Il padrino è la migliore trilogia di sempre?

Il 18 aprile è in arrivo su Infinity l'intramontabile trilogia de Il Padrino (Il Padrino, Il Padrino - Parte II e Il Padrino - Parte III) diretta da Francis Ford Coppola. Vi spieghiamo perché è entrata nella storia.

Il Padrino: Marlon Brando in una sequenza del film
Il Padrino: Marlon Brando in una sequenza del film

Il 18 aprile vi troverete davanti a un'offerta che non potrete rifiutare. Su Infinity, infatti, sarà disponibile la trilogia completa de Il padrino, firmata da Francis Ford Coppola. Il padrino, del 1972, Il padrino - Parte II, del 1974 e Il padrino - Parte III, del 1990. È la miglior trilogia cinematografica di sempre? Probabilmente sì. Un regista emergente come Francis Ford Coppola, che avrebbe segnato la storia della New Hollywood, e della Paramount, che produsse il film, un gruppo di attori che avevano fatto, o avrebbero fatto la storia del cinema, come Marlon Brando, Al Pacino e Robert De Niro, per non parlare di James Caan, Robert Duvall, John Cazale, Talia Shire e Diane Keaton. Un racconto che ha in sé qualcosa di classico e di archetipico, una serie di battute e di scene di culto, e un'atmosfera unica. La trilogia de Il padrino è tratta dal romanzo di Mario Puzo. E, come accade spesso in casi di questo tipo, la storia della lavorazione dei film è altrettanto avvincente di quella raccontata nei film.

La trama: da Don Vito Corleone a Michael Corleone

Marlon Brando in una sequenza de Il Padrino
Marlon Brando in una sequenza de Il Padrino

La storia è famosissima. Il padrino inizia nella New York del Dopoguerra, tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta. Don Vito Corleone (Marlon Brando) è il capo di una delle organizzazioni criminali più potenti di New York. Nel suo studio riceve molte persone, ci appare quasi come un giudice, cerca di amministrare una giustizia tutta sua, aggiustando relazioni tra minacce, denaro, accordi. La sua scelta di non entrare nel traffico della droga gli costa l'inimicizia di un clan. E rimane vittima di un attentato. Il figlio Michael Corleone (Al Pacino), reduce di guerra decorato, che era sempre voluto restare estraneo all'attività di famiglia, sentirà l'impeto di difendere il padre, di vendicarlo, e alla fine di prenderne il posto. Il padrino finisce con una porta che si chiude, e con Michael che è nello studio del padre. Il padrino - Parte seconda si apre con il volto fiero di Michael Corleone, e con un primo piano sulle sue mani, e qualcuno nell'atto di baciarle. Michael è ormai entrato nel ruolo. Poi ci troviamo subito in Sicilia, ai primi del Novecento: il giovane Vito Andolini ha perso i genitori per un regolamento di conti mafioso. Capiamo subito che la storia de Il padrino andrà avanti, ma anche indietro. Racconterà Michael e lo spostamento dei suoi affari nei casinò del Nevada, tra Las Vegas e Reno, il tradimento del fratello Fredo (John Cazale), la vendetta. E l'arrivo del giovanissimo Vito a New York, dove, a Ellis Island, Vito Andolini da Corleone, per un errore, diventa Vito Corleone. E assisteremo alla sua scalata, con il volto di Robert De Niro, nella malavita locale.

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Da Sergio Leone a Francis Ford Coppola

Il Padrino: Francis Ford Coppola sul set del film
Il Padrino: Francis Ford Coppola sul set del film

