (storia ripresa dai fratelli Coen nel 2004 per il remake americano Ladykillers). E tra gli esempi più recenti è obbligatorio ricordare Ocean's Twelve, il capitolo intermedio della trilogia che accantona temporaneamente Las Vegas per mettere in scena colpi altrettanto fantasiosi ed eleganti nel bel mezzo di Roma.

Leggi anche: Recensione Ocean's 8: rapina e truffe nell'era del #MeToo

Tutto è bene quello che (non) finisce bene: da Tarantino a Michael Mann

Al Pacino e Robert De Niro in una scena di Heat - La sfida, di Michael Mann
Al Pacino e Robert De Niro in una scena di Heat - La sfida, di Michael Mann

Nel 1956 esce nelle sale americane Rapina a mano armata, un noir duro e puro diretto da Stanley Kubrick dove si sottolineano le conseguenze negative dell'atto criminale (la sceneggiatura fu affidata allo scrittore Jim Thompson, noto per il suo pessimismo). Tra i cineasti influenzati dal lungometraggio di Kubrick c'è anche Quentin Tarantino, che nel 1992 esordisce con Le iene, rilettura postmoderna e minimalista del genere dove la rapina stessa non viene mai mostrata: vediamo solo il conflitto tra i vari membri della banda, che si evolve con toni sempre più sanguinolenti (uno dei ladri, Mr. Orange, passa quasi tutta la durata del film a morire dissanguato in un angolo). E poi c'è l'apogeo contemporaneo, quello con cui tutti i film americani sul tema si devono confrontare: Heat - La sfida, l'epico affresco criminale di Michael Mann che, forte della consulenza di veri professionisti da entrambe le parti della barricata, regala una sequenza dove ogni attimo trasuda realismo, adrenalina e ineluttabile tragedia. Un momento con cui può rivaleggiare solo l'incipit di un film che heist movie non è, ma trae ispirazione da Mann per rendere più verosimile la Gotham City del 2008: Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan, che introduce il Joker con la precisione e il lampo di genio delle migliori rapine.

Leggi anche: Heat - La sfida: i 20 anni del cult poliziesco con Al Pacino e Robert De Niro

Home invasion: non entrate in quella casa!

Joe Pesci in una scena di Mamma, ho perso l'aereo
Joe Pesci in una scena di Mamma, ho perso l'aereo

Ricollegandoci al film di Vanzina, esiste poi un filone, minore ma comunque interessante, sui furti nelle case altrui, quello che in America viene chiamato home invasion (a volte con connotazioni più estreme, come ben sa chi ha visto racconti di vendetta come Il giustiziere della notte). Impossibile non pensare alla notissima declinazione comica della premessa in Mamma, ho perso l'aereo e i suoi sequel, dove i malcapitati ladri si ritrovano alle prese con le strategie artigianali del bambino rimasto solo in casa (il recente horror Safe Neighborhood ha rivisitato il medesimo scenario in chiave più adulta e violenta). Decisamente meno buffo è Man in the Dark, che stravolge le aspettative rendendo il padrone di casa apparentemente innocuo (un pensionato cieco) una forza distruttiva senza eguali, quasi un Daredevil senza superpoteri. Non si ruba a casa dei ladri, recita il titolo della commedia di Vanzina. E neanche a casa dei veterani di guerra con qualche rotella fuori posto, suggerisce il film di Fede Alvarez.