Da un lato il grande cinema d'autore: ardito, sperimentale, senz'altro ambiziosissimo nel suo tentativo di ridefinire regole e convenzioni e di sfidare le aspettative del pubblico. Dall'altro la tradizione hollywoodiana più classica e imponente: quella di generi fortemente codificati quali il musical di derivazione teatrale e il racconto biografico. Nel mezzo tanto, tantissimo altro, come dimostrano le nomination agli Oscar 2025, con un amalgama di generi ancora più ampio e variegato di quanto non accada di solito, a partire proprio dai dieci titoli in lizza per il premio come miglior film del 2024: un amalgama che comprende pure la fantascienza dall'impianto maestoso di Dune - Parte due, l'horror a tinte grottesche di The Substance e l'impegno civile di Io sono ancora qui e Nickel Boys.
Emilia Pérez di Jacques Audiard è il film internazionale più candidato di sempre
Ma a dominare, perlomeno alla distribuzione delle candidature, è stato appunto il cinema d'autore sperimentale, rappresentato dai due titoli finora più amati di questa awards season, come già dimostrato pure dall'incetta di premi da parte di entrambi ai Golden Globe. Il primo è Emilia Pérez, il thriller di ambientazione messicana di Jacques Audiard declinato in chiave di musical, che mette a segno ben tredici nomination agli Oscar, sfiorando il record assoluto di quattordici (condiviso da Eva contro Eva, Titanic e La La Land) e stabilendo un primato per un'opera in lingua non inglese: frantumato il precedente record, ovvero le dieci nomination ottenute da La tigre e il dragone di Ang Lee (Taiwan) e da Roma di Alfonso Cuarón (Messico), a conferma dell'attenzione sempre più ampia degli Oscar per un cinema al di fuori dei confini di Hollywood.
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Dieci nomination per The Brutalist di Brady Corbet
L'enorme consenso per Emilia Pérez, distribuito da Netflix negli USA, si accompagna a quello per un'altra pellicola dal forte linguaggio 'autoriale': The Brutalist, terzo film del regista, sceneggiatore e produttore Brady Corbet, che ricostruisce l'ascesa di un architetto ungherese negli Stati Uniti negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Cupa riflessione sul concetto stesso dell'American Dream e sul legame a doppio filo fra l'arte e il capitalismo, The Brutalist si è aggiudicato ben dieci nomination agli Oscar: oltre a miglior film, regia e sceneggiatura, anche quelle per il magnifico protagonista Adrien Brody (alla sua seconda candidatura, ventidue anni dopo l'Oscar per Il pianista) e per i suoi comprimari Guy Pearce e Felicity Jones. A sostenere l'opera di Corbet in America è il distributore A24, mentre in Italia arriverà il 6 febbraio per Universal.
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La tradizione hollywoodiana: Wicked e A Complete Unknown
Da un lato l'ambizione artistica, dunque, ma dall'altro anche il trionfo delle formule hollywoodiane più classiche: quelle del musical fiabesco Wicked di Jon M. Chu, forte di dieci nomination sull'onda degli incassi record in patria (quasi mezzo miliardo di dollari), fra cui le candidature per la protagonista Cynthia Erivo e per la popstar Ariana Grande come miglior attrice non protagonista; e le otto nomination per A Complete Unknown di James Mangold, ritratto dei primi passi della carriera di Bob Dylan e della sua controversa "svolta elettrica", con Timothée Chalamet candidato di nuovo come miglior attore sette anni dopo Chiamami col tuo nome, Edward Norton che colleziona la sua quarta nomination all'Oscar interpretando il cantautore Pete Seeger e Monica Barbaro candidata come attrice non protagonista per la parte di Joan Baez.
Gli altri candidati, da Conclave a The Substance
Per il resto, nell'elenco dei titoli nominati come miglior film dell'anno campeggia Conclave, thriller di ambientazione vaticana di Edward Berger, con otto candidature complessive, fra cui quelle come miglior attore per il veterano britannico Ralph Fiennes e come miglior attrice non protagonista per Isabella Rossellini, prima italiana candidata in questa categoria negli ultimi cinquant'anni.
L'applauditissima commedia Anora di Sean Baker mette a segno sei nomination, inclusa quella per la giovane protagonista Mikey Madison, seguita con cinque nomination a testa dal kolossal Dune - Parte due di Denis Villeneuve e dalla satira dai toni horror The Substance di Coralie Fargeat, con l'intensa protagonista Demi Moore che si aggiudica la sua prima candidatura all'Oscar.