La storia della realizzazione de Il padrino è altrettanto avvincente. A partire dal momento in cui la Paramount cominciò a interessarsi al romanzo di Mario Puzo, "molto più di una storia di mafia". Era il 1967 e c'era molto scetticismo: La fratellanza, un film con Kirk Douglas molto simile, era andato male e aveva quasi fatto fallire la compagnia. Ma la produzione partì, sotto l'egida di Albert S. Ruddy, che veniva dall'esperienza dei film di James Bond. Robert Evans, il presidente della Paramount, era convinto che a dirigere il film ci volesse un regista italoamericano. La prima idea fu Sergio Leone, che rifiutò per dedicarsi al suo C'era una volta in America. Poi si pensò a Peter Bogdanovich, Elia Kazan, Athur Penn e Costa Gavras. A dare la disponibilità fu Sam Peckimpah, ma la sua idea di farne una sorta di western con ambientazioni gangster non piacque. E così si arrivò a un giovane regista italoamericano poco conosciuto, Francis Ford Coppola, 32 anni, che aveva il pregio di avere un cachet non molto alto. Sì, il primo grande successo di Coppola fu un film su commissione, quasi l'opposto del suo leggendario Apocalypse Now, un film voluto a costo di tutti e tutto. Fu Coppola a volere l'ambientazione newyorkese, invece che a Saint Louis, e a voler mantenere l'azione negli anni Quaranta, invece che spostarla all'epoca delle riprese. Tutte cose che fecero lievitare il budget...

Dick Smith con Marlon Brando sul set de Il padrino
Dick Smith con Marlon Brando sul set de Il padrino

Marlon Brando è sempre lui

Il Padrino: Marlon Brando in una scena del film
Il Padrino: Marlon Brando in una scena del film

Insomma, se non fu un "Vietnam", come sarebbe stato quello di Apocalypse Now, il set de Il padrino non fu certo tranquillo. Oltre che per le scelte di cui sopra, Coppola e gli studios si scontrarono anche sul cast. Vi potreste mai immaginare un Don Vito Corleone senza il volto di Marlon Brando? Eppure il "padrino" doveva essere Ernest Borgnine. Avrebbe potuto essere Orson Welles, o Gian Maria Volontè. A Burt Lancaster il ruolo interessava molto, ma non fu preso in considerazione. Fu Coppola a scegliere tra due attori, Lawrence Olivier e Marlon Brando: il primo era troppo anziano e malato. Così si scelse Brando, che secondo il regista era l'unico che poteva interpretare il padrino. Brando, che allora aveva 47 anni e un aspetto ancora giovanile, dovette firmare alcune clausole che lo impegnavano a risarcire la produzione in caso di comportamenti non consoni. E fu lui che diede un'impronta decisa al look del personaggio. Nella sua visione, Don Vito doveva avere la mascella pronunciata, la faccia di un bulldog. Così inserì del cotone in bocca per appesantire le guance, regalando al padrino quell'immagine che sarebbe rimasta nella storia. Chi di voi potrebbe immaginare Michael Corleone con il volto di Jack Nicholson, Dustin Hoffman, Robert Redford o Ryan O'Neal? Eppure la produzione aveva pensato a loro. Fu Coppola, ancora una volta, a dire no. E a puntare sul poco conosciuto Al Pacino, perché secondo lui era l'unico che poteva avere il volto di un siciliano. Robert De Niro, che ritroveremo nel ruolo del giovane Don Vito Corleone ne Il padrino - Parte II, avrebbe potuto esserci già nel primo film, nel ruolo di Sonny, il figlio maggiore di Don Vito, che sarebbe andato a James Caan. E avrebbero potuto esserci anche Sylvester Stallone, che fece un provino per il ruolo di Carlo Rizzi, e Mia Farrow, che lo fece per il ruolo di Kay Adams, poi andato a Diane Keaton. Nel ruolo di Connie, Coppola scritturò la sorella, Talia Shire, che sarà anche la famosa Adriana nella saga di Rocky. E vediamo anche una neonata Sofia Coppola, nella parte di Michael Francis Rizzi, il bambino che viene battezzato...

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10 nomination e 3 Oscar, ma Marlon Brando e Al Pacino...