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Nickel Boys candidato come miglior film, esclusi Sing Sing e A Real Pain
Se l'annuncio di oggi ha confermato quasi del tutto i pronostici della vigilia, in particolare rispetto alle categorie riservate agli interpreti (ne parleremo più avanti), le uniche sorprese di rilievo sono arrivate proprio nella categoria principale, dedicata al miglior film del 2024. Fra i due drammi carcerari usciti dalla fucina del cinema indipendente americano, a spuntarla su Sing Sing (tre nomination complessive, fra cui quella per il protagonista Colman Domingo) è stato Nickel Boys di RaMell Ross, adattamento del romanzo I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead. Piuttosto inaspettata l'esclusione di A Real Pain di Jesse Eisenberg, commedia on the road che può vantare comunque due nomination: per la sceneggiatura e per l'attore non protagonista Kieran Culkin.
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La sorpresa dell'anno arriva dal Brasile: Io sono ancora qui
Ma l'autentico colpo di scena è arrivato dal Brasile con la candidatura per Io sono ancora qui di Walter Salles, crudo racconto sulle atrocità del regime attraverso la prospettiva dell'attivista Eunice Paiva, impegnata a ottenere la verità sulla scomparsa di suo marito. Basato su una vicenda reale, Io sono ancora qui ha ricevuto in tutto tre nomination agli Oscar: come miglior film, come miglior film internazionale e per la protagonista Fernanda Torres, in lizza come miglior attrice ventisei anni dopo sua madre Fernanda Montenegro, anche lei candidata per una pellicola di Salles, Central do Brasil. Tra i film internazionali, Io sono ancora qui ed Emilia Pérez (Francia) sono in compagnia di Flow (Lituania), Il seme del fico sacro (Germania) e The Girl with the Needle (Danimarca).
Miglior regia: dentro Mangold e Fargeat, fumata nera per Conclave
Caso rarissimo, i cinque candidati all'Oscar per la miglior regia sono tutti alla loro prima nomination in questa categoria. Confermata la presenza, nella rosa dell'Academy, dei favoritissimi Jacques Audiard, Sean Baker e Brady Corbet. A completare la cinquina sono la cineasta francese Coralie Fargeat, segno inequivocabile della popolarità trasversale di cui gode il suo The Substance, e James Mangold, già molto apprezzato dall'Academy per titoli quali Walk the Line e Le Mans '66, ma per la prima volta in lizza come miglior regista grazie ad A Complete Unknown, forte di un responso che ha superato le già rosee aspettative. Fumata nera, invece, per il tedesco Edward Berger, a dispetto del successo del suo Conclave e delle candidature raccolte presso tutti i maggiori precursors di quest'anno.
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Previsioni confermate per gli interpreti, dal Trump di Sebastian Stan a Karla Sofía Gascón
Ad Adrien Brody, Timothée Chalamet, Colman Domingo e Ralph Fiennes si aggiunge, fra i candidati come miglior attore, il divo di origini rumene Sebastian Stan, ricompensato per il suo fosco ritratto del neo-rieletto Presidente Donald Trump in The Apprentice di Ali Abbasi, che è valso anche la nomination come miglior attore non protagonista a Jeremy Strong per il ruolo del suo spietato mentore Roy Cohn. Nella cinquina per la miglior attrice, invece, alle già citate Cynthia Erivo, Mikey Madison, Demi Moore e Fernanda Torres si aggiunge la spagnola Karla Sofía Gascón, volto e voce del personaggio del titolo in Emilia Pérez e prima interprete transgender a essere candidata all'Oscar; dal cast del film di Jacques Audiard, l'Academy ha selezionato inoltre - fra le attrici non protagoniste - pure la sua comprimaria Zoe Saldaña.
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Le omissioni dell'Academy, da Daniel Craig a Vermiglio
Edizione tutt'altro che fortunata per Luca Guadagnino, che ha visto entrambi i suoi film del 2024 totalmente esclusi dalla selezione dell'Academy: sia il mélo sportivo Challengers, premiato con il Golden Globe per la colonna sonora, sia il dramma omoerotico Queer, che ha visto sfumare l'ipotesi di una nomination per il protagonista Daniel Craig. Vermiglio di Maura Delpero, nonostante le premesse incoraggianti, non trova posto nella cinquina per il miglior film internazionale, mentre fra le aspiranti candidate come miglior attrice hanno visto naufragare le proprie chance la Nicole Kidman di Babygirl, ma soprattutto Marianne Jean-Baptiste, ignorata per la sua pur lodatissima interpretazione in Hard Truths di Mike Leigh, penalizzato probabilmente da una distribuzione troppo limitata e tardiva negli USA.