Il Padrino: Al Pacino in una scena del film
Il Padrino: Al Pacino in una scena del film

Il padrino uscì il 22 marzo del 1972 negli Stati Uniti. Fu un clamoroso successo, di critica e di pubblico. Sarebbe diventato il capolavoro e il film simbolo della New Hollywood. Ai premi Oscar del 1973 ottenne 10 nomination e vinse 3 statuette: miglior film, miglior attore protagonista a Marlon Brando e miglior sceneggiatura non originale, a Mario Puzo e Francis Ford Coppola. Tutto bene? Non proprio. Marlon Brando non si presentò a ritirare il suo Oscar, in segno di protesta contro i maltrattamenti verso i nativi americani da parte di Hollywood e degli Stati Uniti. Al Pacino, invece, boicottò la premiazione: secondo lui il suo personaggio era presente in scena per più tempo rispetto a quello di Brando, e avrebbe dovuto essere lui il candidato a miglior attore protagonista... Il padrino - Parte II sarà il primo "sequel" a vincere l'Oscar come miglior film e sarà un trionfo agli Academy Awards del 1975. Otterrà infatti ben 11 nomination, portando a casa sei statuette: miglior film, miglior regia, miglior attore non protagonista (Robert De Niro), miglior sceneggiatura originale, miglior scenografia e miglior colonna sonora, di Nino Rota e Carmine Coppola. Marlon Brando e Robert De Niro, così, furono i primi due attori a vincere un Oscar interpretando lo stesso personaggio. E gli unici a farlo, fino al 2020, quando Joaquin Phoenix vincerà l'Oscar per il suo ruolo in Joker, dopo che Heath Ledger vinse per il suolo del Joker ne Il cavaliere oscuro.

Il Padrino: un momento del film
Il Padrino: un momento del film

Il padrino: molto più che una storia di mafia

Il Padrino: il cast in una scena di gruppo
Il Padrino: il cast in una scena di gruppo

La trilogia de Il padrino è passata alla storia per tanti aspetti indimenticabili. Su tutti la scelta di Coppola e del direttore della fotografia, Gordon Willis (colpevolmente ignorato dagli Oscar), di fare di ogni scena un tableau, come se fosse dipinta su un quadro. I film de Il padrino sono meravigliosamente pittorici. Ogni scena è un gioco di chiaroscuri, con delle luci caravaggesche. È una danza di figure che emergono da un'ombra che sembra avvolgere e inghiottire tutti. Guardate la prima scena, in cui Don Vito è nel suo studio, al buio. C'è una luce chiara che filtra dalle persiane chiuse alle sue spalle. E lui è avvolto in una luce pastosa, ambrata. Come avevano intuito i produttori, quella de Il padrino è molto più di una storia di Mafia. C'è, in quel personaggio di Michael Corleone a cui il "ruolo" entra dentro a tal punto da fargli cambiare la personalità, le scelte e la vita, qualcosa di shakespeariano, o, se volete, qualcosa da tragedia greca. Una dimensione che è ulteriormente accentuata ne Il padrino - Parte II, con il tradimento da parte del fratello Fredo (John Cazale). Ma il padrino è una storia che parla di ognuno di noi, della parte di ombra che portiamo dentro, della famiglia come destino al quale non possiamo sfuggire, delle scelte che, ogni giorno, decidiamo di fare.

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Il padrino: un'offerta che non potrà rifiutare

Il Padrino: una scena drammatica del film
Il Padrino: una scena drammatica del film

Il padrino, e la sua saga, sono passati alla storia anche per alcuni momenti cult. A partire da quella battuta di Don Vito Corleone, "I'm gonna make him an offer he can't refuse", cioè "Gli farò un'offerta che non potrà rifiutare" che è entrata nella storia, ed è al secondo posto nella classifica delle 100 migliori battute di tutti i tempi dell'American Film Institute (al primo posto c'è il "francamente me ne infischio" di Via col vento). Così come è famosissima la scena in cui un produttore cinematografico, che non aveva dato un ruolo a un attore legato ai Corleone, si trova la testa mozzata di un cavallo nel letto (la testa fu recuperata da un mattatoio, ma la scena suscitò comunque molte polemiche tra gli animalisti). È una scena che ci permette subito di entrare nel tono del film, cupo e minaccioso. Ma de Il padrino ci piace molto anche la scena del primo assassinio effettuato da un ancora giovane e titubante Michael Corleone, in un ristorante. Quella pistola cercata affannosamente nel bagno del ristorante, che per qualche attimo non sappiamo se troverà, ci mostra un personaggio proprio sulla linea di confine tra la sua vita precedente onesta e l'efferata criminalità. Fino al momento in cui lo farà, non sappiamo se sarà capace di uccidere.

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Il Padrino, parte II: una foto di John Cazale e Al Pacino

Il padrino - Parte II: Gli amici tieniteli stretti, ma i tuoi nemici, anche più stretti

Il Padrino Parte Ii
Il Padrino, parte II: un primo piano di Al Pacino

"Gli amici tieniteli stretti, ma i tuoi nemici, anche più stretti" è invece la frase simbolo de Il padrino - Parte II, dove Al Pacino indossa una maschera dai tratti sempre più duri, un volto che sembra scolpito nella pietra. È una storia ancora più complessa di alleanze e tradimenti, una partita a carte rigorosamente coperte, in modo che, amici o nemici, non capiscono fino alla fine il gioco degli altri. È la storia dove è ancora più evidente il rapporto tra mafia e politica "due facce della stessa ipocrisia", come dice Michael Corleone al senatore che deve concederli le licenze per i casinò. Il padrino - Parte II è un sequel anomalo, per metà sequel e per metà prequel del primo film, e uno dei pochi seguiti ad essere considerato allo stesso livello del primo film, se non superiore. Coppola avrebbe voluto che a dirigere il film fosse chiamato il suo amico Martin Scorsese, ma la produzione insistette per Coppola. Che disse sì a patto che il film raccontasse anche la storia passata di Don Vito Corleone. A interpretarlo fu chiamato Robert De Niro, che aveva impressionato tutti nel provino fatto per il ruolo di Sonny nel primo film: l'attore passò sei mesi in Sicilia e, nella versione originale, recita in italiano con un marcato accento siculo.

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Il padrino - Parte III: crepuscolo e melodramma

Eli Wallach ne Il padrino III
Eli Wallach ne Il padrino III

Il padrino - Parte I doveva concludersi con un anziano Michael Corleone che parlava al figlio diciottenne, che gli diceva che non avrebbe seguito le sue orme. Questa parte, tolta dalla sceneggiatura, verrà usata come base di partenza per Il padrino - Parte terza, che Coppola realizzerà molti anni dopo: uscirà nel 1990. Vede un Michael Corleone anziano, diabetico, che cerca di uscire dalla malavita mettendosi in affari con la Banca Vaticana e lasciando i suoi affari a Vincent Mancini (Andy Garcia), figlio illegittimo del fratello Sonny. Il figlio Anthony Vito non vuole seguire le sue orme per fare il cantante lirico. È il film più crepuscolare della saga, il più tendente al melodramma, a cui fa spesso riferimento, con una delle scene chiave ambientata proprio durante la rappresentazione di un'opera. È la Cavalleria rusticana di Mascagni, la cui aria appare anche nei titoli di testa di Toro scatenato di Scorsese. Nella saga arrivano Andy Garcia, nel ruolo del boss bello ed efferato Vincent, che doveva essere di Nicolas Cage, e - ancora una volta dopo la comparsa da neonata ne Il padrino e come giovane immigrata ne Il padrino - Parte II - Sofia Coppola, la figlia del regista, nel ruolo di Mary, la figlia di Michael Corleone. Il ruolo era di Winona Ryder, che lasciò il set dopo un giorno, stanca per i troppi impegni di quell'anno. La scelta fu molto contestata, e l'interpretazione di Sofia Coppola fu molto criticata. Nella storia entrano molti personaggi reali, con i nomi opportunamente cambiati, da Giovanni Paolo I a Calvi, il "banchiere di Dio", fino a un accenno ad Andreotti. Ci sarebbe dovuto essere anche un quarto padrino, ma la scomparsa di Mario Puzo fermò tutto. E così la saga si è fermata qui: probabilmente, la miglior trilogia di sempre.